Le foglie

poesia

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    Sacrificarsi per una causa? Cosa intendi dire? Perché se parli di un sacrificio in stile kamikaze, direi che questo c'entra tutto con l'egoismo e niente con l'altruismo; tutto con la distorsione della fede e niente con la fede stessa. Nessuna fede religiosa.
    Dunque direi che si devono necessariamente escludere i casi in cui si intacca la libertà altrui. Se bisogna parlare di un sacrificio che una persona fa sulla basa della sua fede religiosa, è indubbio che bisogna eliminare quei casi: infatti non si pensa/agisce secondo una vera fede se si costringe gli altri a fare secondo come pare giusto a noi.
    Le religioni costrituiscono un punto di vista sul mondo: sta agli individui, che ricercano la verità, di scegliere in quale credere; e molto peso giustamente ha il contesto in cui nasci e cresci.
    CITAZIONE
    nel caso limite di un sacrificio considerevole in nome di una fede, io vedo comunque soprattutto un atto d'egoismo, sarebbe una rinuncia alla vita - o a una sua parte - motivata da ragioni inafferrabili, nella speranza di una sorta ricompensa extracorporea. È questo che siamo? Mendicanti della divina onnipotenza?

    Logicamente non ha senso quello che dici all'inizio di questo pezzo: un sacrificio considerevole costituisce un atto di egoismo? O.o L'egoismo di chi? E, soprattutto, in relazione a chi o a cosa?
    Se fai una cosa che non intacca gli altri, e la fai quanto vuoi, puoi davvero definirla egoista? Il concetto stesso di "egoismo" si sviluppa necessariamente in un contesto in cui spicca l'IO, ma in uno sfondo in cui ci sono gli "altri" o "la società" o "il prossimo".
    Qualsiasi scelta che compie un individuo in cui si toglie dall'equazione "l'altro" non credo si possa definire veramente "egoista".
    È come dire che se una sceglie di farsi suora - o prete - per esempio, è "egoista": non lo si può dire perché è una scelta che ha delle conseguenza solo ed esclusivamente nella vita di quella data persona.

    CITAZIONE
    motivata da ragioni inafferrabili, nella speranza di una sorta ricompensa extracorporea.

    Le ragioni possono essere "inafferrabili" solo per chi è estraneo ed esterno, appunto. Penso che questa sia una forma di giudizio inopportuna perché non puoi conoscere mai veramente le ragioni dell'altro che è diverso da te ^^
    La ricompensa extracorporea è un dato abbastanza marginale... magari è presente come concetto generale e astratto ma in verità, chiunque si accosta a Dio cerca la felicità nel presente e l'atto di fede più grande che si fa è di affidarsi al fatto che Dio conosca meglio di noi quale sia il bene per noi perché lui ha creato l'uomo e sa come ha pensato che devono essere le cose in origine =) Noi abbiamo distorto molte cose e pensiamo sempre di essere nel giusto, quando invece abbiamo solo un punto di vista molto legato e piegato all'epoca storica in cui nasciamo o legato alla condizione di vita in cui cresciamo e che ci determina. E per fare un esempio classico, possiamo pensare alla sessualità e a come è stata vista in passato o viene vista oggi: si tende a criticare la grettezza del passato, con i suoi eccessi di purismo, ma siamo molto meglio oggi dove si tende a pensare che se lo fai con persone adulte e consenzienti va bene anche se lo fai senza ordine né criterio? Adesso... per me assoluta libertà per tutti, ma io ho scelto di credere che ci sia un valore nel rispettare il proprio corpo e quello degli altri in maniera diversa.
    Al di là di tutto questo, tornando un po' al centro della questione... sai qual'è il vero problema? Il concetto stesso di "sacrificio" che hai, come qualcosa di negativo ^^
    Qui parlo per esperienza personale.
    Ci sono stati molti anni di crisi nella mia vita, per fatti e questioni varie che per la natura personale non divulgo, anche perché non è il contesto giusto. Dopo molti anni mi sono riavvicinata alla Chiesa, anche grazie all'esempio dei miei genitori, e posso dire che non è stato affatto facile e sai perché? Perché, come ho detto, la religione ci presenta un punto di vista, ma poi siamo noi che dobbiamo "muoverci" e metterci alla ricerca della verità? Vogliamo delle risposte? Ok, armiamoci e mettiamoci alla ricerca. Poi cominci con le domande e la Chiesa ti fornisce le sue risposte (nel mio caso) e molte di queste non mi piacevano. Perché? Perché si scontravano con alcuni miei "pensieri" (egoisti) con alcune mie abitudini (in contrasto) con molte mie paure, in particolare con questa idea di sacrificio.
    Pensavo che se avessi dovuto adottare quel punto di vista, avrei sacrificato la mia vita e la mia libertà, la mia felicità soprattutto, perché ero convinta che nessuno oltre me poteva sapere come farmi felice; nessuno sapeva cosa mi avrebbe fatta felice.
    Ma sai qual'era la verità dei fatti? Che finché avevo pensato io per me non solo non ero "felice" ma ero anzi, disperata... persa in un baratro, l'inferno in terra... altro che punizione extracorporale! Non mi ero fatta tanto del bene come credevo mentre pensavo di "farmi felice" ^^
    Poi ho cominciato a pregare: il motore, se vuoi delle risposte, se vuoi dei FATTI, è quello, c'è poco da fare =) E la mia vita si è trasformata perché ho conosciuto davvero Gesù e soprattutto mi sono innamorata di Lui. E questo non vuol dire che voglio farmi suora o cose del genere xD Vuol dire solamente che, sì, è vero che ho fatto dei "sacrifici" perché ho rinunciato a delle cose che per me erano importanti e mi piacevano, anche, però non posso dire né di averlo rimpianto, né di voler tornare indietro, anzi! Mi ritengo fortunata perché sono riuscita a togliere certe cose dalla mia vita. Infatti penso che più spesso, le cose che pensiamo "ci piacciano e ci facciano bene" siano in realtà delle CATENE che ti impediscono di essere veramente sereno e in pace con te stesso.
    Sacrificio?
    Esatto, è sacrificio ma proprio QUI sta il miracolo: che ti porta gioia!!! xD
    È così terribile? Dall'esterno sì, sicuramente. Io credo che finché non si ha il cuore convertito noi uomini non possiamo avere la forza di affrontare i mali della vita, per questo cadiamo nella disperazione e non capiamo lo scopo delle cose... quando ti affidi a Dio, invece, hai quella forza che ti mancava perché è LUI la fonte della vita! =)
    È un salto nel vuoto spaventoso, davvero, ma io l'ho fatto e posso dire che si atterra sul morbido, o almeno tra le braccia di Gesù eheheh
    È come avere davanti un muro enorme e sentirsi impotenti, non avere la forza di scavalcarlo. Quando ti trovi al di là, invece, ti volti indietro e ti dici: "Ma era così facile? perché avevo tutta questa paura??"
    E sai come hai passato quel muro? Dicendo solo un piccolo e semplice "sì".
    Oh, non ci sono parole per spiegarlo! Nessuna, davvero... si può solo provare perché c'è così tanto, così tanto...!

    Gesù ha detto: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua.» [Matteo 16:24]
    Se uno vuol venire...
    Capisci, è una SCELTA. Piena libertà!
    Gli uomini che hanno scelto di dire "sì" possono testimoniare che al di là di quel muro che fa da ostacolo c'è gioia e serenità, e questo già QUI sulla terra, lascia perdere il mondo dopo la morte =)
    E la chiave di questa gioia non consiste, come si pensa, nell'eliminare il "sacrificio" ma piuttosto nell'accoglierlo perché è Dio che trasforma tutto, anche le cose negative in bene se solo noi gli permettiamo di farlo.
    E il concetto di serenità non implica che nella vita non ci accade nulla di male, di drammatico, di imprevisto... è sempre Dio che muta il nostro modo di reagire, di rapportarsi agli eventi del mondo: la serenità deriva dalla fiducia che si ha in Dio, nel fatto che Lui sia roccia stabile, qualsiasi cosa accada, che non siamo soli...
    La risposta è nel non essere soli: Dio ci ha creato col volto rivolto verso di LUI, con la sete di LUI nel cuore... abbiamo la gioia vera solo quando lo mettiamo al primo posto della nostra vita, e fare questo, credimi, implica una rinuncia sempre maggiore del "sé" a favore degli "altri"... tutto l'opposto dell'egoismo.
    Non si rinuncia alla vita se la vera vita è Dio.
    Vedi... c'è questo concetto dell'IO - distorto - da cui pensiamo di non potere prescindere... ma Paolo, nella lettera ai Galati ci dice: "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me." (Galati 2:20)
    Cos'è che ti fa paura? Pensi che Dio possa spingerti a diventare, ad essere, qualcosa che ti renderà infelice?
    Scioccamente, io all'inizio pensavo che "abbandonarsi a Dio" e "metterlo al primo posto" significasse che dovessi rinunciare alla mia vita, facendomi suora o una cosa del genere (il massimo sacrificio); la verità è che ognuno ha la propria aspirazione, e Dio ha un piano per ciascuno di noi: se non abbiamo nel cuore la vocazione del sacerdozio, possiamo sempre vivere una vita con Dio al primo posto, qualunque sia la nostra strada. Metterlo al primo posto, significa lasciare scegliere a Lui, affidandoci al fatto che sceglierà quello che ci farà bene e ci farà felici =)
    E se soffriamo perché non ci siamo sposati e pensiamo che sia colpa di Dio perché col matrimonio saremmo stati più contenti? Invece se ti sposavi avresti sofferto molto di più.
    E se ci lamentiamo perché non abbiamo figli e pensiamo che possiamo essere felici solo avendoli? Magari invece sarebbero nati e si sarebbero persi per sempre.
    E se muore un genitore e te la prendi con Dio per quella morte? Perché non cerchi invece quale può essere il bene? Magari quella morte ha risparmiato qualcosa di più grave a quella persona, una sofferenza maggiore... o forse ha aiutato un parente che ha preso le redini della propria vita... ecc ecc
    Amare troppo questa vita, e metterla prima di Dio, è un modo per idolatrarla.
    Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io. Io... e Dio? Dove lo mettiamo?
    Riconosciamo che esiste un Dio ma poi siamo NOI a decidere i SUOI campi di influenza nella nostra vita? Diciamo che Lui è il Signore ma poi "Aspetta un attimo! Questa cosa mi piace troppo, facciamo a modo mio"
    È una scelta, c'è poco da aggiungere.
    Però mi sembra logico che se uno decide di fare questo "sacrificio", almeno abbia un solido "motivo", anche se un altro non lo comprende.
    Nessuno viene a dirti: "Devi sacrificarti!" (obbligatorio) Piuttosto: "Se vuoi la felicità, bisogna sacrificarsi" ovvero ---> "Io ti dico che è necessario, ma la scelta spetta a te."

    Ho scritto troppo, mi sono lasciata rapire ù.ù
    Chiedo scusa per la prolissità, anche se ho spaziato un po' ad un certo punto XD
    Però credo veramente ad ogni cosa che ho detto, persino se non ho detto abbastanza =)
     
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    L'idea originale era di ribattere punto per punto (anche perché trovo questo genere di discussioni stimolanti e divertenti), ma stamattina mi sono reso conto che forse non era il caso di farlo. Stiamo passando molto sul personale e ciò è inevitabile, perché come hai detto bene tu possiamo parlare per noi stessi e solo in maniera più limitata degli altri. E il punto è questo qua in effetti, ciascuno ha la propria visione del mondo che si adatta a quello che vuole o non vuole credere, a quanto può e non può credere. Io ho la mia, e forse richiede troppa logica, troppa razionalità perché tende a costruire un mondo mentale (e quindi ideale ed utopistico) privo di quelle che a me appaiono come imperfezioni, di passaggi che si possono saltare, perché nonostante io sia fermamente convinto che ci sia qualcosa oltre tutto questo, sono altrettanto fermamente convinto che le religioni possano essere superate a favore di una concezione laica della società. Per come la vedo io, le religioni sono tentativi estremi di afferrare quell'entità che mai potremo minimamente concepire imperfetti come siamo, va non solo al di là della nostra comprensione, ma anche della nostra capacità di immaginare. Tutto quello che resta delle religioni, i miti e i riti e i dogmi e tutto quanto, per me non hanno un senso diverso da quello di artifici, simboli che non hanno alcuna utilità se non quella di aiutarti ad "immergerti" quanto più nel tentativo di contemplare l'infinita sensazione di quel qualcosa ultraterreno. E vivere la vita significa certo farsi domande spirituali, ma senza cercare risposte definitive e permettere ad una religione di imporre regole, sacrifici o qualunque altra cosa: quello è un compito che va assegnato solo e soltanto, a mio parere, all'etica laica e civile, che regola la convivenza degli uomini (e non perché altrimenti ci uccideremmo a vicenda, bensì perchè sentiamo di essere parte di qualcosa che ci accomuna e che ci rende simili e vogliamo farne parte civilmente).
    Io, in teoria, sono un cattolico. Perché 1) approvo dopotutto la morale cattolica, mi pare la "migliore" fra quelle delle altre religioni 2) la mia famiglia è profondamente cattolica (mia madre è tra l'altro una catechista) 3) ragione principale, io CREDO in qualcosa, che però non posso e non potrò mai identificare nella Trinità cristiana. E tuttavia vado in Chiesa e per me è come fare una pausa da tutto il resto, è un'occasione per riflettere e per ricordare a me stesso che non sono l'unico a percepire la piccolezza del proprio io.
    In fin dei conti la mia visione del mondo potrebbe rientrare nella tua categoria di egoismo, del vivere per vivere, perché le nostre prospettive sono diverse. In effetti mi hai strappato un sorriso, perché la tua è una fede genuina, che non è nata dal nulla, e si vede che credi in quello che dici, che vivi con convinzione nella tua personalissima scheggia di mondo.

    CITAZIONE
    Poi ho cominciato a pregare: il motore, se vuoi delle risposte, se vuoi dei FATTI, è quello, c'è poco da fare =) E la mia vita si è trasformata perché ho conosciuto davvero Gesù e soprattutto mi sono innamorata di Lui.

    È bello leggere una testimonianza del genere da una ragazza che scrive come te. E dico "scrive" perché per me scrivere implica anche molto altro.
     
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    Ahahaha dire che anche io sono stimolata da certe discussioni sarebbe ilare dopo il papello che ho scritto e con cui ti ho investito poco più sopra xD beh, ovviamente lo so da abbiamo punti di vista diversi e apparentemente inconciliabili e non pretendo che nessuno cambi il proprio modo di pensare se non lo ritiene giusto, proprio perché nemmeno a me farebbe piacere che uno discuta per imporre le sue idee =)
    Io capisco tutto ciò che hai scritto però rimane sempre qualcosa a cui non posso più credere: è strano come tu, pur "riconoscendo" che esiste qualcosa di più, che va oltre noi, è che è perfetto perché è il vero motore del mondo, decidi volontariamente di affidarti alle mani - che riconosci imperfette - dell'uomo, per un ideale che tu stesso definisci utopistico =) e quindi, proiettato nel futuro, al meglio, e sai irrealizzabile nel presente, forse irrealizzabile e basta.
    l'unica cosa per cui mi sento di "ribattere" è la tua auto-definizione di "cattolico" dopo che, per tua ammissione, rifiuti il concetto di trinità...
    Io ritengo che tu ti definisca tale solo per abitudine, e in questo non voglio offenderti, solo farti notare la contraddizione della cosa: "essere" qualcosa implica "aderire" o quantomeno "rispondere a determinate caratteristiche"... non puoi dire di appartenere ad una categoria di persone se le tue caratteristiche (in questo caso del tuo credo religioso) non si accomunano alla definizione che plasma quella parola.
    Sarebbe come volersi definire neri senza avere la pelle nera, americani senza averne la nazionalità, dire di essere ragù, senza avere la "carne"... insomma, quando apparteniamo ad una categoria, sono gli altri, la comunità, a riconoscerci appartenenti a quella categoria, sulla base di queste caratteristiche che "riempi" e che se ti mancano, ti escludono per forza di cose, diciamo... e senza male in questo, solo come dato di fatto =)
    Non si può definire "cattolico" una persona che, come minimo, non crede in ciò che dice la professione di fede cattolica: Trinità, padre-figlio-Spirito Santo, Chiesa cattolica, la comunione dei santi, remissione dei peccati, resurrezione della carne, vita eterna.
    Molte persone, allo stesso modo, si dicono credenti per abitudine ma poi "scartano" quello in cui si crede: la Trinità sì, la Chiesa, che è umana e cattiva,no. il principio è lo stesso =)
    Si è vittime, in questo modo, solo di un'abitudine sociale: io mi definisco così perché voglio definirmi, ma manca la sostanza.
    Quindi direi che tu credi, nella tua personale religione, nelle tue personali idee, che io NON giudico, ma non posso definirti cattolico. Questo discorso va oltre la fede, che pure c'entra perché essere comunità ha la sua importanza e i suoi motivi canonici, ma è logico anche se preso solo da un punto di vista umano, una questione di logistica, anche solo linguistica o "scientifica" che vogliamo =)
    Comunque, al di là di tutto, è sempre bello confrontarsi con gli altri, in particolare con te, che hai pensieri profondi xD ti auguro di trovare la felicità, in qualunque cosa consista e anche di trovare le risposte di cui hai tanta sete eheh
     
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    Hai ragione, definirmi "cattolico" è piuttosto scorretto, avrei dovuto esprimermi meglio: cristiano, non cattolico. Credo in un Dio, che non può essere diverso da quello cristiano o quello musulmano o qualunque altro, insomma quell'entità superiore inesprimibile di cui tutti percepiamo la presenza. Io non credo che la vita finisca con la nostra morte, anche per questo credo in un Dio; non importa quale sia, perché non ci saranno differenze di religione dopo, di questo sono certo, perché non esiste una religione giusta e altre meno giuste, di questo sono altrettanto certo. Ci siamo solo noi e le nostre azioni, se mai siano le nostre azioni a determinare il nostro avvenire (e ne dubito fortemente).
    Perchè allora mi dico cristiano, pur non credendo nei dogmi cristiani? Sembra contraddittorio, lo ammetto, tanto è vero che ci sono stati anni in cui non avrei mai osato definirmi tale. Ma crescendo ho preso coscienza di me e della storia, perché il cristianesimo non è solo la religione, ma è parte di quello che siamo, della nostra storia e della nostra vita. Proprio qualche giorno fa ho letto un saggio di B. Croce, che nella prima metà del novecento attaccava spesso aspramente la Chiesa, affermando che se prima il Cristianesimo aveva aiutato il pensiero moderno a liberarsi dal mito, vi era poi ricaduto nella formulazione di dogmi che reputa eterni ma che eterni non possono mai essere. E tuttavia nel '42 scrive un saggio dal titolo "Perchè non possiamo non dirci cristiani" in cui afferma che la rivoluzione cristiana ha investito le radici della società in cui viviamo e (immagina) di quella in cui vivremo. Ciò che lui descrive è una rivoluzione in primis morale, che mise in contatto l'uomo e Dio, "nel centro dell'anima umana, nella coscienza morale". Afferma, tra l'altro, che "continuatori effettivi dell'opera religiosa del cristianesimo sono da tenere quelli che, partendo dai suoi concetti e integrandoli con la critica e con l'ulteriore indagine, produssero sostanziali avanzamenti nel pensiero e nella vita" "E [la Chiesa] doveva e deve respingere con orrore, come blasfema, il nome che a quelli spetta di cristiani [...] ma noi dobbiamo confermare l'uso di quel nome che la storia ci dimostra legittimo e necessario".
    E soprattutto: "L'etica e la religione antiche furono superate e risolute nell'idea cristiana della coscienza e della ispirazione morale, e nella nuova idea del Dio nel quale siamo, viviamo e ci muoviamo [...] e perciò noi nella vita morale e nel pensiero, ci sentiamo direttamente figli del cristianesimo".
    Io sono nato in una famiglia profondamente cristiana, in uno stato profondamente cristiano, ogni cosa attorno ha in sé qualcosa del cristianesimo. Non posso né voglio rinnegare la mia storia, non posso ignorare quella morale dell'amore incondizionato che trovo tanto affascinante quanto irrealizzabile (in forma perfetta), non posso far finta che gli insegnamenti con cui sono diventato un uomo on siano mai esistiti. E d'altro canto sono perfettamente consapevole che nella società odierna una morale come quella cristiana è salvifica, perchè, oltre a dare speranza a chi ha bisogno di una fede più o meno semplice, permette anche di diffondere il dovere d'amore verso il prossimo, di cui una civiltà laica mancherebbe sempre (tranne che in quell'utopia che mi piace immaginare, ma che so è irrealizzabile). Per questo mi dico, e con fierezza dopotutto, cristiano.

    Grazie per la bella discussione, le occasioni per riflettere e mettersi in gioco sono sempre le benvenute! E grazie per l'augurio :) a te auguro soltanto che la tua fede rimanga sempre salda e forte come adesso.
     
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    Così ha molto più senso e capisco benissimo ciò che vuoi dire =) Anche io amo il cristianesimo, proprio come hai detto tu, perché, a dispetto dei dogmi, il centro fondamentale è un'idea di amore che, come hai ben detto, e hanno notato tutti, capovolge gli ideali del mondo e lo sconvolgono XD È una fede che, se seguita con impegno e sollecitudine, con la voglia di approfondire e migliorare, è in grado di cambiare i cuori delle persone perché ci spinge ad essere altro e migliore da ciò che eravamo in partenza.
    È una fede del cuore perché guarda agli individui ma li lega anche assieme, cosicché nessuno può vivere slegato dall'altro e tutti abbiamo una responsabilità verso noi stessi e gli altri! Ma il centro, quello che mantiene sempre la rotta, è il principio del non-giudizio e dell'amore che presuppone sempre un sacrificio: dunque forse la motivazione è questa, semplice e chiara... il motivo del sacrificio è l'amore che abbiamo ( e dobbiamo avere ) per gli altri =)
     
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