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romantico, introspettivo | giallo

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    C'est la fucking vie

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    Bellissimo anche questo capitolo *w*
    Povera Alice! E' stata tradita doppiamente >.< concordo con Rita! Dovrebbero essere gli altri ad andarsene, non lei!!
    Massimo occhi di gatto *^* xDD sono curiosa di saperne di più, non ha detto una parola... ha fatto tutto Lorena...
    Bella l'ultima scena! :miniheart: una serata fra donne ù_ù
    Aspetto il prossima capitolo :secsi: *si unisce anche lei all'operazione di pressione psicologica*
     
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    Povera Alice! E' bruttissimo essere traditi dalle persone che credi esserti vicino. Quindi è stata Sofia a tradirla, giusto?
    Sono curiosa di sapere come è finita la serata tra quei due e spero che lei sia andata in bianco ♥
     
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    gnah gnah ♥
    povera Alice un corno =.= No okey, mi ha fatto pena ma un'amica che in un momento di rabbia viene a dirti che te non la puoi capire è un po' una pezza di cacca, eh XD
    Okey che dopo le ha chiesto scusa ma le cose che si dicono negli scatti di rabbia sono le più vere quindi lei pensa veramente che Julia non capisca ù,ù
    Io comunque voglio la foto del figaccione ù,ù
     
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    Okey che dopo le ha chiesto scusa ma le cose che si dicono negli scatti di rabbia sono le più vere quindi lei pensa veramente che Julia non capisca ù,ù

    Ma come? °A°
    Io pensavo che le cose dette nei momenti di ira non fossero vere! c'è l'intento di ferire o sfogarsi come in questo caso... no? ç-ç
     
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    boh, io generalmente quando mi sfogo non è che dico bugie XD dico proprio quello che penso xD
    Magari è portato all'estremo dalla rabbia ma il fondo di verità c'è.... forse sono strana io o,o
     
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  6. sylvain.
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    Eccomi, finalmente l'ho letta *w* Che dire, Julia l'ha adoro <3 Trovo che sia un personaggio che rispecchia molte ragazze di adesso. Per quanto riguarda le amiche e il discorso su Alice, io credo che dipenda molto dal tipo di amicizia. Credo che comunque Julia conosca Alice e sappia con certezza se le sue parole siano sincere o dettate dal momento di disperazione. Sicuramente se gliele avesse dette per ferirla adesso Julia non sarebbe a casa sua a confortarla e il fatto che abbia chiesto scusa dimostra che è veramente pentita. Di solito se raccontiamo la verità dopo non chiediamo il perdono. Orsù, ho brevi ricordi di come continuava, ragion per cui posta ù.ù
     
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    CITAZIONE (silent•ƒieber @ 11/1/2013, 11:46) 
    boh, io generalmente quando mi sfogo non è che dico bugie XD dico proprio quello che penso xD
    Magari è portato all'estremo dalla rabbia ma il fondo di verità c'è.... forse sono strana io o,o

    Ah, no, certo ù.ù
    Il fondo di verità può esserci ma è l'esasperazione che si mette nell'impostare una frase, detta proprio per ferire, che la rende quasi una bugia ^^
    Anche lei, nella sua rabbia, ha detto la verità: "Julia chissà da quanto non è impegnata in una relazione amorosa... magari non si ricorda come ci si sente di merda in certi momenti"
    Un pensiero simile non deve essere per forza "negativo" se il tono cambia, no? **
     
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  8. lee‚
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    @Ryo13: cos'è sta cosa della pressione psicologica scusa? non è mica valido così...u_ù Eeeeh si, la caVa e povera Alice ha sofferto un po'... Ahahahahah!! Chissà cosa succederà tra Massimo e Lorena... *sculetta allegramente*
    @Giù-: Ahahahah...e si scoprì quindi che Massimo è muto. Contenta che l'ultima parte sia piaciuta, le serate tra ragazze son sempre le migliori...çAAç Eeehggià, Alice è stata ferita e per quanto sarebbero gli altri a dover nascondersi lei non può sopportarne la vista perchè è stata ferita.
    @*Ainsel: no, Sofia è una delle sue amiche...XD E' stata "Katrina" la ragazza da cui si è nascosta e che l'ha tradita...u.ù
    @silent•ƒieber: La foto del figaccione, verrà più avanti! Uahauahahahahah. u.ù *patta Alice*
    @sylvain.: son contenta che il personaggio principale ti piaccia...u.ù e spero che più avanti andrà migliorando...XD *spupazza Jess* Bè, da quel che ricordo, avevo postato solamente un altro capitolo, e poi la storia sarà una sorpresa per tutti!! u.ù

    Per quanto riguarda il dire cose in momenti di rabbia, è un po' come dice Jess.
    O meglio io, come lei, penso dipenda molto dal tipo di amicizia. E certo, nei momenti in cui si è arrabbiati si possono dire cose solo con l'intento di ferire o cose che magari in parte si pensano realmente.
    In questo caso c'erano un po' entrambe le cose, nel senso, Alice è stata ferita da due persone a cui teneva molto (amico e ragazza) e quando Julia prova a dirle "Alice, forse dovresti..." si sente attaccata, come se fosse lei a dover fare qualcosa, come se già non avesse dovuto soffrire abbastanza, e proprio per quello le risponde in quel modo. Ed il suo è stato un attacco d'ira più che altro, ed infatti proprio quando riflette su ciò che ha fatto, capisce di aver ferito i sentimenti dell'amica e si scusa.
     
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  9. lee‚
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    Capitolo 04



    Stavo rovistando convulsamente nel cestino della spazzattura alla ricerca di un invito che avevo ricevuto tempo addietro per una mostra di quadri. Quella notte mi era tornato in mente come il pittore di quei dipinti assomigliasse in maniera impressionante a Massimo e così mi ero messa a cercare con insistenza il volantino.
    Mi trovavo quindi proprio fuori dal mio appartamento alle prese con uno stupido cestino, mentre il mio cervello mi stava suggerendo di alzare le chiappe dal pavimento e cercare di non sembrare troppo una barbona.
    La curiosità però, era troppa e preferivo sembrare una pazza piuttosto che lasciar perdere, e dopotutto erano le 6.30 del mattino e tutti nel condominio stavano certamente dormendo quindi quella era un'ottima occasione per non farmi notare da nessuno.
    Stavo per perdere le speranze e ributtare tutto nel cestino, quando mi capitò tra le mani quello che stavo cercando.
    Il volantino era tutto stropicciato e cercai di lisciarlo nel miglior modo possibile per leggere bene ciò che c'era scritto, il titolo diceva: "Come la natura comanda", più sotto poi, c'era il nome di Massimo, e in fondo al foglio a destra c'era anche una sua piccola foto.
    Sorrisi mentre facevo scorrere le dita lungo la superficie di quel foglio.
    Proprio in quel momento però, si spalancò la porta alla mia destra e si fece avanti la signora che da poco si era trasferita lì.
    Il suo nome mi era rimasto impresso: era Julienne.
    Mi diede una veloce occhiata e la sua espressione si fece subito divertita nel vedermi così, inginocchiata a terra con tutte quelle cartacce attorno a me. Mi sorrise dolcemente.
    «Sto preparando del caffè, vuoi favorire?», domandò.
    Mi prese così alla sprovvista che l'unica cosa che riuscii a dire fu: «si, grazie, volentieri!»
    Sistemai tutto ciò che avevo scaraventato a terra risistemandola nel cestito e, una volta in piedi, mi diressi nell'appartamento della vecchia signora.
    Non appena entrai notai degli scarabocchi sulle pareti e molti colori a terra proprio vicino a quei disegni, erano per lo più fiori, volti di persone, e piccoli paesaggi. Sorrisi.
    La donna osservò la mia espressione e subito spiegò.
    «Anche se è da poco che abito qui, un'amica di mio nipote ha subito provveduto a rendere più accogliente questo posto», fece una breve pausa e poi proseguì «mio nipote ormai ha 12 anni, ma la sua amica ne ha 7, e si diverte sempre a colorare le pareti, e i fogli proprio non le piacciono, preferisce sempre i muri delle case», ridacchiò.
    «Vive con il nipote quindi?», domandai.
    «No, vivo da sola, però spesso viene da me quando mio figlio non riesce a stargli dietro, con il lavoro è difficile per lui...»
    Io annuii. «Capisco».
    Nel mentre mi preparava il caffè si limitò a dirmi qualcosa del nipote, me lo descrisse, sia l'aspetto fisico che il suo carattere, diceva che era molto vivace e che gli piacevano tutti gli sport, ed infatti si era iscritto a judo. Aveva gli allenamenti sia di martedì che di giovedì. Con la scuola però, aveva qualche difficoltà, come a tutti i bambini infatti non gli piaceva studiare e preferiva uscire a giocare con gli amici.
    Sorrisi. «Nemmeno a me piaceva molto studiare a quell'età», constatai.
    «E poi invece?», domandò lei porgendomi una tazza colma di caffè fumante.
    «Poi mi innamorai della lettura, e trovai interessante leggere qualunque libro, anche quelli di scuola. Mi appassionai soprattutto a storia e ad italiano, i miei amori di sempre però, devo ammetere che erano educazione fisica e disegno».
    Presi un po' di zucchero e lo versai nella tazza, poi cominciai a bere.
    «Ed ora invece, cosa fai?», mi chiese.
    La osservai per un istante, solo in quel momento mi accorsi di come i suoi occhi erano pieni di curiosità e di come fossero profondi e scrutatori. Ad ogni domanda che mi porgeva, anche alla più semplice, mi sembrava di rivelarle una parte della mia vita.
    «Lavoro in una libreria, è molto piccola in realtà, ma mi piace stare lì», risposi.
    Mi accorsi di avere ancora il volantino in tasca, lo tirai fuori e lo appoggiai sulla tavola.
    Julienne ne fu subito attirata, gli diede un'occhiata veloce e sorrise.
    «Andrai a questa mostra?», domandò.
    «Spero di si, mi piacerebbe molto andare a vederla»
    In realtà, oltre ai quadri, ero maggiormente interessata all'uomo che li aveva dipinti.
    «Capisco», fece una breve pausa e poi riprese «io, quand'ero giovane dipingevo spesso, ora ho perso l'abitudine purtroppo, anche perchè ho mille altri impegni e stare dietro alla pittura è l'ultima delle mie possibilità», esclamò con un'aria un po' triste.
    «Davvero dipingeva?»
    Lei annuì con convinzione e poi allargò un braccio per mostrarmi le pareti.
    «Ogni quadro che vedi appeso alle pareti l'ho dipinto io»
    Rimasi a bocca aperta.
    I quadri erano tantissimi ed erano uno meglio dell'altro.
    Nella maggior parte rappresentava volti, e poi c'erano moltissimi paesaggi in bianco e nero.
    Un quadro in particolare però catturò la mia attenzione.
    Rappresentava il viso di un uomo ormai vecchio ed era incredibilmente dettagliato. Si vedevano tutte le rughe, le piccole imperfezioni di quel viso e una piccola cicatrice sul mento, il naso adunco, molto pronunciato, le labbra erano sottili in una bocca troppo piccola, le guance erano paffute e tutte quelle caratteristiche, nell'insieme davano forma ad un signore per niente bello, ma gli occhi, gli occhi sembravano rivelare un mondo. Era incredibile come in un semplice disegno quegli occhi potessero comunicare così tanto. E mi sembrò di averlo davanti quel signore e di osservare quell'espressione profonda che sembrava raccontare una vita intera.
    Restai senza fiato e sussurrai solamente: «Quello è stupendo»
    Lei mi guardò per un istante e poi fissò il dipinto.
    «Sei la terza persona che me lo dice, sai? Tutte le persone che entrano qui dentro, ogni volta che posano lo sguardo su quella tela rimangono inorriditi. Io però, come te, lo adoro».
    Da come ne parlava, la voce lievemente addolcita formulai automaticamente una domanda.
    «Chi è?»
    Lei mi sorrise.
    «Il mio defunto marito».
    Ne rimasi sorpresa, poi posai gli occhi alla tazza ed infine al quadro.
    «Mi dispiace», sussurrai.
    «Oh, ormai è passato molto tempo, e poi ho un nipotino che rallegra tutte le mie giornate!»
    Io le sorrisi, e poi Julienne cominciò a parlarmi nuovamente del nipote che scoprii poi si chiamava Riccardo.
    Mi parlò anche di suo figlio Loris che era divorziato e che da poco aveva iniziato a lavorare in un ristorante piuttosto rinnomato come capo cuoco. La sua attenzione poi, andò a posarsi su di me, e prese a farmi molte domande.
    Mi chiese i miei hobby, che scuola avevo frequentato, la mia età e molte altre cose.
    Io le feci sapere che avevo 25 anni, ma che verso fine novembre ne avrei compiuti 26.
    In quel momento mi interruppe, facendomi sapere che anche lei compiva gli anni in quel mese.
    E subito dopo, scoprimmo che eravamo nate entrambe lo stesso giorno: il 27 novembre.
    Ci scoprimmo ad avere molte passioni in comune e il tempo volò via in un attimo.
    Quando bussarono alla porta lei si alzò ed andò ad aprire.
    C'era un bambino, sicuramente il nipote, che non appena la vide la abbracciò stretta.
    Io lanciai un'occhiata all'orologio da polso e mi alzai immediatamente, era tardissimo, e dovevo correre a lavoro.
    Salutai Riccardo, dopo che sua nonna fece le dovute presentazioni, e poi uscii di corsa dalla stanza.
    «Non vuoi aspettare un attimo? Ti faccio conoscere anche mio figlio», mi chiese lei appoggiando le mani sulle spalle del nipote.
    Io guardai verso le scale, non c'era nessuno che le stava salendo, se avessi aspettato ancora forse non avrei fatto a tempo ad arrivare in orario.
    «Sono in ritardo davvero, magari un'altra volta!», esclamai.
    Lei sorrise ed annuì.
    Ci salutammo ed entrai velocemente nel mio appartamento.




    PS: d'ora in poi la storia sarà una sorpresa per tutti. questo era l'ultimo capitolo che avevo postato, quindi dal 5° in poi sarà una scoperta! XD
     
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    Esaaaaattto Leeee!! Non puoi lasciarci cosììì!! >///< pubblica, pubblica!! Sono troppo curiosa ora che sono ad un passo dal mistero!! Si conoscerà il padre di riccardo?? non è che Massimo ha per 2° nome Loris?? no, eh?? xDD hahah vabbè, vediamo! magari Massimo è lo zio di Riccardo! uhuhuh... però sul serio, Lau, non farmi aspettare troppo! Regalami il capitolo per il mio compleanno! Vuoi?? *OO*
     
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  11. lee‚
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    Ahahahahah!! xD Il tuo commento m'ha fatta morire Rita! XD
    Chi lo dice che Massimo ha qualcosa a che fare con Riccardo?! Mwuahuwhauhah!! u.ù
    Cercherò di non farti aspettare troppo, promesso! Però il tuo compleanno è troppo vicino mi sa! Non ho ancora scritto una riga del nuovo capitolo! XD *scappa lontana*
     
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    miii, vero, non è detto ancora nulla sui legami relazionali XDD però io non posso fare a meno di fare delle ipotesi XD (più o meno plausibili eheh)
    Uff, uff... va bene *broncio* niente capitolo per il mio compleanno ù.ù

    *To', non andare troppo lontano che poi non lo porti in tempo! ahahaha
     
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    C'est la fucking vie

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    Capitolo di passaggio potremmo dire, ma molto bello!! *-* la signora mi sta molto simpatica, e poi sapere che dipinge... mmh non è che magari lei ha insegnato qualcosa a Massimo?!
    Molto bella la descrizione del quadro del marito!
    Aspetto il prossimo ù_ù

    CITAZIONE (Ryo13 @ 11/2/2013, 12:45) 
    non è che Massimo ha per 2° nome Loris?? no, eh?? xDD hahah vabbè, vediamo! magari Massimo è lo zio di Riccardo! uhuhuh...

    Ecco i ragionamenti che ho fatto anch'io xDD deve esserci un collegamento, qualcosa!!
     
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    Eccomiiii *^*
    Capitolo molto interessante! Mi è piaciuta molto la descrizione del quadro *^* veramente ben fatta ♥
    Sweetie, ricontrolla un po' in giro la punteggiatura, più che altro all'inizio, che in qualche punto è un po' ... come si dice? O: "stonata"? LOL
    *da che pulpito*
    Bene bene, ora devi continuare per forza °O° E just so you know: io la shippo a priori con Loris -non so neanche io perché XD
     
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  15. lee‚
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    @Giù: Ahahahahah!! Anche tu come Rita stai cercando qualunque collegamento tra Massimo e la Signora...poverini...u_u Magari son madre e figlio, o nipoti, o fratelli, o magari niente...xD Muwahuwawhwauhah...u_u *cough* Chissà. Lo scoprirete solo più avanti! xD Sono contenta che la descrizione del quadro abbia riscosso successo comunque! *^*
    @Bea: Grrrraaaaazie mille!! E Fon proprio FeliFe che anche a te la descrizione del quadro ti sia piaciuta...*scodinzola* Aahahahah! Ste shippate mi piacciono! Chissà chi vincerààààà....u_u *rotola via*

    Capitolo 05


    Avevo svuotato l'armadio ed ora stavo cercando tra i vestiti qualcosa di veramente carino da mettermi.
    Mi tremavano le mani, per quanto il mio cervello mi ricordasse che Massimo era ormai di proprietà della mia amica Lorena, il mio corpo non faceva altro che pensare a come risultare più bella a quella mostra. Cercavo un vestito elegante che non fosse troppo scollato o corto, insomma qualcosa che fosse adatto a quella serata, ma non riuscivo a trovare nulla che potesse essere accettabile. Continuai a provare ogni cosa, finchè alla fine, sconsolata, optai per un paio di jeans a sigaretta, una maglietta nera con scollo a v e un paio di scarpe con il tacco molto semplici, era qualcosa di molto distante da ciò che avevo pensato all'inizio, ma era l'unica cosa che mi convinceva e che mi faceva sentire perfettamente a mio agio.
    Raccolsi la borsa da terra e presi le chiavi della macchina pronta per partire, ma proprio mentre stavo per avvicinarmi all'uscita, bussarono alla porta.
    Sbuffai e mi bloccai sul posto, non volevo arrivare alla mostra in ritardo, ma non potei far nient'altro che andare ad aprire alla porta.
    Non appena la spalancai mi immobilizzai.
    «Julia», mi salutò la donna davanti a me.
    Era proprio come la ricordavo, sembrava non essere cambiata di una virgola.
    Aveva ancora i capelli corti e neri con la frangetta, il solito foulard al collo e un trucco leggero azzurro che le faceva risaltare gli occhi.
    Anche l'espressione era rimasta la stessa di sempre e non la sopportavo, proprio come un tempo.
    «Anna», dissi, ed assieme a quel nome avevo pronunciato anche una domanda implicita, era come se le avessi chiesto cosa cavolo ci facesse li.
    «Non mi fai entrare?», domandò lei, facendosi sempre più agitata.
    La fissai e non seppi cosa dire, così semplicemente mi spostai dall'entrata e lasciai dello spazio per farle varcare la soglia di casa mia.
    Lei fece qualche passo in avanti con prudenza, come se fosse intimorita da me e si guardò attorno.
    «Hai fatto molti cambiamenti qui dentro», sussurrò lei.
    Di nuovo, non seppi cosa risponderle, così mi limitai ad annuire.
    In risposta a quel mio silenzio lei abbassò gli occhi a terra e cominciò a torturarsi le mani.
    Io sospirai, spazientita da quel suo silenzio.
    «Cosa vuoi?», chiesi, e nel mentre parlavo mi accorsi di come il mio tono di voce non fosse per nulla gentile.
    La vidi sobbalzare sul posto e poi guardarmi, fissa negli occhi.
    «Andrea ha avuto un piccolo infarto, è ancora in ospedale sotto osservazione, ha chiesto di te, se potevi andare a trovarlo... Mi ha chiesto se potevo portarti da lui, ha detto che era importante, che aveva qualcosa da dirti e così io sono venuta da te», parlò in fretta, mangiandosi alcune parole e notai come le mani avevano iniziato a tremarle.
    «Come sta ora?», chiesi, più per cortesia, che per reale interesse.
    «Bene», rispose e dopo una breve pausa domandò nuovamente «allora, verrai a trovarlo in ospedale?»
    Io la squadrai.
    I tre anni che avevamo passato distanti l'una dall'altra non l'avevano cambiata minimamente ed era così strano riaverla davanti dopo così tanto tempo, ma comunque identica.
    Mi passai una mano fra i capelli, confusa.
    «Non lo so Anna, sinceramente non mi importa molto sapere cosa ha da dirmi», dissi.
    Si arrabbiò. «Glielo devi, è da tre anni che non ti fai sentire! Non hai mai risposto alle nostre chiamate Julia».
    Dopo quella frase scoppiai a ridere.
    «Glielo devo? Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Già trovo molto divertente il fatto che tu sia venuta a casa mia a chiedermi una cosa simile... E comunque no, non glielo devo nè a te nè a lui».
    Così iniziò ad urlare e io smisi di ascoltarla, speravo che con il tempo avesse cambiato almeno il suo modo di fare ed invece mi sbagliavo.
    Osservavo la sua faccia contorta dalla rabbia e ascoltavo le sue grida riempire la stanza.
    Non mi era mancata per nulla, mia sorella non mi mancava affatto.
    Smise di gridare, e riprese fiato.
    Io non dissi niente, non dicevo mai niente in quei momenti, mi limitavo sempre a fissarla ad aspettare che si muovesse a fare qualcosa.
    «Ora capisco perchè ha scelto me, tu sei sempre così fredda nei confronti degli altri, non mi stupisco affatto che Andrea abbia scelto me e non te», disse.
    Le sue parole erano piene di veleno e solo dopo averle pronunciate si rese conto di ciò che aveva effettivamente detto. Si portò una mano alla bocca, come stupita di sè stessa. «Scusami Julia, non volevo... non intendevo...», provò a scusarsi.
    «Non fa nulla, ma ora vattene, ho un impegno e devo uscire».
    Mi avviai verso la porta e la aprii, aspettando che se ne andasse.
    Anna si sistemò la borsa sulla spalla e dopo avermi chiesto nuovamente di andare a trovare Andrea uscì da casa mia.
    Sospirai, cercando di mantenere la calma, mentre in quel momento avrei voluto lanciare qualcosa contro il muro.
    Perchè mia sorella doveva venire a trovarmi proprio quel giorno? E che diamine voleva Andrea da me?
    Strinsi le mani a pugno e cominciai a respirare lentamente cercando di tranquillizzarmi.
    Erano passati tre anni da quando Andrea, dopo essere stato per cinque anni assieme a me, aveva scelto mia sorella.
    Il periodo che avevo passato dopo quel tradimento era stato pessimo, avevo smesso di uscire, avevo perso il lavoro da cameriera a causa della mia aria tetra che spaventava i clienti, avevo smesso di leggere, di correre, di fare le uniche cose che mi piacevano. Semplicemente mi ero chiusa in me stessa cercando di capire cosa avessi fatto di male.
    Solo dopo alcuni mesi avevo ripreso a sorridere, ad uscire con le amiche che avevano cercato di aiutarmi in tutti i modi, a cercare un lavoro, a ricominciare da capo insomma.
    Avevo ripreso a ricordarmi come si faceva a vivere anche da sola, senza qualcuno al mio fianco pronto ad abbracciarmi o a baciarmi.
    E poi era arrivato l'invito al matrimonio di mia sorella e di Andrea.
    Dopo soli due anni che stavano assieme avevano deciso di sposarsi ed in quella occasione Anna mi aveva nuovamente urlato addosso la sua rabbia, le sue paure. Mi aveva accusato di volermi riprendere Andrea ed io, che invece ero andata lì solo per lei, mi ritrovai a non voler più nemmeno partecipare al loro matrimonio. E così saltai quella festa importante per Anna, augurandole solamente buona fortuna.
    Era la mia sorella maggiore eppure mi sembrava sempre così infantile nei suoi modi di comportarsi.
    Mi passai una mano sul viso, asciugandomi qualche lacrima che era scivolata dagli occhi e uscii dal mio appartamento.
    Avevo una mostra a cui volevo partecipare e non l'avrei saltata a causa di mia sorella e delle sue stupide richieste.

    Continua....
     
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