Al di là dei desideri.

one shot, drammatico, verde

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    Al di là dei desideri



    _autore: SybilByOscar
    _genere: drammatico
    _rating: verde
    _tipologia: one shot
    _breve descrizione: Al di là dei desideri, è la storia di un ragazzo. Dapprima bambino, poi uomo, il cui animo è tormentato. Pieno di illusioni, pieno di affetto silenzioso, e mai svelato al mondo. L'ossessione regna sovrana.
    _note: racconto pubblicato nell'antologia alessandrina edito dalla punto a capo edizioni, nel maggio 2009



    La vita è breve. Assai breve, e l’unico modo per concedere se stessi, è cadere in tentazione, gustando ogni attimo, e soprattutto ogni più stupida sfumatura.
    Ma che queste si avvicinino a qualcosa, che somigli a polvere bianca, ben tagliata e dal gusto inebriante. Altrimenti siete fuori strada. Mai accontentarsi. Bisogna osare, e pretendere. Giocare e saziarsi sino allo sfinimento, per poi ricominciare. Sempre e comunque.
    Ed è quello che io, secondo la mia teoria malata, sto facendo. Conduco un’esistenza, semplice, che non fa invidia a nessuno. Mi aggiro per le strade di una Los Angeles al volante della mia bambina; oh si. Lei nel mio cuore. La mia quattro ruote, nera. Splendente.
    Il rumore del motore mi martella nelle orecchie, ed il vento, che soffia contro il mio volto, a causa dei finestrini abbassati, mi fa muovere il viso, compiendo smorfie che spaccio per sorrisi.
    Corro. E accelero. Accelero. E corro, di nuovo. Il pedale è sotto il comando e sotto la pressione del mio piede, che non viene controllato dal cervello. Il motivo?
    Basta guardare nelle tasche della mia giacca in pelle per capirlo. Amante della notte, esclusivamente della notte, ci tengo a sottolineare, mi diverto a bazzicare qua e là, guardando il mondo con occhi di chi, ha appena assunto la sua dose quotidiana di cocaina. E ghigno, soddisfatto a questo pensiero.
    E se alla cocaina, si aggiunge qualche altra sostanza non propriamente legale, beh…le cose cambiano. Gli effetti cambiano, e le pulsioni aumentano a dismisura. Nonostante le mani siano perfettamente salde al volante, il mio volto, si gira ripetutamente a destra e a sinistra, per scrutare qualche gentil donzella, con la quale poter trascorrere qualche ora di sano e piacevole sesso, in sua compagnia. Rallento, accostando la vettura a lato della strada, nel momento in cui, nel mio raggio d’azione compare lei. La ragazza dei miei sogni, colei che popola la mia mente ogni istante che caratterizza le mie giornate. Deglutisco, e gli occhi, che prima vedevano sfocato, ora osservano benissimo, quasi fossi alla luce del sole. Ed il tacchettio dei suoi sandali, diviene musica per i miei orecchi. Scarpa aperta, che mostra e risalta il piede, sino a avvolgere i polpacci con un elegante laccio, che preme appena sulla pelle, per poi risalire, sul corpo.
    Un fisico longilineo, e semplicemente perfetto, coperto da un pantaloncino aderente, bianco, ed una canotta, larga che scopre il ventre, è solo da togliere, per potersi beare di quella che in questo momento mi appare come una visione. In automatico, come reazione dettata solo dall’istinto, poggio la nuca sul poggiatesta della Ferrari; e le labbra si dischiudono, permettendo a sospiri di piacere, di uscire dalla mia bocca.
    Non può vedermi. Noterebbe solo un ragazzo, che nell’osservarla, sorride, e desidera soltanto poggiare le labbra sulla sua pelle, che a vederla così, sembra liscia e vellutata, come pelle mai toccata. L’eccitazione, e la voglia di possederla cresce. Come cresce la consapevolezza, che mai sarà mia. Una frazione di secondo. Mi dirigo a casa, lasciando che la porta dell’appartamento si richiuda alle mie spalle, emanando un tonfo secco. Sono circondato dal buio. Oscurità come mia sola compagna, in questi attimi di riflessione, che non posso evitare. Non posso ignorare il fatto, che davanti a me, c’è una cartina macchiata di polvere bianca, così invitante, così seducente, da far eccitare anche un bambino, se solo questo avesse un cervello sufficientemente sviluppato da comprendere che la cocaina ha effetti pirotecnici esilaranti. Mi ritrovo, or dunque, immobile. A far piegare il cuscino del divano con il peso del mio corpo, che sta visibilmente migliorando la sua tonicità. Io, Nathaniel, sono votato alla nullafacenza, sono nato per prendere in giro chiunque capiti nel mio raggio d’azione. E’oramai un automatismo, lo sporgermi in direzione della mia migliore amica, portandola poi alle narici. Socchiudo gli occhi. Un mix estatico e maligno mi sta penetrando, lacerando giorno dopo giorno lo stomaco, e gli spasmi sono talmente lancinanti da farmi rabbrividire ogni volta. Non comprendo. Non ci riesco, va oltre la mia concezione di carattere ereditario, falsato non appena il mio respiro si è materializzato in sala parto, il giorno che i miei genitori hanno avuto la malaugurata idea, di concepirmi. Quale aroma intenso, mi trasmette lei. Non posso farne a meno. E’ divenuta, col trascorrere degli anni, una parte essenziale della mia vita. dipendenza. Così la chiamano, gli strizzacervelli. Dipendenza. Il tempo scivola via dall’orologio, quasi volesse lasciarmi in balia di sezioni temporali ancora sconosciute; ignare ad occhio ed orecchio umano. Stronzate universali.
    Tutto ruota attorno a me, ed io non ho intenzione di fuggire da questa prigione di cristallo, pressoché infrangibile. Sono fondamentalmente egoista, egocentrico e sadico.
    Tic tac.
    Tic tac.
    Tic tac.
    La luce del sole penetra dalla finestra illuminando la camera da letto. Il mio corpo appare intorpidito, quasi totalmente paralizzato. Non sento più nulla.
    Una notte trascorsa, all’impresa di incubi e deliri, dovuti alla stanchezza e alla assunzione materiale della cocaina.
    E’ la mia diletta compagna; si fa sentire, provocandomi fitte agli organi che non riesco a gestire. Non posso e non voglio contrastarne il desiderio. “Forza di volontà” dicono ad ogni seduta, per convincermi a smettere. L’importante è essere convinti. Uomini adorni di un camice, solo perché posseggono un qualunque foglio di carta, che porta l’etichetta di laurea, da loro il libero arbitrio di decidere e organizzare l’esistenza di noi poveri sfigati, che passiamo il tempo a vagare nei sentieri della fantasia perversa. Dischiudo le labbra, troppo secche. La gola arida. Devo bere, e tornare a respirare con normalità.
    Apro gli occhi e la vista è tornata vivida. Lucida. La nebbia è scomparsa.
    Scivolo fuori dalle lenzuola, toccando il pavimento gelido, con i piedi scalzi. Rabbrividisco, cercando un appiglio dove poggiare la mano, e fare leva per mantenere l’equilibrio.
    Ecco, questo è un dettaglio che non è ancora tornato al proprio posto. E tutto grazie all’emicrania che non smette di assillarmi. Sono sempre stato un abile mentitore. Buon viso a cattivo gioco, ogni qualvolta incontro qualcuno. Ma è lei che penetra i miei pensieri, facendomi riscoprire un mondo nuovo, inesplorato. Non passa secondo che non vengano proiettate immagini nella mia mente. La sua sagoma è così perfetta. Docile, bensì priva di qualunque sbavatura. Nonostante il mio aspetto sia peggiore rispetto a quello di un cadavere – e confesso, che una mia dote, è proprio l’auto ironia, mi dirigo fuori casa, con la falsa speranza di incontrarla. Mi basta sentire il suo profumo, per perdere la cognizione del tempo. Ma qualcosa mi stuzzica. E non si tratta di fragranza femminile. Bensì maschile, che si mischia, a quella di lei. Un ragazzo. Un individuo di sesso maschile, è lì, davanti al mio sguardo, completamente perso per la visione beata che mi si è parata dinanzi. Voglio, anzi, devo, sapere l’identità di quel buffone che ha avuto l’ardire di allungare le mani su di lei. Quei sorrisi compiaciuti, e tutta quella confidenza altamente nauseante, mi ha recato amarezza…altro non so. Ora come ora, perché sentimenti contrastanti mi stanno pervadendo, ed io non riesco a contrastare la loro folle corsa. Non comprendo la loro natura, o forse inconsciamente, vorrei che non esistesse nessuno al di fuori di me e lei. Solo noi. Un mondo macchiato dai suoi sorrisi, e dai suoi occhi così gentili e accattivanti. Ma qualcosa di perverso e maledettamente reale ci separa. Chi sono in realtà? Perché ora ho il folle dubbio non conoscermi più. Mi guardo allo specchio, e noto che l’aspetto fisico, non si è per nulla modificato, tranne qualche occhiaia di troppo a causa della foga che impiego per possedere almeno un milligrammo di dose. Lei è la mia realtà. La linea sottile che separa la finzione dalla verità nuda e cruda. Probabilmente è solo una questione di autoconvinzione, perché non faccio parte del suo mondo. No. Lei, ragazza che profuma di buono, non sa neppure della mia esistenza. Pensare. Riflettere. Agire. Ecco cosa devo fare…trovare un modo, per dimostrare a lei, perché degli altri non m’importa, che posso essere qualcuno. Che nonostante la mia tossicodipendenza, posso cambiare. Veramente. Sobbalzo a tale idea. E se gli psicologi avessero ragione? Se anche le loro vite, sono avvolte da prati in fiore, e convinzioni fuori dalla grazia divina, le loro parole fossero, in qualche modo veritiere? Non ho mai preso in considerazione una tale ipotesi, ma nessuno mi impedisce di iniziare ora. Non perdo tempo, con molta probabilità statistica, ne ho già sprecato a sufficienza, in ventitre anni di squallida e misera vita. Corro a casa, premendo sul pedale dell’acceleratore, in modo da raggiungere l’appartamento, il prima possibile. Non bado all’uscio aperto, e subito mi dirigo dinanzi alla cassettiera in camera da letto. Eccolo. Davanti al mio fuoco attentivo, il cassetto dei segreti. Giro con lentezza disarmante la chiave, per aprirlo e stringo immediatamente la cartina. Deglutisco. Gesti inconsueti che mai avrei pensato di compiere. Ma è una forza interiore ed invisibile che mi trascina in direzione del lavabo, e fa si, che la polvere bianca, scivoli giù, senza lasciare traccia alcuna. Mi piego sul top del lavello, stringendolo con mani fredde. Gli occhi, quasi pesanti ed un nodo alla gola che non accenna ad allentare la stretta. E’ la cosa giusta. Ne sono pressoché certo. Solo devo ancora divenirne cosciente; i giorni divengono settimane, e la paralisi comincia a farsi strada a partire dalle gambe, che risultano pesanti da sollevare. Un solo passo, ed eccomi nuovamente rinchiuso, in solitudine, tra le quattro mura di questo immenso appartamento. Solo in compagnia della sua figura. Mi guardo attorno e la vista si annebbia, con lentezza disarmante. Devo riprendermi…e conosco un solo modo per… NO. Non deve passarmi neppure per l’anticamera del cervello, un pensiero simile. Ma non è più la mente a controllare il movimento dei miei arti, e subito mi trovo in camera, ad aprire quel cassetto che ho espressamente chiuso a chiave. Le tempie pulsano, Dio! Come dal nulla, sento la testa esplodere, ed il cuore esplodermi in petto. E’ con frenesia e tremore, che riapro quella parte del mio ‘io’ che avevo mandato in esilio, per poter guarire.
    -In fondo, una sniffata non può che farmi bene…- mi dico, estraendo frettolosamente la busta piena di polvere bianca. Deglutisco, inginocchiandomi sul pavimento; non me ne rendo conto, tutto ruota attorno a me, in false angolazioni, distorcendo la realtà. Ho caldo, dannatamente caldo, e brividi di freddo puro, mi percorrono il corpo, sigillandomi in una trappola immaginaria. Aiuto. Sudore, a gocce prepotenti, scivola dalla fronte alle guance, macchiando metodicamente la maglia, che sento pesante, quasi insopportabile. Una stretta al muscolo cardiaco, che porta le mie mani a stringersi in pugni oramai troppo gelidi per compiere qualunque movimento. Per la prima volta, il panico si impossessa del mio carattere, rendendomi fragile a tal punto, dal versare lacrime. Unico modo che trovo, cercando di mantenere quella lucidità, che presto sarà solo un lontano e flebile ricordo. Riflettere.
    -Pensa, Nath, pensa!- e mi esce come urlo, per contrastare quella perdita che si sta facendo strada tra i muscoli delle braccia e delle gambe. –Qui è il 911…- una voce di donna, stimola il mio udito, facendomi dischiudere le labbra. Ed ho solo il tempo materiale per scandire le sillabe e comunicare l’indirizzo, prima di cadere a terra, privo di sensi.
    Non ricordo nulla. O meglio, ciò che mi balena nella mente sono flash che paiono come pezzi di un puzzle, che ancora non mi è concesso di comprendere. Cos’è successo? Molti, se fossero al mio posto, se si trovassero dove sono io in questo momento, se lo domanderebbero. Sono pronto a giurarci. Io ne sono consapevole. Crisi respiratoria, dovuta all’astinenza dalla cocaina. Per quanto sia devastante una simile reazione, ne vado felice, e non riesco a preoccuparmene. Ho perso conoscenza per attimi che non posso e non ho intenzione di quantificare. Non ho udito neppure il suono assordante dell’ambulanza, e le parole dei paramedici, quando mi hanno portato fuori casa. Questa volta sono giunto al limite della perdizione. Ne sono certo. Ma soccorsi fulminei mi hanno riportato in vita, e guarito, se così posso permettermi. Non so dire per quanto tempo ho dormito. Troppo. Sì, sicuramente troppo tempo. Apro lentamente gli occhi, rivolgendo lo sguardo dapprima al soffitto, poi reclino il capo, guardando alla mia sinistra. Sono solo. Accenno un sorriso, sollevandomi. Porto la schiena contro la testiera del letto, e mi sento come nauseato dall’odore di medicinali. Per chi non lo avesse compreso, io odio gli ospedali. Nutro una profonda e abissale allergia per questa struttura, e l’idea che per motivazioni più che ricercate consapevolmente, io ci finisca come effetto collaterale, di un cervello fumato dagli scleri adolescenziali, mi manda in bestia. La nota positiva, è che sono ancora vivo, e ho l’uso della ragione pressoché intatto. Penso. Molto. E me ne vanto. Anche se, in queste ‘occasioni’, dovrei spegnere i neuroni, e archiviarli in un cassetto (come si suol dire). Alzo appena le spalle ed emetto un sospiro, nell’istante in cui, la porta si apre, e la figura del dottore si palesa ai miei occhi, con l’espressione di chi prova falsa pietà. E non ho bisogno di tutto ciò, perché la mia crisi ha una base solida. La rinuncia per la conquista del cuore della ragazza che più desidero al mondo. –Ha rischiato molto, Nathaniel…- mi sussurra il dottore, scuotendo appena il capo –Lo so bene. Ma se permette, vorrei andarmene da qui.- sottolineo con tono severo, portandomi seduto. Un semplice ed insignificante annuire, dal medico, che si dilegua, senza lasciare traccia. Riposo. Mi è stato detto di riposare, ed è ciò che faccio non appena mi stendo sul divano di casa, che si piega per il peso, quasi morto, del mio corpo. E’ istantaneo chiudere gli occhi, e respirare profondamente, cercando di scacciare ogni pensiero.
    Sta riposando. La posso vedere. Scivolo al suo fianco, come ladro alla ricerca di un tesoro, dal valore inestimabile. Sollevato da lei per la lunghezza delle braccia, incrocio il suo sguardo che pare parlare di passione, e desiderio. Le labbra si poggiano sul suo volto, baciando la sua pelle così morbida e delicata al tatto. Brividi mi scuotono, facendomi sussultare con lentezza disarmante, nell’istante in cui lei divarica le gambe, poggiando le mani sui miei fianchi. Mi vuole, e sento la sua mano stimolare il mio membro, che si erge voglioso di penetrare il suo sesso con foga infinita. E’ ciò che accade, mentre i corpi sgusciano l’un l’altro sino al raggiungimento dell’orgasmo ultimo. Sublime, estatico. Passionale. Ed a tratti lussurioso, ma piacevole.
    Gocce di sudore scorrono inesorabili lungo il volto, ed è un secondo netto quello che mi fa svegliare di soprassalto, in preda a battiti cardiaci accelerati. Solo un’illusione onirica, quella che ha caratterizzato un riposo che forse mai avrei dovuto fare. Scuoto il capo, passandomi le mani tra i capelli. Deglutisco, respirando a fondo, un’aria troppo rarefatta per rendere i miei sospiri rilassati. Lei per qualche istante, è stata mia. In un sogno l’ho posseduta, e mai l’avrò realmente tra le braccia. illusione vana, e desideri che mai diverranno complici di un comportamento reale. Ed io, con un simile fardello non posso vivere. Avere un cuore e non saperlo a chi donare, è come un incubo dal quale non vi è risveglio. Ogni cosa mi scivola addosso con fare lento e privo di qualunque peso. E nell’istante in cui sento il sangue fluire all’esterno del mio corpo, comprendo che la mia vita è stata solo un film in bianco e nero, e che solo la morte, può salvarmi da un sogno infantile che ho costruito, e che io stesso ho distrutto.

     
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    Molto bella e triste ç.ç
    Mi sono venuti i brividi mentre leggevo, soprattutto nell'ultimo paragrafo del racconto >.<
    La scrittura è coinvolgente e si percepisce, come se fosse concreta, la realtà alterata in cui è intrappolato il protagonista: ci si sente quasi soffocare se, ogni tanto, non si solleva lo sguardo dallo schermo e non si tira un sospiro di sollievo...
    È anche triste il fatto che lui non possa arrivare a fare sua la donna che ama: certo, nelle sue condizioni di tossicodipendente, legarsi in un simile rapporto con qualcuno, avrebbe di certo significato gravare su di lei e probabilmente si sarebbe distrutto a priori qualsiasi cosa ci sarebbe potuto essere tra di solo, se lui fosse stato pulito U.U
    La mia parte preferita è questa:
    CITAZIONE
    Avere un cuore e non saperlo a chi donare, è come un incubo dal quale non vi è risveglio. Ogni cosa mi scivola addosso con fare lento e privo di qualunque peso. E nell’istante in cui sento il sangue fluire all’esterno del mio corpo, comprendo che la mia vita è stata solo un film in bianco e nero, e che solo la morte, può salvarmi da un sogno infantile che ho costruito, e che io stesso ho distrutto.

    Mi si rizzano i capelli nella nuca >///<
    È stata davvero triste la sua morte alla fine ç.ç

     
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  3. lee‚
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    Letta la one-shot! Davvero molto bella!
    I pensieri del protagonista sanno essere molto reali in ogni momento... Da quando vuole smettere di drogarsi per lei, da quando si ritrova in ospedale, un posto che non gli piace, ma che lo ha aiutato a rimanere in vita, al momento finale, in cui dopo averla sognata e fatta sua, capisce che non potrebbe mai averla nella realtà e non riesce a sopportare la cosa... Poi mi sono piaciuti anche i vari pensieri sui dottori, e le varie sensazioni di dipendenza, il fatto che non riuscisse a smettere con la droga... Insomma, davvero un bel racconto breve! ^^
    Mi è piaciuta moltissimo, davvero! :heart:
    Quoto Rita, anch'io ho adorato la parte che ha citato lei nel suo post!!
    Una cosa soltanto:
    CITAZIONE
    Perché ora ho il folle dubbio non conoscermi più.

    Quì manca un "di" o magari due punti...

    Complimentissimi Cinci, davvero brava! *^*
     
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    @Ryo13:Ti ringrazio davvero di cuore... è.é a dirla tutta ho versato qualche lacrima anche io che l'ho scritta alla fine T,T non sono così insensibile!

    @ lee‚: no vabbè ma io ti ringrazio!!! Devi sapere che spesso mi capita di pensare le parole, e sono convinta di scriverle, quando non è vero. e pur correggendo non me ne accorgo :S sono contenta che ti sia piaciuta, davvero molto.

    GRAZIE A TUTTE E DUE. PROVVEDO AL PIU' PRESTO PER LA LETTURA DEI VOSTRI PEZZI U.U CHE SONO MUY CURIOSA!!!
     
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    Veramente veramente bellissima.
    Il tuo modo di scrivere è molto scorrevole e travolgente.
    Concordo completamente con quello che hanno detto le altre: complimenti, davvero!!

    Posso darti un consiglio: quando inserisci qualcosa di nuovo scrivilo qui:
    https://passionforwriting.blogfree.net/?t=3415775
    così anche gli altri utenti potranno leggerlo^^
     
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  6.     +1   -1
     
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    Molto molto gentile!!!! *-*
     
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  7. kialovejapan
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    Wow! Che storia pazzesca!! :ooh:
    Lascia decisamente un segno...Poi ho un debole per le one-shot drammatiche! :çoç:
    Adoro la tua scrittura!!! Ma sei una scrittrice!? Perchè nella presentazione c'era scritto questo pezzo:
    CITAZIONE
    note: racconto pubblicato nell'antologia alessandrina edito dalla punto a capo edizioni, nel maggio 2009

    Il sarcasmo e quell'ironia tagliente del protagonista mi fa morireee!!! XD :perv:
    Brava brava e ancora brava!!!! :uk: :luluv:
     
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    Grazie! Mah..definirmi scrittrice..non saprei. Però ho pubblicato questo racconto e un romanzetto (che non mi piace più) nel lontano 2007 :)
    Però felice che questa one shot ti piaccia **
     
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  9. kialovejapan
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    CITAZIONE (SybilByOscar @ 17/5/2012, 21:33) 
    Grazie! Mah..definirmi scrittrice..non saprei. Però ho pubblicato questo racconto e un romanzetto (che non mi piace più) nel lontano 2007 :)
    Però felice che questa one shot ti piaccia **

    :nunu: Per me sei una scrittrice!! ^^
    Se li hai pubblicata su libri a tirata nazionale!!!
    Hai tutta la mia stima!! :luluv:
    Continua così!!! :uk:
     
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    Per ora è solo locale, ma ho un po' di romanzi e di poesie raccolte che vorrei tentare di far conoscere!!! E anche tu però sei molto brava, continua a scrivere mi raccomando!
     
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  11. kialovejapan
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    Comunque tanto di cappello!!
    Grazie per i complimets! Ma anche tu te li meriti davvero!!^^
    Continua e non smettere di sognare, il treno giusto passa almeno una volta nella vita!! ^^
     
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10 replies since 7/5/2012, 21:22   127 views
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