Il Cafè di Elisabethtown

romanzo.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    top writer & reader
    Posts
    1,215
    Reputation
    +446

    Status
    Waiting!
    Hai incuriosito anche me e quindi, cara Sara, mi sa che ti tocca continuare :3

    Come ti hanno già fatto notare, le distanze e le lunghezze qua non ci spaventano, personalmente t'assicuro che dopo aver letto 720 pagine d'un saggio storico germanocentrico in lingua inglese sulle vicende europee degli ultimi quattro secoli, trovare qualcosa che mi spaventi non è semplice dal punto di vista letterario.

    Non farci attendere troppo. :culet:

    CITAZIONE
    ed anche

    io eviterei questa d eufonica, suona meglio senza :3

    CITAZIONE
    ciò che è fatto è fatto, è inutile piangerci sopra.

    Io ti consiglio di scrivere "quel che è fatto è fatto, inutile piangerci sopra".

    CITAZIONE
    Era vero che non avevo un padre, però avevo ben quattro genitori

    Uhm, va bene anche così, però io avrei scritto qualcosa come "Non avevo un padre, è vero, ma in compenso c'erano ben quattro persone pronte a fare le veci di genitore"

    CITAZIONE
    Aveva poi proseguito gli studi in Inghilterra, al college, dove si laureò in marketing.

    Sarà il caso di precisare quale college? ^^

    CITAZIONE
    Alla fine, a forza di farmi

    Alla fine non mi piace, meglio "infine" o un sinonimo.

    CITAZIONE
    però dopo un po’ di tempo, cominciai ad apprezzare la zia e le sue lezioni.

    Niente virgola ^^

    CITAZIONE
    attualizzarla ai giorni nostri.

    un po' ridondante

    CITAZIONE
    era il mio inseparabile compagno di bravate dal lontano 1995

    Piccolo consiglio: togli "il".

    CITAZIONE
    Eravamo vicini di casa ed il papà di Chris

    Nomini Chris poco prima, sarebbe meglio evitare la ripetizione ^^

    CITAZIONE
    facemmo le scuole insieme

    Non è meglio "frequentammo le stesse scuole"?

    CITAZIONE
    che non poteva che essere contenta di avere un quasi secondo allievo.

    Volendo potresti scrivere "che non poteva non essere contenta/orgogliosa di avere un quasi secondo allievo".

    CITAZIONE
    Due anni di mail con assegnati i compiti

    Forse è meglio "con (i) compiti assegnati"

    CITAZIONE
    Eppure fu proprio quello che successe un bel giorno di metà Maggio

    Meglio "accadde", no?

    CITAZIONE
    mentre fuori, il caldo ed il bel tempo si facevano beffe di me.

    Virgola di troppo ^^
     
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    top writer & reader
    Posts
    18,789
    Reputation
    +463

    Status
    Waiting!
    CITAZIONE
    personalmente t'assicuro che dopo aver letto 720 pagine d'un saggio storico germanocentrico in lingua inglese sulle vicende europee degli ultimi quattro secoli, trovare qualcosa che mi spaventi non è semplice dal punto di vista letterario.

    Oddei! Io mi sarei tagliata le vene .-.
     
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    top writer & reader
    Posts
    1,215
    Reputation
    +446

    Status
    Waiting!
    Naaa, non essere precipitosa nel tuo giudizio! Io ad esempio l'ho trovato interessante. Un po' pesante da leggere, certo (sembrava non finire mai), ma d'altra parte è stato proprio bello, I swear! :happy:
     
    .
  4. félicie
        +2   +1   -1
     
    .

    User deleted


    Oh cielo!
    CITAZIONE
    io eviterei questa d eufonica, suona meglio senza :3

    Ma a me piaceee :(
    Ok, correggo :caffè:
    CITAZIONE
    Sarà il caso di precisare quale college? ^^

    Ci avevo pensato, ma poi mi sembrava un po' troppo dettagliato! Comunque Rose poteva andare solo in un'università super prestigiosa, tipo Cambridge!
    CITAZIONE
    Alla fine non mi piace, meglio "infine" o un sinonimo.

    Mi sa che "alla fine" è un po' tipico bergamasco! Non so come spiegarlo, ma non vuol dire "Alla fine" nel senso stretto della parola, ma è più "alla fin fine", "dopotutto"... ok è difficile trovare un sinonimo. Ti faccio un esempio.
    A: *si lamenta di qualcosa*
    B: *propone una soluzione*
    A: *rifiuta la soluzione e torna a lamentarsi*
    B: *propone un'altra soluzione*
    A: *la scarta di nuovo e si lamenta il doppio*
    B: Oh, ma alla fine cosa vuoi che ti dica?! Tanto non mi ascolti!
    :D

    Grazie mille per le correzioni (: Ho cambiato su Word, quando avrò sbatti lo farò anche qui x)


    Questo capitolo lo odio, ci ho sempre messo un sacco di tempo a scriverlo (e correggerlo), ma purtroppo non potevo eliminarlo! x)
    PS: ve l'avevo detto che è lungo u_u

    Capitolo I
    Partenza


    Nonostante fosse Agosto inoltrato, quella mattina si gelava. Tirava uno strano venticello che congelava dalla testa ai piedi e condensava l’aria che si respirava in piccole nuvolette di fumo chiaro. Tutto era immobile, statico, ad eccezione delle foglie che, scosse dal vento, tremolavano sugli alberi. L’aria era umida e pesante ed il cielo, ancora scuro, carico di nuvole grigie.
    Non che la pioggia fosse una novità a Londra, tuttavia a Joe sembrava che quel giorno le forze della natura si fossero riunite e, dimostrando una straordinaria empatia nei suoi confronti, avevano fedelmente riprodotto il suo stato d’animo. Il ragazzo alzò lo sguardo verso il cielo, fece una smorfia e pensò amaramente: “Umore di merda, tempo di merda. Non so se sentirmi consolato oppure no…”.
    Si passò una mano sul viso, coprendosi gli occhi, e scosse la testa. Chi se ne fregava del tempo! Al momento, non era certamente il problema maggiore e non lo aiutava a distrarsi, al contrario, in qualche modo contribuiva ad incrementare l’ansia che, con forza, gli stringeva lo stomaco in una morsa tutt’altro che piacevole. Voltò con impazienza lo sguardo verso il portone di casa, al numero 7 di Elisabethtown Street, aspettando che si aprisse e ne uscisse la sua giovane madre.
    Eppure la porta verde militare restava ermeticamente chiusa! Sbuffò e cominciò a camminare nervosamente avanti e indietro per ingannare l’attesa, ma i secondi passavano, cedendo lentamente il posto ai minuti… Joe si fermò, spazientito, e chiuse di nuovo gli occhi. Inspirò profondamente l’aria londinese, che in quel momento gli sembrava tutt’altro che umidiccia e pesante, ma profumata e fresca… quasi sperava di poterla trattenere e portare con sé. L’aria di casa… Sì, casa… Entro qualche minuto se ne sarebbe andato via, via da tutto ciò che conosceva per gettarsi nella sua nuova vita, in un paesino a mille e trecento chilometri di distanza, nascosto nel nord dell’Italia, tra le montagne ai confini della bergamasca.
    Insomma, quello che si dice un cambiamento radicale.
    Non che la cosa gli andasse a genio, anzi. Joe adorava le metropoli, il caos della città, i grattacieli e perfino le acque inquinate del Tamigi. Ormai aveva associato tutte quelle caratteristiche alla parola casa. Ed ora, ora doveva iniziare una nuova vita in un piccolo paesino sperduto con meno di seicento abitanti… Certo, era vero che Bergamo era la sua seconda casa, ed era anche vero che passare le vacanze lì era una delle cose che preferiva di più al mondo, ma Londra era la sua città; la sua vita era in Inghilterra. Ed ora tutto sarebbe cambiato.
    Tutta colpa di quell’idiota del fidanzato di Emma, sua madre. Be’, per dirla giusta, l’ex fidanzato. Quando aveva scoperto che Emma aspettava uno stramaledetto bambino, era andato nel panico totale. “Insomma, sei adulto! Un bambino si fa in due. Prenditi le tue responsabilità”, gli avevano detto tutti. Ma lui aveva già fatto un passo indietro, anzi due, anzi aveva già raccolto le sue cose e fatto le valige. Non era pronto per il grande passo, un figlio era un’enorme responsabilità, lui era giovane, avrebbe potuto fare altre mille cose… insomma ci siamo capiti. Semplicemente, non gliene fregava proprio nulla, né della madre di Joe né del figlio che portava in grembo. Così Emma l’aveva piantato. In fondo non aveva fatto altro che giocare d’anticipo: se non l’avesse lasciato lei, ci avrebbe pensato lui.
    Ripensandoci, forse si sarebbe limitato a staccare il cellulare ed a scappare a gambe levate… Ah, sì, sua madre aveva sempre avuto un ottimo gusto in fatto di uomini.
    In ogni caso, dopo “il fattaccio”, Emma si era chiusa in casa a piangere, a guardare film deprimenti ed a mangiare chili di gelato, affermando che non sarebbe mai più uscita e che tanto valeva morire lì dentro, risparmiandosi ulteriori sofferenze. Joe non aveva preso sul serio le sue parole e si era semplicemente limitato a far sparire tutti i DVD strappalacrime ed a smaltire le scatole vuote di gelato che giacevano ammucchiate sul divano. Forse fu questo il suo grande errore, questa sua mancanza di attenzione, ma, d’altronde, Joe era solo un ragazzo e, a diciotto anni chi mai si prenderebbe la briga di valutare le possibili (disastrose) conseguenze alle quali solo le azioni di una donna avventata come Emma potevano portare? Avrebbe dovuto prevedere (o tanto meno presumere) che tutto quel dolore avrebbe cambiato completamente la sua vita? Ebbene (Joe lo scoprì a sue spese), dopo una rottura di tale portata, si tende a prendere decisioni (come dire?) un po’ impulsive. In questa particolare situazione, Emma ne aveva presa una piuttosto azzardata.
    Quale soluzione migliore che cambiare città per alleviare il dolore e dimenticarsi dell’uomo che l’aveva scaricata, lasciandola sola ed incinta (di nuovo)? Ovviamente doveva essere una città lontana, molto lontana dal luogo del misfatto, non sarebbero bastati un paio di chilometri, assolutamente no! Emma progettava una fuga definitiva, non un viaggetto da quattro soldi. E così, per evitare di poterlo casualmente rincontrare nei pressi di Londra, Emma s’era premurata di trovare il posto più nascosto dell’intera Europa (ma che più buco di così non ce n’è!), dove nessun padre mancato avrebbe potuto erroneamente incrociare la sua strada.
    Ah, povero, povero Joe! La sua vita procedeva così bene, così normalmente! Perché mai avrebbe dovuto pagarne lui le conseguenze? Semplicemente non era giusto.
    “Non è giusto”, pensò infatti con rabbia, sfilandosi una sigaretta dalle labbra.
    Era solito, quando usciva con gli amici, tenerne sempre una da parte, sebbene non fosse un vero e proprio fumatore. Gli capitava raramente di accenderla e quando lo faceva, voleva dire che era o molto nervoso o molto arrabbiato, o entrambe le cose. In quel momento era furioso e triste allo stesso tempo, quindi accese la sigaretta nella speranza di calmarsi un po’. Fissò con nostalgia la porta di casa, dalla quale Emma sarebbe dovuta uscire già da un pezzo. Quell’attesa era terribile, dilatava il tempo facendolo soffrire maggiormente. Lui era piuttosto uno da “via il cerotto, via il dolore”. Era meglio fare alla svelta, non voltarsi indietro e cercare di dimenticare il più in fretta possibile. Invece i minuti scorrevano lenti ed il cielo si fece via via più chiaro, finché anche i lampioni si spensero. Stava per perdere definitivamente la pazienza, quando il portone si aprì con un cigolio e la signorina Moore si decise a fare la sua comparsa.
    I fantastici ricci biondi molleggiarono sul viso perfettamente ovale di Emma, mentre lei chiudeva il numero 7, per l’ultima volta. Una dolorosa fitta di dolore gli trapassò lo stomaco ed a Joe sembrò di sentirsi male, così spostò lo sguardo da un’altra parte, ritrovandosi a fissare il loro pick-up scolorito, che secondo Emma sarebbe riuscito a fare mille e trecento chilometri in una giornata. Era parcheggiato alla buona, metà sulla strada e metà sul marciapiede, ed era talmente carico che sarebbe già stato un miracolo farlo partire! Quel particolare catturò la sua attenzione e nel suo cuore si accese un barlume di speranza. Forse non sarebbero riusciti a partire. Forse sarebbero rimasti bloccati a Londra. Si immaginò una catastrofe naturale abbattersi su tutto il mondo (tranne il Regno Unito), distruggere ogni cosa e fare della sua casa in Elisabeth Street l’unico luogo in cui poter stare. Ah, cosa riesce a creare la mente quando si ha paura! Può far egoisticamente sembrare benevole le più terribili calamità!
    «Joe, tesoro, vieni! Non startene lì impalato!», trillò Emma, con i ricci che molleggiavano vivacemente intorno al viso. Il ragazzo si limitò a sbuffare e ad attraversare il marciapiede. L’allegria di sua madre era un pugno diretto nello stomaco, un insulto al lutto che stava portando.
    Quando la raggiunse, la vide con la faccia immersa nella borsa, intenta a borbottare tra sé e sé. Stava evidentemente cercando qualcosa e Joe capì subito di cosa si trattava. «Guarda che le chiavi della macchina erano appese al gancio sul muro della cucina.», sbottò.
    «Ah… ehm… credo di averle dimenticate!».
    Ovvio che sì, c’era da aspettarselo, pensò Joe irritato: quella donna aveva la memoria di un emmenthal.
    Si sedette sui gradini che portavano al portone verde militare e, maledicendosi per non avere preso un’altra sigaretta, rimase in attesa che Emma tornasse con le chiavi e, con un po’ di fortuna, la testa.
    Era già sul punto di perdere la pazienza (di nuovo), quando qualcuno parlò; la voce roca da chi ha fumato troppo era inconfondibile. «Ehi, biondo (appellativo con cui chiamava tutti da quando aveva visto Il buono, il brutto, il cattivo. Tra l’altro, Joe era moro)! Che fai? Perché non ti stai guardando in giro ansiosamente, sperando di vedermi?».
    Il giovane Moore scattò in piedi e sorrise come un bambino davanti alla torta di compleanno. Si girò in direzione della voce con uno scatto ed eccolo lì. Portava un paio di jeans appena appena larghi, scoloriti. Da sotto la maglietta in stile vintage spuntava la cintura di pelle marrone, troppo lunga e consumata, con una media di mezza dozzina di buchi fatti alla cavolo col cavatappi. Sulle braccia, da cui affioravano le vene bluastre, dei braccialetti di stoffa colorati. I capelli castani erano scompigliati, gli occhi azzurro intenso cerchiati ed il viso pallido. Sembrava mezzo fatto.
    «Chris! Credevo che fossi ad una festa!», esclamò Joe, lanciandogli uno sguardo eloquente. “Da quando Chris rinuncia ad una festa?”, pensò con soddisfazione. Era evidente che non ce l’aveva fatta a lasciarlo partire senza salutare, sebbene avesse detto più volte che non avrebbe voluto assistere; “Non voglio starmene lì come un deficiente, sul ciglio della strada in stile cane abbandonato, mentre tu te ne vai e mi molli qui”, continuava a ripetere. E poi, era stato invitato ad un mega party! Insomma, con quella scusa avrebbe potuto tranquillamente evitare di farsi vedere.
    «Be’, ero ad una festa! Solo che, sai, dormono tutti… mi annoiavo… insomma, era anche più deprimente restare lì che venire qua a salutarti…», rispose lui tossicchiando un po’ sulle ultime parole. Poi guardò il suo amico di sottecchi, alzò un sopracciglio e fece un sorrisetto sghembo: «Tra' [sarebbe "tranquillo", non so se si usa dappertutto o solo a Bergamo!] ! Il codice resta inviolato».
    Joe sorrise tra sé e sé. C’era un non-so-che di dolce nell’atteggiamento di Chris, in quel suo cambiare discorso in modo repentino per smorzare il suono dei suoi sentimenti espressi ad alta voce… come se credesse che passando velocemente da un argomento all’altro potesse in qualche modo confondere il suo interlocutore, evitando fargli cogliere ciò che provava. Ma Joe lo conosceva troppo bene e da troppo tempo per lasciarsi abbindolare, ed anche se decise di non farglielo notare, aveva colto il messaggio. Finse dunque di ridere alla sua battuta sul “codice”, uno stupido regolamento che avevano inventato anni prima, di quelli che si scrivono all’età di otto anni, con firma e sigillo di cera, patto di sangue e tutto il resto.
    «Ehi! Cazzo sfotti il codice? È ancora sacro, anche se tu levi le tende!».
    «Quindi hai intenzione di rispettarlo ancora, ma che bravo ragazzo!», ribatté Joe, cercando alleviare la tensione ironizzando.
    Ma Chris sembrava di tutt’altro avviso… «Certo! Rimaniamo comunque amici, no?», rispose infatti infilandosi le mani in tasca.
    «Come potrebbe essere il contrario? È scritto sul codice, o no?».
    Chris non rispose subito. Una folata di vento gli scompigliò ulteriormente i capelli, facendolo rabbrividire. Diede un’occhiata in giro e, dopo qualche istante mormorò un “Mi mancherai, lo sai?”, ancorando lo sguardo al suolo.
    Anche Joe abbassò lo sguardo, guardandosi tristemente le punte delle Converse e borbottando qualcosa di incomprensibile, che però Chris interpretò come un “Anche tu” e ciò gli bastava. «Spero che non ti stia aspettando un abbraccio, perché in tal caso infrangeremmo il codice da cima a fondo!», esclamò accompagnando le parole con una risata, che però finì per assomigliare più ad un latrato.
    «Ora ti riconosco…».
    Ma Joe non riuscì ad aggiungere altro, perché in quel momento Emma uscì dal portone verde militare e, dopo averlo chiuso a chiave, notò la presenza di Chris: «Oh, tesoro, che carino che sei venuto a salutarci!».
    A quel punto tutta la tristezza scomparve dal viso di Christopher, per lasciare posto ad uno di quei tipici sorrisi da strafigo che sfoderava in presenza delle ragazze. «Ma certamente che sono venuto, cosa ti aspettavi? Oh, Emma, come farò senza di te?».
    Lei scese gli scalini e l’abbracciò. «Sei una sagoma!». “Scelta interessante di parole”, pensò Joe. Lui avrebbe piuttosto optato per un “Sei un tossico, Christopher”, ma d’altronde, come diceva Nietzsche, tutto era interpretazione.
    Joe guardò Chris scuotendo la testa, mentre lui se ne stava lì, felice come una pasqua, lasciandosi abbracciare senza fare una piega, tutto sorridente e con un’espressione beata stampata sulla sua faccia da mezzo drogato. Emma gli stampò un bacio sulla guancia e si allontanò, con lo sguardo di Chris ancora su di lei o, per meglio dire sul suo… fondoschiena!
    «Oh, Chris, hai finito?!», lo rimbeccò Joe, incrociando le braccia irritato. «Ti ricordo che è sul sedere di mia madre che stai fantasticando!».
    «Scusa, amico, ma bisogna ammettere che è proprio un gran bel cu…», ma si interruppe, ammutolito dallo sguardo di Joe. C’era da dire, in difesa di Christopher, che Emma non era solo una bellissima donna, ma aveva anche l’aspetto di un’eterna diciottenne, con quella pelle nivea, i grandi occhi verdi ed i ricci biondi che, formando tantissimi boccoli perfetti, le contornavano il viso. Assomigliava tanto ad uno di quelle belle bambole di porcellana, eppure Emma non era più una ragazzina ed anche se li portava benissimo, i suoi trentaquattro anni li aveva lo stesso.
    «Allora, Joe, vieni o no?!», gridò lei, già nel pick-up e seduta nel posto dell’autista.
    Il ragazzo sussultò, sollevando lo sguardo di scatto e cercando involontariamente quello dell’amico. Chris fece lo stesso e ricambiò la sua occhiata spaventata. Restarono così, fermi a guardarsi per qualche istante, poi Christopher borbottò un “Oh, ‘fanculo!” ed abbracciò forte il suo migliore amico. All’inizio Joe rimase spiazzato (non gli capitavano molto spesso situazioni del genere), ma poi, dopo un attimo di esitazione, ricambiò l’abbraccio. Sapeva che quello era un arrivederci e non un addio, ma in quel momento tutti quei chilometri gli sembravano una distanza insormontabile. Come avrebbero fatto a mantenere il loro rapporto? Come avrebbe potuto lui, Joe, sentirlo tutti i giorni se non era neanche sicuro che in quel posto del cavolo, infilato alla bell’e meglio tra le montagne, esistesse la connessione internet? Si sentì malissimo, ma quando Chris si allontanò e gli rivolse un sorriso rassicurante, mettendogli una mano sulla spalla, si sentì in qualche modo rincuorato. Sì, un anno non era poi troppo lungo, o no? Avrebbe preso il diploma e poi sarebbe tornato tutto come prima. Sarebbe ritornato a Londra e la loro vita avrebbe ripreso da dove l’avevano lasciata, lì, in quel momento. Sorrise debolmente.
    «Chiamami quando arrivi, ok?».
    «Certo», rispose Joe, annuendo vigorosamente. Si incamminò, con Chris a fianco, fino al pick-up. Lo guardò e fece una smorfia.
    «Oh, Joe, guardaci adesso! Sembriamo dei bambini spaventati!».
    «Sai, Chris», sussurrò il giovane Moore dopo qualche istante. «Forse lo siamo davvero…».
    «Forza, Joe!», esclamò Emma, aprendogli la portiera dall’interno del pick-up.
    Salì.
    Lei salutò ancora Chris e mise in moto. Dopo qualche brontolio dall’interno del cofano, l’auto partì miracolosamente e Joe si affacciò al finestrino, seguendo con lo sguardo la figura del suo amico di sempre, fin quando Emma non girò nella via trasversale e Christopher sparì dietro le case.


    Avevano appena passato il casello dell’autostrada, quando Emma si accorse di essere in riserva. Joe andò su tutte le furie, perché aveva passato il giorno precedente a ricordarle di passare dal benzinaio, ma chiaramente avrebbe anche potuto evitare di sprecare il fiato! “Che testa calda!”, pensò imbronciato. Già avrebbero dovuto passare almeno tredici ore in macchina, se poi sua madre cadeva sui fondamentali non ne sarebbero mai usciti!
    Si fermarono al primo distributore ed Emma per poco non investì un ragazzo tutto muscoli. Questo si avvicinò con fare minaccioso, ma, quando la vide scendere dall’auto, cambiò subito atteggiamento.
    «Quasi mi investivi, bellezza!», esclamò sorridendo come un pirla.
    «Scusami! Non l’ho fatto apposta…», si scusò Emma, inserendo un biglietto da cinquanta sterline nel distributore. Poi cercò di prendere la pompa del gasolio, ma il ragazzo gliela sfilò dalle mani, offrendosi di aiutarla.
    Joe, che stava assistendo alla scena, si appoggiò una mano sulla fronte e scosse la testa. Accidenti, sempre la stessa storia! Andare in giro con sua madre era un incubo! Quando poi vide che si era messa tranquillamente a chiacchierare, come se non dovessero attraversare mezza Europa in macchina, perse definitivamente la pazienza e andò a recuperarla. La trascinò sul pick-up e questa volta al posto del guidatore ci andò lui. Vide sullo specchietto retrovisore la faccia imbufalita del ragazzo tutto muscoli e si affrettò a partire.
    «Ehi! Guarda che stavo parlando, io!», esclamò Emma, incrociando le braccia.
    «Mamma, noi non stiamo andando a comprare un pacchetto di caramelle al super-market davanti casa! Ci aspetta un viaggio estenuante ed io non ho alcuna intenzione di tollerare le tue “chiacchieratine” del cavolo! Inoltre, devo forse ricordarti che aspetti un bambino e che hai giurato di non avere mai più niente a che fare con gli uomini?! E che hai ben trentaquattro anni?!», sbottò Joe alzando la voce.
    Lei per tutta risposta si imbronciò e girò la testa dall’altra parte; dopo qualche minuto, tirò fuori un CD da un cassettino sotto il sedile e lo mise nel lettore. Joe non aveva bisogno di vedere la copertina del disco per sapere di che musica si trattava. Ovviamente era uno stramaledetto CD dei Guns N’ Roses. Emma era una patita di quel gruppo: li ascoltava sempre. Riusciva a piangere con “Don’t Cry” e ad addormentarsi con “November Rain”; non si stancava mai di loro: erano vent’anni che li seguiva ed ormai il povero Joe non osava neanche più sperare che li abbandonasse.
    Il CD partì con la solita “Welcome to the Jungle” e, come sempre, Emma cominciò a cantare a squarcia gola. Joe aveva sempre ringraziato il cielo che fosse abbastanza intonata, altrimenti le sue orecchie non sarebbero arrivate fino ai diciott’anni.
    La prima ora e mezza passò così: tra i Guns e le indicazioni per raggiungere Folkestone. Quando arrivarono in quella bella cittadina del Kent, affacciata sul tunnel della Manica, si fermarono. Erano leggermente in anticipo, infatti il traghetto sarebbe partito solo venti minuti più tardi. C’era giusto il tempo per fare una piccola sosta toilette.
    «Ho famissima!», si lamentò Emma mentre suo figlio parcheggiava il pick-up. Afferrò la borsa e, dopo aver rovistato un po’ dentro, tirò fuori del sedano avvolto nella pellicola trasparente. Per poco Joe non andò a sbattere contro l’auto parcheggiata in parte a loro.
    «Cos’è quella roba?!», esclamò schifato.
    «Sedano!».
    «E da quando mangi le cose verdi?».
    «Da quando ho letto su una rivista che se si mangia tanta verdura durante la gravidanza c’è maggiore possibilità di avere una femmina…», esclamò Emma, sgranocchiando allegramente quello che Joe avrebbe definito un “abominio verde con le foglie”. D’altro canto, non era proprio colpa sua quell’astio contro le verdure: né Emma né Rose cucinavano e certamente diciotto anni di fast food Joe non se li era mica sognati!
    «… indi per cui ora mangerò quintali di verdura. Ed ascolterò sempre i Guns, perché sono sicura che rendono i bambini più intelligenti!».
    «Calma!», esclamò Joe alzando i palmi delle mani. «Primo: quello è Mozart e la musica classica in generale, non i Guns. Secondo: io un’altra femmina proprio non la voglio. Vedi di non fare scherzi.».
    «Oh, no, no, non credo proprio! Basta uomini! Sarà una bambina e la chiamerò Europa.».
    «Ossignore…», mormorò debolmente Joe, facendo una smorfia. «Cosa avrò mai fatto di male nella mia vita? Va be’, dai, andiamo o perderemo il traghetto.».
    Scesero dal pick-up ed entrarono in un piccolo locale Fish&Chips, di quelli con una piccola veranda ed i muri in legno verniciati di bianco; insomma, la tipica tavola calda delle coste inglesi.
    Joe ordinò delle patatine fritte d’asporto e si sedette su uno sgabello davanti al bancone, aspettando che Emma tornasse dal bagno.
    «Tu e la tua ragazza andate in vacanza in Francia? Un bel posticino per una gita romantica!», esclamò quello che probabilmente era il proprietario del locale. Avrà avuto sui sessant’anni, i capelli e la barba erano bianchi e portava un orecchino d’oro sul lobo sinistro. La sua voce era profonda e, mentre asciugava un bicchiere, gli fece l’occhiolino.
    Joe, il quale era ormai abituato ad essere apostrofato come il ragazzo di Emma, non si scompose e continuò a mangiare le sue patatine, bofonchiando un: «No, signore, quella è mia madre… e purtroppo non stiamo andando in vacanza…».
    «Tua madre? Che mi venga un colpo! Sembra una bambina! E tu quanti anni avrai? Diciassette? Diciotto?», tuonò stupito il vecchio, smettendo di lucidare il bicchiere.
    «Diciotto… non si lasci ingannare, signore, lei ha passato i trenta. Solo che li porta molto bene…».
    «Per la miseria! Ed allora cosa ci andate a fare dall’altra parte della Manica?».
    «È una lunga storia…», tagliò corto Joe. Il vecchio barista stava per ribattere, quando Emma riemerse dalle toilettes, si sedette come niente fosse e rubò una patatina dal sacchetto d’asporto.
    «Guarda un po’ che cielo», disse indicando fuori dalla finestra. Joe si sporse sullo sgabello per vedere meglio e sbuffò. C’era una cappa di nuvole grigie che sormontava il cielo ed il mare era agitato. Si stava preparando una tempesta…
    «State tranquilli… la tempesta arriverà tra un’oretta, un’oretta e mezza… se vi spicciate a prendere il traghetto riuscite ad evitarla», borbottò il vecchio esaminando il cielo.
    «Ok, grazie mille, signore! Forza, Joe, andiamo».
    Il ragazzo salutò, afferrò il sacchetto con il resto delle patatine ed uscì. Salirono in macchina e si diressero verso il porto, dove si imbarcarono con l’auto nel traghetto. Rimasero per tutta la traversata, che durò all’incirca un’ora, sul ponte. Come aveva previsto il vecchio dietro al bancone, riuscirono ad evitare la tempesta, che iniziò solo un bel pezzo dopo, quando ormai erano già in terra francese ed avevano superato Calais. Dopo due ore e mezza di autostrade francesi (e pedaggi dai costi esorbitanti) si diedero il cambio. Questa volta era Emma a guidare e Joe, seduto tranquillo e comodo, cullato dal dolce ticchettare della pioggia sul finestrino, finì per addormentarsi.
    Da quanto tempo erano su quello stramaledetto pick-up? Quanto ancora ci sarebbe voluto per arrivare? Erano in piena campagna francese… Dai finestrini appannati si scorgeva solo un’indefinita macchia verde e Joe cominciò a perdere la cognizione dello spazio e del tempo… i colori della pioggia, del cielo e dei prati cominciarono lentamente a sfumare ed a mescolarsi tra loro… le palpebre si fecero pesanti…
    C’era un’atmosfera confusa ed i contorni delle figure erano tutti sfocati. Joe mosse qualche passo sull’erba verde, chiedendosi dove diamine fosse finito. Si diede un’occhiata in giro e si rese conto di essere nel bel mezzo di un prato immenso, circondato da tante delicate collinette boscose. “Oh santo cielo!”, pensò strabuzzando gli occhi. “Se mi ritrovo a sognare paesaggi bucolici, vuol dire solo una cosa: questo sta per diventare un incubo…”. Non fece quasi a tempo a finire il pensiero che con un puf! Chris apparve sdraiato su una candida nuvoletta dorata (un po’ come quella di Goku). Era vestito come un putto (cioè nudo, tranne per un mini asciugamano che gli copriva lì dove di solito non batte il sole), i suoi capelli castani erano diventati ricci e le occhiaie da drogato sparite. «Oddio, Chris, mettiti su qualcosa!», esclamò Joe coprendosi gli occhi. Per tutta risposta Chris fece apparire una mela e cominciò a sgranocchiarla. «Senti, amico, io con questo sogno non centro proprio un cazzo. E sinceramente questo taglio non mi dona.», disse toccandosi i boccoli. «Veditela te con la tua coscienza… e lasciatelo dire, Joe… qui Freud avrebbe un bel da farsi…», aggiunse guardandosi intorno.
    «Oh, stai zitto, tu ed il tuo Freud!!».
    «Comunque sono qui per portarti un messaggio».
    «Avanti, parla allora».
    «Diffida della mandriana! Ciao!».
    «Ma che…? No, aspetta, aspetta! Chris!!», tentò di fermarlo Joe, ma lui era già sparito con un altro puf!.
    A quel punto la cosa degenerò. Da un boschetto lì vicino sbucò una mandria di mucche e, su una di quelle, era seduta una ragazza dai capelli color carota. Era vestita con dei jeans a vita alta, un pastrano in pelle scamosciata ed ai piedi portava degli scarponi da montagna.
    «Immagino che tu sia la mandriana…», mormorò Joe quando si fu avvicinata.
    Lei lo guardò con uno sguardo di sufficienza e, sfilandosi la spiga che teneva tra le labbra, disse: «E tu saresti…?».
    «Come chi sono io?! Ma il protagonista del sogno! Questo è frutto della mia immaginazione… anche tu!», esclamò Joe contrariato.
    «Ehi, vacci piano bello. Qui l’immaginazione centra ben poco. E per quanto riguarda il protagonista… be’ abbassa le ali, perché sei il nuovo arrivato, il novellino, l’ultima ruota del carro…».
    «Non è che il tuo secondo nome è simpatia, per caso?», ribatté lui sprezzante, incrociando le braccia.
    «Ebbene non ne azzecchi un giusta», rispose lei facendo cenno alla mandria di muoversi. «Ora vado, ciao!».
    «Ma… ehi!», protestò Joe correndole accanto. «Dimmi almeno il tuo nome!».
    «Quando ci incontreremo te lo dirò.», e detto questo, gli fece l’occhiolino e se ne andò, lasciandolo lì, in piedi in mezzo al nulla, come un povero pirla.
    «Be’… almeno era gnocca», si disse alzando le spalle.
    Puf! «Oh, ma sei scemo? Diffida della mandriana ti ho detto! E tu cosa fai? “Dimmi il tuo nome”!», lo rimproverò Chris, apparendo dal nulla e mimando la sua voce nel pronunciare l’ultima frase.
    «Scusa tanto, eh! Cosa dovevo fare?».
    «Dovevi diffidare! Ti ricordi di quella storia che mi avevi raccontato… del tipo che era molto curioso e che voleva sentire il canto delle sirene… ma in realtà erano delle belle stronze? Ecco, tu ti sei lasciato ammaliare! E non potrai più liberartene… sei un pirla! Ed ora beccati questa! Così la prossima volta impari a non ascoltarmi!», esclamò Chris, sparendo di nuovo.
    All’improvviso il prato si dissolse e si trasformò in un corridoio semi buio, che assomigliava terribilmente all’autostrada. In lontananza c’era una luce, che sembrava allontanarsi sempre di più… così Joe, dopo aver maledetto Chris, cominciò a correre, ma più correva, più quel bagliore sembrava lontano… gli sembrava di correre da sempre, era così stanco… all’improvviso la luce si fece più vicina, sì, Joe sentiva che l’avrebbe acchiappata, c’era quasi, ancora un ultimo sforzo…
    «Joe! Joe, svegliati!».
    La voce di Emma lo riportò dolorosamente alla realtà. «La luce!», esclamò spalancando gli occhi.
    «Che?».
    Joe si sfregò gli occhi e scosse la testa suggerendole di lasciar perdere. Che sogno idiota che aveva fatto! Ecco a cosa portavano i cambiamenti! Gli avevano fottuto il cervello!
    «Dove siamo?», biascicò lentamente, rendendosi conto che l’auto era ferma in un parcheggio.
    «A poco più di due ore dal confine con la Svizzera».
    Joe scattò a sedere spalancando gli occhi. «Che cosa? Ho davvero dormito così tanto?».
    «Tre orette, sì. Ora però muoio di fame e sono stanchissima. Dopo tocca a te».


    Era circa l’una e l’autogrill piuttosto affollato. Emma e Joe presero dei panini e si sedettero ad un tavolo. Quando ebbero finito, il ragazzo si rese conto che non ce l’avrebbe mai fatta senza un po’ di caffeina, così andò ad ordinare un cappuccino. Non l’avesse mai fatto! Lasciare Emma da sola in un luogo così saturo di gente era una mossa pericolosissima e, se non fosse stato per la stanchezza, sicuramente Joe ci avrebbe pensato. Quando tornò, con la tazza fumante di cappuccino, si trovò davanti agli occhi esattamente quello che non avrebbe voluto vedere: sua madre con un dito tra i ricci ed un motociclista preso fin troppo bene che la guardava con aria sognante.
    «Dai, bellezza, me lo lasci il tuo numero?», chiese l’omone sorridendo, con un fortissimo accento tedesco.
    «Certo!» rispose Emma, prendendo il rossetto e scrivendo il numero sul braccio del motociclista.
    «Ci sentiamo, tesoro».
    «Contaci!», rispose lei con un sorrisetto.
    Joe lasciò che quell’omaccione si allontanasse, poi appoggiò la tazza di cappuccino e guardò sua madre severamente. «Non ti si può lasciare sola un momento. Possibile che devi sempre fare delle cazzate?». Pausa. «E non dirmi che hai dato di nuovo il numero di zia Rose!».
    Emma sorrise colpevole.
    «Questa volta si incazza davvero, ma, oooooh, la senti tu, eh! Io non voglio saperne!».


    Finalmente Emma si addormentò; era meravigliosa quando se ne stava zitta e non rompeva! Ci aveva messo due ore per crollare e le orecchie di Joe imploravano pietà, così spense il lettore CD. Erano le sedici e trenta ed avevano passato da poco Ginevra. Il giovane Moore non ne poteva più, un po’ perché detestava guidare, ma soprattutto perché se fosse stato per lui, sarebbero già tornati indietro, anzi, non sarebbero mai partiti. Quasi si aspettava che Emma si svegliasse all’improvviso urlando Bazinga! e dicendogli che in realtà si trattava di uno scherzo di pessimo gusto, che non aveva nessuna intenzione di aprire un locale in un paesino di montagna né tanto meno costringerlo ad andarci a vivere. Lo aveva sperato dal momento in cui gli aveva comunicato quella folle decisione. All’inizio neanche le aveva dato retta! Era un’idea troppo azzardata e Joe aveva imparato che bisognava solo lasciar stare e, dopo qualche tempo, Emma ne sarebbe venuta fuori con una nuova idea stupida, sostituendo quella precedente. Eppure quella volta si era sbagliato. Quella volta sua madre l’aveva colto di sorpresa e quando se ne accorse era ormai troppo tardi. Emma gli mostrò i documenti legali che, con tante parolone altisonanti, affermavano che sua madre aveva veramente comprato un locale ed un appartamento a Roncobello. Gli mostrò le mail che aveva scambiato con il preside del liceo di Piazza Brembana (l’unico paese dell’alta Val Brembana dove c'erano delle scuole superiori) per farlo accettare al liceo classico… insomma, le prove erano schiaccianti e Joe cominciò ad avere seriamente paura. Si maledisse per aver sottovalutato la situazione, ma ormai non c’era più niente da fare… certo, lui aveva diciotto anni, avrebbe potuto benissimo opporsi e restare a Londra, contro la volontà di Emma, ma la verità era che, nonostante tutto, non se la sentiva di lasciarla da sola. Sua madre era una bambina, e da quando Rose se n’era andata, era stato lui a prendersi cura di lei. Con che coraggio sarebbe mai riuscito a lasciarla sola in quest’avventura idiota? Per non parlare del fatto che non si trattava più solo di Emma, ma anche del bambino che aspettava, di suo fratello o sorella… sì, Joe aveva dato di matto, aveva cercato in tutti i modi di farle cambiare idea, aveva chiesto aiuto alla zia, ai nonni, al padre di Chris, ma quando si era reso conto di aver fallito, si era trovato davanti ad un bivio: mollare sua madre da sola verso l’ignoto, o seguirla e starle accanto, come aveva sempre fatto. Non era stata una scelta facile. A Londra non c’era solo la sua vita sociale, non c’erano solo gli amici… c’era Christopher, e lui era parte della famiglia, era suo fratello… ed allora che fare? La famiglia si sarebbe comunque divisa! Così Joe aveva valutato la situazione cercando di essere il più obiettivo possibile, cioè pensando a chi dei due (dei tre) avesse più bisogno di lui e mettendo al secondo posto i suoi desideri. Per quanto gli facesse male, era Emma quella più instabile, quella meno indipendente. Ed allora aveva accettato. Le aveva fatto promettere che se avesse voluto, lei gli avrebbe permesso di tornare in Inghilterra a frequentare il college; aveva poi chiamato il padre di Chris e gli aveva chiesto di lasciare che suo figlio passasse tutte le sue vacanze con lui a Roncobello. Quella parte era stata, effettivamente, la più semplice, perché il padre di Christopher viaggiava moltissimo per lavoro e comunque non sarebbe riuscito a passare molto tempo con suo figlio. Tutto sommato, era riuscito a scendere a patti e ad ottenere qualche piccola vittoria. Era stato molto strano, perché era abituato ad essere lui quello che prendeva le decisioni e mai a sottostare a quelle di Emma. Sentiva che qualcosa era cambiato, che lei aveva ripreso in mano il suo ruolo di madre e lui quello di figlio, e, se da una parte era quello che aveva sempre desiderato, dall’altra gli dava molto fastidio. Certo, era vero che si lamentava sempre (con Chris e Rose) di doversi sempre occupare di sua madre e di avere troppe responsabilità, ma in quella situazione erano passati da un estremo all’altro! Eppure, Joe lo sapeva, Emma era fatta così: o tutto o niente. Lei non si rendeva conto di quanto gli pesasse tutta quella situazione, ed in cuor suo sapeva che la decisione che aveva preso, cioè quella di seguirla, ed il rancore che ne conseguiva, l’avrebbero fatto esplodere… presto o tardi che fosse. Ed allora sarebbero stati cavoli amari per tutti.
    “Che gran casino…”, pensò Joe sospirando. “Vabbè, oh, dai. Basta pensare. Mettiamo su un po’ di musica seria”, si disse stancamente, mentre con una mano teneva il volante e con l’altra cercava un CD da sotto il sedile. Ne prese uno a caso. “Ah, i Dire Straits… bene, bene… hasta la vista Guns!”.


    Si diedero il cambio ancora un paio di volte ed erano quasi le dieci e mezza di sera quando uscirono dall’autostrada ed entrarono a Bergamo. Emma guardava fuori dal finestrino con un gran sorriso stampato in volto, mentre Joe fissava dritto davanti a sé, desiderando solo di arrivare al più presto. Non ne poteva più di stare in auto, era stanco, gli facevano male il sedere e le gambe ed aveva mal di testa. Altro che tredici ore di viaggio! Google maps del cavolo! Ne erano passate sedici e mancavano ancora cinquanta chilometri. L’unica cosa positiva era che essendo sera, le strade sarebbero state sgombre ed avrebbero dovuto fare abbastanza in fretta.
    «Non è che potremmo cambia-…».
    «NO», la interruppe Joe. «Lasciamo su quello che piace a me. Niente storie».
    «Cambia CD almeno!».
    «Cerca qualcosa degli Eagles…».
    Dopo qualche minuto di ricerca Emma trovò il CD giusto.


    Gli ultimi chilometri furono un calvario. Come previsto, le strade erano piuttosto vuote, soprattutto da San Pellegrino in poi, solo che erano tutte curve e dopo un po’ veniva il mal di auto. Così Joe cercò di concentrarsi sulla musica; cambiò traccia e mise Hotel California. Emma abbassò il suo finestrino ed una folata di aria fresca entrò nella vettura.

    On a dark desert highway, cool wind in my hair
    Warm smell of colitas, rising up through the air [...]

    “Sí, ci vorrebbe proprio un po’ di colitas [marijuana], si disse Joe, sorridendo tra sé e sé. Pensò istintivamente a Chris, il re delle colitas, ma ciò gli provocò una dolorosa fitta di nostalgia all’altezza dello stomaco… chissà cosa stava facendo! Com’era strana la vita! Quella mattina erano insieme, nello stesso paese, a venti centimetri di distanza, ed ora tre stati, il mare e mille e trecento chilometri li separavano. Sembravano passati millenni da quando si erano salutati…

    And I was thinking to myself
    “This could be heaven or this could be Hell” […]

    Di certo, pensò il giovane Moore, quello sarebbe stato l’inferno, non aveva dubbi… un inferno fatto di pini e ruscelli e montagne verdi… per non dire niente connessione internet, scarsa ricezione telefonica, strade sterrate e case in pietra e legno… insomma, detto in parole povere…

    […]Mirrors on the ceiling,
    The pink champagne on ice
    And she said, “we are all just prisoners here, of our own device”[…]

    … era intrappolato in quel buco di mondo e, pensò Joe con amarezza, in parte era anche colpa sua, perché era lui che aveva accettato di seguire sua madre, avrebbe potuto dire no, sarebbe potuto rimanere a Londra…

    Last thing I remember, I was
    Running for the door
    I had to find the passage back to the place I was before

    Avevano appena superato Piazza Brembana… ormai era troppo tardi, non poteva più tornare indietro, era fatta, aveva preso la sua decisione ed ora doveva solo seguirla…

    “Relax” said the night man,
    “We are programmed to receive.
    You can check out any time you like,
    But you can never leave!”

    E su queste inquietanti parole superarono il cartello, incastonato nel legno, che recitava “Roncobello”.

     
    .
  5. *MarÏe
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    Aaaaaah ma che bene ma che bene leggere un bel capitolone :heartpink: :heartpink: :heartpink: è lungherrimo D: ma è questo che ci piace <3 :dance: :dance: :dance:
    Amo Eli, in tutte le versioni e salse in cui me lo hai proposto, ma ogni volta mi stupisce e mi affascina come lo migliori :gluck:
    Unico appunto che ti faccio a quest'ora assurda(si, ho problemi a dormire T_T) quindi non sono esattamente lucida, è questo:la parte finale in cui Emma si addormenta e Joe riflette, è tutta a blocco unico..ogni tanto perdevo il segno e saltavo una riga, e dovevo ricominciare dall'inizio..mentre spaziato come all'inizio era bello scorrevole =)

    CITAZIONE
    Emma si era chiusa in casa a piangere, a guardare film deprimenti ed a mangiare chili di gelato, affermando che non sarebbe mai più uscita e che tanto valeva morire lì dentro, risparmiandosi ulteriori sofferenze.

    Oh Emma :love2: è tenerissima <3 sebbene sia una svampita di prim'ordine è adorabile :love2:

    CITAZIONE
    «Tra' [sarebbe "tranquillo", non so se si usa dappertutto o solo a Bergamo!]

    Piccola parentesi: a parte che penso che sia o fu diffuso a livello nazionale come il "tranza" o "tranzollo", non è che a Bergamo siamo una manica di burini truzzi :smile2: :smile2: . Lo usano un po' i pischellini fino alla prima liceo e poi si passa ad un più raro "tra'"...ma fino ad ora Sara è l'unico esemplare che io sappia che lo usi :P :P

    CITAZIONE
    Dopo due ore e mezza di autostrade francesi (e pedaggi dai costi esorbitanti)

    Qua sento odor di esperienze di vita vissuta francese :D :D

    CITAZIONE
    “Oh santo cielo!”, pensò strabuzzando gli occhi. “Se mi ritrovo a sognare paesaggi bucolici, vuol dire solo una cosa: questo sta per diventare un incubo…”.

    Ho riso. Ho veramente riso tanto. Povero Joe! Ma ho quasi pianto da tanto ridevo(si, anche a rileggerlo qua su pfw :D ) spero Joe possa perdonarmi ^_^
    Che dire?Mi incoraggia il fatto che tu sia così veloce a scrivere rispetto ai tuoi tempi!!!Come minimo,domani nevica! :P :-*
     
    .
  6. félicie
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Aaaaaah ma che bene ma che bene leggere un bel capitolone :heartpink: :heartpink: :heartpink: è lungherrimo D: ma è questo che ci piace <3 :dance: :dance: :dance:
    Amo Eli, in tutte le versioni e salse in cui me lo hai proposto, ma ogni volta mi stupisce e mi affascina come lo migliori :gluck:

    Ah, la mia fangirla :miniheart:
    CITAZIONE
    Unico appunto che ti faccio a quest'ora assurda(si, ho problemi a dormire T_T) quindi non sono esattamente lucida, è questo:la parte finale in cui Emma si addormenta e Joe riflette, è tutta a blocco unico..ogni tanto perdevo il segno e saltavo una riga, e dovevo ricominciare dall'inizio..mentre spaziato come all'inizio era bello scorrevole =)

    Ich weiß meine Liebe!! Ma non sapevo come metterlo!! Cioè o vado un po' a capo... però è vero che i blocchi lunghi sono un po' più difficili da leggere, ma danno un tale senso di ordine :gluck:
    CITAZIONE
    Piccola parentesi: a parte che penso che sia o fu diffuso a livello nazionale come il "tranza" o "tranzollo", non è che a Bergamo siamo una manica di burini truzzi :smile2: :smile2: . Lo usano un po' i pischellini fino alla prima liceo e poi si passa ad un più raro "tra'"...ma fino ad ora Sara è l'unico esemplare che io sappia che lo usi :P :P

    Bea l'ho messo per Ste che non capisce mai niente (DEHIHIHAHAHAAHAHAHA)! No, seriamente... chi lo usa "tra"? Anche da noi... io l'ho sentito solo da quelli dell'Isola! A scuola nessuno diceva "tra" ahaha l'ho messo perché era troppo in stile Chris!
    CITAZIONE
    Qua sento odor di esperienze di vita vissuta francese

    Cani bastardi! Dovevo sporgere denuncia in qualche modo! Ed è già bello che non ho scritto i prezzi!! Mi hanno rovinato il viaggio di ritorno :sad:

    CITAZIONE
    Ho riso. Ho veramente riso tanto. Povero Joe! Ma ho quasi pianto da tanto ridevo(si, anche a rileggerlo qua su pfw :D ) spero Joe possa perdonarmi ^_^

    Entrambe sappiamo che sotto sotto Joe è un povero pirla, come tutti del resto ahahah
    CITAZIONE
    Che dire?Mi incoraggia il fatto che tu sia così veloce a scrivere rispetto ai tuoi tempi!!!Come minimo,domani nevica! :P :-*

    Per ora skype30
     
    .
  7. *MarÏe
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Ah, la mia fangirla

    ehi ok fangirlare,ma sono anche seria io u.u
    ........
    muahahha ma chi voglio prendere in giro :D con te non riesco a non fangirlare ahahah. : dance :
    Però per il resto del sito so essere più seriosa dai :-)
    CITAZIONE
    ch weiß meine Liebe!! Ma non sapevo come metterlo!! Cioè o vado un po' a capo... però è vero che i blocchi lunghi sono un po' più difficili da leggere, ma danno un tale senso di ordine

    mmmmmmh.....a me danno senso di confusione invece D: sono così belli i "accapo" <3 ma d'altronde sei tu la scrittrice :-*

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    Piccola parentesi: a parte che penso che sia o fu diffuso a livello nazionale come il "tranza" o "tranzollo", non è che a Bergamo siamo una manica di burini truzzi :smile2: :smile2: . Lo usano un po' i pischellini fino alla prima liceo e poi si passa ad un più raro "tra'"...ma fino ad ora Sara è l'unico esemplare che io sappia che lo usi :P :P

    Bea l'ho messo per Ste che non capisce mai niente (DEHIHIHAHAHAAHAHAHA)! No, seriamente... chi lo usa "tra"? Anche da noi... io l'ho sentito solo da quelli dell'Isola! A scuola nessuno diceva "tra" ahaha l'ho messo perché era troppo in stile Chris!

    LOL povero Ste XD eh ma lo dicevo per paraculaggine,non che poi altri commentatori cominciassero a pensare che Bergamo sia diventata Truzzolandia! D:

    CITAZIONE
    Per ora skype30

    oggesú no D: non cominciare con gli hiatus annuali D: mica sei la serie Sherlock della BBC!!!D:
     
    .
  8. Storm
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    Saraaa! *-* Mi hai proprio conquistata! Mi piace tantissimo la storia e lo sapevo che era meglio non leggere questo capitolo prima di essere certa che ne avessi pronto un altro... ma chissene, volevo troppo immegermi nel seguito ahahah Magari mi ripeto, ma scrivi davvero davvero bene e anche se a guardarlo il capitolo è lungo, scorre che è una bellezza :3 dopo aver letto un bel po' ho cominciato a controllare quanto mancasse prima della fine per prepararmi psicologicamente >< Mi hai strappato più di un sorriso ché Joe mi fa morire XD Quando ho letto del nome "Europa" ho riso proprio XD Mi piace il rapporto fra Joe ed Emma che alla sua età è fin troppo ragazzina (ho l'impressione che sia stata un tantino viziata). In pratica è lui che deve prendersi cura di lei, non il contrario come sarebbe normalmente fra madre e figlio. Sono teneri insieme anche se è un po' triste che fra i due deve essere lui l'adulto. Però, ripeto, mi piace come si vogliono bene e la loro armonia familiare :miniheart: Sono pensieri che ho fatto prima ancora che lo stesso Joe ci riflettesse su, e se è risultato chiaro come fossero impostati i "ruoli" fra i personaggi è perché sono caratterizzati bene! Complimenti anche per questo! ><
    Poveri Guns, comunque ahahah Quando ho letto degli Eagles me l'aspettavo Hotel California :3 Piace molto anche a me ed ascoltarla sul finale è stato molto d'atmosfera! Le citazioni di musica mi piacciono sempre un botto (contiamo quante volte ho usato "mi piace"?!)!!
    Questi sono i miei commentini a caldo XD
    CITAZIONE
    “Umore di merda, tempo di merda. Non so se sentirmi consolato oppure no…”.

    Verovero :hug:
    CITAZIONE
    [...] in un paesino a mille e trecento chilometri di distanza, nascosto nel nord dell’Italia, tra le montagne ai confini della bergamasca.

    Heidiii ♪ Ovviamente scherzo, eh! Però l'ho pensato davvero... mi sa che ci sto in fissa io DD:
    CITAZIONE
    Ovvio che sì, c’era da aspettarselo, pensò Joe irritato: quella donna aveva la memoria di un emmenthal.

    "la memoria di un emmenthal" AHAHAHAHAHAH

    Poi una cosa che mi è saltata all'occhio:
    CITAZIONE
    I fantastici ricci biondi molleggiarono sul viso perfettamente ovale di Emma, mentre lei chiudeva il numero 7, per l’ultima volta.

    CITAZIONE
    «Joe, tesoro, vieni! Non startene lì impalato!», trillò Emma, con i ricci che molleggiavano vivacemente intorno al viso.

    Non sono consequenziali, però sono piuttosto vicine... semplicemente, la seconda mi ha riportato alla prima leggendo.

    Spero d'aver scritto tutto quello che volevo scriverti... comunque sei bravissima e aspetto il prossimooo!!
     
    .
  9. félicie
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Saraaa! *-* Mi hai proprio conquistata! Mi piace tantissimo la storia e lo sapevo che era meglio non leggere questo capitolo prima di essere certa che ne avessi pronto un altro... ma chissene, volevo troppo immegermi nel seguito ahahah Magari mi ripeto, ma scrivi davvero davvero bene e anche se a guardarlo il capitolo è lungo, scorre che è una bellezza :3 dopo aver letto un bel po' ho cominciato a controllare quanto mancasse prima della fine per prepararmi psicologicamente ><

    Mari :miniheart: Sono contentissima che ti piaccia!!
    CITAZIONE
    Mi hai strappato più di un sorriso ché Joe mi fa morire XD Quando ho letto del nome "Europa" ho riso proprio XD

    Vedrai nel prossimo capitolo... c'è una scena che fa morire ahahahah
    CITAZIONE
    Mi piace il rapporto fra Joe ed Emma che alla sua età è fin troppo ragazzina (ho l'impressione che sia stata un tantino viziata). In pratica è lui che deve prendersi cura di lei, non il contrario come sarebbe normalmente fra madre e figlio. Sono teneri insieme anche se è un po' triste che fra i due deve essere lui l'adulto. Però, ripeto, mi piace come si vogliono bene e la loro armonia familiare :miniheart: Sono pensieri che ho fatto prima ancora che lo stesso Joe ci riflettesse su, e se è risultato chiaro come fossero impostati i "ruoli" fra i personaggi è perché sono caratterizzati bene! Complimenti anche per questo! ><

    Il rapporto tra Joe ed Emma è molto complicato. C'è del non-detto tra di loro e molto rancore da parte di Joe, ma poi si vedrà nei prossimi capitoli (: In generale, Joe sotto molti aspetti è maturo e si sente responsabile per Emma, però anche se a volte gli pesa, in fondo Emma è divertente e stanno bene insieme (:
    CITAZIONE
    Poveri Guns, comunque ahahah Quando ho letto degli Eagles me l'aspettavo Hotel California :3 Piace molto anche a me ed ascoltarla sul finale è stato molto d'atmosfera! Le citazioni di musica mi piacciono sempre un botto (contiamo quante volte ho usato "mi piace"?!)!!

    Hotel California era d'obbligo :miniheart: Sai, fa molto atmosfera di fine estate... notte con le stelle e clima caldo... e profumo di spiaggia!
    CITAZIONE
    Heidiii ♪ Ovviamente scherzo, eh! Però l'ho pensato davvero... mi sa che ci sto in fissa io DD:

    Tranquilla! È Heidi davvero! Io a Roncobello ci sono stata (parlerò di posti che conosco!) e ti dirò: c'è una passeggiata che va ai Laghi Gemelli (tre ore di salita a 45 gradi, per dirti!) e quando arrivi su vedi solo verde e montagne, questi due laghi spettacolari ed una baita in lontananza... è bellissimo, ma davvero desolato ahaha se conti che a Roncobello centro ci vivono solo quattrocento persone ahah
    CITAZIONE
    "la memoria di un emmenthal" AHAHAHAHAHAH

    Questa è una delle poche frasi sopravvissute dal lontano 2009 :') ahahah
    CITAZIONE
    Non sono consequenziali, però sono piuttosto vicine... semplicemente, la seconda mi ha riportato alla prima leggendo.

    Ah, cavolo, lo so! Dovrei proprio cambiarla, ma non ho voglia ahaha domani mi ci metto, dai (:

    Se può farti piacere ho già iniziato il secondo capitolo e sto per iniziare la quinta pagina ;) anche se... mi sa... che sarà più lungo del primo perché ci sono un sacco di cose da dire D: al massimo lo spezzo!
     
    .
  10. Storm
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Tranquilla! È Heidi davvero! Io a Roncobello ci sono stata (parlerò di posti che conosco!) e ti dirò: c'è una passeggiata che va ai Laghi Gemelli (tre ore di salita a 45 gradi, per dirti!) e quando arrivi su vedi solo verde e montagne, questi due laghi spettacolari ed una baita in lontananza... è bellissimo, ma davvero desolato ahaha se conti che a Roncobello centro ci vivono solo quattrocento persone ahah

    Che bello! Mi piacciono i bei paesaggi *-* (ma non ti sei liquefatta dopo quella sfacchinata sotto il sole cocente? D:) I paesini sono carini :3 scommetto che di quei 400 abitanti la metà sono persone anziane lol

    CITAZIONE
    Se può farti piacere ho già iniziato il secondo capitolo e sto per iniziare la quinta pagina ;) anche se... mi sa... che sarà più lungo del primo perché ci sono un sacco di cose da dire D: al massimo lo spezzo!

    Certo che mi fa piacere!! Non vedo l'ora :miniheart: I capitoli lunghi non mi spaventano muahahah
     
    .
24 replies since 11/5/2014, 15:44   483 views
  Share  
.
Top
Top