Il Cafè di Elisabethtown

romanzo.

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  1. félicie
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    Il Cafè di Elisabethtown
    Un racconto di J. Moore


    CartinaRonco-Laghi_zpse1ba89d8


    Autore: Sara (félicie), ma che dico? Io sono solo un umile mezzo. È Joe Moore che scrive!
    Genere: Stabilire un genere ad Eli è piuttosto difficile, poiché è un romanzo che abbraccia svariati temi. In generale direi: drammatico, introspettivo, angst, romantico (sì, con i miei limiti, ovviamente!), teoricamente in alcuni punti comico, ma dato che è ancora in fase di produzione non saprei confermarlo.
    Rating: io dico verde, anche se ogni tanto c'è qualche parolaccia. Poi vedremo, magari esce qualcosa di giallo! O di rosso! Chi lo sa?
    Tipologia: infinita storia a capitoli.
    Breve descrizione: Joe Moore è un ragazzo di diciotto anni, nato a Londra in una famiglia italo-inglese. Dopo la rottura con il fidanzato, sua madre Emma decide di trasferirsi in Italia, in un paesino di nome Roncobello, ai confini delle montagne della bergamasca (E QUI VEDRETE IL MIO PATRIOTTISMO BUAHAHAHAHHA). Il suo progetto è quello di aprire un Cafè (tavola calda), ma così facendo sradica Joe dalla sua movimentata vita londinese, per portarlo in un paesino sperduto tra le montagne...
    Note: Questo non è un racconto nuovo, Beablu potrà confermarvelo. Santa donna, me lo legge dalla prima versione, ovvero quella del 2009! Ho cominciato Eli (ecco, da notare che ha un soprannome ahah) durante le vacanze tra la prima e la seconda superiore. Ero una bambina idiota e la mia intenzione era quella di scrivere un romanzo su un gruppo di ragazzi che, facendo amicizia, avrebbero formato una band musicale. AHAH che scema che ero :') Il titolo era Elizabethtown's Cafè, era scritta in prima persona (ora solo la prefazione è in prima persona) ed era ambientata in Australia. Ah, la mia piccola Eli! L'ho scritta per anni, correggendola e ricorreggendola all'infinito, perché, a mano a mano che crescevo, trovavo sempre più errori (sia nello stile sia nella trama). Anche se non so se di errori si può parlare: ero io che crescevo, io che cambiavo e diventavo più matura.
    Ho cominciato a pensare di ambientarla da un'altra parte, di cambiare la storia (italianizzando i personaggi, ma mantenendoli). I luoghi sono quelli della bergamasca (:miniheart:) e sono veramente bellissimi (click, click, click, click, ok la smetto... mi sento un'attira-turisti ahaha). Ed ora eccomi qui, cinque anni, 60 pagine, 9 capitoli e 42908 caratteri dopo, a riscrivere la storia che ha accompagnato tutta la mia adolescenza, con il mio Joe, con il quale sono cresciuta.

    AVVERTENZE: La storia potrebbe cambiare in qualsiasi momento, l'uscita dei capitoli non sarà regolare, anzi, sarò peggio della Rita con Violet, continuerò a ricorreggere i vecchi capitoli, ad eliminare parti e ad aggiungerne altre! Per ulteriori informazioni siete pregati di rivolgervi a Beablu, la più esperta in questo campo!




    “Colonizziamo noi stessi, lavoriamo e muoviamoci
    con i piedi ben giù, nel fango e nella mota delle opinioni,
    dei pregiudizi, delle tradizioni, degli inganni e delle apparenze […],
    finché non arriveremo a un fondo solido e alla viva roccia,
    che potremo chiamare realtà.”

    H. D. Thoreau, da Walden, ovvero vita nei boschi.





    Prefazione

    Una parte di me si è sempre sentita italiana; e non tanto per la mozzarella o la pizza, o per la cura dell’igiene intima (oddio, anche per questo!), piuttosto per quella creatività ed entusiasmo caratteristici dell’italiano tipo, quell’apertura, la giovialità, l’accoglienza ed il calore che ho sempre trovato solo nella gente della nostra penisola. Passare lì le vacanze era come tornare a casa dopo un lungo viaggio, ed anche se la mia vita era a Londra, anche se in Inghilterra ci ero nato e cresciuto, c’era nel mio animo questo senso di appartenenza all’Italia che non potevo né spiegare con chiarezza né tanto meno sopprimere.
    La mia famiglia era per metà italiana, da parte di mia nonna Amaranta Moore (nata Vespucci) e per metà inglese, da parte di nonno Parcifal Moore. Sia mia madre Emma sia sua sorella Rose nacquero a Londra ed erano perfettamente bilingue, così come me. Non c’è un granché da dire sulla storia di famiglia, semplicemente un giorno il nonno e la nonna si incontrarono in una bella città di nome Bergamo, luogo d’origine di Amaranta, si innamorarono e si sposarono. Nacque zia Rose e, dieci anni dopo, Emma. Trascorsero i primi diciotto anni di matrimonio in Italia (durante le vacanze andavano in Inghilterra; fu proprio nella prima estate dopo essersi sposati che nacque zia Rose) e poi si trasferirono a Londra, dove il nonno aprì una fabbrica di caramelle. Emma frequentò le scuole inglesi, zia Rose il college e poi… poi venni io.
    Io, il figlio nato fuori dal matrimonio, l’incidente di percorso, l’errore più grande che una coppia di sedici anni ha il terrore di commettere… ebbene, mia madre ed il suo ragazzo quest’errore lo commisero, solo che Emma ebbe il coraggio di prendersi le sue responsabilità, mentre il suo fidanzatino scappò a gambe levate. Anche qui, non c’è molto da aggiungere. Le cose sono andate così ed al passato non si può porre rimedio: come dice zia Rose, ciò che è fatto è fatto, è inutile piangerci sopra. Emma prese la sua scelta ed io venni al mondo.
    Era vero che non avevo un padre, però avevo ben quattro genitori: i nonni, mia madre e zia Rose. Quest’ultima fu la persona che più di tutti ebbe influenza sulla mia crescita psicologica. Al contrario di mia madre, Rose era un’adulta, severa, responsabile, intransigente, estremamente colta ed intelligente, brillante. Quando poi i nonni tornarono in Italia, lei divenne a tutti gli effetti la mia figura di riferimento, molto più che Emma. Non ce l’ho con mia madre, so com’è fatta e le voglio bene per come è. Quando nacqui lei era ancora una bambina e non me la sono mai sentita di colpevolizzarla per questo; e poi, alla fin fine, io sono cresciuto bene lo stesso.
    Come dicevo, zia Rose era una donna molto colta. Aveva frequentato le scuole in Italia, che si sa, sono avanti anni luce rispetto a quelle inglesi. Studiò al liceo classico Paolo Sarpi di Bergamo, il migliore ai tempi. Aveva poi proseguito gli studi in Inghilterra, al college, dove si laureò in marketing. Per tutta la mia infanzia continuò a farmi leggere libri ed a ripetermi che “niente è più importante della conoscenza”. Alla fine, a forza di farmi una testa così, riuscì a trasmettermi la passione e da allora divenne, se possibile, ancora più dura. Poiché le scuole, come ho già detto, in Inghilterra fanno schifo, soprattutto le high schools, si pose come obiettivo di trasmettermi la sua istruzione, facendomi da insegnante e dandomi i suoi vecchi libri del liceo. Imparai così il latino, il greco, la storia dell’arte, la filosofia, la letteratura classica, italiana ed anche quella inglese. Non fu facile, soprattutto perché non era una scelta libera, però dopo un po’ di tempo, cominciai ad apprezzare la zia e le sue lezioni. La parte che preferivo erano i nostri dibattiti di fine capitolo o sui libri che mi dava da leggere. Mi piaceva discutere con lei, perché riuscivamo sempre a ricavarne una morale ed attualizzarla ai giorni nostri. La maggior parte del tempo, comunque, come un qualsiasi normale adolescente, avrei voluto lanciare i suoi stramaledetti libri giù dal balcone e non saperne più nulla del suo Tito Livio o Anassimandro —una volta lo feci, ma poi ricevetti uno di quei castighi colossali che mi fecero passare la voglia di ribellarmi.
    Nonostante ciò, ero un bambino normalissimo, assolutamente non un prodigio né più intelligente degli altri, con una sana vita sociale. Il mio migliore amico di sempre, Chris, era il mio inseparabile compagno di bravate dal lontano 1995, quando, all’età di due anni, i nostri genitori ci fecero conoscere. Eravamo vicini di casa ed il papà di Chris aveva lavorato svariate volte con zia Rose: facemmo le scuole insieme, dall’asilo all’high school, sempre a combinare guai, eravamo come fratelli… Chris passava le vacanze da noi in Italia e, sebbene avesse un accento tremendo, alla fine anche lui aveva imparato l’italiano. Era un appassionato di psicologia e si faceva prestare tutti i libri a riguardo da zia Rose, che non poteva che essere contenta di avere un quasi secondo allievo.
    Poi, un giorno, quando io avevo sedici anni, Rose si traferì in America, per ampliare il mercato dell’azienda di famiglia. Se avevo sperato di liberarmi per sempre delle lezioni supplementari? Ovviamente, ma invano! L’assenza della zia si sentiva a malapena, perché passava ogni momento libero (che grazie al cielo non erano moltissimi!) su Skype, con il sottoscritto. Due anni di mail con assegnati i compiti, temi da scrivere su Word, interrogazioni al telefono… un incubo. Eppure, la mia vita da adolescente scorreva liscia come l’olio. L’assenza di Rose aveva portato moltissimi benefici, primo tra tutti una libertà praticamente totale. Emma non era di certo la tipa da impedirmi di uscire e sì, lo ammetto, ne approfittai, come avrebbe fatto un qualsiasi ragazzo della mia età. Londra, poi, non era di certo una città noiosa! Al contrario, era molto aperta, instancabile, multiculturale… caratteristiche che ho sempre amato e che porterò sempre con me. È vero che da una parte mi sento italiano, ma dall’altra sono cento per cento inglese. Alcuni esempi? Il contegno, la sobrietà, saper mantenere le distanze (adoravo il calore dell’Italia, ma io personalmente espansivo non lo ero mai stato)… Insomma, la mia vita procedeva, tutto sommato, piuttosto bene ed ero soddisfatto di ciò che avevo. Avevo raggiunto una certa stabilità, una sorta di equilibrio. Ero sereno. E di certo non mi sarei mai aspettato che tutto ciò che avevo costruito con fatica si sgretolasse davanti ai miei occhi senza che potessi fare nulla per impedirlo. Eppure fu proprio quello che successe un bel giorno di metà Maggio, mentre fuori, il caldo ed il bel tempo si facevano beffe di me. Il giorno in cui persi tutto. Il giorno in cui dovetti dire addio a tutto ciò per cui avevo lavorato…
    Il mio nome è Joe Moore e qui inizia la mia storia.

     
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24 replies since 11/5/2014, 15:44   483 views
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