Lacrime di Sangue (?)

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    Lacrime di Sangue (?)



    _autore: Läyla¬
    _genere: fantasy
    _rating: credo arancione, forse diventa rosso, ma non penso
    _tipologia: storia in capitoli
    _breve descrizione: è una storia di vampiri ù,ù In realtà dovrebbe essere divisa in due parti distinte. E' nata con l'idea di romanzo quindi sarebbe una duologia insomma X'D
    _note: Il titolo originale era Tears of Blood, ma credo che lo cambierò... forse in qualcosa tipo "The Fangs Circle" XD
    Questa storia è vecchissima in realtà, iniziai a scriverla circa sei-sette anni fa.
    L'ho lasciata più volte e non so se riprenderla >.<
    Ho in programma molti cambiamenti rispetto a quello che sto per postare X'D
    Innanzitutto l'epoca di riferimento diventerebbe il 500 e non il 400.
    Poi il primo capitolo è tutto da cambiare, anche come scenario ed incontro tra i due.
    Poi devo cambiare il nome di lei .-. Isabella potrebbe suonare come una copia di quella della Meyer çOç Anche se io l'ho scritta prima -.- Però penso di cambiarlo in Isobel, o qualcosa del genere >.<
    Vabbè, bando alle ciance. Vi posto tutto in una volta i capitoli che ho scritto fin'ora, nel tempo. Con riserva XD
    Più che altro vorrei sapere se ne vale la pena, così penso se iniziare a correggerlo o lasciarlo così com'è XD
    (PS, la storia del primo "libro" dovrebbe essere divisa in sei parti XD]
    Scusate se i capitoli sono pieni di errori, sono scritti malissimo >.< E sono anche lunghi XD Non mi stupirei se nessuno arrivasse a leggere la fine XD


    PARTE PRIMA


    I



    Janise mi guardava con quei suoi occhioni grandi e dolci ancora così pieni di umanità che resisterle mi sembrava quasi un’impresa impossibile.
    -Oh! Andiamo Janise hai 57 anni ormai! Smettila di fare la mocciosa-proruppe Armand chiudendo il libro, che poco prima stava leggendo, con uno scatto della mano. Si avvicinò con passo calmo alla mia sedia portando le sue mani sullo schienale di questa, si piegò leggermente su di me accarezzandomi, senza volerlo, le spalle con i capelli morbidi. Sentii il suo respiro gelido insinuarsi fra i miei capelli facendomi rabbrividire, e non di certo per il freddo, così che chiusi gli occhi perdendomi in quel sogno così reale, succube perfino del suo odore.
    -Senti chi parla! Guarda che tu sei più vecchio di me e fai ancora il galletto in giro!-rispose impettita Janise facendogli una linguaccia molto bambinesca che mi fece risvegliare da quello stato di assuefazione riportando un sorriso divertito sulle mie labbra.
    -Siete entrambi due bambini mascherati da vampiri adulti-commentò Monique con voce austera ed allo stesso tempo leggera come quella di un angelo.
    I suoi occhi si erano posati severi su gli altri due anche se sul resto del volto vi era dipinta una strana espressione di soave piacere dovuto sicuramente al contatto con il suo amato Lucas, che la stringeva delicatamente in vita carezzandole i capelli quasi fosse una Dea.
    Mi ritrovavo spesso a pensare che io e lei fossimo davvero simili infondo, entrambe austere, severe, con esperienza alle spalle, anche se ovviamente io ero la più anziana lì dentro, ma così fragili davanti al nostro amante che con una carezza poteva piegarci meglio di un’intera schiera di nostri simili. Era sorprendente quanto per noi fosse impossibile resistergli, questo era forse il nostro unico punto debole, e quello che probabilmente ci avrebbe portate alla rovina totale, ne ero convinta già allora.
    -Ma uffa! Che male c’è a voler sapere un pò di più della vita della nostra mammina adorata?-rispose nuovamente la mia piccola Janise incrociando le braccia al petto e indirizzandomi un’occhiata tenera unita ad un dolce ed irresistibile labruccio. Mi lasciai abbindolare facilmente, mi aveva convinta, dopo anni che ci provava, ma d’altronde cosa c’era di male nel raccontare alle mie creature come ero divenuta ciò che loro conoscevano come propria master?
    Non avevo fatto molto mistero di un passato turbolento ma l’unico che ne sapeva qualcosa in più era Armand e non ne conosceva i dettagli neanche lui, solo le linee generali di una vita lontana. Non mi pentivo certamente di quello che ero o di quella che ero stata o di come tutto questo fosse iniziato ma allo stesso tempo il ricordo di quei giorni e di tutto quel dolore passato era per me come una tortura infernale, ma era giusto alleggerire un poco quel fardello rendendo complici anche loro e così, sorridendo appena, fui io ad intervenire nella discussione accesasi poco prima.
    -Va bene...vi racconterò la mia storia visto che Janise ci tiene così tanto, non mi peserà ricordare- mentii spudoratamente sull’ultima frase conscia del fatto che fosse una fortuna essere la loro master così che le mie emozioni fossero per loro come un immenso buco nero impenetrabile. Non feci in tempo a riprendere il normale flusso dei miei pensieri che le braccia di Janise mi cinsero affettuosamente seguite da un sorriso di gioia, simile a quello che di solito faceva al terminre di un ardua battaglia, che le illuminava l’intero volto.
    Anche la reazione degli altri tre non tardò ad arrivare, la prima a reagire fu Monique seguita a ruota da Lucas che si limitarono ad annuire con dipinta già sul volto l’attenzione di chi non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire neanche un dettaglio delle mie parole, era evidente che anche loro, infondo, volevano conoscere il mio passato.
    Come mi aspettavo anche la reazione di Armand fu istantanea e inizialmente per me molto prevedibile.
    Sentii alle mie spalle i muscoli del suo volto indurirsi in un’espressione dura e severa che fece raggelare di conseguenza anche il suo sguardo che sentii subito sulle mie spalle quasi come mille lame conficcate nella schiena.
    Proprio quando stavo per rivolgermi a lui e dirgli che poteva anche non ascoltare se voleva arrivò la sua seconda reazione.
    Capivo che per lui potesse essere dura sentirmi parlare di un amore passato che per me aveva rapprsentato la vita o sentire di nuovo quanto dolore mi aveva accompagnato negli anni ma non per questo, ora posso dire di essergliene grata, si tirò indietro, anzi, riacquistò il normale controllo delle proprie emozioni e sedendosi dinanzi a me, a terra, accanto alla piccola Janise, mi lanciò un leggero sorriso per poi confermare con la sua voce calda il suo assenso.
    Annuii delicatamente iniziando a riportare alla mente tutti quegli anni di vita, la testa mi si riempì subito dopo di immagini del passato che, conseguentemente, aprirono nuovamente nel mio cuore un varco pulsante di dolore... piangevo e mi agitavo bloccata in quel meandro di ricordi, ma fuori, fuori ero fredda e dura come una statua, impenetrabile. Spasmodicamente presi aria chiudendo gli occhi al presente per aprirli al passato, riordinai ogni immagine come scatti sequenziali di un film e lasciai fluire la mia voce.
    “Quella sera, era il ventitre febbraio per la precisione, lo ricordo come fosse ieri, correva l’anno 1347, ci trovavamo nel pieno del Medievo e le paure ed il tradizionalismo imperversavano su tutto quel mondo ottuso che credeva presto sarebbe arrivata la fine per mano divina.
    Devo ammettere che anche allora, quando ero un’umana come loro, mi sentivo estranea a quel popolo ottuso che viveva solo per sentito dire, vittima del potere ecclesiastico. Io non ero così, ero quasi una ribelle, rifiutavo quelle tradizioni che non mi appartenevano e che offendevano il mio essere donna, ho sempre creduto nell’uguaglianza dei sessi, anzi, allora credevo fossimo noi donne la razza superiore maltrattata da quei bigotti uomini che vedevano in noi solo la procreazione.
    Quella sera ero scappata di casa per fuggire dalla tradizione, dalla mia sciocca famiglia e da tutti quelli che mi circondavano in quel paesino che invece di rappresentare una casa per me rappresentava solo una prigione, un inferno. Ora posso dire che quel paesino che tanto disprezzai sarebbe stato la mia salvezza. Era una cittadina di bigotti sì, ma per questo tutti i pericoli del mondo vi erano tagliati fuori. Ma quando ero scappata non potevo capire ancora cosa poteva succedermi da sola in un mondo che non conoscevo e quindi quella fuga non era piena di paure, rappresentava la pura libertà, era la fine di un’ orrenda prigionia, era un addio ai miei snaturati genitori, senza anima e senza cuore, che pensavano solo allo sposalizio della progenie senza pensare neanche per un istante al bene di noi, loro figlie, le mie sorelle erano sciocche quanto loro, simili alle sorelle Bennet che descrisse la Austen molti anni dopo. Io invece ci tenevo ad un vero amore, ci tenevo alla mia vita e alla mia libertà di scelta, ero per loro la pecora nera della famiglia e a me, se significava essere libera da tutto quello schifo, non dispiaceva essere vista come tale.
    Quella sera, ebbra della mia conquista, mi recai in uno dei ristoranti più cari di quella splendente Parigi, e non solo di questa. Presi uno dei tavoli ai margini della stanza, di modo che potessi vedere tutti ma allo stesso tempo non essere notata, accanto alla finestra per vedere oltre gli orizzonti e solcare nuove terre con la mente.
    Mi sentivo come una regina a palazzo, superiore a tutte quelle persone vuote e superficiali che si affidavano alle parole altrui per vivere, che si ingannavano a vicenda finendo poi per essere ingannati, solo mosche nella rete del ragno che si illudono di poter scegliere.
    Seduta sul mio “trono” osservavo ogni persona studiandola in ogni dettaglio sentendomi maledettamente superiore ad ognuna di loro, ero raggelata da quegli animi insipidi e nei miei occhi, ne ero certa, si poteva scorgere quella punta di odio e freddo rancore verso quella stupida razza che osava ritenersi la più grande, quella superiore a tutto il mondo, colei che avrebbe dominato ogni cosa prima o poi, inferiore solo a Dio e secondi di quest’ultimo. Ma per me la razza umana poteva classificarsi benissimo anche dopo le bestie più viscide e schifose. Devo ammette che neanche quando ero una di loro ero buona nei giudizi nei loro confronti, doveva essere scritto nel mio sangue o sul mio volto che era così se proprio a me toccò essere la scelta per una nuova generazione di creature della notte. Sorseggiando il mio buon vino rosso come fossi stata una grande degustatrice soffermai lo sguardo su una coppia che si trovava al tavolo a fianco al mio: non una parola, non uno sguardo, non un contatto fisico, solo freddissimo, vuoto, orribile silenzio; anelli luccicanti al dito, sorrisi freddi e falsi che nascondevano sicuramente numerosi amanti da ambo le parti, uno sposalizio come tanti messo su per soldi e doti che dopo diventava fredda sopportazione e necessità di avere una vera famiglia ed un nome rispettabile. Un tipo di matrimonio che portava poi inevitabilmente a numerosissimi ed incontabili tradimenti. Quel destino che aveva incontrato quella ragazza che sedeva a pochi metri da me era quello che ogni ragazza andava affrontando sposandosi in quel particolare periodo storico, sposalizio per denaro, per famiglia e tanti altri, ma mai per amore, era questo che mi faceva rabbrividire ma ciò che mi gelava davvero il sangue nelle vene era la superficialità di molte di quelle ragazze che se provavi a far ragionare con discorsi sull’amore rispondevano, tipo automi, con le stesse identiche parole “ma d’altronde se sei ricca, a cosa serve che il cuore batta forte per lui anche solo quando incontri il suo sguardo?”
    Se solo provavo a pensare che quel destino avrebbe incontrato anche me portando il mio animo a tale superficialità se non fossi fuggita dalla mia famiglia restando in quella prigione, rabbrividivo e sentivo il respiro mancarmi.
    Con tutto il flusso di quei pensieri finii per farmi venire la nausea così distolsi lo sguardo abbandonando anche la degustazione del mio vino per qualche momento, quando la nausea si attenuò ripresi a bere quell’ultimo goccio di liquido rossastro che era restato nel bicchiere e nel farlo passai velocemente a rassegna tutti coloro che si trovavano all’interno del locale in quel momento, rendendomi conto, con molta riluttanza, che praticamente tutte le coppie che erano lì dentro erano esattamente identiche alla prima che mi ero trovata ad osservare. Quelle immagini sembravano seguirmi come un’ombra , come uno scorcio su quello che di me sarebbe potuto essere.
    Stavo quasi per andarmene quando nell’oscucrità scorsi una figura che poco prima era fuggita al mio retaggio, un uomo, nascosto fra le ombre, un pò come me, che teneva i suoi occhi fissi su di me sorseggiando lentamente il suo vino di un rosso talmente vivido da sembrare sangue.
    Ricordo quasi come fosse ieri i suoi occhi neri come la pece che mi trafiggevano il petto come mille pugnali intrisi di veleno, che riuscirono a farmi perdere il fiato a lungo. Ricordo quei bellissimi capelli corvini tendenti al riccio che delicatamente gli cadevano sulle spalle ampie e possenti, persino quelli sembravano attirarmi verso di lui, ogni cosa di quell’uomo aveva il potere di assuefarmi e sembrava chiamarmi a se con sussurri peccaminosi.
    La mia sconsideratezza fu galeotta di questa nuova natura, da quella sera mi accaddero cose che neanche il più incomune degli umani potrebbe solo immaginare.
    La mia precedente ebrezza era alimentata da quell’incontro che credevo essere dettato dal destino, mi illusi perché ovviamente quell’incontro fu dettato solo dal desiderio di sangue del bel vampiro tenebroso.
    Per quanto mi sforzassi di distaccare lo sguardo tutto di lui mi attirava a partire da quel particolare luccichio degli occhi.
    Sembrava quasi mangiarmi con gli occhi e chissà forse, nella sua mente, lui stava già assaporando il mio giovane quanto caldo sangue.
    Troppo avventata per capirlo ricambiai i suoi sguardi quasi con audacia e mi isolai dal mondo fino a quando il giovane cameriere non pensò a riportarmi sulla terra.
    -Signorina... signorina mi sente?- la sua voce trillò nelle mie orecchie e mi voltai di scatto quasi terrorizzata, come se non mi ricordassi più dov'ero, e più o meno era effettivamente così.
    Lo guardai per qualche istante esaminandone i lineamenti, alto, giovane, biondo... un bel ragazzo. Focalizzare la sua identità richiedette quasi un minuto di attenta osservazione.
    Lo guardai stordita prima di ridere quasi nervosamente mentre annuivo, se era lì doveva avermi chiesto se volevo ordinare altro o se volevo avere il conto.
    -Sì, sì... scusatemi ero sovrappensiero, portatemi pure il conto- sorrisi vedendolo allontanarsi e riportai lo sguardo sull'uomo, o meglio sul tavolo in cui lo avevo visto, ed amaramente mi accorsi che era scomparso nel nulla. Sussultai, avrei dovuto vederlo se fosse uscito. L'uscita si trovava molti metri dietro di me dunque avrei dovuto notarlo, anche solo di sfuggita, ma non era stato così.
    Amareggiata aspettai il conto che tardava ad arrivare. In capo a cinque minuti arrivò fra le mani di un cameriere differente, un particolare che notai subito e che solo oggi so spiegare.
    Pagai ed uscii in fretta dal locale, volevo vedere se nei dintorni quel bel tenebroso c'era ancora. Mi aveva affascinato così tanto che ormai volevo sapere chi fosse o cosa stesse cercando in me con il suo strano sguardo.
    Quando uscii una folata di vento mi sferzò il volto facendomi rabbrividire, mi guardai attorno avvolgendomi nello scialle, non vedevo niente, era davvero scura quella notte. Sospirai sentendomi affranta dall'occasione persa e mi avviai verso il mio luogo di ristoro.
    Fu in quel momento che la mia vita fu segnata, mentre attraversavo velocemente la strada mi accorsi che c'era una figura sotto il ponte accanto al quale stavo camminando.
    Arrestai il passo per aguzzare la vista e ciò che vidi mi sorprese molto. Rividi quel giovane avvolto in un cappotto molto pesante e scuro come il resto dei suoi abiti. I suoi capelli erano ancora sciolti sulle spalle e venivano scossi con una delicatezza unica dal vento che nel frattempo mi uccideva la pelle scoperta. Sorrisi e mi avvicinai velocemente intenzionata a scendere sotto al ponte per conoscerlo, ma quello che vidi di seguito mi bloccò sul posto.
    Vidi il suo sguardo mutare, sembrava avere gli occhi cupi, completamente neri e collerici, mi resi conto che non era solo, con lui c'era un altro giovane ed una ragazza impaurita. Cosa diavolo stava succedendo? Il mio istinto invece di dirmi di correre via lontano dal pericolo mi ci spinse dentro crudelmente. Mi dissi che dovevo sapere, che dovevo salvare la ragazza dalle grinfie dei due, o di uno dei due, la scena non era così chiara.
    Mi avvicinai e il più silenziosamente possibile scesi sull'erba e raggiunsi gli altri sotto il ponte restando però a debita distanza nell'oscurità.
    Vidi il giovane tenebroso avvicinarsi all'altro con grandi falcate.
    -Thomas!- l'urlo di quell'uomo quasi mi ferì le orecchie tanto era forte. Aveva una voce assurdamente alta da sopportare, e sembrava ringhiare contro l'altro giovane che non si muoveva di un passo -Come hai osato?- ringhiò di nuovo ed io indietreggiai finalmente spaventata da quella situazione strana. Accadde di nuovo qualcosa di inspiegabile, il ragazzo scomparve e ricomparve a ridosso dell'altro dai capelli biondi che notai, con più attenzione, essere il cameriere che poco prima mi aveva risvegliata dallo stato di trans in cui ero caduta.
    Prima che me ne rendessi conto il tenebroso aveva afferrato per il collo l'altro giovane e lo aveva sollevato in aria senza alcuno sforzo apparente. Rabbrividii chiedendomi in chi diavolo mi ero imbattuta nella mia prima notte di libertà e,stupidamente, ancora, restai lì a guardare.
    -Mi... mi perdoni mio signore... non credevo fosse lei la prescelta per questa notte ma... ma vi ho portato quest'altra-
    Le parole del ragazzo non avevano per me molto senso ma mi colpirono comunque. Si rivolgeva all'altro con l'appellativo di "signore", sembrava terrorizzato dalla sua figura e pronto a tutto per essere perdonato.
    Restai ancora immobile ed osservai l'altro mentre sghignazzava lasciandolo andare, forse si era fatto perdonare, ma come?
    Quello che successe poi davanti ai miei occhi fu qualcosa di... spaventoso. Almeno agli occhi di un'umana quale ero.
    Thomas, almeno da come lo aveva chiamato il tenebroso, rimase a terra qualche secondo dolorante, doveva essere caduto con violenza da quell'altezza, e quando si rialzò lo vidi sorridere con gratitudine mentre indicava la ragazza di cui mi ero scordata... "prescelta...quest'altra". Ecco cosa intendeva con quelle parole, ma prescelta per cosa?
    Il tenebroso si scagliò su di questa troppo velocemente perchè io mi rendessi conto di cosa stesse succedendo. Troppo velocemente per permettermi di agire.
    Lo vidi stringere la ragazza a sè con foga mentre questa urlava di dolore o terrore, o forse entrambi. Non riuscii ad intervenire, ero paralizzata dal terrore perchè anche da quella distanza riuscivo a vedere che lui non stava facendo altro che tenerla a sè con la bocca sul suo collo. Io alle fantasie non ci avevo mai creduto ma i racconti sulle creature della notte li conoscevo bene. Ricacciai quell'idea dandomi quasi della stupida ma dovetti ricredermi quando lui lasciò andare la ragazza che si afflosciò senza vita a terra: distinsi nettamente i canini del giovane, erano rilucenti, di un bianco agghiacciante ed erano sporchi sulle punte di sangue.
    Rabbrividii e mossi un passo indietro con il cuore che batteva all'impazzata. Volevo correre via con tutta la mia forza ma la paura mi bloccava, e temevo che si accorgessero di me, ora temevo di morire come la giovane.
    Non potevo scappare, cos' altro mi restava se non tentare di capire? Non distolsi lo sguardo ma mi focalizzai anzi sulla scena, potevo essermi sbagliata no?
    Vidi il giovane cameriere avvicinarsi ancora tremante mentre si rivolgeva a lui con la reverenza di prima - Mio Signore Al...- la mano di quello che credevo ormai essere un vampiro delle leggende, fu veloce come prima e gli tappò la bocca. Lo fissò con lo sguardo ancora collerico e si rivolse a lui ringhiando di nuovo anche se a voce molto molto più bassa -Zitto- si poggiò un dito sulle labbra abbassando leggermente lo sguardo come se stesse pensando attentamente a cosa dirgli - La prossima volta, ammesso che ce ne sarà un'altra- alzò di nuovo lo sguardo furente su di lui - Non pensare affatto. Osserva meglio. Voi umani dovreste parlare meno e stare più attenti-
    Thomas annuì terrorizzato quanto me. Aveva detto voi umani, questo implicava che lui non lo era, quindi non mi ero sbagliata, era davvero un vampiro per quanto fosse difficile per me crederlo.
    Respirai a fatica e feci un altro passo indietro, dovevo scappare, lo sapevo. Trovai la forza di voltarmi e mossi due passi netti prima di sentire una mano gelida sul mio collo.
    Trasalii sentendo un braccio cingermi la vita mentre l'altro mi lasciava il collo.
    -Dopotutto sembra che potrò avervi questa sera- la voce era soffusa, ammaliante ed era quella del vampiro, di quell'uomo splendido che mi aveva ammaliato, mi aveva puntato fin da subito ed io come una stupida c'ero cascata.
    Iniziai a tremare e mi voltai sentendo le lacrime farsi spazio sul volto, le ricacciai indietro con tutto il mio orgoglio, non dovevo essere debole neanche davanti alla morte certa.
    Lo guardai e notai il suo sguardo di nuovo acceso, mi stringeva con forza ma con delicatezza al tempo stesso, mi sfiorò i capelli con una mano ghiacciata e mi trascinò contro il mio volere al muro del ponte. Fui tentata di urlare ma la voce mi si bloccò in gola e prima che me ne accorgessi lui aveva rigirato la situazione e mi era già sopra con le labbra attaccate al collo. Era un lieve bacio. Lo sentii sghignazzare e mi alitò sul collo con il suo respiro gelido, mi sentii subito intirizzita e tremai ancora più visibilmente.
    -Non abbiate paura, non farà così male anzi... potrebbe anche piacervi- Il suo sussurro rauco mi spaventò ancora di più. Piacermi, la morte? Come poteva dire una cosa del genere? Ma d'altronde lui non si nutriva solo di sangue ma di emozioni umane e la mia paura sembrava eccitarlo ancora di più.
    Mi strinse con forza e affondò i suoi canini nella mia carne procurandomi un dolore indescrivibile, stavo per morire... e solo per la mia avventatezza. Fui tentata di piangere ma di nuovo mi trattenni, ero orgogliosa anche in punto di morte.
    Sentivo il sangue fluire via da me, sentivo il cuore decelerare nonostante la paura, sentivo sempre più freddo e il cervello si spegneva ma prima che potessi rendermene conto mi ritorvai per terra. Ero morta? Eppure potevo ancora sentire il mio corpo, non riuscii a capire cosa stesse succedendo.
    Raccogliendo le forze mi voltai e vidi il vampiro che aveva attentato alla mia vita sovrastato da altre tre figure. Con la mia ottusità umana pensai fossero dei salvatori e raccogliendo ancora le forze mi alzai persino in piedi ma mi resi conto ben presto che quelle figure si muovevano nel suo stesso modo, erano veloci, avevano l'aria famelica e gli tenevano testa. Non erano umani, erano come lui, esattamente come lui.
    Non erano dei salvatori, ma potevo approfittarne. Senza chiedermi come o perchè questa volta riuscii a trovare la forza di correre via, lontano, fuggire velocemente da tutto quello.
    Ora a distanza di molti, molti anni so che quei tre erano solo dei neo vampiri superficiali che avevano la missione di distruggere i master per governare a modo loro.
    Fuggii con tutto il fiato che avevo in corpo, con tutte le forze che mi erano rimaste, col cuore in gola per il terrore e quel lancinante dolore al collo; fuggivo dalla morte certa senza sapere che in realtà mi stavo gettando debolmente fra le sue braccia. Senza neanche lontanamente sospettare che ormai mi ero legata a lui, inesorabilmente, per sempre."

    II


    Sentii la mascella di Armand stringersi in un'espressione di rabbia ed aprii gli occhi riportando tutto nel dimenticatoio. Lui era lì seduto a terra con le gambe fra le mani che tentava di controllarsi. La sua gelosia superava quasi la mia e mi faceva davvero male vederlo soffrire.
    Sospirai portandomi una mano agli occhi incerta se continuare a raccontare o lasciare tutto così, appeso a mezz'aria, senza un seguito, senza una fine.
    Spostai lo sguardo sulle mie creature e vidi che stavano effettivamente aspettando un seguito. Ma la consapevolezza di come avrei potuto fare del male ad Armand andando avanti nella storia mi bloccava. Non valeva la pena rovinarsi il presente per il passato.
    -Prosegui- la sua voce era dura, ruvida, era quasi un ordine. Non lo capivo, non capivo perché volesse farsi tanto male da solo, poteva anche non ascoltare ma forse la sua curiosità andava oltre anche alla sua rabbia, al dolore di un passato che lui non aveva potuto evitarmi. Non lo capivo, ma avrei ubbidito, lo dovevo a tutti loro.
    Chiusi di nuovo gli occhi lasciandomi trasportare dai ricordi e mi vidi di nuovo correre all'impazzata per quella via per sfuggire a qualcosa che a quel tempo stentavo ancora a credere reale.
    "Dopo quella notte avevo paura di qualsiasi cosa. Uscivo solo di giorno, se dovevo usicre la sera non lo facevo mai sola anche se sapevo che un umano come me sarebbe stato inutile contro un vampiro. Per qualche giorno credetti anche di essere pazza. Un vampiro... chi mai avrebbe potuto credermi? Mi avrebbero dato della folle... dovevo tenermi quello che avevo visto per me. Era straziante.
    Dopo la prima settimana gli incubi notturni si affievolirono ma anche il minimo scricchiolio di un mobile durante la notte mi faceva sobbalzare.
    Nel frattempo in me cresceva la speranza che i tre vampiri avessero ucciso quel demonio mascherato da bellissimo ragazzo.
    Forse senza volerlo mi avevano tolto di mezzo un problema.
    Presa fra questi pensieri sul mondo sovrannaturale trascurai tutto il resto, non badavo molto a quello che mi circondava e quasi non notai l'ondata di peste che era arrivata anche lì. Erano morte molte persone ma io ero troppo impegnata ad avere paura del resto per accorgermi del pericolo.
    Fortunatamente quello era l'anno di minor contagio, l'anno successivo mietè vittime su vittime, ma io ero già lontana dal mondo reale in quel periodo.
    Io ebbi la sfortuna, o fortuna, chi può dirlo? Di ammalarmi proprio in quell' anno di peste. A quel tempo le cure che ci sono ora erano lontane anni luce, peste significa morte praticamente certa, per la maggior parte era così ed io non potevo fare niente per salvarmi la vita neanche con tutti i soldi che mi ritrovavo. C'era poco da comprare per sopravvivere.
    La peste mi ridusse in uno stato pietoso in due giorni netti. I mal di testa mi impedivano qualsiasi movimento, mi dava fastidio anche il minimo spiraglio di luce, la febbre scendeva e saliva molto più volte al giorno procurandomi brividi di gelo e vampate di calore a fasi alterne. Era atroce. In realtà di quei giorni di dolore ricordo poco, so che alternavo momenti di coscienza a puro delirio in cui, a seconda di quanto mi dicevano quando tornavo in me, parlavo solo di vampiri. Il mio pensiero restava fisso su quelle creature anche nel delirio, nella malattia, nella morte. Sarei morta molto presto, ne ero cosciente. Ma in un certo senso ero sollevata. Meglio morta di peste come molti altri che morta come cibo per un demonio.
    Ho detto che di quel periodo non ricordo molto ma la notte della mia morte non potrei mai e poi mai dimenticarla.
    Inizialmente pensai che stessi delirando di nuovo quando vidi quel tenebroso vampiro entrare nella stanza ma sembrava così reale... il gelo mi invase,sentii il sangue freddarsi, ghiacciarsi e ribellarsi al suo normale flusso.
    Tentai di convincermi che era solo un delirio ma era troppo reale e smisi di autoconvincermi quando la sua mano gelida mi sfiorò il braccio sinistro. Davvero troppo reale.
    Si piegò su di me e si sedette sul letto guardandomi quasi ammirato. La sua mano mi sfiorò la fronte dandomi un lieve conforto, era fresca, quasi piacevole. Lui sorrise probabilmente poteva sentire ogni mio piccolo pensiero, ogni mia piccola percezione.
    -Ho tentato con tutte le mie forze di togliervi dalla mia mente, Isabel- la sua voce era vellutata, non aveva nulla di collerico o di provocatorio. Sembrava un'altra persona ma forse voleva solo abbindolarmi per cui tentati di scansarmi, di allontanarmi da lui ma con la mano destra lui mi trattenne e mi sollevò stringendomi per la vita. I suoi occhi luccicanti si puntarono dentro i miei togliendomi il respiro. Era una creatura senza dubbio eccezionale. Anche se continuavo a definirlo demonio.
    Provai a dirlgi qualcosa ma lui mi poggiò un dito sulle labbra sussurrando di nuovo.
    -La verità è che mi avete colpito dal primo momento che vi ho visto... Ho sempre saputo che sareste stata uno spreco ridotta a misera preda...- mi accarezzò con il braccio libero i capelli scansandomeli dal volto con una delicatezza unica. Sembrava quasi giocare con me come fossi la sua bambola di porcellana.
    Sospirai abbandonando il mio corpo fra le sue braccia, ero troppo debole per provare a scostarmi di nuovo, volevo solo che finisse in fretta. Se voleva uccidermi almeno doveva sbrigarsi.
    -Che...cosa volete?- la mia voce era pessima, era ridotta quasi ad un sussurro ma lui poteva sentirmi benissimo, non ne avevo dubbi. Lo vidi sorridere per poi ridacchiare mentre mi carezzava di nuovo la fronte. Avevo la mente troppo annebbiata per capire quello che stava per succedere eppure in qualche modo io gli ero entrata dentro, senza fare assolutamente niente.
    -Una donna che non supplica, che riesce a sfuggirmi... avete anche la sfrontatezza di resistermi...- sussurrò con la voce persa. Era preso da qualsiasi cosa di me, qualsiasi cosa dicessi o facessi era motivo per lui di ammirazione e non capivo nulla di tutto questo.
    Le sue labbra fredde mi sfiorarono il collo in un bacio delicato che, mio malgrado, mi mandò quasi in estasi. Ero attratta da lui, nonostante tutto, nonostante sapessi cosa fosse e chi fosse io non riuscivo a resistergli.
    Mi strinse più forte facendo aderire il mio corpo al suo come se non aspettasse altro. Il suo respiro fresco raggiunse il mio volto e questa volta mi baciò la fronte -Non posso permettervi di andarvene così da questa vita...- la sua voce era ancora più calda di prima, sembrava appassionato, ardente nel parlare mentre mi teneva sè. Nonstante la febbre riuscii ad intuire quello che voleva fare. Era scontato, ovvio. Voleva che io diventassi come lui per tenermi egoisticamente accanto a se per l'eternità. Ero certa che sarebbe anche stato in grado di costringermi... Io odiavo la razza umana, vero, ma non per questo l'idea di diventare un demonio mi risultava allettante, anzi, era tutto il contrario.
    Provai a staccarlo da me ma fu tutto vano, scossi la testa sentendomi di nuovo pervasa dal terrore.
    -No....demonio... non sarò mai come voi!- trovai quasi la forza di urlare ma lui non era certo pronto ad ascoltarmi. Avrei potuto fare qualsiasi cosa, anche supplicarlo, cosa che non avrei fatto per nulla al mondo, non sarebbe cambiato niente.
    Lui mi aveva scelta ed io non potevo fare niente per ribellarmi al suo volere.
    Lui annuì dando assenso ai miei pensieri, li stava leggendo tutti, era anche inutile sforzarsi di parlare, lui sapeva tanto di me, molto più di quanto potessi credere, forse sapeva anche molto di più di quello che sapevo persino io.
    -Per creature come me l'amore dovrebbe essere proibito... Non c'è concesso amare eppure voi siete riuscita in una sola notte a risvegliare il mio animo umano, in parte- quella precisazione mi fece rabbrividire ancora. Una parte sola di animo umano... e voleva che io mi trasformassi in qualcosa del genere? Mi divincolai di nuovo ma fu inutile, eppure non sembrava arrabbiarsi della mia insistenza, sembrava invece divertirsi.
    Non capivo e trattenni le lacrime di frustrazione a stento. Avevo sempre odiato le costrizioni ed ora un perfetto estraneo stava per gettarmi completamente in una vita che non mi ero scelta e che ero certa di non volere.
    Fu più veloce di quanto immaginassi in realtà. Non aggiunse altro alle sue parole, mi sfiorò il collo con i capelli morbidi prima di affondare i canini nello stesso punto in cui mi aveva precedentemente morsa. Mi strinse con più forza a sè, lo sentivo quasi rantolare mentre beveva, doveva essere qualcosa di simile ad un gemito di piacere. Adorava il mio sangue, lo sentivo e questa volta non si sarebbe fermato, mi avrebbe uccisa e mi avrebbe resa come lui. Non sapevo molto di come succedeva che ci si ritrovava vampiri ma sapevo che doveva far molto male.
    In breve mi sentii ancora più debole, sentii l'aria mancarmi e mi abbandonai a peso morto fra le sue braccia mentre il mio calore andava scemando. Di nuovo il mio cuore rallentò il suo battito, stata per arrestare la sua corsa.
    Sentii le sue labbra lasciare il mio collo mentre mi lasciava cadere sul letto delicatamente, lo vedevo ancora ma sentivo che la morte era vicina. Lentamente smisi di distinguere i suoi tratti, sentii l'aria mancare completamente ai polmoni che sembravano ardere nella loro impossibilità d avere aria e prima di accorgermene il mio cuore aveva cessato di battere.
    Quando riaprii gli occhi l'unica cosa che ero in grado di sentire era l'odore di sangue. Non era fastidioso, anzi, mi piaceva, da impazzire.
    Mi resi conto di essere aggrappata al polso del vampiro solo dopo qualche istante, sembravo aver ritrovato tutta la mia forza, tutto il mio vigore. Non sentivo nessuna fatica, percepivo solo il mio cuore pulsante, sembrava impazzito. La mia mente era quasi ottenebrata dal piacere che il sangue dava al mio corpo.
    Quando mi resi conto di quello che stavo facendo mi staccai violentemente da lui pulendomi la bocca, non poteva essere successo!
    Scesi dal letto velocemente e mi parai davanti allo specchio. L'immagine che rifletteva mi faceva quasi spavento. Ero pallida come non mai ma bellissima, ero perfetta, avevo la pelle levigata come se la peste non avesse mai attaccato la mia carne.
    Mi sfiorai il volto sentendolo gelato e liscio sotto il mio tocco.
    I miei occhi verdi erano lucenti, sembravano brillare di luce propria come mai avevano fatto prima di allora e le labbra erano rossastre di loro natura.
    Mi sfiorai i capelli morbidi e lunghi portandomeli davanti alle spalle per contornare il mio volto. Il colore corvino della mia capigliatura risaltava ancora di più il nuovo pallore che aveva assunto la mia carnagione. Ora sembravo davvero una bambola di porcellana.
    Mi voltai verso il vampiro terrorizzata, ero come lui ora? Mi portai una mano alle labbra che aprii per sfiorare con le dita i miei nuovi canini appuntiti. Non c'era dubbio ero esattamente come lui.
    In quel momento ebbi una reazione che lui non si sarebbe mai aspettato. Ora ero diventata per lui un buco nero, non poteva più sentire dentro di me, non poteva più leggermi dentro così come non potevo farlo io, ma ancora non lo sapevo.
    Mi spostai verso di lui velocemente, più velocemente di quanto avrei voluto e lo strattonai con foga, collerica.
    -Come avete osato farmi questo?! Fatemi tornare come prima! Fatemi tornare come prima!- La mia voce era trillante, più alta di prima, melodiosa e potente. Mi sorpresi della mia stessa voce soprattutto quando gli ringhiai contro le mie ultime parole.
    Lui mi guardò sorpreso per qualche secondo prima di ridere divertito, mi strinse di nuovo a sè, ero forte ora ma non potevo batterlo, questo lo avevo capito anche da neo vampira quale ero.
    Mi sfiorò di nuovo il collo con le sue labbra scendendo verso il seno. Senza volerlo gettai la testa indietro lasciandomi trasportare dal suo incredibile charm.
    Sospirai chiudendo gli occhi mentre lui mi stringeva più forte a sè, mi sorpresi di quanto non mi sembrasse più gelido. Era strano... e anche se non volevo quel momento rappresentava la perfezione. Lui mi aveva tutta per sè e per sempre, lui era felice e sotto sotto lo ero anche io. Appartenevo a qualcuno che mi amava già come una Dea e quella creatura perfetta apparteneva a me.
    Mi staccai da lui con violenza portandomi le mani sulle labbra. Non dovevo abbandonarmi a lui. Lo guardai con ribrezzo e questo sguardo sembrò colpire molto il bel vampiro di cui ancora non conoscevo il nome.
    Vidi il suo sguardo mutare in un'espressione collerica, mi afferrò per la gola prima che me ne rendessi conto e mi scaraventò contro il letto con una violenza inaudita.
    -Non si torna indietro, Isabel! Accettate la vostra natura in fretta.- Urlò con tutta la sua rabbia lasciandomi impietrita sul mio giaciglio e prima che potessi obiettare lo vidi uscire dalla stanza con una velocità sovrannaturale che dovevo avere anche io ora. Anche se lui non mi aveva ancora detto niente dei vampiri, anche se non conoscevo nulla del mio nuovo essere avevo già capito che restavo legata a lui per sempre, che scappare sarebbe stato inutile, se lui mi voleva poteva raggiungermi ovunque quando lo desiderava. Ed ero sicura che col tempo sarei stata in grado di sentirlo allo stesso modo.
    Non volevo arrendermi a quella nuova realtà ma non potevo fare nulla per cambiarla. Ero sua punto e basta. Aveva scelto per entrambi... In quel momento di solitudine diedi sfogo a tutta la mia rabbia, a tutta la mia frustrazione e scoppiai a piangere rendendomi conto che non piangevo più lacrime. Io piangevo sangue. Quella nuova consapevolezza della mia natura mi straziò il cuore. Ero ancora umana dentro a quel tempo, avevo tutti i sentimenti di un comune umano ed ignoravo quanto presto si sarebbero atroffizzati del tutto, o quasi.
    In quel momento sentivo solo il mio dolore, ero solo in grado di piangere. Accettare quella natura sembrava un'impresa impossibile così come l'idea di amare quell'uomo senza nome che mi aveva condannata ad un'esistenza eterna in un corpo che sentivo non essere più mio.
    Stoltamente ancora non capivo la grandezza della mia natura ed ancora non sapevo a che punto sarei riuscita ad arrivare per amore di quel vampiro, per amore di quella mia nuova natura e di altre creature di cui ignoravo ancora l'esistenza. Davanti a me c'era una lunga strada da percorrere e l'avrei seguita prima di quanto riuscissi ad immaginare.
    La mia storia inizia da quel momento."
    Mentre raccontavo questa storia ancora ignoravo quanto la mia vita sarebbe stata segnata ancora dalle mie lacrime di sangue. Una storia inziata piangendo sangue destinata a continuare allo stesso modo e, chissà, anche a finirci. La vita è un cerchio, prima o poi si ripercorre la stessa strada, che tu lo voglia o no.

    III


    Mi inumidii le labbra restando ancora ad occhi chiusi quasi volessi assaporare di nuovo quel momento. Era strano parlare con le mie picocle creature della mia riluttanza che avevo provato nei confronti di me stessa, io che ai loro occhi dovevo apparire in realtà pienamente orgogliosa della mia natura. Che loro sapessero io ero completamente felice della mia esistenza in quanto tale,avevo accettato e superato, mi godevo la vita che avevo senza troppi problemi. Ovviamente c'erano delle sfumature a questa realtà. Sì, avevo accettato la mia natura ma non era stato sempre così, nonostante il mio amore per il bel vampiro, nonostante tutto io trovai sempre riluttante la mia vita fino al 1650 quando trovai qualcuno in grado di rendermi felice, di spiegarmi cosa significava quella nuova natura. Prima di allora mi ero limitata ad esistere nel tentativo di accetterami, ed ero riuscita a mascherare davvero bene la mia riluttanza, soprattutto a lui. Dopotutto per amore sono sempre stata pronta a tutto.
    Sospirai e controllai per qualche secondo con lo sguardo Armand, sembrava tranquillo, o comunque esattamente come prima.
    Mi sono sempre preoccupata per gli altri, troppo, lo ammetto. Ma lui era la mia unica fonte di gioia ed incrinare il nostro rapporto per una storia passata sarebbe stato stupido. Se lui fosse esistito in quegli anni i nostri cuori si sarebbero uniti molto prima. Dovevamo solo accettarlo.
    "Non ricordo esattamente quanto stetti immobile su quel letto a compiangermi ma non furono pochi minuiti, ne qualche ora. Passai su quel letto gran parte della notte prima di rendermi conto che non serviva proprio a niente. O mi accettavo o chiedevo a quel mostro di mettere fine alla mia esistenza. Per quanto fossi riluttante all'idea di essere come lui io non volevo morire, non per ora. Volevo vedere ancora un pò di mondo. Volevo scoprire cosa mi circondava, volevo capire chi e che cosa ero diventata, in cosa mi sarei trasformata esattamente e per farlo avevo bisogno di tempo. Mi sarei sforzata di accettare tutto quello e per farlo sapevo di aver bisogno di qualcuno più esperto di me.
    Nonostante respirare fosse l'ultimo dei miei doveri di sopravvivenza, respirai a fondo tentando di recuperare un pò di forza e decisi di ripartire da zero. La Isabel di prima era morta di peste, ora c'era solo una... vampira. Isabel Dupois, poteva bastare.
    Annuii al mio riflesso allo specchio e mi decisi a ricomporre il mio aspetto, volevo restare fedele a me stessa il più possibile e la vecchia me non si sarebbe mai trascurata tanto.
    Guardandomi attorno individua il piccolo catino adibito all'igiene personale, una delle socmodità che non rimpiangerò mai di quel periodo nonostante ad esso sia legato qualche ricordo piacevole...
    Lo spostai con una facilità che mi sorprese, questa nuova forza era un lato che poteva davvero piacermi della mia nuova esistenza e me ne compiacqui mentre l'acqua fredda, che non avevo bisogno di scaldare, si riversava sotto il mio tocco al suo interno. Farsi un bagno era qualcosa che non mi era mai apparso tanto semplice come in quel momento.
    Mi immersi e mi rilassai completamente tentando di immaginare il futuro più prossimo. Era difficile pensarci non avendo cognizione alcuna sulla natura vampirica. Cosa sapevo? Vivere di notte... cibarsi di sangue umano, o animale... e poi? Cos'altro potevo fare? Muovere catini come niente fosse? Era un pensiero talmente riduttivo che me ne resi conto persino allora che non conoscevo nulla di me stessa.
    Fu in quel momento che il pensiero corse a lui, la creatura che mi aveva condannata... ed allo stesso tempo salvata. Non sapevo neanche come definirlo, era il mostro, la creatura che mi aveva dato la vita. Ma di certo non era un padre.
    Mi immersi completamente sotto l'acqua restando ad occhi aperti, sembrava quasi che ora fossi insensibile a tutto. Non mi dava fastidio guardare dentro l'acqua, ci vedevo bene, respirare era superfluo, i cambiamenti di temperatura li avvertivo a stento. Questa consapevolezza mi fece sorridere di nuovo e per quanto non me ne rendessi conto stavo già abituandomi alla mia nuova natura, e sembrava piacermi. Sarebbe stato difficile abituarsi a tutto il resto, a tutto quello che ancora ignoravo.
    Una cosa che ignoravo era chi fosse il mio creature. Come si chiamava? Chi era esattamente? Sarebbe mai tornato per rispondere a tutte le mie domande? Ripercorrendo velocemente con la mente i momenti che avevo vissuto con lui non riuscii a capire di più di quel che sapevo già, cioè nulla. L'unica cosa che sapevo era che il suo nome iniziava per Al... ma la scelta di nomi con Al potva essere decisamente troppo ampia senza conoscere neanche la sua vera provenienza.
    Uscii dall'acqua molti minuti dopo e mi asciugai tranquillamente immersa nei miei pensieri, mi pettinai delicatamente i capelli prima di avvolgerli nel panno che avrebbe fatto sì che si asciugassero il più in fretta possibile. Avevo in programma la mia prima uscita all'aria aperta, volevo vedere il mondo con gli occhi del vampiro che era in me, volevo scoprire tutta la bellezza di quella natura e lasciarmi alle spalle l'orrore iniziale.
    Ancora avvolta dal torpore dei miei pensieri mi infilai velocemente un vestito color verde smeraldo, il mio preferito.
    Guardandomi allo specchio mi resi conto che non mi era mai stato bene quanto in quel momento e sorrisi di nuovo al mio riflesso opaco. Non mi resi conto subito di quel dettagli oe ravvivai velocemente le mie guancee bianche per renderle più naturali possibili e sorrisi ancora.
    Alzandomi di nuovo mi sistemai i capelli in una piccola acconciatura, non importava quanto fossero ancora bagnati, non rischiavo certo di ammalarmi. Con quel pensiero mi guardai ancora distrattamente allo specchio e vidi di nuovo il mio riflesso che si opacizzava lentamente sempre di più, sembrava quasi che io stessi scomparendo nel nulla dentro lo specchio.
    Sbarrai gli occhi ed indietreggiai terrorizzata per poi portare lo sguardo sulle mani per vedere se stavo svanendo davvero ma quello che vidi mi inquietò ancora di più. Ero ancora lì ma nello specchio continuavo a sparire, come poteva essere possibile?
    -Lo specchio non riflette noi vampiri-
    Sobbalzai sentendo improvvisamente quelle parole e voltandomi vidi la creatura che mi guardava attentamente avvicinandosi con calma alla mia figura.
    Lo guardai interrogativa e lui ridacchiò prima di rispondere nuovamente con la sua voce calda -Non so spiegarvi perchè... noi semplicemente, non abbiamo un riflesso- indicò lo specchio nel quale lui non si rifletteva affatto, per lo specchio io ero sola in quella stanza, sola ed opaca. -L'ultimo residuo della vostra anima svanirà con quell'imagine- aggiunse guardandomi fra il divertito ed il curioso mentre io rabbrividivo di nuovo lasciandomi cadere sul letto, non riuscivo a staccare gli occhi dalla mia figura che svaniva lentamente da quello specchio.
    La vidi lentamente svanire fino a lasciare il nulla, lo specchio mi vedeva attraverso esattamente come avrebbe fatto con un fantasma. Se avessi potuto piangere come una mortale lo avrei fatto ma l'idea del sangue che sgorgava dai miei occhi mi ripugnava e mi costrinsi a non pensarci.
    -Ci farete l'abitudine, potrete specchiarvi nei miei occhi ogni volta che vorrete- la sua voce calda riempì di nuovo il silenzio mentre si sedeva accanto a me prendendomi per la vita esattamente come aveva fatto prima, mi guardò dritta dentro gli occhi e sorrise quasi con dolcezza, qualcosa che credevo non potesse appartenere ad una creatura priva di anima -Non è un riflesso allo specchio che conta, sarete sempre perfetta e bellissima nei miei occhi- Tutte quelle parole d'amore mi abbagliavano ed allo stesso tempo mi inquietavano. L'idea di dover passare un'intera esistenza con qualcuno che non conoscevo... era un pensiero illogico certo ma dopotutto quel ocmpagno per la vita non me lo ero scelta, questa mancanza di libertà di decisione mi soffocava.
    Mi scostai da lui delicatamente e lui non mi trattenne, si limitò a sospirare, capiva che già il fatto che mi fossi ricomposta era buon segno ed era certo che in qualche modo mi avrebbe potuta plasmare a suo piacimento. Un punto sul quale non ebbe mai ragione.
    Fu in quel momento che la mia voglia di sapere di più affiorò e dal nulla mi rivolsi a lui pacificamente, come non avevo ancora mai fatto.
    -Ma voi chi siete?- la mia voce squillante mi sorprese ancora, era fluida e calda un pò come la sua, quasi completamente differente da quella che mi era appartenuta ore prima.
    Sorrise guardandomi, cosa che non aveva smesso di fare da quando era entrato nella stanza, e decise di essere docile quella notte e rispondere alle mie domande il più sinceramente possibile.
    -Sono il vostro creatore, il vostro master... ma immagino non sia questo quello che volete sapere mia cara Isabel; il mio nome è Alexander Picard, un puro poeta francese. E' tutto quello che posso dirvi di me-
    Mise subito in chiaro la non intenzione di lasciarmi indagare oltre, avrebbe risposto a tutto in quanto master ma non in quanto Alexander. Almeno adesso potevo associare un nome a quel bellissimo volto.
    Sorrisi debolmente cercando di fare ordine nella mia mente, fra le domande e le cose che iniziavo a notare del nostro mondo.
    -A cosa pensate Isabel?- sobbalzai di nuovo al suono della sua voce, era talmetne silenzioso ed immobile che dimenticavo persino di averlo accanto, lo guardai leggermente stordita e poi scossi la testa delicatamente come per negare un flusso di pensieri e domande evidenti.
    -Sto cercando di capire cosa sono, perchè, come e soprattutto cosa mi aspetta- abbassai leggermente lo sguardo focalizzandomi su una domanda per volta, la risposta sembrava ovvia davanti ai miei occhi ma sfuggente per la mia mente.
    La mano di luo mi sfiorò il mento soprendendomi per il suo tepore, non era gelida come prima, io non la avvertivo più tale; lasciai che mi alzasse la testa facendo si che i miei occhi tornasdsero nei suoi e senza mutare espressione mi persi nel suo sguardo dolce e quasi divertito. Dovevo sembrargli una sciocca ma sapeva bene che le mie domande ed i miei dubbi era normalissimi, aveva vissuto anche lui quel momento tempo prima, ne aveva reminescenza e per questo era particolarmente paziente con me.
    -Tu sei esattamente ciò che vedi in me, un vampiro, una creatura perfetta a cui è stata data un'altra possibilità di vivere a lungo, una nuova prospettiva di vita, un nuovo modo di vivere e vedere il mondo. Hai fra le mani una nuova realtà che da umana non avresti neanche potuto immaginare, è questo che sei. Il sogno di ogni essere umano, una creatura inarrivabile fisicamente e mentalmente. E sei tutto questo perchè io ti ho scelto come allo stesso modo altri sono stati scelti da creature come noi, eri destinata a tutto questo non c'è bisogno di darsi altre spiegazioni, è tutto qui.
    Il tuo futuro è buio quanto il mio, è questo il bello di un'esistenza piena come la nostra. Puoi scegliere tu cosa fare di te stessa, senza limite alcuno, qualsiasi cosa andrà bene se sarà giusta per te... e per me che ti sarò a fianco- sorrise di nuovo lasciandomi andare il volto convinto di aver catturato completamente la mia attenzione -Fra noi non serve più darsi del voi- aggiunse sorridendomi appena, era un'ordine.
    Deglutii guardandolo negli occhi, una spiegazione esemplare che in realtà non mi dava risposta a niente, era abile e me ne resi conto subito, era evidente che stare con lui avrebbe significato dipendere completamente dalla sua figura, dalle sue regole e dalla sua volontà ed era con questo intento che voleva rivelarmi il meno possibile sulla mia natura.
    Poggiò le braccia sulle ginocchia senza distogliere lo sguardo dalla mia figura prima di alzarsi dirigendosi verso la porta, si voltò poco prima di uscire con un sorriso lanciandomi un esplicito invito a seguirlo -Ma non hai neanche un pò di fame?-
    Fame... quella parola sembrò risvegliare il mio corpo intorpidito dai pensieri della mente e sentii distintamente la sete, potente e fastidiosa, soffocante come una spada conficcata nella carotide.
    Presa dall'istinto naturale di sopravvivenza degno di un qualsivoglia animale mi alzai e lo raggiunsi velocemente, non mi aveva neanche aspettato oltre la sogliava, camminava tranquillamente dritto verso l'esterno della taverna. Il suo era un passo leggero e sicuro, veloce e ammaliante come quello di una pantera.
    Lo seguii senza indugi proprio come lui si aspettava e mi ritrovai presto fuori dal piccolo mondo della locanda, ora arrivava il bello, il mondo esterno, tutta quella nuova realtà notturna nella quale mi trovavo completamente a mio agio.
    Era tutto straordinariamente limpidio, come non lo avevo mai visto neanche di giorno. In quel momento lui arrestò il suo passo lasciandomi libera di godermi la bellezza della notte in tutto il suo abbagliante splendore.
    La luce della luna illuminava tutto rendendolo argenteo ai miei occhi, tutto sembrava muoversi restando perfettamente immobile, era come ritrovarsi dentro un vortice, un immenso frullatore di emozioni, di visioni, di vite. Mi sentii presto stordita da tutto quello e allo stesso tempo eccitata da quello che vedevo. Sentivo l'adrenalina scorrermi nel sangue mentre coglievo odori mai sentiti prima, profumi accattivanti, dolci e zuccherati, ma fra questi quello che mi colpì di più fu quello del sangue che inizialmente non riconobbi neanche come tale.
    Fuori da quelle quattro mura l'odore della vita era potente, inebriava l'aria, poteva trascinarti ovunque, dentro qualsiasi abitazione. Potente ed irresistibile.
    La mente si confuse presto nell'ordinare le priorità. Ora potevo fare tutto e la mia mente ne stava prendendo coscienza troppo velocemente, volevo fare qualsiasi cosa mi saltasse in mente, e potevo farlo. Ma c'era una priorità assoluta anche in quello stato di confusione, ed era il cibo.
    L'odore del mio cibo era penetrante, lo sentivo attraverso le mura delle loro stupide abitazioni, sentivo i loro cuori, il pompare del loro sangue, il nettare dei vampiri.
    Superai Alexander con passo deciso e lento guardandomi continuamente attorno, era difficile focalizzarsi su uno di loro, era difficile controllare il corpo dall'irrompere in una casa a caso e divorarne l'intera famiglia.
    Famelica continuai a camminare girando il volto a destra e a sinistra, cercavo il nettare perfetto per il mio primo pasto, qualcosa che immaginai di non poter dimenticare ma prima che potessi prendere una deicsione la mano di Alexander mi sfiorò il fianto destro, mi sorrise alzandomi il volto con un dito, voleva che lo guardassi attentamente.
    -Hai un controllo notevole piccola Isabel ma... questa sera sarò io a guidarti, a guidare la tua mente nella giusta direzione- e senza aspettare una risposta, un assenso, mi strinse la mano e mi costrinse a corrergli dietro. Ci muovevamo perfettamente all'unisono, veloci come il vento, invisibili agli umani, non sapevo dove mi stava portando ma capii presto che non mi importava, in quel momento sarei andato con lui in capo al mondo, così, correndo, fondendoci con l'aria, con la natura.
    Improvvisamente la corsa si arrestò e mi ritrovai in una foresta buia e nera come la pece in cui mi sorpresi a vedere perfettamente come fosse giorno. Quella foresta era così vivida che sembrava girarmi attorno in un movimento tutto suo, da umana l'avrei vista immobile ed inquietante nel suo silenzio, da vampiro la scoprivo sempre in movimento, chiara come un paesaggio assolato e rumorosa più di qualsiasi altra cosa al mondo. Era uno spettacolo che mi sarei portata nel cuore per sempre.
    Da quella sera le foreste sono le mie mete preferite, ogni notte c'è un mutamento al suo interno, è qualcosa che cambia sempre la sua forma, il suo essere, mai placida. Qualcosa di simile ad un vampiro.
    Girai su me stessa sbalordita e ripresi a camminare per conto mio trasportata dalla curiosità quando Alexander mi prese di nuovo per il fianco trascinandomi dalla parte opposta rispetto alla quale intendevo dirigermi. A quel tempo mi distraevo facilmente dalla fame, una cosa che lui trovava incredibile.
    Mi condusse silenziosamente nel fitto della foresta dove sapeva che avremmo presto trovato dei cacciatori, dei vagabondi o dei viaggiatori che, sopraggiunta la notte, si erano fermati in qualche spazio per riposare, lui li sentiva, non sapeva chi erano ma li distingueva chiaramente nella mischia ed ora che mi focalizzavo sulla fame potevo percepirli anche io. Il loro odore era forte ed aumentava il mio desiderio di soddisfare la mia fame passo dopo passo.
    In quello stato di eccitazione non riuscivo a rendermi conto dei miei pensieri e di quel che veramente stavo per fare, non avevo idea di cosa significasse e sono sicura che in quell'istante in realtà neanche mi importasse realmente.
    In quelli che mi parvero due secoli arrivammo a destinazione. Un accampamento provvisorio quanto improvvisato stanziava poco avanti a noi, oltre i cespugli che ci tenevano nascosti alla loro vista.
    Una piccola carrozza color beidge distingueva la loro origine nobiliare, i cavalli bianchi più in là perfetti e purosangue, lo percepivo distintamente, suggerivano un'estrazione sociale più eloquente. Quello era sangue blu di prima scelta. Di sicuro uno fra i migliori al mondo per quanto sporco di incesto.
    Sentivo i cuori dei cavalli battere nervosi mentre percepivano la nostra presenza. Non spòp co sentivano perfettamente ma capivano anche le nostre intenzioni e percepivano chiaramente la natura della nostra essenza e questo non fece altro che alimentare la mia eccitazione. Sapere di incutere terrore, di avere l'altrui vita nelle mie mani mi inebriava perchè in realtà non avevo affatto idea di cosa significasse.
    Sentivo Alexander al mio fianco, era tranquillo, aveva già placato la sua fame ma i suoi occhi brillavano di eccitazione, scuri come la pece, li stava già sentendo scorrergli dentro. Stringendomi la mano mi fece muovere al suo fianco, eravamo silenziosi, terribili ed inesorabili quanto la morte stessa.
    La nostra pelle candida riluceva sotto la luna, brillava come mai avrei immaginato di veder scintillare qualcosa ed in questa veste eravamo degli angeli argentei per gli occhi di chi non sa, di chi non conosce, come l'uomo.
    -Avvicinati piano, prendilo per il collo e moridlo, più delicata sarai meno sangue verrà sprecato- il suo freddo sussurro raggiunse il mio udito dandomi il via per la mia prima caccia, mi mossi silenziosamente verso colui che era stato addetto alla custodia del fuoco, l'uomo che Alexander aveva scelto come mia prima vittima.
    Era di spalle, un umano di spalle: una preda fin troppo facile, impossibile da lasciarsi sfuggire anche per una neo vampira come me. Silenziosamente ondeggiai sulla mia scia fino a percepire il suo corpo talmente vicino da sfiorarmi.
    Uno scatto veloce della mano destra e l'uomo cadde in balia della mia forza, il braccio destro bloccato dietro la schiena, il resto immobile attanagliato dal terrore, La mano sinistra gli sfiorò la gola fermandosi sulla giugulare, le unghie la accarezzavano dolcemente quasi coccolando la fonte di piacere e prima che egli potesse emettere un urlo di terrore, gettando prima indietro la testa, lo morsi sul collo, nel punto esatto in cui percepivo le pulsazioni impazzite del suo cuore.
    Uno squarcio profondo e sanguinolento lungo il collo rigettava il suo contenuto fra le mie labbra e lungo la gola riscaldandomi il corpo come mai avrei immaginato.
    Prima che potessi rendermene conto persi completamente la ragione catturata dall'eccitazione che il sangue mi procurava.
    Strinsi più forte a me quel corpo che lentamente si avvicinava alla morte, bevendo sempre più avidamente mentre negli occhi la vita del pover uomo mi scorreva davanti come un film. I suoi battiti rallentavano proporzionalmente con i miei che non facevano che accellerare.
    Sentivo il cuore pompare talmente forte da scoppiarmi al centro del petto. Bruciava e con esso tutto il resto, le fiamme mi lambivano tutti gli organi senza farmi male. Una sensazione che non avevo mai provato prima di allora.
    Improvvisamente sentii il corpo dell'uomo sfuggirmi dalle mani ed una mano di ghiaccio poggiarsi sul mio volto.
    Riaprii gli occhi confusa e vidi il bel volto di Alexander fissarmi con orgoglio.
    -Non puoi bere tutto dalle tue vittime, Isabel. Altrimenti morirai con loro- mi sussurrò con la sua solita voce soffusa mentre delicatamente posava le sue dita sulle mie labbra per pulirle dal sangue che le aveva macchiate. Ridacchiò voltandosi verso il cadavere prima di buttarlo sul fuoco per bruciare le prove del nostro passaggio.
    Mi sorrise prima di voltarsi e dirigersi verso la tenda dove stavano le nostre prossime vittime.
    Una giovane donna, lo sentivo dal profumo del suo sangue, e una donna più anziana. Presumibilmente la governante.
    Alexander aveva uno stile completamente differente dal mio. Adorava terrorizzare le proprie vittime ed entrò con uno scatto squarciando la tenda.
    Il terrore delle urla delle due mi raggiunse e di mnuovo mi mossi inconsapevolmente verso quello che iniziavo a considerare semplice cibo.
    Alexander teneva la giovane signorina fra le braccia e velocemente le portava via la vita senza lasciarsi sfuggire neanche una goccia del suo sangue. Perfetto, contenuto, per nulla maldestro.
    Lo ammirai affascinata mentre lasciava ormai andare la giovane indicandomi la governante accoccolata al lato della tenda. Sapeva già che scappare era inutile. O forse sperava di restare viva.
    Ma mi avventai su di lei immediatamente e quel che ottenni fu solo un corpo di cui non potevo più cibarmi.
    La donna anziana deputata come mia seconda vittima era morta dal terrore prima che potessi berne e fu Alezander a fermarmi, per la seconda volta.
    -Non puoi bere da un morto, neanche il più fresco. Devi stare attenta, anche noi vampiri possiamo scomparire facilmente-
    Il tono sentenzioso della sua voce mi convinse subito a lasciar andare quel corpo già morto.
    Non ero delusa, o triste. Ero improvvisamente svuotata da qualsiasi idea.
    Iniziavo a rendermi conto di quel hce ero diventata in poco tempo.
    Mi ero già assefuatta a quella nuova situazione, io che avevo giurato di rifiutarla finchè mi fosse stato possibile.
    Mi allontanai da quel luogo di perdizione correndo nel fitto della foresta, volevo scappare da quella consapevolezza.
    Ora che l'eccitazione della prima notte scemava la mia coscienza tornava viva, e tutto quel che mi inorridiva da umana iniziava ad inorridirmi anche da vampira.
    Corsi a lungo probabilmente, fino a quando Alexander non mi raggiunse almeno.
    Lui poteva sentirmi. Io non riuscivo a sentirlo, mi illudevo di potergli scappare, ma era inutile. Lui avrebbe sempre saputo dove trovarmi.
    Mi fermai solo quando fu lui ad afferrarmi per un braccio per affiancarmi di nuovo a lui.
    -Cosa ti succede Isabel?- mi guardò stranamente alienato. Davvero non capiva. Non poteva leggermi dentro come avrebbe potuto fare prima. Qualcosa che non mi aveva detto ma che capii subito dai suoi occhi.
    Scossi il braccio e mi liberai dalla sua presa per fare all'incirca tre passi, volevo scappare ancora ma era ovvio che non mi avrebbe lasciata andare.
    Mi riprese il braccio e questa volta strinse più forte. Non c'era bisogno di chiedere ancora. Voleva una risposta, la pretendeva.
    -Cosa mi succede? Mi succede che sono un mostro come te.- risposi con tutto il veleno che avevo in corpo e voltai il volto per non dedicargli oltre il mio sguardo. Sentii il suo sospiro mentre mi lasciava andare.
    Stava usando tutta la sua pazienza con me, lo sapevo già. Avevo già visto quanto ci voleva poco per fargli perdere la pazienza.
    Lo guardai con odio con il desiderio di sputargli contro tutta la mia rabbia ma il suo sguardo mi immobilizzò.
    Era... triste. Stranamente triste. Pieno di malinconia. Ed ero io a causare tutto quello. Non credevo di avere così tanto potere eppure... era lì. Ce lo avevo.
    Abbassai lo sguardo e mi avvicinai di nuovo per sfiorargli una guancia con la mano. Mi guardò stupito e non si mosse di un millimetro, se ne stava lì come una statua aspettando la prossima mossa. Una mossa che non ci sarebbe mai stata.
    Annuì e prendendomi la mano mi sussurrò - Torniamo a casa-
    E fu quella notte che si concluse la mia unica lezione di vita da vampira. Alexander non voleva rivelarmi niente di compromettente. Voleva fare in modo che fossi totalmente dipendente da lui così che se avessi pensato di lasciarlo sarei stata costretta a tornare indietro. Era furbo. Dannatamente furbo. Ed aveva già iniziato ad incatenarmi a se. Già da quella notte.
    Ma nessuno dei due poteva lontanamente immaginare quello che ci aspettava. Nè noi, nè Thomas."

    IV


    "Nei giorni seguenti alla mia prima notte da vampira tutto proseguì per lo più senza troppi problemi. Durante le ore diurne mi limitavo a dormire o a fingere di farlo mentre Alexander si intratteneva con la sua sublime arte. Faceva quello che ogni vero poeta francese avrebbe fatto.
    Io tentavo di tenermi alla larga da lui fino a che potevo. Di solito fino al tramonto quando, imperterrite, si recava nella stanza che mi aveva designato nella sua imensa villa bianca.
    Non la guardai neanche nei giorni dell'inizio della mia permanenza perchè era come una prigione, bella e confortevole ma pur sempre la mia prigione.
    Alla sera non poteva evitarlo e mi portava sempre con se. Protestare non serviva, mi avrebbe portato ovunque volesse in un modo o nell'altro.
    E preferivo il primo. Immortale sì ma non immune al dolore che poteva procurarmi.
    C'era una cosa però che non poteva costringermi a fare, o forse preferiva non farlo, ossia nutrirmi. Non volevo più uccidere. Era difficile trattenere la fame, ignorare il male che mi faceva la gola arsa dalla sete ma in silenzio serravo la bocca, non inspiravo per non sentire l'odore e mi voltavo verso il buio mentre lui si nutriva.
    Sentivo il peso di quelle vite persino quando non ero io la loro aguzzina. Le loro grida mi angosciavano, alcuni di loro chiedevano persino il mio aiuto ma non serviva a nulla. Non potevo neanche provarci perchè, per la mia mente inesperta, ero troppo debole per poter competere con lui.
    Era un'altra consapevolezza che mi attanagliava e mi faceva dannare l'anima.
    Riuscii a non nutrirmi per due, tre giorni poi dovetti ricorrere agli animali.
    Per quanto mi disgustasse l'idea dovevo pur mangiare e se volevo evitare gli umani la mia unica scelta erano gli animali Una sorta di compromesso vegetariano per vampiri.
    Mi resi conto dal primo istante che non era la stessa cosa, affatto.
    Non mi saziava, mi teneva solo in vita e la mia gola sembrava perennemente invasa da una lama affilata.
    La fame mi soffocava ma non lo davo a vedere davanti a lui, era pronto a scattare al minimo cedimento della mia forza di volontà.
    Questa situazione durò circa un mese.
    Ero stanca, nervosa e sempre più nevrotica a causa della fame e Alexander era esasperato.
    Lo sapevo ma facevo finta di non saperlo.
    Non volevo saperlo perchè non potevo immaginare come avrebbe reagito alla lunga lui. E ne assaggiai una debole goccia in una sera qualunque in cui, seduti al nostro tavolo, fingevamo di cenare come al solito ed io, con mano tremanti, ingurgitavo il mio liquido rossastro prelevato da un maiale qualsiasi. Sentivo lo sguardo di Alexander fisso sulla mia figura stretta in un impossibile vestito di velluto nero ma non lo guardavo, lo ignoravo e lui non era più disposto ad accettarlo.
    -Isabel.- la sua voce vellutata era leggermente increspata dall'evidente nervosismo che gli procuravo continuando a non guardarlo.
    Posa il bicchiere sul tavolo e rimasi immobil in quella posizione con gli occhi fissi sull'esterno. Sul completo nulla. Non vedevo nulla in quel momento.
    La mia mente era concentrata sullo sforzo di unon volartsi, di non muovere neanche un muscolo del mio corpo.
    -Isabel...- mi chiamò di nuovo perdendo tutta la dolcezza di un tempo. Dura e sempre più nervosa la voce, gli occhi sempre fissi su di me.
    Ma quella sera non era disposto a lasciar correre, ad ignorare. Il suo limite era arrivato e, probabilmente, era sulla soglia della saturazione totale. Non capiva, non poteva capirmi ed io non mi sforzavo neanche di provare a farglielo capire.
    Non provavo a far sentire al suo udito finissimo quello che il mio cuore gridava. Era sordo e cieco.
    Ed io ostinata ed impenetrabile quanto un muro di pietra.
    La sua mano si scontrò contro la dura superficie del tavolo provocando un sonoro "crack" che mi fece sobbalzare. Lo aveva rotto. Il tavolo era miseramente crollato sotto il peso della sua frustrazione.
    Mi si inumidirono gli occhi e trattenni le lacrime mentre lui, al limite, si alzava rompendo il silenzio con la sua voce che di calmo non aveva assolutamente nulla.
    -Isabel, guardami!- Nylla, non mi mossi, e ora non era ostinazione, era terrore.
    Mosse due passi verso di me e ringhiando invocò di nuovo il mio nome e a quel punto mi voltai, il suo volto era teso, cattivo, pieno di odio, i suoi occhi mi fissavano e una lacrima purpurea mi sfiorò la guancia mentre in un sussurro gli rivolgevo la parola:
    - Lasciami in pace... ti prego-
    Quella sera imparai una dura lezione. Non pregare mai un vampiro.
    Vidi il suo volto restare calmo al mio voler essere lasciata in pace, per quanto calmo potesse essere, e poi, in un secondo, la rabbia lo invase trasformandolo, sgranò gli occhi e con forza spostò i resti del tavolino scaraventandoli contro il muro.
    L'ultimo ostacolo che ci separava. Ero completamente bloccata dal terrore.
    Lo fissavo attonita mentre lui spingeva la mia sedia sul fondo della parete, vicino allo sfondarla.
    In tre secondi netti mi ritrovai con le spalle al muro seduta, in balia del mio aguzzino che ora si piegava verso di me puntando i suoi occhi nei miei.
    - No Isabel, non ti lascerò stare! E' ora che accetti la tua natura vampira da strapazzo- si indurì ancora di più e ringhiando aggiunse - o rimpiangerai di non essere morta al nostro primo incontro-
    Sentii una nuova ondata di terrore pervadere il mio coropo. C'era qualcosa di molto peggio di una morte violenta? Sicuramente sì ed Alexander sapeva esattamente come farmelo capire.
    Abbassò le braccia riportandole lungo i fianchi rialzandosi. Aspettava una reazione ed in quel momento una valeva l'altra.
    Ma non potevo certo accettare la mia natura in quei pochi secondi, era impossibile per me. E lui lo sapeva.
    E questo poteva voler dire una cosa sola: aspettava un solo cenno, uno qualsiasi, voleva solo punirmi e farmi pentire di quello che mi ostinavo ad essere.
    Scattai in un secondo, mi alzai e cercai la porta pochi metri accanto a me, volevo solo fuggire via, lontano, ma scattò altrettando velocemente lui prendendomi con una mano il volto. Mi spinse contro il muro con violenza e con l'altra mano mi bloccò le braccia dietro la schiena.
    La mano sinistra stringeva le mie guance costringendomi a fissarlo.
    -Hai preso la tua decisione- la sua voce era quasi calma, anche se ancora molto ruvida.
    Senza che io potessi ribellarmi in qualche modo mi trascinò nei sotterranei della casa, in una specie di cella di pesante metallo, probabilmente stregato in modo che potesse essere aperto solo dall'esterno.
    Mi ritrovai a terra, senza forze per reagire mentre mi legava a pensati catene "a prova di vampiro".
    Senza dir euna parola mi chiuse a chiave in quel luogo spoglio e se ne andò lasciandomi sola con il terrore di un suo ritorno, con l'angoscia di quel che mi aspettava.
    Mi accoccolai a terra e piansi amaramente. La situazione, a quel punto, non lasciava spazio alla speranza, per me, sembrava, poter solo andare peggio.
    Ma Alexander era un uomo pieno di sorprese e me lo dimostrò anche l'indomani.
    Sono passati molti anni da allora ma ancora oggi, probabilmente, non posso dire con sicurezza di conoscerlo abbastanza bene.
    La sua mente è sempre andata al doppio della velocità.
    E la mattina seguente mentre lo aspettavo tremante nella mia cella il suo ritorno, lui era tranquillamente fuori dalla casa aspettando il momento propizio per mostrarmi la sua nuova condizione.
    Trattenni il respiro sentendo i suoi passi più vicini e quando lo vidi stagliarsi davanti ai miei occhi sentii le forze venirmi meno.
    Aprì le inferriate ed entrò con calma inquietante e con la stessa calma, e lentezza esagerata, mi tolse le catene lasciandomi libera, per quanto libera ptoessi essere veramente.
    Mi accarezzò il volto delicatamente col dorso della mano e prendendomi in braccio mi portò fuori da quel luogo che odorava di morte e terrore che non avrei mai dimenticato.
    Credevo fermamente che mi avrebbe condotto in chissà quale stanza delle torture per darmi una lezione ed invece mi portò nella sala in cui non troppe ore prima avevamo consumato la nostra lite.
    Con delicatezza estrema mi fece sedere su una sedia al centro della stanza, dove un tempo abitava il tavolo e mi sorrise con, oserei dire, dolcezza.
    Si allontanò raggiungendo l'altra porta e rientrò qualche istante dopo con un giovane ragazzo biondo, da i capelli particolarmente corti, gli occhi di un azzurro brillante e suggestivo, vestito di un bellissimo abito nero.
    Si avvicinò scortato da Alezander e più si avvicinava più mi sembrava di averlo visto da qualche parte.
    Quando fu abbastanza vicino da poterlo sfiorare allungando un braccio mi resi conto di averlo visto la prima volta la sera in cui avevo conosciuto Alexander, la sera in cui ero sfuggita miracolosamente alla morte per mano sua.
    Lo guardai notanto cose che molto tempo prima non avevo avuto modo di notare.
    Bello come il sole sembrava dotato di una dolcezza infinita.
    Mi sorrise affabilmente offrendomi il suo polso facendomi sobbalzare.
    Era questo che aveva in mente Alexander? Farmi uccidere qualcuno con la forza?
    Spostai lo sguardo su di lui che fece abbassare il braccio al giovane.
    -No Thomas, non ancora- gli sussurrò accarezzandogli i capelli biondi mentre il giovane annuiva debolmente, completamente soggiogato dal vampiro.
    -Possiamo nutrirci anche senza uccidere, Isabel- si voltò verso di me sorridendomi facendomi salire un brivido lungo la schiena.
    -Potrai bere da Thomas ogni volta che sentirai le forze venire meno, in questo modo non deperirai... e non avrai sulla coscienza, ammesso che tui ne abbia una, delle vite umane. Sarà sempre a tua disposizione- e dicendo questo si avvicinò a me sfiorandomi una guancia con le labbra.
    Thomas era il mio regalo, il mio biglietto per la sopravvivenza.
    Qualcosa che dovevo accettare.
    Un compromesso forse accettabile. Eppure sentivo che era sbagliato.
    Trattare una persona come un giocattolo, come un fornimento ambulante di cibo era da barbari.
    Eppure non avevo scelta, lo sapevo bene. Fu quella notte che alla fine accettai, seppur in parte, la mia nuova vita da vampira.
    Volevo sopravvivere e per farlo dovevo nutrirmi. Gli animali non bastavano, non in quel momento in cui ero una neovampira.
    Annuii debolmente verso Alexander e con un dolce sorriso fece cenno a Thomas che poteva avvicinarsi.
    Con tutta la gioia che possedeva, convinto che non fosse nulla di male nè di sbagliato tutto quello, si avvicinò inginocchiandosi a terra e allungando un braccio verso di me mi offrì il suo sangue.
    E quella mattina mi nutrii di lui lasciandolo in vita, abbastanza in forze per seguirmi nelle mie stanze.
    Sempre accanto a me.
    Da quella mattina io e Thomas iniziammo a vivere assieme ogni singolo istante della nostra vita, persino durante la caccia con Alexander.
    Avendolo costantemente accanto a me mi abituai presto alla sua presenza e presto sentii naturale tutto con lui.
    Parlare, mangiare, ridere. Tutto era naturale con lui.
    Alexander invece continuava a mettermi a disagio anche se, imprevedibilmente, iniziavo a sentire qualcosa di più di un affetto verso di lui.
    Attrazione, pulsione fisica. Non era tenerezza quella che sentivo, era desiderio carnale.
    Ma questo non lo dissi neanche a Thomas. Immaginavo che Alexander lo costringesse a raccontargli ogni singola cosa di cui parlavo con lui quando riposavo durante le ore diurne.
    I mesi si accavallarono, i giorni si confusero e tutto divenne molto più naturale, molto più normale.
    Era la mia nuova vita ed iniziavo ad abituarmi a quella nuova esistenza, nel frattempo nel cuore si faceva spazio di qualcosa di più pesante del desiderio nei confronti di Alexander.
    Le sue attenzioni, il modo in cui mi parlava, le sue carezze ed i suoi leggeri baci iniziavamo a stregarmi e sono convinta che se ne rendesse benissimo conto.
    Dopo tutto non molto mesi dopo il nostro rapporto mutò inevitabilmente in qualcosa di più profondo.
    Divenne amore, possessione e desiderio puro.
    E prima di quanto potesse immaginare persino lui io fui sua nello stesso modo in cui lui divenne completamente mio.
    Lo avevo in pugno e lui aveva me fra le sue mani.
    Se solo avessi saputo quanto tutto questo fosse sbagliato, forse, non avrei mai iniziata un percorso del genere con lui."

     
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  2. lee‚
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    Una domanda, devo ancora iniziare a leggere la storia, ma prima ti chiedo una cosa: se trovo degli errori, te li segno, oppure no??
    Così se mi dici di si, controllo anche quelli e tutti quelli che noto te li faccio vedere! Altrimenti leggo la storia e basta...u_ù
    Fammi sapere!! ^^
     
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  3.     +1   -1
     
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    Guarda ce ne sono talmente tanti che ti consiglio di non guardarli X'D Tanto se mai la storia è tutta da revisionare quindi li correggerò io... ammesso che non riscriva tutto da capo direttamente X'3
     
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  4. lee‚
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    Ok, ho letto solo il primo capitolo, perchè ora devo scappare, appena torno proseguo la lettura e vedo di concluderla!! **
    Comunque, la storia per ora mi piace, l'inizio è fatto bene, e l'idea di lei che racconta mi piace! XD Un po' come hai fatto anche in Porcelain...u.ù
    Come hai detto ci sono un po' di errori, ma nemmeno molti, più che altro ci sono parecchie ripetizioni e indovina un po'?! Il solito: "infondo"...x°DDD *rotola via*
    Direi che da quello che ho visto fino ad ora è una storia interessante, quando andrò avanti con la lettura ti farò sapere cosa penso del resto! XD
    YEAH! ^^
     
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    Okey X'D
    Eh ma considera che questo capitolo ha anni di vita se tutt'ora scrivo infondo figurati prima! X'D Ahahaha, LOL.
    (Sono contenta che ti piaccia ** anche se l'inizio cambierà sicuramente XD)
     
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  6. lee‚
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    Ok, sono tornata e vado avanti a leggere...una cosa che potrei consigliarti se vuoi è questa:
    la prima parte, quando c'è lei che è assieme agli altri ed è già master e deve ancora raccontare la sua storia, io la metterei al presente e come "prologo".
    E far partire la sua "storia" al primo capitolo...
    Ovviamente è solo un'idea...u.ù
     
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  7.     +1   -1
     
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    Mh, come Prologo potrei pensarci :3 Per il presente non è possibile >o< perchè come dicevo la storia è divisa in sei parti e quindi anche il prologo poi apparterrà al passato :3
    Però tra parentesi penso che muterò in terza persona, tranne quando è lei a raccontare, ovviamente ^^
    (grazie per i consigli tesora *_*)
     
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  8. lee‚
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    Letti i capitoli che hai inserito!! ^^
    Effettivamente con il tempo verbale presente non ci starebbe bene, dato che anche in altri capitoli lei torna nel "presente" e poi ritorna a raccontare...u_ù
    Comunque, la storia mi piace e credo possa avere una possibilità!! ** Certo, ci sono alcuni errori di battitura o ripetizioni, ma come hai detto tu, se la devi rivisitare è normale...u_ù
    Una cosa che forse potrei dirti magari, è mettere le parti di lei del passato, quindi le cose che racconta in corsivo anzichè fra virgolette, forse starebbe meglio...FORSE...ò_ò
    Comunque sia, secondo dovresti dargli una chance a questa storia! :heartpink:
     
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  9.     +1   -1
     
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    Uh, ok**
    Magari quando finisco Porcelain mi ridedico a questa... o magari quando trovo tempo X'D
    Per il corsivo non saprei :s
    Non mi ispira... voglio dire: in un libro non lo troveresti certo in corsivo >.<
    Infatti penso di fare dei primi capitoli una cosa a parte (mi riferisco al primo capitolo che diventerebbe Prologo ed il secondo...) per poi aprire appunto la prima parte che sarebbe "la storia di Isabel in quanto vampira" descrivendola in prima persona, come se lei parlasse appunto, evitando virgolette e cacchi vari tranne nei momenti in cui si interrompe eventualmente il racconto .3
    Che dici?! (non so se si capisce quello che ho scritto °°)
     
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  10. lee‚
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    Si, si...ho capito! O almeno credo...
    Cioè, inserire il prologo in terza persona, ed iniziare a scrivere in prima persona solo il racconto... Giusto?? Se è così secondo me può andare! Così almeno dividi i due momenti in modo maggiore...**
     
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  11.     +1   -1
     
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    Sì esatto! :3
     
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  12. {Germoglio di Soia}
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    omg!
    è lunghissima ma ti prometto che la leggerò u.u
    ora non posso che viene una mia amica!!
    promette bene il titolo comunque!
     
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  13.     +1   -1
     
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    Ahah X'D Don't worry! :P
    A me il titolo non piace per niente ç.ç
     
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  14. {Germoglio di Soia}
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    appena lo leggerò ti dirò cosa ne penso anche di quello e ti darò qualche suggerimento al massimo xD
     
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13 replies since 29/10/2011, 11:27   134 views
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