Only for the stars in your eyes.

drammatico, verde

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    ONLY FOR THE STARS IN YOUR EYES



    _autore: SybilByOscar
    _genere: Drammatico
    _rating: verde
    _tipologia: One shot
    _breve descrizione: avventura del protagonista realmente avvenuta.
    _note: Il suo nome non verrà mai e poi mai rivelato. Un segreto dell'autrice.


    “Mi chiamo H. Ad essere sincero non so quale sia il mio vero nome. molte persone mi chiamano in modi diversi, con nomi altrettanto sconvolgenti, e non riesco a stare loro dietro. Io salto. Salto ogni giorno, avanti e indietro, a destra e sinistra pensando che così vada bene. Ma forse è sbagliato. Me lo chiedo spesso, se alla mia età, sia sbagliato il comportamento che adotto, senza voler far del male a chi mi sta intorno. Non voglio far loro male. Non voglio. Vorrei non farlo più: portare dolore tra chi mi vuole bene: sono giovane, giovanissimo – e anche io – ho sentimenti.”
    Le giornate scorrono sempre allo stesso modo. Non capisco come possa essere diverso qualcosa per me, anche quando le più banali risultato così stereotipate da mandarmi in confusione. La sveglia è sempre la stessa: le solite e costanti voci a pronunciare il mio nome con tonalità diverse perché in prima persona sono le sagome che disegno con gli occhi appena mi sveglio sono differenti, tra loro. Mi piacciono: tutto sommato le apprezzo. Chi più chi meno, percorrendo tratti così brevi da far venir mal di testa, anche ad una lumaca.
    Lei sì che potrebbe capirmi. Lei potrebbe assecondare i miei movimenti, facendoli diventare ironicamente più veloci.

    “Come se già non lo fossero.”

    Non vi fa ridere tutto questo? Perché io sorrido. Sorrido sempre, anche quando sto male. Non so il perché. Probabilmente sono nato col sorriso. Dicono che i bambini, quando nascono, piangono. Che le loro urla sono il suono più bello. Sarà vero? Non avrò mai l’occasione di ascoltare mio figlio piangere, ma posso osservare i miei amici, i miei compagni di disavventure, e a volte le loro guance si bagnano, di un bagnato salato.
    Un gusto così salato da farmi riflettere. E in questi momenti di riflessione, finalmente, trovo l’opportunità ed il tempo necessari per fermarmi; per porre fine alla frenesia che mi attanaglia la mattina. Corro sempre, ve l’ho già detto? Ebbene sì, corro così veloce da provocare il mal di testa delle teste di chi mi guarda, anche se credo si divertano a fissarmi con costanza disarmante per assicurarsi che non mi faccia del male. Soffro il dolore, e ho paura di ferirmi, in qualche modo.
    Ci sono mille modi per farlo, e mille altri per stare lontano dai guai. Drizzo la schiena, per poi piegarla, semicurvo, in avanti.
    Indietro ancora, con gambe sufficientemente tese da sembrare uno sportivo. Il mio corpo inganna. Sono mingherlino, così mingherlino da apparire sottopeso – una cosa da nulla, senza troppa importanza -. Ho i capelli corti, sono molto corti e scuri. Così come gli occhi, ho gli occhi castani e le ciglia così lunghe da fare invidia a tutte le donne del mondo.
    Anche se non parlo, ascolto le parole che risuonano intorno a me, sono così tante e così tante ancora riesco a percepirle e comprenderle tutte. Senza tralasciarne alcuna. Sorprendente la mia capacità di attenzione: credono che possa sentire, che le mie abilità si fermino un po’ qua. Un po’ là.
    Non è così. Posso fare così tante cose, da lasciare a bocca aperta chi mi piace di più, e anche – con un po’ di modestia – chi mi piace di meno.
    Provo simpatia.
    Provo antipatia.
    Come le persone normali, perché anche io sono normale, dopotutto. Non trovate? Sono giovane, di gradevole aspetto, e sorrido sempre, come tutti vorrebbero da chi sta vicino, e lontano. A me piacciono le persone, mi piace ricevere attenzione soprattutto. Cammino separato dal gruppo, all’aria aperta, rallegrando camminate e giochi senza fine e senza sosta. Con delle pause, forse, intermedie, ma che finiscono presto.
    Attività quotidiana che mi rende gioviale anche con chi non mi guarda, o finge di non vedermi. Si distraggono, ed io attraggo la loro attenzione prendendo le loro dita nelle mie. Si intrecciano le nostre mani, d’improvviso, in un contatto che perdura pochi istanti.
    Me ne rendo conto: pochi secondi perché poi il tempo è troppo lungo, per me. devo andare, lontano. Per poi tornare vicino chiedendo silenziosamente perdono. Mute parole che imprimo sulle labbra, arricciandole a finta smorfia per convincere il mio interlocutore a seguirmi. Nella calma del momento, nella tranquillità che sento dentro, rinvigorire ogni centimetro della pelle, ogni angolo del mio corpo.

    “Tutto intero: è verità”

    Ma basta una voce diversa dalle altre, da quelle che mi sono amiche. Sono necessari pochi secondi e luoghi più confusi per farmi stare male. Non voglio stare male. Non mi piace quello che sento, quando il suono che avvertono le mie orecchie, aumenta a dismisura tramortendomi. Mi piace correre, l’ho già detto. E da dire ancora, c’è che il rumore altri non mi fa stare bene. Più il tono aumenta e più la mia pelle diventa, viola. Rossa.
    Paonazzo, e non sono più un bel ragazzino, disposto a sorridere anche quando non dovrei. Cerco le cose per terra, in ogni angolo e in ogni ripiano, per poi smontarlo. Montare e rimontare come la mia mente indica, dando informazioni sull’oggetto. Non saprò mai cosa sono, ma i colori sono favorevoli, a me. al mio pensiero. Anche quando l’agitazione prende il sopravvento ed i miei occhi non riconoscono più gli amici.

    Tranne uno. Ricordo.

    “La solita attività che si ripete di settimana in settimana, nel mezzo di una squadra fatta di coinquilini e amici di ogni tipo. Il campo è sempre lo stesso, e il pallone che rimbalza, provoca rumori a me piacevoli. Li apprezzo, in verità, assieme all’eco delle vittorie dei miei amici ogni volta che quella stessa palla va dritta a canestro. Anche io vinco, qualche volta. Non sempre, perché non sono così bravo. Ma ci provo, a volare nell’immaginario di una partita amichevole, in compagnia di una figura a me padrona. Rasserena la sua presenza, quando perdo il controllo di me stesso, ed io per primo ho paura di quello che potrei fare. Cammino spingendomi in avanti, e poi ancora la schiena si piega all’indietro, in un movimento dritto e netto delle ossa. Non sento alcun dolore. Solo la forza, la mia forza, si moltiplica a dismisura, facendomi tremare.
    Brividi così caldi da bruciare le ossa sotto la pelle troppo bianca per prendere ancora colore. La mente esplode, pur rimanendo salda nella testa. Quella stessa testa che sento di dover poggiare con violenza lancinante contro una parete, così che possa sorreggere la mia frustrazione. La mia ansia. La mia angoscia. Bloccato, invece, da quelle mani che sanno come comportarsi. Da quelle dita così tenaci e sicure, tra le quali mi cullo, sorridendo a chi dice «Basta …» pur di vedermi felice."

     
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    Questa storia mi piace anche se devo dire che non la capisco tutta... o meglio, non so di cosa parla di preciso.
    Ho pensato che il protagonista fosse un portatore di handicap di qualche tipo e gli accenni al fatto che "corra" o "salti" indichi, forse, che soffre di invecchiamento precoce o qualcosa si simile... come se la sua vita stessa fosse una corsa e lui andasse avanti velocemente, troppo in fretta.
    Qua:
    CITAZIONE
    Me ne rendo conto: pochi secondi perché poi il tempo è troppo lungo, per me. devo andare, lontano. Per poi tornare vicino chiedendo silenziosamente perdono.

    Ho pensato che la sua mente a volta si estraniasse, visitando luoghi che le altre persone non comprendono a pieno e per questo si allontana da chi lo circonda: perché in quei momenti il suo corpo e lì, ma la mente è come se non fosse più legata al momento, a ciò che c'è intorno ma prendesse percorsi suoi, tanto labili quanto incomprensibili per gli altri...

    Qua, invece:
    CITAZIONE
    Paonazzo, e non sono più un bel ragazzino, disposto a sorridere anche quando non dovrei. Cerco le cose per terra, in ogni angolo e in ogni ripiano, per poi smontarlo. Montare e rimontare come la mia mente indica, dando informazioni sull’oggetto. Non saprò mai cosa sono, ma i colori sono favorevoli, a me. al mio pensiero. Anche quando l’agitazione prende il sopravvento ed i miei occhi non riconoscono più gli amici.

    Ho pensato che forse soffrisse di qualche sorta di epilessia... e credo che questa sia la teoria più probabile perché ci sono altri passaggi che la suggeriscono, come per esempio questo:
    CITAZIONE
    Mute parole che imprimo sulle labbra, arricciandole a finta smorfia per convincere il mio interlocutore a seguirmi. Nella calma del momento, nella tranquillità che sento dentro, rinvigorire ogni centimetro della pelle, ogni angolo del mio corpo.

    Anche il "correre" ed il "saltare" di prima potrebbero significare che in realtà si tratti di epilessia, in accenni più velati...

    Sono curiosa, puoi dirmi se mi sbaglio e di quanto? So che in genere gli scrittori non spiegano tutto di quello che scrivono, e in fondo è giusto così perché molte cose non sono "giuste" o "sbagliate" ma sono vere a seconda di come le percepisce chi le legge... però, in questo caso, si tratta di una storia vera e non chiedo che mi sia rivelato il nome del protagonista... quindi forse, lasciando stare questo grande mistero, mi possono essere svelati gli altri ^^

     
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    Cinci è scritta veramente benissimo, come al tuo solito. Però come Rita, non ho capito l'argomento principale delle storia.
     
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    Rita ha colto nel segno o comunque c'è andata vicino. Si tratta di una patologia, e Dio solo sa quanto odi chiamarla così. Ecco forse è meglio condizione: è una condizione conosciuta come Autismo; molti ne parlano, e poco si sa sul campo. Sto facendo ricerca a riguardo, e il protagonista è un mio nuovo amico. Un ragazzino che mi ha così affascinato al punto da scriverci questo piccolo pezzo in suo onore. Sperando che in qualche modo, anche senza saperlo, ne sarà contento.
    Cerco di entrare nella loro mente, osservando i comportamenti del loro corpo, e lui è così enigmatico che mi lascia spiazzata. :(
    Grazie ragazze per aver apprezzato il mio pezzo!
     
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    Come sempre, sei riuscita a esprimere al meglio emozioni e sensazioni: anche se in questa caso, non è per niente facile, forse anche impossibile, riuscire ad esprimere ciò che prova il protagonista.
    Sei stata veramente coraggiosa ad affrontare un argomeno difficile, e pultroppo triste, come questo.
    I miei più sinceri complimenti ♥
     
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    Ah! Sì! Volevo intendere proprio questo! >.< Solo che mentre scrivevo il commento non mi veniva la parola, quindi poi mi sono concentrata sulle altre ipotesi che avevo formulato, ma l'idea preponderante era comunque quella, quindi in fondo avevo capito bene ^^
    Comunque ti auguro di instaurare un buon rapporto con questo ragazzo, di modo che, magari, si apra qualche canale comunicativo per permetterti di coprenderlo meglio ^^ Queste persone a volte sono chiuse in sé stesse, ma proprio come hai scritto percepiscono anche loro la realtà che sta attorno a loro, solo che la elaborano in maniera diversa rispetto al resto delle persone... credo che se si trova un modo che vi metta in comunicazione, si possano fare dei progressi, ma anche così ci sono cose che non si potrammo mai del tutto comprendere perché semplicemente non fanno parte di noi, del nostro mondo e delle nostre percezioni... possiamo usare l'immaginazione, cercare di interpretare i segnali che ci danno, ma non si può mai essere certi del significato esatto di questi, proprio per la natura stessa della comunicazione che è labile perché mancano certe basi comuni su cui si fonda ^^
    È affascinante e triste nello stesso tempo, ma in fondo l'importante è che vivano delle vite felici anche se nella loro condizione di diversità *w* L'amore è il rimedio per gran parte delle cose brutte che ci opprimono o forse davvero di tutte: basta accoglierlo e saperlo donare <3
     
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    Vi dico solo una cosa... gli ho chiesto un bacio e me lo ha dato sulla guancia sorridendo. *-* una emozione unica.
     
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    Che carinooo!!! *OO*
     
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    Vi dico solo una cosa... gli ho chiesto un bacio e me lo ha dato sulla guancia sorridendo. *-* una emozione unica.

    :ooh:
     
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    Moltissimo *-* in quel momento, ieri, l'ho amato!
     
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