Love is such a losing game

giallo || romantico | dark | one-shot

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    Love is such a losing game



    _autore: dænerÿs•
    _genere: romantico | dark
    _rating: giallo
    _tipologia: one-shot
    _breve descrizione: Alyssa (Lya) James ha 17 anni e un amore con un uomo maturo alle spalle.
    Sta per compiere 18 anni e l'unica persona che sembra conoscerla davvero è Coop, un amico d'infanzia che la ama da sempre, che farebbe di tutto per lei.
    Le piace che tutti pensino che sia una pazza squilibrata, che la mandino dallo strizza cervelli e che le forniscano pasticche gratis.
    Le piace perché così nessuno si aspetta un cazzo di buono da lei. Così se la spassa, vive come cazzo le pare, alla giornata, e nessuno la rimprovera.

    _note: scritta per il contest #6






    Le piace che tutti pensino che sia una pazza squilibrata, che la mandino dallo strizza cervelli e che le forniscano pasticche gratis.
    Le piace perché così nessuno si aspetta un cazzo di buono da lei. Così se la spassa, vive come cazzo le pare, alla giornata, e nessuno la rimprovera.
    Se ne sta sdraiata su quel divano da venti minuti buoni, quando il suo psicologo le pone ancora una volta quella domanda idiota: ti va di parlare?
    Se avevo voglia di parlare lo facevo, coglione.
    Rotea gli occhi verso il soffitto e sbuffa ficcando le mani dentro la felpa, alla ricerca della canna che si è rollata poco prima di entrare in quella stanza senz'anima.
    Si volta per un secondo a guardarlo, quell'uomo di quarant'anni che non ha un cazzo di meglio da fare che prendersi sulle spalle i problemi degli altri.
    Ma c'è veramente qualcuno che si confida con questo cazzone qua?
    Sbuffa ancora e si tira su a sedere.
    “Ce l'hai un accendino?” chiede infilandosi la canna in bocca.
    “Non si fuma qui dentro, lo sai”.
    Non la rimprovera perché ha una cazzo di canna in bocca, non la rimprovera perché non vuole confidarsi con lui ma solo annegare nella droga. No, lui le dice che c'è una regola da rispettare, che non si può infrangere.
    Lei ride, infila le mani dietro la testa e aspetta che passino gli altri quaranta minuti della sua ora privata.
    Vaffanculo.
    “Parlami di quello che hai fatto oggi” continua lui, giocherellando con la penna nelle sue mani.
    Col cazzo.
    Lei non ci parla con uno del genere che vuole appuntarsi tutto su un taccuino di merda aggiungendoci le sue considerazioni del cazzo.
    Alza il dito medio, senza battere ciglio, e lui si limita ad annotare quel gesto sul pezzo di carta.
    Ma sì, lasciamo ai posteri che una certa squilibrata di nome Alyssa James oggi ci ha mandato a fanculo con un unico, fermo, gesto.
    Cazzone.
    “Alyssa, sai quanto paga tua madre per ogni seduta?”
    Storce il naso, le viene la nausea.
    A lei non piace il suo nome, tutti quelli che la conoscono la chiamano Lya, da sempre.
    Ecchisenefrega.
    Alza gli occhi al cielo e fa spallucce, tanto per esternare quel pensiero e condividerlo con lui.
    Lui non replica, non sospira, non fa trasparire la sua noia o la sua insofferenza. Lui è una statua di cera.
    A lei viene da ridere quando lui la guarda serio, cercando di capire cosa si è rotto dentro di lei.
    Il fatto è che dovrebbe buttarla nel cesso la sua laurea se ancora non l'ha capito che lei non è schizzata.
    Dovrebbe proprio cambiare professione, cazzo.
    Lo guarda attentamente negli occhi e poi li sposta sulla sua foto di famiglia.
    Ha una bella moglie e due bei figli, il cazzone, però lei lo sa che è gay.
    Forse è un gay latente, o forse lo sa ma si è fatto due conti e lo sa che da uno psicologo frocio non ci andrebbe nessuno. Perché con tutti quelli che pensano che essere gay sia una malattia la gente c'andrebbe giusto per dirgli “cazzo, fatti curare tu invece di provare a curare me”.
    Lei lo sa che è gay perché una volta c'è andata fatta fradicia, mezza nuda, e lui per un ora non ha fatto niente, non l'ha manco guardata con occhi indiscreti.
    Lya è bella, glielo dicono tutti, è un'adolescente di 17 anni con le gambe lunghe, i capelli biondi, il seno né grande né piccolo, il culo sodo. Insomma è una scopabile. E lui niente. E' gay, punto.
    Che poi lei lo sa perché non gli da l'accendino, c'ha paura che gli manda a fuoco lo studio, il demente.
    Sì perché l'hanno etichettata come instabile quando ha dato fuoco alla casa di un tizio di nome Timothy, un padre di famiglia, un uomo per bene.
    Col cazzo che era un uomo per bene Timothy.
    Quello s'era preso la sua verginità, e non solo, e non gli aveva mai detto di essere sposato con due figli.
    Lei aveva sedici anni e lui la bellezza di trentadue.
    A nessuno gliene era fregato un cazzo che lei fosse minorenne, che lui avesse avuto rapporti con lei.
    No, perché lei era una squilibrata, lui non c'era andata a letto con lei, lo perseguitava e alla fine gli aveva bruciato casa.
    Stronzo.
    Osservò intensamente le lancette che si muovevano con una lentezza angosciante e quando segnarono le quattro in punto scattò in piedi.
    “A Lunedì, cazzone”.
    Lo dice così, come se niente fosse.
    Lui non risponde, le fa un cenno con la mano e si alza. Non l'accompagna alla porta, non le risponde che dovrebbe essere più educata.
    Lui s'è arreso e intanto prende soldi a sbafo. Ma a lei sta bene così, non gliene frega niente dei soldi dei suoi genitori, tanto ne hanno a pacchi.
    Esce dallo studio e si trova davanti Coop.
    “Che cazzo ci fai qua?”
    “Ti vengo a prendere, stronza.”
    Coop è un tipo strano, lei lo conosce dalle scuole elementari e si chiede perché ancora si frequentino. Poi lui le allunga l'accendino e allora le sembra tutto più chiaro.
    Si accende finalmente l'agognata canna e inizia a camminare, diretta al solito pub in fondo alla strada.
    Le piace bere dopo ogni seduta, le piace sballarsi e ridursi ad un mollusco proprio nel momento in cui dovrebbe star meglio, proprio quando dovrebbe essere una ragazza perfetta.
    “Com'è andata oggi?”
    Coop fa domande idiote, sempre.
    “Come vuoi che sia andata, cretino?”
    Alza le spalle e si gratta la testa, la squadra e si morde le labbra.
    Col cazzo che te la do, Coop.
    Lo sa che lui si fa le seghe pensando a lei, lo sa che la segue ovunque perché vorrebbe essere il suo fidanzato. Cazzo se lo sa.
    Ma lei il fidanzato non lo vuole, vuole essere libera e indipendente come sempre.
    Ogni tanto si lascia andare alle voglie carnali, ma la maggior parte delle volte non si ricorda manco la faccia del tizio che si è portata a letto.
    Con Coop non c'andrebbe mai, forse solo da fatta, si dice.
    Ma non perché è brutto, solo che lo conosce da una vita e quando lo guarda vede il bambino coi brufoli e i capelli a spazzola.
    Si passa una mano tra i capelli biondi e alza gli occhi al cielo.
    “Domani è il gran giorno, eh?”
    Lo guarda e sbuffa, scuotendo la testa.
    Il gran giorno sarebbe il suo compleanno, l'arrivo dei suoi diciotto anni.
    Si è sempre chiesta cosa ci trovasse la gente di eccitante in questo. Non cambia un cazzo, tranne il fatto che puoi essere arrestato per la minima cazzata che compi.
    A lei piacerebbe rimanere minorenne a vita, le piace la sua vita priva di responsabilità.
    “Fottiti” sussurra, buttando il resto della canna in terra.
    Guarda l'insegna dell' Ice Eyes e sorride: è a casa.

    Coop la solleva di peso, lei non si ribella, e la trascina nella sua stanza.
    Quella sera c'è andata giù pesante, s'è ingollata una marea di birre e pasticche. Per un attimo ha avuto il dubbio che ci crepasse dentro quel bar.
    La stende delicatamente sul letto, le toglie le scarpe e le sposta i capelli dal viso.
    E' bella, Alyssa, anche così, di notte, col trucco colato oltre il limite immaginabile.
    E' bella così sfatta, così andata, con le gambe bianche che scappano dalla gonna, con la maglietta tirata su a mostrare l'ombelico perfetto.
    Le accarezza una guancia e per un secondo pensa anche di baciarla, ma non lo fa.
    Coop è un bravo ragazzo, in fondo, e lo sa che lei non ci andrebbe mai con lui, neanche in quello stato, gliel'ha detto lei.
    Ma lui la ama lo stesso, da lontano, e gli si stringe il cuore quando la vede distruggersi così.
    La conosce da una vita ma quella Lya che adesso dorme non è la sua, non lo è più da più di un anno.
    Quella merda di Timothy l'ha rovinata, lui lo sa ed è per questo che una volta lo ha gonfiato di botte. Ce l'ha mandato al pronto soccorso, quel figlio di puttana.
    Quella notte in cui Alyssa aveva provato a dargli fuoco alla casa lui c'era, l'aveva trascinata via mentre accorreva la polizia, ma non c'era stato niente da fare, lo stronzo l'aveva riconosciuta e denunciata.
    Era successo quella notte, l'avevano dichiarata una squilibrata, una disadattata e lei li aveva accontentati, era diventata quello che loro volevano fosse.
    Gli prese una mano nella sua e la sfiorò con le labbra.
    “Auguri” sussurrò, prima di lasciargliela andare.
    Si sentì tirare per la manica della maglietta e si voltò: lei aveva gli occhi aperti, quei suoi due grandi occhi verdi attaccati su di lui.
    Lo implorava di restare, per quella sera, per sempre.
    A lei non era mai piaciuto restare sola e Coop lo sapeva, quanto sola l'aveva fatta sentire Timothy.
    Si sedette accanto a lei e le sorrise, accarezzandole la testa.
    “Fa l'amore con me” sussurrò lei, con voce spezzata.
    “Perché?”
    “Lo sai perché.”
    Coop vorrebbe dire di sì, vorrebbe fregarsene del fatto che è fatta fino al midollo, ma non può.
    “Te ne pentiresti.” risponde, invece.
    “Non è vero.”
    “E invece sì, mi hai sempre detto che non verresti a letto con me neanche ubriaca fradicia, cosa che fra l'altro sei” gli risponde incazzato, vorrebbe andarsene, scappare da quella stanza, da lei che gli ruba il fiato, dalle sue mani che tremano per l'eccitazione.
    Lei piange, singhiozza con la faccia premuta contro il cuscino, lo scaccia coi piedi, e poi lo sussurra, il suo nome, Timothy.
    Alyssa una malattia ce l'ha, non si chiama pazzia, si chiama “male d'amore”.
    Coop si sente ribollire, sente il cervello spappolarsi e la rabbia montare.
    “Timothy non ti vuole più, lo capisci?! Cazzo Alyssa, devi reagire!” glielo urla, la gira, la scuote, la guarda negli occhi.
    “Non chiamarmi Alyssa” risponde lei, con voce tremante.
    Coop nei suoi occhi la vede: la paura. Vede lo sconforto, il dolore di aver perso lui e il dono che gli aveva fatto il loro amore.
    Quella notte in cui ha acceso il fiammifero, Lya ha perso il bambino che portava nel grembo.
    Incinta a sedici anni, di un trentaduenne sposato.
    Lei gliel'ha detto, lui le ha risposto di liberarsene, l'ha scacciata, l'ha abbandonata, e lei si è riempita di pasticche, fino a perdere la ragione.
    La lascia andare, con stizza, e la guarda arrancare sul letto, alla ricerca della boccetta di pasticche.
    Gliele ruba dalle mani, corre al bagno e le butta nel water, lontano dalla sua portata.
    “Sei un bastardo!” urla lei, alzandosi, inciampando, lo rincorre, lo afferra, lo sbatte al muro.
    “Ne ho bisogno” sussurra.
    “Non è vero.”
    “Ho bisogno del diazepam”.
    Sa anche il nome di quella sostanza che la calma, che l'alleggerisce, che la fa dormire.
    “Col cazzo che ne hai bisogno!” risponde lui, scansandosela di dosso.
    “Sii il mio dazepam!” gli urla lei, lo afferra per la maglietta, lo tira a sé, cerca le sue labbra, con disperazione.
    E lui cede, l'afferra per i fianchi, la bacia, la spinge contro il muro, la stringe con forza e lei non si ribella, non si ritrae schifata; gli si avvinghia contro, si aggrappa a lui come se fosse una bottiglia di birra.
    La prende così, contro il muro della sua stanza. Lo fa con amore, con dolcezza e passione, sentendosi completo come mai prima di allora.
    Quel momento è tutto quello che ha sempre sognato ma sa che l'ha ottenuto nel modo sbagliato.

    Si sveglia nuda, con la testa che pulsa e gli occhi incollati dal mascara colato.
    Si alza a fatica dal letto, si specchia nel bagno e sorride di quello che vede.
    E' un ritratto a metà di se stessa, è una ragazzina, glielo si legge negli occhi, ma una di quelle con troppi errori alle spalle, una di quelle che vuole fare la grande.
    E' l'immagine di tutto quello che non avrebbe mai voluto essere, dell'esatto opposto di quello che lui amerebbe.
    Si gira e lo vede, un tizio nudo sul suo letto.
    Cazzo.
    Sa che tra meno di un'ora sua madre entrerà da quella porta, per farle gli auguri di compleanno.
    Cerca fra i suoi vestiti sparsi per la stanza e la trova, la sua preziosa canna.
    Se l'accende tranquillamente e si siede accanto al tipo, con la faccia incollata al cuscino.
    Chi cazzo sei?
    Poi lui si gira e lei lo riconosce, è Coop. Lei è andata a letto con Coop.
    Merda.
    Lui apre gli occhi, la vede, le sorride. Poi capisce che qualcosa non va e si irrigidisce, si tira su a sedere e scende dal letto, senza dire una parola.
    Si riveste così, in silenzio, e lei lo lascia fare fino a quando non arriva sull'arco della porta.
    “Te ne vai come uno qualunque?”
    Lui si volta, confuso, poi abbassa gli occhi in terra.
    “Lo sapevo che te ne saresti pentita”.
    Lo dice con voce accorata e lei si sente in colpa perché vorrebbe potersi lasciar andare, vorrebbe poter amarlo.
    Lui alza gli occhi, la guarda come se fosse la donna più bella del mondo, e lei vede i suoi occhi inumidirsi.
    “Mi dispiace, Coop.”
    E' sincera, una volta tanto.
    Lui alza le spalle, si tocca il naso con fare nervoso e si volta, per andarsene.
    “Non andartene... è il mio compleanno.”
    Lui vorrebbe dirgli che gli ha già fatto gli auguri, che ha festeggiato con lei, che non ha più nulla da fare lì.
    “Me lo ricordo, adesso”.
    E' vero, l'ha guardato rivestirsi ed ogni pezzo è andato al suo posto.
    Le capita spesso, ricordare tutto nonostante fosse ubriaca persa e fatta oltre ogni dire.
    Il suo cervello trattiene tutto, tranne le persone di cui non gliene frega un cazzo.
    “Grazie” aggiunge, inspirando l'ultimo tiro della sua canna.
    “Ti amo.”
    “Lo so.”
    Si alza, gli va incontro e lo bacia. Lui lo sa che non lo ama, che forse non sarà mai capace di amare nessun altro, ma l'accoglie nella sua bocca, la stringe a sé, con dolore.
    “Non posso darti nient'altro.”
    “Lo so.”
    La solleva di peso e la butta ancora su quel letto, è così che vuole averla, cosciente, nel pieno possesso delle sue facoltà. A lui basta, a lei pure.


    note: io con i generi ci faccio molto a lotta... non sapevo davvero dove metterla questa OS. Spero che i due generi siano calzanti :S
    Con una canzone del genere non si può parlare d'altro che di adolescenti disperati, secondo me x3
    Volevo creare un personaggio, anzi due, che potessero essere messi bene nel contest del telefilm Skins.
    Io ce li vedrei bene in mezzo agli altri disadattati di cui parla la serie.
    E' un'idea mia, ovviamente xD Non volevo certo scrivere una fanfic su Skins, solo ricrearne l' "ambiente".
    Spero che vi sia piaciuta, anche se alla fine non ha una vera e propria conclusione, e di leggere eventualmente i vostri commenti :3
    Ho messo rating giallo più che altro per il linguaggio usato nella storia, spero non abbia infastidito nessuno XD
     
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    Ti diverti a lasciarmi un amaro in bocca ogni volta, eh??!! >.<
    Come al solito sei riuscita a trattare un tema difficile ela sofferenza dellla protagonista, al meglio: la sua insofferenza verso gli altri contrapposta alla sua sofferenza interiore.
    Non mai visto la serie, quindi non so di cosa tratti, ma emtrambi i personaggi mi sono piacuti tantissimo: lui che continuerà ad amarla nonostante tutto e nonostante non verrà mai ricambiato; lei che vorrebbe poterlo amare, ma con il suo amore malato, non può smettere di amare la persona che le ha distrutto la vita.
    Complimenti, davvero!!
     
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    Grazie tesorina *W*
    ahahaha, povera XD
    Non ce la posso fare a scrivere cose che finiscono bene ò,ò
    Sono una melodrammatica cronica X°D
    Se mai scriverò qualcosa a lieto fine dovremo stappare una bottiglia di champagne! XD
     
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  4. Nim
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    Mi è piaciuto moltissimo. In principio ero infastidita da questa Alyssa, così sboccata e sicura di sé, da tutte quelle imprecazioni e vizi pericolosi. Ma sei riuscita a tenermi incollata fino alla fine, ad ogni singola parola e scena. I personaggi sembrano veri, come se anche io li conoscessi ed avessi pena per loro. Davvero complimenti, hai un modo di scrivere fluente e perfetto ^^
     
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    Grazie mille *_*
     
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  6. parasomnia
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    L'ho riletta perché la amo, occhei?
    Voglio Coop (perché la Coop sei tuuu -cit. *canta canzoncina*). L'ho già detto? E amo Alyssa l'ubriacona. <3
    Questa shot è tanto, tantissimo ammore. Ed io sono qui per ripeterlo all'infinito! (Verso l'infinito ed oltre! .cit)
     
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    ahahah <3 grazie tesorina *_______* Coop è tanto amore *ç*
     
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    Sei brava. Dannatemente brava maledizione! :crying:
    Hai un metodo di scrittura fluido, senza crepe. Odio leggere scritti che si incasinano... ma questo... è... perfetto o.o
    Non sò perchè, ma mi sono immedesimata in Lya. Tutto quello che hai scritto, è verosimile. Tante volte leggo storie che non hanno senso, ma questa è una storia che potrebbe capitare a qualsiasi adolescente, forse xD
    Bea, devi accontentarti, non sò che altro dire a parte che sei brava, e che scrivi da dio
     
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    Ma grazie *_______* Esagerata che sei çwç Non scrivo così bene, LOL
    Grazie millissime, davvero <3
     
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    Bellissima shot! Finalmente ho trovato un momento per leggerla! XDD
    Che dire? Sanda ha ragione, lasci l'amaro in bocca ogni volta, ma le tue storie sono... "Piene"... anche se sono tristi sono vere, anche se ti dilaniano ti lasciano qualcosa... dal gusto amaro, certo, ma è il tuo stile XD
    Coop mi fa tanta tenerezza ç.ç Nella mia testa mi immagino che un giorno questi due ragazzi possano "incontrarsi", che siano i tempi giusti per lei di superare il dolore e la disillusione e lui di esserci ancora e di provare gli stessi sentimenti...
    Non so cos'altro aggiungere se non che mi è piaciuta molto ^^
    Complimenti, Bea! <3
     
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    Ma io lo leggo solo ora questo? °°
    Grazie Riri *_* quanti fan per Coop, ahahah XD
    Grand'uomo ùmù <3
    Sono felice di quello che hai scritto *O* Gnah, non ce la faccio a non mettere un minimo dramma nelle cose XD
     
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  13. ~•ƒuxiã©
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    Fantastica!!*^*
    Che storia piena di emozioni!
    Anche se negative le emozioni lasciano cmq un segno e quelle scritte da te ne hanno lasciato uno molto forte!
    Ho provato tanta pena per la povera Lya,problematica ed autodistruttiva per via di un uomo che non l'ha mai amata e tanta comprensione per Coop che per amore di avere la ragazza che ama è disposto ad accettare un ruolo troppo piccolo per lui nella vita di lei...
    Complimenti davvero!L'ambiente era in pieno stile skins ;)
     
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    Grazie mille *_______________*
     
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    C'est la fucking vie

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    Wow, veramente bellissima!!
    Ed è in momenti come questi che vorresti che una storia del genere non sia solo una semplice one-shot ma un racconto a capitoli!! *A*
    Si riesce a sentire perfettamente l'indifferenza e la rabbia che prova Alyssa! Storia complicata la sua, e sentirla dai pensieri di Coop mi è piaciuto molto!
    Ripeto, sarebbe bello vedere come si evolverebbe la storia fra quei due *°* sarà che adoro i lieto fine!! ♥

    Bravissimaaa~ <3
     
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19 replies since 12/6/2012, 16:08   302 views
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