Seven Deadly Sins

Storia a capitoli conclusa || arancione || giallo/thriller

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    Seven Deadly Sins



    _autore: H a y l s`
    _genere: giallo / thriller
    _rating: arancione
    _tipologia: storia a capitoli
    _breve descrizione: I loro occhi si allargarono, stupiti. Pensava avrebbero combattuto, si sarebbero ribellate, avrebbero insistito per farla desistere.
    Ma come cagnolini annuirono di nuovo acconsentendo immediatamente a quel gioco perverso.
    Non aveva mai capito quanto disperate fossero prima di quella notte.

    _note: L'ho iniziata a scrivere ieri anche se mi girava in testa da qualche giorno, non sono riuscita a resistere. Premetto che non so quando aggiornerò perchè voglio comunque dare la precedenza all'altra mia storia u.u
    Altra premessa: sarà una storia breve che non dovrebbe superare i 14 capitoli ^^


    Prologo

    Inspirò l'ultimo tiro di sigaretta prima di gettarla con noncuranza a terra, probabilmente avrebbe dovuto spegnerla ma si voltò semplicemente verso le altre ragazze pronta ad interrompere i loro stupidi, quanto ripetitivi, discorsi.
    L'unica fonte di luce in quel luogo abbandonato era rappresentata dal fuoco acceso dentro ad un bidone, di quelli cilindrici, e tutte le altre ragazze vi si erano radunate attorno come avrebbero fatto con un falò.
    Pride fece schiocchiare distrattamente la lingua avvicinandosi a passi lenti al vociare convulso di quelle che avrebbe dovuto considerare le sue amiche.
    Ma in fondo era solo per convenienza che si frequentavano, erano persone profondamente sole e che nella solitudine si erano trovate e rifugiate.
    Pride lo sapeva bene che anche se condividevano i loro pensieri ed i loro problemi in verità a nessuna di loro gliene fregava niente dell'altra.
    -Mi avete stufata con le vostre stupide lamentele, non gliene frega niente a nessuno della vostra insulsa vita.-
    Si spostò una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio sinistro spostando lo sguardo su ognuna di loro, lentamente.
    -Non fare la stronza Pride.-
    Ricacciò indietro un sorriso sarcastico e sospirando si avvicinò al fuoco fino a sentire il suo calore sul viso.
    -Io non faccio la stronza, Envy. Io lo sono e basta, e lo sapete.-
    Le vide annuire lentamente mentre lei, che aveva osato parlarle, si mordeva le labbra probabilmente persa in qualche considerazione sul bel corpo che non poteva avere.
    -Cresci e fatti una vita, è inutile che stai qui a lamentarti di quanto sia fantastica la vita di tua sorella Annette, di come sia bella Kirsten mentre tu non lo sei. Smettila di sognare quello che non puoi avere, è solo tempo perso.-
    Alzò finalmente gli occhi su di lei, velenosa come un serpente.
    Con piacere vide Envy raggomitolarsi dentro la felpa nera ed abbassare lo sguardo, sicuramente mordendosi la lingua per non risponderle.
    Spostando gli occhi sulle altre le vide sorridere, quasi si sentissero superiori.
    Il suo sguardo si fece più intenso e duro, posandosi su Lust.
    -Hai poco da sorridere tu. Sei solo una prostituta, lo sanno anche i tuoi questo. Hai avuto già un aborto a 14 anni ed ora che ne hai 16 sei incinta di nuovo e non sai neanche di chi. Ti piace scopare, l'abbiamo capito. Sai che il massimo che la vita può offrirti e la carriera da porno star?-
    Le sopracciglia brune della ragazza si aggrottarono mentre spostava lo sguardo sul niente.
    Pride non era veramente stronza, lei diceva la verità e loro lo sapevano.
    Lust sapeva di essere una puttana, lo sapeva... semplicemente credeva non fosse qualcosa di cui vergognarsi, in fondo faceva solo quello che le piaceva fare.
    -Lo stesso vale per te, Greed. Cosa diavolo credi che ci farai con i soldi che stai raccimolando da anni? Non ti serviranno di certo dentro la tomba. Sarebbe ora iniziassi a comprarti vestiti decenti invece di andare in giro come una barbona.-
    Si spostò dalla sua posizione per mettersi al centro della stanza, il più visibile possibile.
    -Tu che invece non fai altro che ingozzarti non credi di aver bisogno di uno psicologo? Gluttony sei malata, malata per davvero. Non lo vedi quanto sei diventata grassa? Solo due anni fa avevi almeno 15 chili di meno. E' inutile che campi scuse: mia madre non c'è, mi sento sola, bla bla bla bla. Ti piace ingozzarti, ti piace il cibo eh? Sai cosa? Se continui così in un paio d'anni un'infarto ti avrà portata via.-
    Quella sera non si sentiva in vena di trattenere i suoi pensieri e le altre erano semplicemente troppo deboli per opporsi.
    -Abbiamo capito il concetto Pride ora stà zitta.-
    Sorrise sarcastica allo sguardo colmo d'odio di Wrath, tipico di lei.
    -Ti piace eh? Immischiarti nelle discussioni, fare a botte, sfogare la tua rabbia senza senso! Sai che c'è, se nessuna di noi ha un futuro quella che ne ha meno sei tu! Finirai con l'ammazzare qualcuno un giorno e marcirai in una schifosa galera fino a quando non ti daranno la pena di morte.-
    Si spostò lentamente ancora una volta fino a sedersi accanto a Sloth che aveva a stento alzato lo sguardo su di lei, durante il discorso.
    -E tu... tu sei praticamente già morta. Probabilmente se potessi evitare di respirare per vivere lo faresti.-
    Spostò gli occhi su Wrath che si era spostata velocemente fino a raggiungerla, i suoi occhi nocciola si erano trasformati in delle palle fumanti di rancore.
    -E tu? Tu che futuro avresti?-
    -Nessuno, esattamente come voi. So già che morirò sola, nessuno è in grado di capirmi, nessuno lo farà mai. Probabilmente il mondo non mi merita.-
    Inclinò la testa di lato socchiudendo gli occhi.
    -Anzi, siamo noi che non ce lo meritiamo il mondo.-
    Con enorme piacere notò le loro insulse testoline annuire flebilmente a quell'affermazione.
    Il progetto che aveva in mente da settimane sembrò potersi realizzare quella sera, finalmente.
    Si sporse verso Envy e le prese il cappello nero dalla testa, silenziosamente si allontanò fino a raggiungere lo zaino dal quale estrasse un foglio di carta che strappò fino a formare sette piccoli pezzi.
    -Scrivete i vostri nomi su uno di questi pezzetti di carta.-
    Senza neanche chiedere cosa avesse in mente quei piccoli automi scrissero i loro nomi meccanicamente, firmando la loro sentenza di morte.
    -A partire da questa sera ci incontreremo una volta alla settimana ed ogni volta estrarremo un nome dal cappello. La persona a cui apparterrà il nome sul foglio metterà fine alla propria vita, qui, esattamente dove siamo questa notte, davanti a tutte noi.-
    I loro occhi si allargarono, stupiti. Pensava avrebbero combattuto, si sarebbero ribellate, avrebbero insistito per farla desistere.
    Ma come cagnolini annuirono di nuovo acconsentendo immediatamente a quel gioco perverso.
    Non aveva mai capito quanto disperate fossero prima di quella notte.
    Con la mano cinerea e sottile mischiò i foglietti chiusi ermeticamente e senza guardare ne prese uno stringendolo fra le dita.
    Lo srotolò lentamente avvertendo la febbrile tensione delle altre.
    Quel nome si stampò nella sua memoria, nei suoi occhi e, quando lo voltò, decretò per la prima volta la fine di un altro essere umano.


    1. Lust
    2. Because the night belongs to Lust
    3. Gluttony
    4. The world will eat us alive!
    5. Greed
    6. Give me all the things I need that money can't buy
    7. Sloth
    8. I'm tired of feeling so numb
    9. Wrath
    10. Run away, I'll attack
    11. Envy
    12. Hate's gonna hit on you
    13. Pride
    14. Devouring what was left of my Pride
    Epilogo

    Edited by silent•ƒieber - 12/12/2012, 23:45
     
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    Errrore di battitura:
    CITAZIONE
    Si spostò lentamentem ancora una voltam fino a sedersi accanto a Sloth che aveva a stento alzato lo sguardo su di lei, durante il discorso.

    Mi paic emolto questa storia sui sette peccati capitali!!! Non vedo l'ora di leggere come la continuerai. Brava Bea!!^^
     
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    Grazie ** Ops, correggo subito XD
     
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  4. sylvain.
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    questa si rivela essere una grande storia! complimenti bea *_*
     
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    Grazie tesoro *______*
     
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  6. lee‚
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    CITAZIONE
    Ma infondo era solo per convenienza

    Dai, che prima o poi questo "in fondo" ti entrerà in testa! xD
    CITAZIONE
    infondo faceva solo quello che le piaceva fare.

    yeah! xD

    Dunque, letto il prologo, è per questo che domandavi de "le vergini suicide"? .__.
    Comunque, come storia mi piace, è ben scritta, anche se non è proprio il mio genere...>_<
    Bella l'idea comunque di chiamare le ragazze come i sette peccati capitali...^^
    Vediamo come continua!
    Complimenti Bea :happy:
     
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    D'oh çOç Non ce la posso fare Lau XD
    La domanda sulle vergini suicide era per il genere X°D Non sapevo quale cavolo mettere °°" XD
    Grazie ^W^
     
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    lust
    1. Lust


    Posò gli occhi sulle ballerine rosa acceso e si costrinse a fissarle senza battere le ciglia fino a sentir bruciare gli occhi, come a contatto col fuoco.
    Sapeva che se avesse osato battere le palpebre una lacrima sarebbe scesa sfuggendo al suo controllo, cadendo irrimediabilmente a terra.
    Non voleva che qualcuno la vedesse piangere, soprattutto non sua madre.
    Lei era una bambina forte, sì, forte. Doveva esserlo anche per la sua mamma.
    Quando sentì il bruciore sparire rialzò gli occhi e fissò la porta.
    Restò per ore seduta sulle scale di casa a scrutarla con attenzione sperando di vederla aprirsi, di vedere lui entrare, col suo enorme sorriso.
    Non importava quante volte la mamma le avesse spiegato che non sarebbe tornato, lei non smetteva di sperare.
    Era stato un fulmine a ciel sereno la sua scomparsa, la sua assenza.
    Se ne era andato, semplicemente.
    Le aveva abbandonate.
    Non una chiamata, non un bigliettino.
    Un silenzio opprimente ed inspiegabile.
    Era convinta di aver fatto qualcosa di sbagliato, avrebbe voluto scovarlo per chiedergli scusa, per promettergli che sarebbe stata una brava bambina, che avrebbe obbedito... avrebbe semplicemente voluto pregarlo di tornare a casa.
    Le mancava, da morire, e mancava anche alla mamma.
    La vedeva piangere in un angolo e nascondersi al suo sguardo.
    Non sapeva dire se era vergogna o senso di protezione, forse entrambi.
    Lei semplicemente lasciava la stanza e si metteva a fissare la porta, o qualcos'altro, per non piangere a sua volta.
    Si stupiva di quanto gli adulti la ritenessero senza risorse e completamente sprovveduta.
    Era una bambina di otto anni, non era mica scema. Capiva, fin troppo bene, sentiva con intensità e soffriva. Non ci sarebbe mai stato niente che loro potessero dire o fare per farla stare bene, voleva semplicemente il suo papà.
    -Nicole! Nicole? NICOLE?!- alzò gli occhi da terra e incontrò quelli della madre.
    -Cosa diavolo fai seduta sulle scale?-
    Le sembrò improvvisamente di tornare indietro nel tempo, a quei primi giorni di distacco dal padre.
    Sorrise amaramente e poi scrollando le spalle rispose semplicemente: -Pensavo-.
    Si alzò lentamente scendendo gli ultimi scalini prima di uscire di casa.
    Erano passati otto anni da "quella cosa" di cui non si parlava assolutamente in casa.
    Eppure ancora fissava spesso quella porta, ancora le bruciavano gli occhi.
    Aveva ricevuto una cartolina, una volta, per Natale. Mai nulla di più.
    Lo aveva persino visto un giorno, lei lo aveva riconosciuto ma lui no.
    Aveva così scoperto che si era fatto una nuova famiglia, aveva una nuova bambina con cui giocare, un piccolo bambino ed uno in arrivo.
    Era così che il suo cuore si era rotto definitivamente.
    Aveva solo quattordici anni quando lo venne a sapere e quel giorno si era seduta ancora sugli scalini, fissando la porta.
    Non lo aveva raccontato a sua madre... a dire il vero non lo aveva raccontato a nessuno.
    Ma era stato quel giorno che tutto aveva avuto inizio.
    Il bisogno compulsivo di sentirsi amata, di stare bene con se stessa e di sentirsi in comune con qualcuno.
    Aveva perso la verginità una settimana dopo senza neanche sapere cosa veramente volesse dire, senza neanche proteggersi, completamente inconsapevole.
    Era rimasta incinta, ma non aveva detto niente a sua madre. Se ne era occupata, illegalmente.
    Tutto questo non l'aveva assolutamente fermata.
    Sapeva di avere una brutta reputazione, sapeva come si posavano gli occhi delle ragazze su di lei e come la guardassero invece i ragazzi, ma non le importava.
    Le piaceva, le piaceva da matti ma non il sesso in sè, le piaceva sentirsi amata, fusa con qualcuno.
    Starsene fra le braccia di qualcuno anche solo per un'ora la sollevava, la faceva respirare, le ridava un pezzetto di infanzia rubata.
    E non le importava che la considerassero una puttana, in fondo lo era... ma non per gli uomini. Lei lo era per l'amore di per sè.
    La riempiva e proprio per questo non poteva smettere. La sua assenza la faceva sentire morta, svuotata, un guscio fragile e spento.
    Sospirò sollevando gli occhi al cielo che aveva assunto un colore rossastro tipico del tramonto e si incamminò verso il molo, verso la loro catapecchia, il loro posto.
    Sorrise amaramente per la seconda volta in breve tempo, ancora non si spiegava come si fossero trovate, come fosse nata quella sorta di amicizia, ancora si chiedeva se fosse la sola a provare un pò di affetto per le altre.
    In fondo lo sapeva, loro non si appartenevano, erano diverse ma uguali, un giorno si sarebbero perse e di loro sarebbe rimasto ben poco.
    Le venne da ridere sentendo già nelle orecchie la voce di Pride che imprecava; era stata lei a "costruirle", a riunirle, a legarle... e a dare a tutte loro un soprannome.
    Era convinta che le avesse scelte apposta, per dargli quei soprannomi, persino il loro numero le sembrava estremamente calcolato...Così Pride aveva scelto di incollarle sulla pelle quel soprannome, Lust, Lussuria.
    Le si addiceva, e dopotutto le piaceva.
    Peccato solo che Pride non sapesse quanto in realtà Nicole cercasse nel sesso solo l'ombra di un padre assente.
    Peccato nessuno sapesse cosa sentisse veramente dentro. Peccato nessuno conoscesse Nicole, ma solo Lust.
    Peccato che una bambina dolce ed intelligente fosse diventata irrimediabilmente una poco di buono agli occhi di tutti.
    Peccato, perchè nessuno l'avrebbe mai saputo.


    DA EFP XD
    _nota dell'autrice:
    L'ho scritto prima di quanto mi aspettassi io stessa :3
    Spero vi sia piaciuto, volevo darvi un'immagine un pò più profonda della prima ragazza che incontriamo, dopotutto suppongo si fosse capito che dietro ognuna di loro c'è una grande storia, un qualcosa che le ha spinte ad essere quello che sono, come tutte noi.
    Vorrei far capire con questo capitolo che una cattiva ragazza, come Nicole, può anche in realtà essere qualcosa di molto diverso e di profondo.
    E' una storia particolare questa che sto scrivendo, perchè ci sono due lati molto contrastanti e mi farebbe piacere che voi riusciste a capirli a pieno.
    Le apparenze ingannano e spero possiate man mano apprezzare tutte queste ragazze, ognuna in modo differente.
    Mi rendo conto che mi sto dilungando xD
    Ovviamente non voglio giustificare nessuno dei comportamenti di queste sette ragazze che sono ovviamente sbagliati :3
    Precisazione: ovviamente questo capitolo è "nel passato" rispetto al precedente (o meglio: deve semplicemente ancora avvenire l'incontro con le altre). Voglio dire che ancora non c'è stata l'estrazione del cappello che avverrà nel prossimo, come conseguenza a questo...


    Edited by silent•ƒieber - 27/12/2012, 15:51
     
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  9. lee‚
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    CITAZIONE
    Quando sentì il bruciore sparire rialzò gli occhi e fissò la porta.
    Restò per ore seduta sulle scale di casa a fissarla con attenzione

    ripetizione. Metterei, nel secondo: "scrutarla".
    CITAZIONE
    Infondo lo sapeva, loro non si appartenevano, erano diverse ma

    NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!! ç___ç *rotola via* x°DD

    Detto questo, ho letto il capitolo e...
    Questa parte mi è piaciuta davvero tantissimo!!
    CITAZIONE
    E non le importava che la considerassero una puttana, in fondo lo era... ma non per gli uomini. Lei lo era per l'amore di per sè.
    La riempiva e proprio per questo non poteva smettere.

    E' davvero molto bella! *çççç*

    Comunque, il personaggio di Lust (Nicole) mi piace davvero moltissimo, in realtà amo questi caratteri così, in un certo senso sono più "veri" perchè segnati da un qualcosa che la vita ha loro negato...
    Insomma, davvero una bella lettura! E non vedo l'ora di leggere anche gli altri capitoli...u.ù
    Ah già, anche l'ultima frase è stato uno spettacolo! :heartpink:
    Complimenti. *w*
     
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    Grazie *_*
    NUO! MA COME! ç.ç Ce n'è un altro che invece ho corretto da sola ** SIGH, sono una capra ù,ù Poi correggo u,u
     
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  11.     +1   -1
     
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    Bellissimo questo capitolo!!

    CITAZIONE (lee‚ @ 14/10/2011, 00:23) 
    Comunque, il personaggio di Lust (Nicole) mi piace davvero moltissimo, in realtà amo questi caratteri così, in un certo senso sono più "veri" perchè segnati da un qualcosa che la vita ha loro negato...
    Insomma, davvero una bella lettura! E non vedo l'ora di leggere anche gli altri capitoli...u.ù

    Sono pienamente d'accordo con Lau!!

    Non vedo l'ora di leggere il seguito!! Complimenti!!
     
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  12. lee‚
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    Ahahahah! Vedi Bea, almeno uno lo hai corretto tu! xD
    Prima o poi ti entrerà completamente in testa! YEAH! *w*

    ps: quando fai gli aggiornamenti su face, se vuoi tagga anche me, così almeno vedo subito che hai aggiunto un capitolo e corro a leggere :heartpink:
     
    .
  13. UntilTheWorldEnds
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    Questa storia è veramente interessante, la trama è particolare, molto noir, e non vedo l'ora di sapere come andrà avanti *ç*
    Anche lo stile è coinvolgente e la lettura è fluida, mai pesante :3

    Ben fatto!<3
     
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    Grazie mille a tutte ragazze *__________*
    @Lau: ok ** scasserò anche te :D
     
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    lust
    2. Because the night belong to Lust




    Non sapeva perchè avesse annuito, perchè si fosse piegata a quel gioco malsano che si sarebbe portato via le loro fragili vite.
    Non voleva veramente morire come non le importava di restare in vita.
    Sapeva di essersi arresa da molto tempo al corso degli eventi.
    Probabilmente, semplicemente, le mancava la forza di combattere ancora.
    Non si sentiva una persona debole, affatto.
    Credeva di essere stata molto più forte di tanti altri. Solo che non aveva più voglia di farlo.
    Aveva annuito quindi e con calligrafia precisa aveva scritto il nome sul suo foglietto, Lust.
    Silenziosamente lo aveva ripiegato e dentro di sè aveva sperato di dover essere la prima.
    Le doleva ammetterlo ma non avrebbe voluto vedere le altre morire sotto i suoi occhi impotenti, non voleva vivere con quelle immagini impresse nella memoria per giorni, forse settimane.
    Quando Pride srotolò il foglietto lei chiuse gli occhi, quasi avesse paura di leggere il nome di una di loro.
    Percepì un sospiro accanto a sè e non seppe dire se di gioia o dispiacere.
    Si sorprese nel constatare che non aveva idea del perchè le altre avessero annuito. Non sapeva che qualcuna di loro desiderasse farla finita, eppure erano tutte lì, ad aspettare, lenta ed inesorabile, la morte.
    Come un flash le venne in mente suo padre e capì finalmente perchè aveva veramente accettato.
    Aveva spesso provato ad attirare l'attenzione facendo stupidaggini, ma nulla aveva funzionato.
    Si costrinse ad ammettere che quella era la sua unica ed ultima spiaggia.
    Era curiosa di sapere se almeno al suo funerale si sarebbe presentato.
    In un certo senso sperava di vederlo piangere sulla sua tomba.
    Era un pensiero stupido e se ne rendeva conto, da morta non le sarebbe servito suo padre.
    Eppure lo desiderava a tal punto da rinunciare alla propria vita per lui.

    Le luci rosse e blu si alternavano convulsamente nell'oscurità della Discoteca mentre si dimenava come una pazza al centro della pista.
    Aveva una bottiglia di birra nella mano destra ed ogni tanto si concedeva una lunga sorsata affogando la sua parte migliore nell'alcol. Affogando Nicole.
    Percepiva almeno due paia di mani sul suo corpo, non sapeva neanche a chi appartenessero, ma la facevano fremere.
    Gettò la testa indietro poggiandola sulla spalla di uno sconosciuto che strisciava contro il suo esile corpo.
    Le mani calde di lui si infilavano ovunque fosse accessibile, persino fra le cosce lasciate scoperte dalla cortissima gonna scozzese.
    Percepiva i capelli bagnati attaccati al viso, il fiato corto, l'eccitazione inebriarla.
    Le immagini di qualche mese prima le avevano riempito la testa senza un senso, confuse ed approssimative.
    Era la sera in cui doveva, presumibilmente, essere rimasta incinta.
    Nella sua memoria lo sconosciuto non aveva nome e soprattutto non aveva un volto.
    Si sfiorò la pancia distrattamente pensando a quello che stava per fare.
    Quando aveva riaperto gli occhi, qualche istante prima, era il suo il nome che aveva letto sul foglietto.
    Con sollievo aveva sospirato prima di realizzare il suo significato.
    Quella era la sua ultima notte e l'ultima della creatura che portava in grembo.
    Si morse il labbro inferiore chiedendosi come sarebbe riuscita a farlo ancora, a liberarsi di una vita che non le aveva fatto assolutamente niente.
    In quel momento avrebbe desiderato poter affidare la creatura a qualcun altro per poter mettere fine solo alla sua vita, senza ferire nessun altro.
    Ma erano una cosa sola, unità indistinte che assieme sarebbero svanite, spazzate via.
    -Ripensamenti?- la voce dura di Pride le ferì quasi le orecchie e si riscosse spostando gli occhi su di lei.
    -No- rispose semplicemente alzandosi con fare incerto.
    Non aveva mai pensato alla sua morte, a come sarebbe stata veramente ed in quel momento, in quel posto desolato, non riusciva a trovare assolutamente niente di spettacolare per uscire di scena.
    Inclinò la testa di lato chiudendo ancora gli occhi provando ad immaginare una morte non troppo violenta.
    Non voleva rendere il suo corpo irriconoscibile o peggio.
    Un piccolo sorriso si allargò sul suo volto quando trovò l'immagine giusta e facendo segno alle altre uscì dalla casetta avviandosi verso uno dei ponti malandati del molo.
    Le sembrava una morte appropriata e realizzabile per una come lei che non sapeva nuotare.
    Si voltò verso le altre posando lo sguardo su ognuna di loro, lentamente.
    Avrebbe voluto abbracciarle ed augurargli il meglio dalla vita, ma sapeva che presto l'avrebbero raggiunta e che, in ogni caso, la vita non aveva nulla di buono da offrire loro.
    -Immagino che questo sia il nostro addio- sussurrò voltandosi verso l'acqua nera come la notte stessa.
    Sospirò fissandola per qualche istante sentendosi improvvisamente terrorizzata all'idea di abbandonare quel mondo che tanto odiava.
    Chiuse gli occhi e si tuffò, l'acqua la accolse prima di quanto immaginasse gelandola.
    Sentì freddarsi improvvisamente tutto il corpo, sentì i pensieri arrestarsi coperti dal freddo.
    Era come se l'acqua le stesse entrando sotto la pelle.
    Riemerse scalciando ed agitando le mani alla ricerca di aria.
    Non aveva mai desiderato la morte ed in quel momento, mentre la incontrava, il suo istinto primario di salvarsi la costringeva a dimenarsi alla ricerca di aiuto.
    Guardò negli occhi le altre ragazze e non vide nessuna di loro accennare un singolo movimento per aiutarla. Dopotutto si stava uccidendo.
    Prima che riuscisse a rendersene conto l'acqua la sommergeva di nuovo entrandole nei polmoni.
    Sentì il petto farsi pesante, l'aria mancare.
    I pensieri aumentarono la loro corsa prima di rallentare. La certezza che fosse la fine la fece piangere ed agitare ancora di più.
    Stava morendo, morendo davvero. E con lei anche la sua creatura.
    Mai come in quel momento si era sentita in colpa.
    Era questo che aveva fatto anche in precedenza? Alla sua precedente progenie?
    Se avesse potuto urlare in quel momento lo avrebbe fatto.
    Provò a battere i piedi cercando di risalire mentre l'aria cessava, si sentiva bruciare e perdere le forze.
    Sfiorò con le dita la superficie dell'acqua, a un passo dall'aria e poi, affondò.
    Tutto si fece scuro mentre per puro istinto apriva la bocca ingoiando nuova acqua.
    Aveva tentato di resistere il più possibile all'istinto di respirare ma alla fine aveva ingoiato la sorsata letale.
    I suoi polmoni avevano preso a bruciare, così come la gola.
    Si sentì pesante e vide la luce della luna allontanarsi sempre di più mentre lei affondava, irrimediabilmente.
    Tutto divenne buio all'improvviso senza che potesse rendersi veramente conto che era proprio quella la fine.

    -Oh mio Dio... ed ora cosa facciamo? COSA FACCIAMO?!-
    La voce isterica di Envy le perforò i timpani, si voltò con ferocia e le schiaffeggiò con violenza imponendole il silenzio.
    -Inizia col tacere o attirerai l'attenzione!-
    Si tirò indietro i capelli con un gesto automatico della mano e sorpassò le ragazze una ad una invitandole a seguirla.
    Rientrarono nella casa abbandonata nel più profondo silenzio.
    -Noi non faremo proprio niente. Ci vorranno giorni prima che il corpo riaffiori, forse mesi. Noi non ne sappiamo niente, chiaro?-
    La sua voce divenne dura mentre fissava quelle stupide ragazzine una dopo l'altra.
    Annuirono come avevano fatto non troppo tempo prima.
    Dieci minuti dopo abbandonarono la casa sul molo senza guardarsi indietro, fingendo che niente fosse accaduto.
    Anche se lei, Pride, quando tornò a casa, scrisse tutto quello che era successo nel suo diario.
    Il suo progetto era più grande di quanto le altre immaginassero.
    La loro storia sarebbe rimasta, tutti avrebbero saputo.
    Non sarebbero mai morte veramente, avrebbero vissuto per sempre nella mente degli altri, sarebbero diventate delle leggende.
    E quel diario lo avrebbero trovato, assieme al suo cadavere, quando tutto quel gioco sarebbe finito.
    Perchè sarebbe stata lei l'ultima a morire. Giocava scorretto, ma le altre non lo sapevano, non lo immaginavano, e non faceva alcuna differenza.
    Infondo non importava veramente l'ordine con cui se ne sarebbero andate, sarebbero morte comunque e lei era l'unica in grado di far diventare la loro storia famosa, una leggenda.


    Edited by silent•ƒieber - 27/12/2012, 15:51
     
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