Indissolubile

storia a capitoli (raccolta) || verde || introspettivo, malinconico, drammatico

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    3. Gennaio 2011;

    7 Gennaio



    Sento che non mi è rimasto più nulla fra le mani, lentamente è tutto svanito, mi è rimasta solo la polvere sulle dita, una scarna sensazione di quel che stringevo con forza un tempo.
    E se nulla è rimasto da stringere la colpa è solo mia.
    In questi mesi in cui tutto svaniva lentamente era te che biasimavo.
    Ma poi in fondo è sempre e solo mia la colpa.
    Eppure dovrei saperlo che nessuno è indispensabile.
    E' facile scaricare la colpa su gli altri, lo sai?
    Lo faccio sempre, perché assumersi le proprie colpe fa sempre male, soprattutto all'orgoglio.



    8 Gennaio



    Le sensazioni restano intrappolate nei ricordi, per quanto tu possa sforzarti di riacchiapparle, per quanto tu riesca ad andare indietro con la mente a quelle emozioni, quelle sensazioni sono troppo lontane per essere afferrate.
    Brutte o belle che fossero sono svanite, lasciando un vago ricordo dell'intensità di quel misero istante.
    E nel tentare di riacchiapparlo, ciò che il tuo cuore sente è sempre differente dalla sensazione che vorresti riportare indietro.
    Ogni istante della nostra vita è unico ed irripetibile, speciale.
    E mentre scorrono i minuti ti portano già via l'emozione di qualche attimo fa.
    Sei la mia emozione di qualche istante fa, quella che tento di riacchiappare da una vita senza alcun successo. Eppure il mio corpo ricorda com’era, sa riconoscere quella sensazione. Saprebbe distinguerla al tatto, saprebbe riconoscere il suo odore in mezzo a mille altri. Ma non la sa riprodurre.
    Ci provo, ci provo costantemente. Ma quell’emozione non torna più. Perché non c’è più nessuno a scatenarla.


    9 Gennaio



    Ingoio aria ancora una volta, il più possibile, tutta quella che i polmoni riescono a sopportare, eppure mi sento lo stesso soffocare.
    Continuo a soffocare. Anche se tu mi hai detto mille volte di reagire, che mi capivi, che c’eri passato e che se ce l’avevi fatta tu allora potevo farcela pure io.
    Sai cosa mi è rimasto adesso? Il dubbio che tu non capissi. Che inventassi tutto solo per farmi stare in pace con me stessa.
    Immagino che l’idea che ho di te ormai sia puramente idilliaca. Forse se ti conoscessi adesso ti troverei mille difetti. E forse non mi piaceresti neanche più.
    Ma ci sono troppi forse in questa frase. E di forse non si vive.

    Vorrei avere qualcuno a cui aggrapparmi con tutte le mie forze, qualcuno che sappia convincermi che andrà tutto bene anche quando entrambi sappiamo che è il peggio ad aspettarci.
    Qualcuno che riesca a farmi amare me stessa attraverso il suo amore.
    Il tempo mi ha cambiata, o forse lo ha fatto la tua assenza, se in meglio o in peggio non saprei dirlo.
    So solo che sono sempre più diversa dal ricordo che ho di me.
    Dal ritratto di me che le mie stesse parole hanno fatto in passato.
    Anche solo rileggendo parole scritte un anno fa non mi sento più la stessa.
    Forse ero solo un po’ più piccola... forse ero solo un po’ più innocente.



    Vorrei chiederti così tante cose, ma a cosa servirebbe scriverle qui quando non troveranno risposta in ogni caso? E ti ho appena posto una di quelle domande destinate a rimanere così, a mezz’aria, senza risposta. E tu lo sai quanto io odi essere ignorata e non ricevere risposte.
    Continuo a chiedermi se la storia sarebbe stata diversa qualora quella ad andarsene fossi stata io. Avresti fatto le mie stesse scelte? Mi avresti scritto come faccio io?
    Perché non riesco a trovare neanche da sola una risposta che mi soddisfi?
    Gennaio è il mese in cui tutti noi tentiamo di mettere in atto i buoni propositi pensati nel mese di Dicembre. Sai qual è il mio buon proposito ogni singolo anno? Lasciarti andare.
    Dimenticarti, lasciarti sparire, andare avanti, buttar miti alle spalle, rinchiuderti in un cassetto in fondo alla mente e buttare via la chiave. Ed ogni anno fallisco, miseramente.
    Dimmi, hai mai sentito parlare della sindrome dell’arto fantasma? A volte, nelle persone a cui è stato amputato un arto, si riscontra questa particolare sensazione di presenza, e dolore, dell’arto che non c’è più.
    Tu sei come un arto amputato per me anche se ti sento ancora qui, eppure se mi guardo attorno non ci sei, e sento il male che mi fai.
    Molte persone arrivano fino ad infilzarsi la protesi con un coltello pur di farlo smettere. Un monito al cervello: quell’arto non c’è più, non posso sentirlo, non può farmi male. L’ho pugnalato ma non c’è sangue, non c’è ferita, non c’è nessun dolore.
    Forse dovrei trovare un modo per pugnalarti così mi renderei conto che non ci sei più e che oramai non puoi più farmi male, non come prima.
    E forse riuscirei persino a smettere di scriverti e di riempire pagine con parole che non verranno mai lette da nessuno, tantomeno da te.
    Tutte queste lettere, tutte queste parole, destinate ad essere dimenticate, a non avere un destinatario, un lettore. Non saranno mai aperte, né bruciate, né rispedite indietro.
    Destinate ad esser dimenticate e a vivere nell’attesa che qualcuno le trovi e ne beva il contenuto. Un po’ come me.





    B.



    note: ecco, voglio dirvi una cosa: non credete m a i a quello che dico nelle note su i prossimi capitoli a meno che io non dica che l'altro è già finito perché mi confondo SEMPRE. Vi avevo detto che questo capitolo sarebbe stato più lungo perché più pieno di note. Cosa ne viene fuori? Mese sbagliato.
    I'm sorry.
    Comunque finalmente sono riuscita a finire il capitolo (che era praticamente pronto per i 2/3) e spero che vi piaccia, as usual!
    Bye ♥

    Edited by butterƒlies• - 28/5/2013, 19:26
     
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    CITAZIONE
    9 Gennaio


    Ingoio aria ancora una volta, il più possibile, tutta quella che i polmoni riescono a sopportare, eppure mi sento lo stesso soffocare.
    Continuo a soffocare. Anche se tu mi hai detto mille volte di reagire, che mi capivi, che c’eri passato e che se ce l’avevi fatta tu allora potevo farcela pure io.
    Sai cosa mi è rimasto adesso? Il dubbio che tu non capissi. Che inventassi tutto solo per farmi stare in pace con me stessa.
    Immagino che l’idea che ho di te ormai sia puramente idilliaca. Forse se ti conoscessi adesso ti troverei mille difetti. E forse non mi piaceresti neanche più.
    Ma ci sono troppi forse in questa frase. E di forse non si vive.
    Vorrei avere qualcuno a cui aggrapparmi con tutte le mie forze, qualcuno che sappia convincermi che andrà tutto bene anche quando entrambi sappiamo che è il peggio ad aspettarci.
    Qualcuno che riesca a farmi amare me stessa attraverso il suo amore.
    Il tempo mi ha cambiata, o forse lo ha fatto la tua assenza, se in meglio o in peggio non saprei dirlo.
    So solo che sono sempre più diversa dal ricordo che ho di me.
    Dal ritratto di me che le mie stesse parole hanno fatto in passato.
    Anche solo rileggendo parole scritte un anno fa non mi sento più la stessa.
    Forse ero solo un po’ più piccola... forse ero solo un po’ più innocente.

    Questa è la mia parte preferita :cry:




    CITAZIONE
    Ma poi in fondo la colpa è sempre e solo la mia.

    "la mia" sarebbe un pleonasmo in questo caso, Se vuoi dare più enfasi potresti scrivere "ma in fondo la colpa è sempre e solo la mia colpa"

    CITAZIONE
    E nel tentare di riaccapparlo,

    Qua c'è un refuso :) peraltro, io scriverei "riacciuffarlo"
     
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    Sistemato il refuso :P
    L'altro non so, sarà pure un errore ma mi piace così com'è. Nel senso che comunque le lettere le ho scritte, bene o male, cercando di figurarmi come sarebbero state lette ad alta voce, come se potessero essere recitate. E nel linguaggio di tutti i giorni quella è una frase che si usa spesso, O sbaglio?
    Perché "colpa" messa ancora dopo "mia" mi sa di ripetizione :S


    Grazie mille *_*
    Gneh, è anche la mia parte preferita quella, più che altro quella in corsivo perché ovviamente appartiene a dei pensieri del presente e quindi ce l'ho più vicina rispetto al resto.
     
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    E nel linguaggio di tutti i giorni quella è una frase che si usa spesso, O sbaglio?

    A dire il vero nel linguaggio di tutti i giorni io ho sempre sentito dire "Ma poi in fondo la colpa è sempre e solo mia."

    Comunque siamo parlando di un dettaglio, eh xD lascialo pure se ti piace, è la tua storia e deve piacere a te per prima!
     
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    Mi sa che hai ragione Ste XD
     
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    Sento che non mi è rimasto più nulla fra le mani, lentamente è tutto svanito, mi è rimasta solo la polvere sulle dita, una scarna sensazione di quel che stringevo con forza un tempo.

    Con queste parole ho realizzato di avere un fetish ANCHE per gli incipit!!!
     
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    4. Maggio 2011;

    13 Maggio



    Un giorno un ragazzo mi ha detto "Sai perché piove?" ed invece di darmi un'ovvia spiegazione scientifica, lui mi ha detto che questa pioggia che tanto odiamo, non è altro che il frutto del dolore del cielo che perde una sua creatura.
    Ogni angelo che cade, che muore, ha il suo attimo di giustizia nella pioggia del cielo. Forse è per questo che ci rende tanto tristi questo continuo scrosciare.
    A volte penso che il cielo sia più umano di noi. Lui piange i suoi angeli senza distinzione, li piange tutti, che siano gli angeli di Dio o i demoni di Lucifero, non fa differenze perché poi in fondo, nella morte, non importa quel che è stato, importa solo quel che potrà essere. Forse dovremmo imparare qualcosa anche dal cielo.
    La pioggia batte incessantemente da giorni su tutta l’Italia e specialmente qui da me. Perché lo sai che vivo nella città della pioggia. E sai che leggere queste parole mi fa tremare?
    Perché forse tu non lo sai, non hai avuto modo di accorgertene, ma la disperazione in giro è palpabile, le persone continuano a porre fine alle loro vite perché non sembra esserci altra via d’uscita, perché è più facile arrendersi quando c’è ben poco per cui lottare.
    E se questa pioggia non fosse altro che pianto disperato di un cielo stracolmo d’anime in pena che hanno deciso di abbandonare la Terra? Se quegli angeli per cui il cielo piangesse fossimo noi, gli uomini?
    Se questa pioggia fosse solo la manifestazione del dolore di un Padre che vede morire ogni giorno i suoi figli?
    Pensaci. Ti prego, pensaci.





    14 maggio



    E poi c'è quel giorno in cui improvvisamente ti senti vuota e sola fra la gente.
    E vorresti solamente che qualcuno venisse lì da te, ti prendesse per mano e ti portasse via, lontano, da tutto e tutti.
    Non importa chi è ma solo che c'è, che ti è accanto e che sente il tuo cuore urlare anche nel silenzio della bocca.
    Ogni tanto sento il bisogno di correre via da tutto senza motivo; è in quel momento che vorrei davvero qualcuno al mio fianco.
    Ho mentito. Sì, lo faccio, quando si tratta di sentimenti. Ho mentito perché non è vero che non importa chi viene da me a cercare di salvarmi. No, devi essere tu a rapirmi dalla realtà, a portarmi via, deve essere la tua di mano a cercare la mia,a stringerla con forza. Devono essere le tue orecchie a sentire il mio dolore muto. Deve essere il tuo cuore ad entrare in comunione con il mio.
    Non voglio nessun altro. Non c’è nessun altro.
    Torna, dannazione, torna.


    A volte la tua assenza mi soffoca. Il silenzio che ti sei lasciato dietro, il tuo odore per la stanza, la tua voce nelle mie orecchie o le tue carezze, la tua mano nella mia. Le piccole cose, mi manca tutto di te e non c'è un angolo della casa o delle strade che non mi faccia saltare alla mente un ricordo sbiadito. L'unica cosa che vorrei è stringerti in silenzio.
    Ci sono anche posti in cui non sei mai stato, luoghi che non ti ho mai mostrato e che ti appartengono lo stesso, perché lì ti ho pensato.
    E’ come se avessi invaso ogni singolo angolo della mia vita, ogni sporgenza del mio corpo e della mia anima così che io non riesco più a guardare niente senza vederci dentro un po’ di te.



    16 maggio



    La sensazione di cadere nel vuoto, di essere sul ciglio senza nessuno pronto a prenderti al volo: non è qualcosa di fisico, viene dal profondo dell'anima. Sentirsi sempre lì sul precipizio, con la paura di cadere per poi sentire la terra mancare sotto i piedi e precipitare. In quei momenti vorrei qualcuno pronto a riportarmi su, nel ciglio dove stavo prima. E' un equilibrio fragile il mio e basta poco a destabilizzarlo. Ogni volta che succede arriva dritta al cuore, quella sensazione di precipizio infinito da cui questa volta sembra impossibile tornare indietro.
    Mi sento così stupida alle volte. Dedicarti così tante parole che neanche leggerai, dedicarti me stessa in ogni singolo istante, senza speranza alcuna.
    Dicono che col tempo i sentimenti si affievoliscano, che le pene d’amore svaniscano. Ma com’è che la mia è ancora qua, dopo tutto questo tempo?
    Forse sono più anormale e stupida di quanto io creda.


    17 maggio



    Io mi prendo in giro da sola. Sul serio: nego fino in fondo all'anima cose che sento, scaccio emozioni e sentimenti e a volte, quasi mi convinco di quel che mi dico. Ma di solito non dura molto. Posso ingannare gli altri, e probabilmente non mi viene neanche tanto bene, ma non me stessa. Posso gridarmi quanto mi pare che quel che sto sentendo non è reale, che non deve essere reale, ma poi mi rendo conto che non posso far nulla per cambiarlo, tanto meno prendermi in giro da sola.
    Lo ammetto, ho cancellato qualcosa da questa nota. Perché c’era dentro la mia illusione che il tempo si sarebbe portato via tutto quanto. Ma dato che non è così l’ho cancellata, quella frase, perché non voglio farti vedere quanto io sia cambiata rimanendo sempre la stessa.
    So che la mia vecchia me stessa ti piaceva, o almeno così sembrava. Cosa ne so se ti piacerebbe questa nuova me? Non voglio correre il rischio.


    18 maggio



    Da questi occhi sono scese tante lacrime, sicuramente troppe e a volte per cose banali, anche in un sorriso. Ma ogni singola lacrima ha il suo valore ed io preferisco trattenere le lacrime fino a soffocare piuttosto che regalarle a chi non le merita.
    Tu credi di meritartele le mie lacrime? Io penso di sì.
    Altrimenti sarai l’unica eccezione.
    Tu sei sempre la mia eccezione.


    19 maggio



    In fondo sono ancora qui, che aspetto te.
    Quanto tempo è passato? Sei scivolato lentamente via senza una straccio di spiegazione e mi hai lasciata nel momento in cui più avevo bisogno di te. Egoista fino alla fine.
    Eppure se potessi parlarti ora, so già che ti perdonerei immediatamente. Perché sono una sciocca che continua a tenere a te o forse al tuo ricordo. Mi manchi e so che è passato tanto tempo per tornare indietro, ma non riesco a dimenticare quello che eravamo. Continuo a trascinarmi dietro questo dolore da troppo tempo, tanto che non riesco più a parlarne.
    Tu eri il mio migliore amico. Quello che sapeva tutto di me e di cui io sapevo tutto. Anche il piatto preferito, una cosa inutile. Ma ancora adesso me lo ricordo. E questo piccolo pensiero non ti arriverà neanche.
    Me lo ricordo ancora. Quanto è patetica questa cosa?
    Tu non ti ricorderesti neanche il mio nome, al mio posto. Ed io invece so pure qual è il piatto preferito.
    Chissà che vita triste deve sembrare, questa, a chi la vede da fuori.
    Sai che mi vergogno ancora di me stessa in base a quello che gli altri pensano di me? Starei così bene con la mia persona se gli altri non me la facessero pesare.


    Sento che qualcosa mi manca. Non so neanche io cosa. Non so cosa cerco ma so che non ce l'ho. O forse quel che cerco già ce l'ho ma non riesco a vederlo.
    Vorrei essere felice. E libera. E senza persone pronte lì a succhiarmi la vita. Tutti che vogliono un pezzetto di me.
    Continuo tutt’ora a non capire cosa vogliano gli altri da me. Perché tutti vogliono trasformarti in qualcosa che non sei? Se non vado bene allontanati, no? Perché devono sempre cambiarti, condizionarti, chiuderti dentro una scatola preconfezionata e strapparti di dosso la personalità? Io non sono una cavolo di Barbie.

    25 maggio



    Le cose cambiano, si logorano, si rovinano e le getti via.
    E’ un destino che ci sembra naturale per le cose che ci circondano. Eppure noi lo facciamo anche con le persone.
    Perché trattiamo gli altri come se fossero delle cose?
    Li cambiamo noi, con quello che diciamo, con quello che gli facciamo ed è come se logorassimo la loro anima. Ma una volta che modifichiamo qualcuno questo smette improvvisamente di piacerci, lo rivogliamo come era prima e ci stufiamo di lui per gettarlo poi via.
    Qualcuno l’ha fatto con me ed io devo averlo fatto con qualcun altro, senza accorgermene.
    Finiamo sempre col distruggerci a vicenda.
    Quel qualcuno sei tu, per la cronaca.

    E’ un pensiero costante che va su di te. Tu mi confondi, mi spiazzi, sempre.
    Non riesco neanche a non pensarti. Sei sempre lì, è una costante.
    Sbagli e ci sei. Mi chiedi scusa e ci sei.
    Sempre lì, a fare confusione nella mia mente, a intrufolarti nei pensieri e a scombinare tutti i miei ricordi.
    Perché te lo lascio fare, perché?
    Persino adesso, dopo tutto questo tempo, basterebbe un tuo gesto, una tua parola ed io sarei subito tua, ancora una volta.
    Sono uno zerbino del cazzo, ecco cosa sono.


    28 maggio



    Probabilmente c’è qualcosa di sbagliato in me.
    Mi sfugge, ma c’è. Lo so che c’è.
    Lo sento in ogni fibra del mio essere. Lo so perché non è possibile attirare a sé solo persone in grado di stancarsi della mia presenza.
    Non possono essere solo gli altri a sbagliare. Devo avere qualcosa che non va.
    Sono sbagliata.
    Devo esserlo.
    Mi sento ancora sbagliata, forse persino più di prima.

    Vorrei unire le mie dita con le tue.
    Vorrei stringere la tua mano nella mia in un momento perfetto. Uno di quelli che non finisce mai.
    Ci sei e ci sono io. Siamo io e te. E basta. Dentro quell’attimo perfetto.
    E tutto il resto del mondo non potrebbe capire, non potrebbe mai sapere, non potrebbe neanche lontanamente immaginare cosa significherebbe intrecciare le mie dita alle tue.
    Queste parole mi straziano l’anima perché allora una speranza c’era. Ora non più.
    Le tue mani non esistono più, mangiate dal tempo. Portate via da qualcosa più grande di noi.
    Ed io che pensavo che niente potesse superarci, che niente potesse mettersi in mezzo.
    Siamo proprio degli stupidi a credere di poter eludere le regole della natura.


    A volte è come se nevicasse per ore ed io mi trovassi lì, nel centro della bufera, a lasciarmi gelare corpo, anima e cuore.
    A volte sembra così intensa che non posso neanche muovermi, completamente intorpidita. Ed il respiro non basta, non basta mai.
    E’ quasi come morire: affondare sotto quei fiocchi deboli ed innocenti.
    Cosa si prova quando si muore? Fa paura? E’ un sollievo?
    Forse non si prova niente. Forse è solo pace. E’ così?


    Il silenzio mi fa paura.
    Nel silenzio c’è un mondo da scoprire. Così tanta confusione.
    Puoi sentire persino il cuore urlare.


    Il mio cuore urla ancora per te, sempre e solo per te.
    Perché sai qual è la parte più brutta? Scoprirlo da qualcun altro, saperlo per caso.
    Come hai potuto farmi questo? Io che t’ho sempre detto tutto.
    Avresti dovuto dirmelo invece di riempirmi di aneddoti insulsi.
    Ti sembra giusto? Vederti sparire senza un perché e scoprirlo quando è ormai troppo tardi.
    Avrei dovuto esserti vicino, abbracciarti quando ti sarebbero caduti i capelli lunghi, prenderti in giro per farti sorridere, anche se dentro stavi soffrendo.
    Avevo il diritto di saperlo e tu non avevi il diritto di togliermi quel tempo prezioso con te.
    Tutti quei mesi sprecati, tutte quelle ore a piangere senza sapere che stavi scivolando via dalla vita.
    Tu non me l’avresti mai perdonato, perché io dovrei fare il contrario?
    Tu mi diresti che va bene, che faccio bene ad odiarti.
    Ma vaffanculo.
    Io non ti odio, non potrei mai.
    Avresti dovuto darmi la possibilità.
    Avrei voluto stringerti prima che quel respiro andasse via. Avrei voluto poterti dire quanto ti volessi bene, quanto ti amassi, così che avresti potuto portare la consapevolezza con te.
    Ed invece mi resta il dubbio che non lo sapessi, che non ne avessi idea.
    Come hai potuto morire senza sapere quanto t’amassi?
    Sei un egoista, solo un egoista.
    O forse quella sono io. Perché tu non sei più qui ed io invece sì.
    E spreco la mia vita a scrivere ad un fantasma.



    B.



    note: ce l'ho fatta, yeh! Questo capitolo è più lungo e più intenso del solito.
    Se ve lo state chiedendo sì: il protagonista è morto. Però solo nella storia. Ci tengo a sottolinearlo :3
    Le amicizie finiscono, nella realtà, ed a me è successo semplicemente questo. Però parliamo di storie romanzate e per amore di storia credevo fosse più adatto una scomparsa di questo tipo piuttosto che il classico "mi sono rotto di te" ^^"
    Ci terrei che ascoltaste la colonna sonora di tutta la storia, che è questa qui: dear my closest friend; Flyleaf.
    Io la trovo perfetta, altamente commuovente e sembra quasi scritta apposta per me e per Indissolubile.
    Okay, ora evaporo.
    Bye ♥
     
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    Oh, rieccoti Beatrice! :)
    Mi è piaciuto molto questo capitolo.
    L'idea di allineare passato e presente mi convince sempre più, rende il tutto molto originale.
    Sparpagliate nel testo ci sono tantissime frasi ad effetto che lasciano attoniti, ci sai proprio giocare con le emozioni che le parole possono scatenare.
    Verso la fine hai quasi esagerato, rischi di far venire un attacco di cuore ai tuoi lettori così!
    La canzone è in effetti molto adatta. Anche a me ne è venuta in mente una:

    https://www.youtube.com/watch?v=HwLbYS61vwc

    Complimenti, Bea!
     
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    Grazie Ste *^*
    uahaha, poveri lettori allora x°
    P.S. omg quella canzone è troppo çOç
     
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    Oooh! Ho cominciato col prologo, Beuccia cara!
    Già da lì, si avverte tutta l'aria malinconica denunciata nella scheda della storia, cui non si crede veramente finché non si scorrono le prime parole ù.ù E alla fine eccolo lì, il tuo stile xD devo dire che mi mancava! <3
    Beh, non sono ancora addentro al testo perché sono all'inizio, ma posso dire di avvertire un'aria molto "reale"... poi, sapendo che il materiale e autobiografico, divento più curiosa e mi viene da leggere anche con "rispetto" eheh
    Non so se capisci ciò che intendo dire: con le storie di personaggi inventati è facile dare impressioni, giudizi... ma quando sai che qualcosa è personale per qualcun altro, ecco - almeno io - preferisco lasciar scorrere le parole senza ergermi a giudice o fare congetture; dopotutto, anche questo è un modo di conosceti e voglio farlo in maniera delicata, assaporando le parole :miniheart:
    Alla prossima :cerbiattodolce:
     
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    Uuuuuuuuuh, darling *^*
    graaaaaaaaaaazie ♥ spero possa piacerti **
    la questione autobiografica mette in soggezione pure me, comunque X°
     
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    NOVEMBRE 2010.

    Bellissimo. Pesieri bellissimi. Un ritmo cullante che sa di nostalgia... mi hai fatto sospirare e desiderare di abbracciarti.
    Quoto le frasi che mi hanno più colpito perché non trovo altro modo per commentarle.
    CITAZIONE
    Lo odiavo perché sapeva farsi amare da me, mentre io non ero capace del contrario.

    CITAZIONE
    Forse perché ho la convinzione che non ti sia mai piaciuta io, la mia anima e le cose che avevo da dire e da raccontarti.

    CITAZIONE
    Sei la fonte del mio dolore, delle mie insicurezze, della mia solitudine.

    Posso dirti che questa frase mi tocca personalmente perché anche io in un periodo della mia vita mi sono sentita così. Sentivo di portare addosso le cicatrici che mi aveva inferto una persona che amavo e mi odiavo per l'incapacità di scrollarmele di dosso. Anche ora quelle cicatrici ci sono ma non sento più il dolore quando le guardo, solo un senso di rammarico, perché credo che, in fondo, io stessa sia stata un po' artefice di quel dolore.
     
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    Vorrei capire perché non mi è arrivata la notifica del tuo commento D: MAH.
    Grazie cara *^*
    Siamo sempre in parte artefici del nostro stesso dolore, ahimé,
    Comunque io credo che quando si parli di emozioni forte, come queste, sia difficile non ritrovarcisi dentro perché tutti noi abbiamo sofferto a nostro modo.
    Tempo fa in un telefilm (o forse era un film?) forse tratto da un libro, non ricordo XD, c'è stata una frase che mi ha colpito molto. Per farla breve diceva che gli artisti, ed in particolari gli scrittori, sentono e vedono il mondo in maniera diversa, perché altrimenti non potrebbero vivere di arte.
    Penso che in questo forum abbiamo tutti delle piccole anime da scrittori, magari qualcuno di noi un giorno riuscirà persino a chiamarla "mestiere" questa passione, e quindi sentiamo tutti molto intensamente e le emozioni non riusciamo a scrollarcele di dosso con tanta facilità.
    Ci sarà sempre una parte di me che rimarrà attaccata a lui, ci saranno sempre, da qualche parte, quelle tante ferite che la vita mi ha già inferto. Perché siamo fatti così e forse se fossimo diversi la vita sarebbe meno bella, perché avrebbe molte meno sfaccettature. Non pensi?
     
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