Votes taken by •Cortexiphan;

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    Ho letto solo il prologo per ora ma già mi piace^^ al più presto leggerò anche il primo capitolo *_*
  2. .
    Hellion.. benvenuta! potterhead e whovian?????? ancora meglioooooooooo come noterai sono anche io una potterianaXD e adoro doctor who u_u anche hannibal se è per questo!
  3. .
    Il canto della rivolta di Suzanne Collins
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    "Noi siamo infinito" di Chbosky Stephen
  5. .
    anche se non credo proprio che vincerà voto "Profondo Blu"
  6. .
    che poesia dolcissima *w* ma anche molto malinconica... comunque rende molto bene i sentimenti che ci hai messo dentro, bravissima *_* solo voi riuscire a farmi leggere poesie :D
  7. .

    Another Life



    _autore: •Cortexiphan;
    _genere: Dramma
    _rating: arancione
    _tipologia: one shot
    _breve descrizione: Quanto sottile è il filo che divide la realtà dalla pazzia? Dipende da noi e da ciò che ci sta intorno, ma per Alexander, Daniel e Connor questa è una realtà diversa da quella che vogliono loro e per averla sono disposti a fare tutto.
    _note: è la famosa one shot che dovevo sistemare, spero che ora vada meglio.


    E' difficile godersi le meraviglie di Londra quando non le si apprezza veramente, se ci si vive perché obbligato non si potrà mai apprezzare ciò che ti sta attorno realmente, e così, inesorabilmente, tutto ti sta ristretto finché non esplodi.

    Il mio nome è Alexander, ho 17 anni e da sei sento voci, loro sono mie amiche e la mia identità. Fino a un anno fa non erano un problema per le persone che mi stanno attorno, ora invece spesso si impossessano di me e la cosa sta diventando insostenibile, ma loro vogliono solo parlarmi, avvisarmi che io non sono figlio di Londra e nemmeno della Terra.

    Ero in classe, solo, durante la ricreazione, quando la professoressa si avvicina e mi rimprovera, io mi alzo semplicemente irritato e faccio per uscire ma la voce dentro di me si fa sentire, indignata “Fermati non puoi lasciargliela passare, quell'umana la deve pagare”, io tento di oppormi con tutte le mie forze ma è tutto inutile, in una frazione di secondo una sedia vola verso la professoressa spaventata che riesce a schivare il mio colpo.
    Dopo quel fatto la professoressa mi manda da uno psicologo, io ho timore che possa sentire in qualche modo quelle voci ma non ho scelta.

    Arrivo davanti alla porta dello psicologo, la quale porta la targhetta con il nome di quest'ultimo “Connor Wilde”, ma non riusco a muovere un muscolo e resto là a fissare quella scritta, fino a quando a porta non si schiuse verso di me. In realtà era il dottor Wilde ad averla aperta il quale mi invita calorosamente a entrare e a sedermi, appena dentro penso che non avevo mai visto uno studio come quello ma ero certo che prima o poi mi ci avrebbero mandato, perché nessuno mi crede, nessuno crede a un ragazzo che dice di sentire voci che nessuno sente, ma io le sento e non mi importa ciò che pensano gli altri.
    Il dottor Wilde ha qualche cosa che non mi convince, solo a guardarlo lo capisco e lo capiscono anche le mie voci “Vattene da qui lui non ci serve! Lui è strano”. La voglia di correre e scappare è molta ma non ho scelta e, all'ennesimo invito da parte del dottore, mi siedo.
    Lui parla, mi dice di chiamarlo Connor e mi rassicura ma non riesco a proferire parola e le voci ora più che mai gridano e sbraitano.
    Connor mi guarda e mi fa la prima domanda: “Allora dimmi... qual è il tuo problema?”, la sua voce è calda e dolce ma io non mi sento comunque a mio agio, nonostante tutto rispondo: “Voci, sento voci. Loro mi parlano, mi aiutano, mi tengono compagnia e mi dicono che sono un Alieno”. Connor sbianca continuando a guardarmi a bocca aperta, io rimango immobile e non apro più bocca. Dopo qualche secondo il dottore si riprende e, con lui, anche la seduta.

    Tornando a casa ripenso all'appuntamento e alla telefonata effettuata dal dottor Connor subito dopo: “Ne ho trovato un altro, sì come noi! Ha 17 anni, è un ragazzino, sarà facile. Non è quella l'unica soluzione per vedere chi di noi ha ragione. Sì, ci sentiamo”, tante domande mi sorgono ma non importa ora voglio solo tornare a casa e non pensare più a nulla per un po'.

    Una settimana dopo ho una nuova seduta dal dottor Connor e qui conosco Daniel, che scopro essere l'interlocutore del dottore in quella telefonata, il terzo come me.
    Daniel mi guarda e sorride con fare crudele, Connor non è più nelle vesti di uno psicologo, ha deciso di rivelarsi assieme a Daniel il quale continua a guardarmi malignamente, la rabbia esplode nel mio petto e nella mia testa ma riesco a controllarlo: “Veniamo al dunque, anche noi sentiamo voci, anche le nostre ci dicono che la Terra non è il nostro pianeta”, il mio sguardo fisso su Daniel e i miei pensieri valutano le parole di Connor, e le voci iniziano a gridare facendomi scoppiare la testa, “Ma due di noi mentono e io scoprirò chi è!” dice Daniel passando lo sguardo da me a Connor con aria famelica, la rabbia pulsa più che mai: “Bé e chi mi dice che non sei tu a mentire?” senza accorgermene mi alzo in piedi e Connor, prontamente, si mette tra di noi.
    Ciò che segue di quell'appuntamento sono solo ricordi flebili e annebbiati.

    Ora, Io, Connor e Daniel ci vediamo quasi ogni giorno ma il mio odio verso quest'ultimo non fa altro che crescere come una creatura nel mio petto e lui non vede l'ora di mettermi alla prova, le voci si sono fatte crude e mi incitano a uccidere ma ancora, debolmente, riesco a controllarle.

    Giorno dopo giorno capisco sempre di più le intenzioni di Daniel e la paura di Connor, la paura che tutto ciò possa sfociare in qualche cosa di irreversibile e allo stesso tempo inevitabile. L'unico scopo di Daniel sembra essere quello di scoprire se io mento, io gli faccio paura, io gli incuto timore e questo mi soddisfa e soddisfa anche le mie voci.
    Io so di non mentire.

    Connor è sempre più preoccupato e anche quando mi si avvicina per parlarmi è visibilmente nervoso “Non doveva finire così. Speravo di non trovare nessun altro come noi, e invece ora devo proteggerti. Daniel è pericoloso. Lui pensa solo a capire chi mente tra quelli che, come noi, dicono di sentire queste voci. Ma io sapevo difendermi, ora invece ci sei anche tu in mezzo, farò tutto ciò che è in mio potere per tenerlo lontano da te”. Lui trema e non mi guarda neanche negli occhi, io chiudo le mani a pugno in uno spasmo involontario, stringo i denti irritato ma infine rispondo. “Grazie”.

    Ma le protezioni di Connor non serviranno e lo sappiamo entrambi, lo sa anche Daniel, infatti mi si avvicina spavaldo e sicuro di se pronto a stuzzicarmi “Allora. Oggi che dicono le tue voci? Le mie continuano a ripetermi che sei un impostore”, io taccio e lo guardo dritto negli occhi senza battere ciglio, lui inizia a irritarsi, a digrignare i denti sempre più arrabbiato ma io continuo a non rispondere “Rispondi. Maledetto ragazzino. Scoprirò se menti e quando ne avrò le prove me la pagherai”. Le sue minacce non ricevono la reazione da lui desiderata così alza la mano e la scaglia verso di me dandomi uno schiaffo sul viso. Io continuo a tacere, nonostante il dolore, lui infine prende e se ne va.

    Un giorno, esattamente quattro dopo la scenata di Daniel, andando al parco dove era fissato l'incontro, vedo ciò che avevo pensato, ciò che prima o poi sarebbe accaduto inesorabilmente, Connor e Daniel si scontrano e Daniel cade a terra, inerte e sicuramente morto, Connor si guarda attorno disperato poi fa un respiro profondo e inizia a trascinare Daniel.
    Il fatto al quale ho assistito mi terrorizza, ora tocca a me.

    Corro a casa tra le ultime luci arancio rossastre del tramonto, i miei genitori sono ancora al lavoro e non torneranno prima di cena ma io non ci sarò a casa per cena, no, ho un compito da portare a termine. Chiudo la porta di casa e mi ci appoggio respirando affannosamente e tremando, non so che posso fare ora “Oppure sì!”, quelle nuove parole mi rimbombano in testa a volume sempre più alto. Oppure sì. Devo uccidere Connor prima che sia lui a farlo, ma solo il pensiero mi terrorizza, non posso diventare un assassino.
    “O preda o predatore”

    In lontananza sento delle sirene, e si dirigono verso il parco, ma non devono prendere Connor prima di me ormai ho deciso, è una questione di vita o di morte, devo farlo e non ho altre scelte così prendo un coltello e mi dirigo verso il mio destino.

    Incontro Connor spaventato poco fuori del parco, il coltello è ancora tra le mie mani e si dirige verso l'uomo davanti a me sempre più terrorizzato.
    Non una parola uscì dalla bocca di nessuno dei due, le sirene sempre più vicine, le grida dei passanti, bastano a descrivere ciò che stava per accadere, la mia mano si leva e cala silenziosa su Connor il quale non si muove accettando il suo destino, tutto ciò che mi accade attorno non importa più ormai “E' giusto così, lui è il tuo nemico! Fallo FALLO!” il tempo di ascoltare per l'ultima volta quella voce nella mia testa e abbassare lo sguardo per vedere ciò che avevo fatto, il sangue mi imbrattava le mani e il corpo ormai senza vita di Connor sta ai miei piedi, i lampeggianti delle volanti sono ormai davanti a me, gli agenti si dispongono in semicerchio puntandomi contro le pistole pronti a fare fuoco, non sento le loro urla, non sento ciò che mi dicono e neanche i colpi che ora mi stanno arrivando contro colpendomi in pieno.

    Il mio nome è Alexander e ora sono a terra in fin di vita, le voci mi hanno abbandonato proprio nel momento in cui ne ho più bisogno, ciò mi dimostra che tutti avevano ragione su di me ma ora non ha importanza voglio solo tornare a casa e non pensare più a nulla, per sempre.

    Edited by •Cortexiphan; - 5/5/2013, 13:34
  8. .

    La pioggia Verde Argento



    _autore: •Cortexiphan;
    _fandom: harry potter
    _genere: fantasy
    _rating: verde
    _pairing: nulla
    _personaggi: draco malfoy
    _tipologia: one shot
    _breve descrizione: Un giorno, un'attesa, può cambiare ciò che pensi del mondo, della gente, di ciò che sei. Ciò che succede a Draco Malfoy è una rinascita dalla pioggia che lo "lava" dai pensieri negativi.
    Pensieri di un serpeverde scritti da una Grifondoro.
    _note: sono i pensieri di Draco quindici anni dopo la famosa "battaglia di Hogwarts"


    Non torno a Hogwarts dal 1998 quando la scuola era distrutta, in fiamme, apparentemente persa.
    Sembrano passati secoli e invece sono passati solo quindici anni ma Hogwarts è già tornata al suo antico splendore, le torri di divinazione e astronomia s'innalzano verso il cielo imponenti e sicure, le serre e il campo da Quidditch sono stati totalmente ricostruiti così che sembra non essere mai accaduto nulla, le mura che hanno protetto generazioni e generazioni di maghi desiderosi di imparare e crescere sono di nuovo sicure.
    Come sono sciocco.
    Come lo sono stato in quei sei anni e mezzo passati a cercare tutti i modi per odiare e tormentare Harry Potter e i suoi amici e non mi sono mai fermato a notare, a gustarmi la bellezza paradisiaca di Hogwarts.
    Ora sono qui, nei giardini della scuola, venuto ancora una volta in questi luoghi di sapienza e antica saggezza per conto del Ministero della Magia così ho preso l'occasione per salutare mio figlio che mi sta rendendo davvero fiero, lui non è come me, non è come ero io alla sua età Scorpius è diverso ma ne sono felice. Ora sono io a imparare da lui.
    Il cielo inizia a scurirsi, tra poco pioverà, ma insieme al cielo anche i miei pensieri diventano scuri e cupi, Voldemort e la battaglia di Hogwarts, stringo i denti e poggio una mano sul braccio sinistro dove se ne sta inerte il marchio nero. Quel disegno mi riempie di vergogna e rabbia verso me stesso.
    Il cielo nero sovrasta quello azzurro e privo di nuvole e, pensando ai miei errori, chiudo il mio braccio sinistro in una morsa fino a farmi male. Dopo un lieve tuono in lontananza sento una, due, infinite gocce colpirmi fredde e bagnate, a lavare i miei pensieri.
    Chiudo gli occhi, sorrido e alzo lo sguardo verso il cielo respirando a fondo, i pensieri oscuri se ne vanno dalla mia mente lasciando finalmente il mio corpo.
    Grazie pioggia purificatrice.
    La pioggia smette subito e il cielo nero svanisce, i raggi del sole tornano cocenti prendendo il posto della pioggia, gli studenti emergono timidamente guardandomi da una delle vetrate.
    E' bello vedere che gli studenti sono tutti uniti, Grifondoro, Serpeverde, Corvonero o Tassorosso poco importa! Ora tutti sono assieme e felici.
    Mio figlio mi corre incontro “Papà Draco vieni, il preside vuole parlarti”, io sorrido nuovamente e gli accarezzo dolcemente i capelli biondissimi ringraziandolo, mi dirigo verso i cancelli sconfinati in piena spensieratezza perché la pioggia lava via anche i pensieri più orrendi e così ha fatto con me.


    Edited by •Cortexiphan; - 2/5/2013, 20:21
  9. .
    non sono ruffiana >.< e neanche esagerata!!! e be ma ci sono prof anche giovani èXD
  10. .
    che dire... sei un grande! mi piace molto questa one shot** non ho parole! Il genio al lavoro *piange* grande Prof :D
  11. .
    concordo con Stefano (non voglio criticare o altro) ma iniziava a prendermi e sono arrivata alla fine. Comunque è molto bella e malinconica^^
  12. .

    Another Life



    _autore: Corthexiphan;
    _genere: drammatico
    _rating: arancione
    _tipologia: one shot
    _breve descrizione: Tre persone convinte della stessa cosa, tutte e tre però pensano che gli altri due mentano.
    _note: ----


    E' difficile godersi le meraviglie di Londra quando non le si apprezza veramente, se ci vivi perché obbligato non potrai mai apprezzare ciò che ti sta attorno realmente, e così, inesorabilmente, tutto ti sta ristretto finché non esplodi.

    Il mio nome è Alexander, ho 17 anni e da 6 sento voci, loro sono mie amiche e la mia identità. Fino a un anno fa non erano un problema per le persone che mi stavano attorno, ora invece spesso si impossessano di me e la cosa sta diventando insostenibile, ma loro vogliono solo parlarmi, avvisarmi che io non sono figlio di Londra e nemmeno della Terra.

    Ero in classe, solo durante la ricreazione, quando la professoressa si avvicina e mi rimprovera, io mi alzo semplicemente irritato e faccio per uscire ma la voce dentro di me si fece sentire, indignata “Fermati non puoi lasciargliela passare, quell'umana la deve pagare”, io tento di oppormi con tutte le mie forze ma è tutto inutile, in una frazione di secondo una sedia vola verso la professoressa spaventata che riesce a schivare il mio colpo.
    Dopo quel fatto la professoressa mi mandò da uno psicologo, io avevo timore che potesse sentire in qualche modo quelle voci ma non avevo scelta.

    Arrivai davanti alla porta dello psicologo, la quale portava la targhetta con il nome di quest'ultimo “Connor Wilde”, ma non riuscii a muovere un muscolo finché non fu la porta ad aprirsi. In realtà era il dottor Wilde ad averla aperta il quale mi invitò calorosamente a entrare e a sedermi, non avevo mai visto uno studio come quello ma ero certo che prima o poi mi ci avrebbero mandato, nessuno mi crede, nessuno crede a un ragazzo che dice di sentire voci che nessuno sente, ma io le sento e non mi importa ciò che pensano gli altri.
    Il dottor Wilde ha qualche cosa che non mi convince, solo a guardarlo lo capisco e lo capiscono anche le mie voci “Vattene da qui lui non ci serve! Lui è strano”. La voglia di correre e scappare è molta ma non ho scelta e, all'ennesimo invito da parte del dottore, mi siedo.
    Lui parla, mi invita a chiamarlo Connor e mi rassicura ma non riesco a proferire parola e le voci ora più che mai gridano e sbraitano.
    Connor mi guarda e mi fa la prima domanda: “Allora dimmi... quale è il tuo problema?”, la sua voce è calda e dolce ma io non mi sento comunque a mio agio, nonostante tutto rispondo: “Voci, sento voci. Loro mi parlano, mi aiutano, mi tengono compagnia e mi dicono che sono un Alieno”. Connor sbianca continuando a guardarmi a bocca aperta, io rimango immobile e non apro più bocca. Dopo qualche secondo il dottore si riprende così come la seduta.

    Tornando ripenso all'appuntamento e alla telefonata effettuata dal dottor Connor subito dopo: “Ne ho trovato un altro, sì come noi! Ha 17 anni, è un ragazzino, sarà facile. Non è quella l'unica soluzione per vedere chi di noi ha ragione. Sì, ci sentiamo”, tante domande mi sorgono ma non importa ora voglio solo tornare a casa e non pensare più a nulla per un po'.

    Una settimana dopo ho una nuova seduta dal dottor Connor e qui conosco Daniel, che scopro essere l'interlocutore del dottore in quella telefonata, il terzo come me.
    Daniel mi guarda e sorride con fare crudele, Connor non è più nelle vesti di uno psicologo, ha deciso di rivelarsi assieme a Daniel il quale continua a guardarmi malignamente, la rabbia esplode nel mio petto e nella mia testa ma riesco a controllarlo: “Veniamo al dunque, anche noi sentiamo voci, anche le nostre ci dicono che la Terra non è il nostro pianeta”, il mio sguardo fisso su Daniel e i miei pensieri valutano le parole di Connor, e le voci iniziano a gridare facendomi scoppiare la testa, “Ma due di noi mentono e io scoprirò chi è!” disse Daniel passando lo sguardo da me a Connor con aria famelica, la rabbia pulsa più che mai: “Bé e chi mi dice che non sei tu a mentire?” senza accorgermene mi alzo in piedi e Connor, prontamente, si mette tra di noi.
    Ciò che segue di quell'appuntamento sono solo ricordi flebili e annebbiati.

    Ora, Io, Connor e Daniel ci vediamo quasi ogni giorno ma il mio odio verso quest'ultimo non fa altro che crescere come una creatura nel mio petto e lui non vede l'ora di mettermi alla prova, le voci si sono fatte crude e mi incitano a uccidere ma ancora, debolmente, riesco a controllarle.
    Un giorno andando al parco dove era fissato l'incontro, vedo ciò che avevo pensato, ciò che prima o poi sarebbe accaduto inesorabilmente, Connor e Daniel si scontrano e Daniel cade a terra, inerte e sicuramente morto, Connor si guarda attorno disperato poi fa un respiro profondo e inizia a trascinare Daniel.
    Il fatto al quale ho assistito mi terrorizza, ora tocca a me.
    Corro a casa tra le ultime luci arancio rossastre del tramonto, i miei genitori sono ancora al lavoro e non torneranno prima di cena ma io non ci sarò a casa per cena, no, ho un compito da portare a termine.
    In lontananza sento delle sirene, e si dirigono verso il parco, ma non devono prendere Connor prima di me ormai è una questione di vita o di morte, prendo un coltello e mi dirigo verso il mio destino.

    Incontro Connor spaventato poco fuori del parco, il coltello è ancora tra le mie mani e si dirige assieme a me verso l'uomo davanti a me sempre più terrorizzato.
    Non una parola uscì dalla bocca di nessuno dei due, le sirene sempre più vicine, le grida dei passanti, bastano a descrivere ciò che stava per accadere, la mia mano si leva e cala silenziosa su Connor il quale non si muove accettando il suo destino, tutto ciò che mi accade attorno non importa più ormai “E' giusto così, lui è il tuo nemico! Fallo FALLO!” il tempo di ascoltare per l'ultima volta quella voce nella mia testa e abbassare lo sguardo per vedere ciò che avevo fatto, il sangue mi imbrattava le mani e il corpo ormai senza vita di Connor sta ai miei piedi, i lampeggianti delle volanti sono ormai davanti a me, gli agenti si dispongono in semicerchio puntandomi contro le pistole pronti a fare fuoco, non sento le loro urla, non sento ciò che mi dicono e neanche i colpi che ora mi stanno arrivando contro colpendomi in pieno.

    Il mio nome è Alexander e ora sono a terra in fin di vita, le voci mi hanno abbandonato proprio nel momento in cui ne ho più bisogno, ciò mi dimostra che tutti avevano ragione su di me ma ora non ha importanza voglio solo tornare a casa e non pensare più a nulla, per sempre.
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    Titolo canzone: Hurts like Heaven
    Link video:
    Genere playlist: romantico
  14. .
    eccomi^^ come promesso sono passata a leggere anche le tue storie^^ Allora devo dire che scrivi benissimo! Ho i brividi, ho sentito tutto quello che hai scritto nella lettera mi è piaciuta molto davvero! complimenti^^ purtroppo oltre a complimentarmi non posso dire altro, per me tutto questo è perfetto^^
  15. .
    Vai Bea *alla cheerleader* anche io ne ho troppo di idee e nessuna si inserisce mai nell'unico contesto che vorrei tenere (il mio libro) per cui le accumulo tutte e.. bo prima o poi le useròXD
17 replies since 14/12/2009
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