Violet

Fantasy, Romantico, Avventura | Arancione

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    Violet

    _Autore: Ryo13
    _Genere: Fantasy, Romantico, Avventura
    _Rating: Arancione [forse ad un certo punto tendente al Rosso (?)]
    _Tipologia: A capitoli

    _Breve descrizione: Erin Knight, conosciuta in tutta Orvo col soprannome di Violet, possiede il raro potere di manovrare il tempo a suo piacimento. Da anni è in lotta contro Samuel Lex, un ribelle rinnegato chiamato Il Falco, leader di una fazione che si oppone a re Gustav IV, e i loro gruppi si sono scontrati più di una volta senza mai che uno prevalesse sull'altro. Ma la missione di Erin, affidatale dallo zio Klaus in punto di morte, è di ritrovare l'uomo che possiede una capacità complementare alla sua, assieme al quale potrebbe raggiungere le soglie di un potere illimitato che le servirà per porre rimedio ad un danno perpetrato anni prima dallo stesso Samuel. Quali sono i piani di quest'ultimo? Samuel sembra interessato al potere di Violet ma ogni volta che se ne presenta l'occasione, non fa nulla per sottometterla al proprio volere. Intanto dell'uomo di cui Erin è alla ricerca non c'è traccia e lei prosegue imperterrita pur senza risultati proficui. Tuttavia l'oggetto della sua cerca potrebbe essere più vicino di quanto la nostra protagonista non pensi...

    _Note: La prima storia a capitoli impegnata che scrivo. Il punto di vista da cui viene narrata la vicenda è quello femminile di Erin, unica donna in un mondo sostanzialmente maschile. Spero che questo esperimento riesca bene e soprattutto spero di ricevere consigli per migliorare la mia scrittura e limare la storia laddove potrebbero presentarsi incongruenze di senso, dato che è una storia che vado aggiornando man mano che la scrivo, dunque alcune cose potrebbero sfuggirmi di mano =)



    Personaggi principali:

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    Da sinistra: Erin Knight; Chevalier; (sotto) Raafael Bale; Samuel Lex
    Volto personaggi vari: *CLICCAMI*


    Link ai Capitoli:

    01. Prologo
    02. Convocazione
    03. Il Consiglio
    04. Boicottaggio
    05. Surdesangr
    06. Vasil
    07. Chevalier
    08. La Sfida
    09. Campione assoluto
    10. Contrastare un Giuramento
    11. Nel cuore della notte
    12. Furtività
    13. Invito al ballo
    14. Al 'Cane Nero'
    15. Guardia del corpo
    16. Punizione



    Edited by Ryo13 - 21/4/2014, 00:07
     
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  2. lee‚
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    Cioè...cioè...cioè....NO.
    Non mi puoi mettere una trama del genere e poi scappare senza mettere il capitolo!! ç__ç
    Aspetto arrivi anche qualcosa di scritto, eh Rita! U_U
    La trama mi incuriosisce assai, e in effetti anche quel "rating: rosso" ha la mia più totale attenzione... xDD
     
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    Capitolo 01 - Prologo

    Correvo per i canali sotterranei a perdifiato, senza mai voltarmi indietro. Avevo perso i miei compagni durante lo scontro e non sapevo dove potessero essere finiti. Ma non avevo tempo per pensare anche a questo ora. Dopotutto si trattava di guardie addestrate, dovevano essere capaci di pensare a loro stesse! La missione di quella notte era saltata e ormai non c’era più rimedio per il danno causato. Dovevo solo pensare a mettermi in salvo prima che lui mi raggiungesse.
    Presi un lungo canale di scolo che speravo potesse portarmi da qualche parte fuori da quel dannato sotterraneo. Non c’era più tempo. Delle ombre si estendevano davanti a me: c’era della luce, presto sarei stata relativamente al sicuro.
    Trovai un’apertura e mi ci lanciai con un potente slancio, con pochissimo sforzo grazie ai duri allenamenti cui mi ero sottoposta sin dalla morte dello zio.
    Quella perdita ancora mi bruciava, ma sapevo che esisteva un modo per mettere a posto le cose. Sì, era possibile tornare indietro ed io lo avrei fatto: lo speravo con tutte le mie forze. Dovevo crederci e fare di tutto perché portassi a compimento il compito affidatomi da Klaus.
    Finalmente arrivai ad una botola arrugginita, vi posi le mani ai lati e con uno strattone la spostai, lanciandola sul terreno erboso. Quella doveva essere un’uscita secondaria segreta perché pareva mi trovassi in un luogo isolato. Non sapevo dove fossi di preciso, ma da lì avrei potuto trovare facilmente la strada per unirmi ai miei uomini e tornare alla base.
    Prima di poter decidere che direzione prendere, però, un rumore di zoccoli ed il respiro affannoso di qualcuno, mi avvertirono che non ero da sola.
    Feci per voltarmi ma qualcosa mi picchiò in testa facendomi barcollare in avanti. Poi delle mani tozze e sudicie mi presero per le braccia strattonandomi per farmi mantenere l’equilibrio. Altre risatine di sottofondo mi diedero l’idea che l’assalitore non si era presentato da solo.
    «Eccola qua, l’abbiamo presa. Il padrone sarà contento del nostro lavoro!» esclamò con la voce gutturale piena di orgoglioso trionfo.
    «Abbiamo Violet, ci meritiamo una cospicua ricompensa. Legala per bene e assicurati che non scappi questa volta! Voglio il bottino ad ogni costo!» si lamentò un secondo uomo più smilzo di quello che mi teneva bloccata che, al contrario, era un omone.
    «Sì, sì, non la lascio andare questa volta» disse e come a confermare le sue parole strinse la presa sulle mie braccia mandandomi delle dolorose fitte alla spalla. Non gli diedi la soddisfazione di sentirmi lamentare.
    «Forza, andiamocene da qui, che si è fatto già tardi. Samuel non vorrà attendere troppo a lungo, sai che si irrita altrimenti.»
    L’energumeno fece un verso di intesa ed iniziò a legarmi i polsi con una spessa corda. Dopodiché mi spintonò avanti e mi frappose fra sé e gli altri due uomini della banda.
    «Non fare giochetti» mi avvertì ed in silenzio ci avviammo verso l’entrata del palazzo, da cui, qualche ora prima, ero entrata silenziosamente assieme ai miei uomini. Mi chiesi di nuovo che fine avessero fatto e temetti il peggio.
    Dopo qualche minuto di cammino – ora la strada del ritorno parve più breve –, il gruppo di tre briganti ritrovò il resto della truppa che era rimasta appostata davanti al cancello. L’unica luce ad illuminare l’ambiente erano delle torce: non c’era luna, delle spesse nuvole coprivano tutto il cielo ed occultavano le stelle.
    «L’avete trovata!», la guardia che ci accolse per primi sembrava stupita: forse non si aspettava che tre uomini riuscissero da soli a sopraffarmi e a riportarmi indietro. «Bene, il padrone ne sarà lieto», fece un cenno ad indicarci la strada, «salite, vi aspetta di sopra, nella sala grande.»
    Così mi spinsero a proseguire dentro l’immensa abitazione, su per enormi gradini di pietra. Giunti al primo piano, svoltarono nel corridoio di sinistra e si fermarono davanti ad altre guardie che stavano appostate davanti la porta della sala. Una di esse fischiò al nostro indirizzo non appena ci scorse.
    «Sbrigatevi ad entrare. Samuel sembra stare perdendo la pazienza.» Tanto fu sufficiente a farli affrettare e smetterla con i giri di parole.
    Infine attraversammo la porta di legno massiccio e mi ritrovai nello stesso ambiente dove, poco prima della precipitosa fuga lungo il canale sotterraneo, ci eravamo ritrovati a combattere contro gli uomini del Falco.
    «Signore, vi abbiamo portato Violet!» annunciò con voce pesante l’uomo smilzo che sembrava capeggiare gli altri.
    Il Falco era voltato di spalle quando penetrammo senza rumore nella sala, impegnato a parlare con un suo sottoposto e a dare istruzioni per fare eseguire al meglio i suoi ordini. Alle parole del bandito, si girò lentamente ed il suo sguardo si illuminò nello stesso istante in cui i suoi occhi marroni incontrarono i miei e le labbra sottili e sensuali si tesero in un sorriso di compiacimento.
    «Finalmente!» esclamò col suo tono tranquillo ma vigoroso, «quasi non ci speravo più. Bentornata tra noi, mia cara Violet, non siete stata molto cortese a lasciarci così di gran fretta poc’anzi.»
    «Avevo altre cose da fare» gli risposi a tono, senza lasciarmi intimorire dalla situazione critica. Non era la prima volta che mi trovavo alla sua mercé: speravo di potermela cavare bene anche questa volta.
    «Non ne dubito, ma hai dimenticato indietro qualcosa…» disse allungando un braccio a mostrami tre uomini ai piedi di un seggio, legati ed imbavagliati. Gli uomini della mia squadra.
    «Mi stavo giusto chiedendo dove fossero finiti» replicai in perfetta calma simulata.
    «Ora che lo sai, quindi, puoi rilassarti, no?»
    «Mi piacerebbe ma non posso fin quando non mi dirai cos’hai in mente per loro, Falco.»
    Lui mi guardò accigliato ed ignorando ciò che gli avevo detto, disse: «smettila di chiamarmi in quel modo, sai che preferisco che tu mi chiami per nome, Erin.»
    In effetti lo sapevo e proprio per questo motivo evitavo sempre di farlo: lo scopo era diì irritarlo a morte visto che non riuscivo ad ucciderlo in un duello di spada. Ma questa volta mi trovavo decisamente in svantaggio e non era saggio istigarlo. Non per così poco almeno.
    «Va bene, Samuel. Ora dimmi che ne farai di loro.»
    Compiaciuto si avvicinò a me. Con un cenno fece indietreggiare le guardie che ci lasciarono soli al centro della sala tondeggiante.
    «Devo ancora pensarci, ma prevedo che mi torneranno utili in un modo o nell’altro.»
    «Perché non li lasci andare e la fai finita? Volevi solo me ed ora eccomi qui. Lascia fuori chi non c’entra nulla.»
    «Purtroppo devo avvisarti che loro non sono così estranei a quello che sta succedendo qua. Se ricordo bene sono penetrati in questo palazzo assieme a te, quindi… sono responsabili quanto te di tutta questa situazione. E se devo punire qualcuno, loro sono più indicati.»
    «Che interesse avresti nel punirli? Sai che non possono farti più nulla ormai. Sono legati, completamente alla tua mercé!»
    «Proprio come te, mia cara» mi ricordò con tono gioviale. Allungò una mano e mi sfiorò il viso: aveva un tocco delicato, quasi riverente, che mi sorprendeva sempre per la sua grande intensità. Non dissi nulla perché aveva ragione su tutto quanto – eravamo impotenti al momento –, così mi limitai a fissarlo fino a quando non si decise di nuovo a parlare.
    «Sei così bella…» sussurrò ad un palmo dal mio viso. Gli occhi parevano ardergli tanto era concentrato nello scrutarmi. «Dammi la tua risposta, Erin, ora. Dimmi quello che voglio sentire.»
    Presi una boccata d’aria, pronta al peggio. «No. La mia risposta è ancora no, Samuel, e non cambierà.»
    Il bagliore nei suoi occhi parve smorzarsi un po’, ma un pensiero successivo – che non ero in grado di leggere –, lo riaccese e si concentrò su altro.
    «Lo farai. Presto o tardi so che sarà così.» Mi sorrise come se fosse triste, ma si trattò solo di un attimo e la sua solita espressione arrogante era già tornata a marcargli i tratti del bel viso.
    «Allora, dato che la tua risposta al momento è ancora no, contrattiamo.» Si volse alle sue guardie e disse: «Slegatele le mani.» Le guardie eseguirono senza protestare i suoi ordini.
    Lui si girò di spalle e si diresse sul seggio posto in fondo alla sala. Vi si sedette, ai suoi piedi c’erano i miei uomini contratti in espressioni un po’ sofferenti e di rabbia. Mi guardarono come a scusarsi dell’accaduto. Feci loro segno che non si preoccupassero e lasciassero fare a me: per fortuna erano più o meno illesi e non avevano riportato gravi danni. Tornai a concentrarmi su Samuel seduto su quello scranno come se lo fosse sul trono del mondo e questo gli appartenesse: emanava sempre un’aura di arroganza che rendevano regali i tratti già perfetti e spigolosi del viso che al momento era coperto di una leggera barba. Aveva i capelli corti castano scuro come gli occhi che sapevo essere morbidi al tocco. Misi da parte quei pensieri inopportuni e mi avvicinai a lui.
    «Cosa vuoi per la loro liberazione?» gli chiesi.
    «Lo sai cosa voglio» rispose indolente, sul viso un’espressione seria di chi sa che otterrà quello che vuole.
    Inspirai rapidamente aria nei polmoni. «Molto bene.»
    Azzerai lo spazio tra di noi ed avvicinai lentamente il mio volto al suo, facendo attenzione che nel frattempo i nostri sguardi non deviassero dalla via di fuoco che li legava gli uni agli altri. Solo all’ultimo li chiusi, prima di poggiare leggermente le labbra sulle sue. Erano calde e morbide e sentivo la barba prudermi un po’ sul mento. Quando titubai, mi afferrò per un braccio e mi fece cadere sulle sue gambe di traverso. «Visto che devo accontentarmi di così poco, almeno fallo come si deve. Stai pagando per tre uomini, mettiti di impegno e fa’ che sia all’altezza di quanto sto dando in cambio» ringhiò sulla mia bocca.
    Allora misi da parte ogni remora e tutto il mio disgusto e lo baciai avidamente con le labbra, la lingua e i denti. Misi in quel bacio tutto il fuoco di rabbia che avevo dentro e lo morsi fino a fargli sanguinare il labbro inferiore e lo feci gemere di piacere sotto di me. Le sue mani grandi e forti mi stringevano sui fianchi senza farmi male. Voleva toccarmi di più ma cercava di trattenersi perché cedere a quel desiderio, in quel momento, sarebbe stato un segno di debolezza. E lui non si mostrava mai debole: per quanto ci provassi, non trovavo mai un punto debole che potessi usare a mio vantaggio e la cosa mi riempiva di frustrazione.
    Quando giudicai sufficiente la mia prestazione come pagamento per la libertà degli uomini che aveva fatto prigionieri, mi staccai da lui cercando di non dare a vedere quanto quel contatto intimo mi avesse in realtà scossa. Lui mi fissava pieno di lussuria con le labbra gonfie per il bacio, macchiate del suo sangue e leggermente aperte e gli occhi socchiusi. Dopo qualche istante mi sorrise.
    «Sei brava come sempre.»
    Mi ritrassi da lui come se mi fossi scottata e mi rimisi in piedi ricomponendomi. «Ora fai la tua parte» gli ingiunsi.
    Lui non perse tempo e con un gesto ottenne che i prigionieri venissero slegati e lasciati di nuovo liberi.
    «Alla prossima, Violet. L’incontro di stanotte è stato davvero piacevole.»
    Lo fulminai con un’occhiata piena d’ira che mi valse la sua risata di scherno. Senza dire o fare null’altro, mi voltai e, seguita dai compagni che avevo appena liberato, abbandonai la sala senza che nessuna delle guardie tentasse di fermarmi.
    Una volta al sicuro, fuori dal palazzo, in silenzio tutti e quattro ci dirigemmo nella zona boscosa poco distante dove avevamo nascosto i nostri cavalli.
    «Violet, ci dispiace! Abbiamo tentato di scappare e ci stavamo riuscendo, ma poi un gruppo di scagnozzi del Falco ci ha sbarrato il passo bloccandoci all’interno. Erano troppi per noi e ci hanno sopraffatto facilmente.» Eric tentò di giustificare le azioni del gruppo spiegandomi che non avevano avuto altro modo per filarsela.
    «Non preoccuparti, Eric. Ormai è fatta e siamo tutti sani e salvi» lo rassicurai. «Questo è l’importante.»
    «Sì, ma è stato tutto inutile comunque: le voci secondo cui gli uomini del Falco avevano trovato l’uomo che cerchiamo si sono rivelate essere completamente false!»
    «Sì, lo so. Era una trappola.» Che stupida a cascarci in quel modo!
    Dovevo fare assolutamente in modo che un errore del genere non si verificasse mai più.
    «Ora basta rimuginare. Saliamo in groppa e torniamo alla base, ormai è quasi l’alba.»
    Mi obbedirono senza aggiungere altro ed insieme ci lanciammo nel fitto del bosco lungo un sentiero tortuoso che ci avrebbe riportati a casa.
    Mentre all’orizzonte si levava il sole, io facevo di tutto per togliermi dalla mente il ricordo di quell’ultimo ardente bacio con il mio nemico giurato.

    [Continua...]







    *************************************************************************************************

    Ahahaha... scusami Lee XDD Stavo giusto disponendo il tutto, non ti avrei lasciato così a bocca asciutta, certo che no! XDD Goditi questo primo capitolo perché ti assicuro che sarà una storia piena di scintille! *^*

    Edited by Ryo13 - 15/1/2014, 19:43
     
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  4. lee‚
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    Alcuni errori di battitura che ho visto:
    CITAZIONE
    Avevo perso i miei compagni durante lo sconto e

    scontro.
    CITAZIONE
    si illuminò nello stesso istante che i suoi occhi

    io quì metterei piuttosto: "istante in cui i suoi".
    CITAZIONE
    centro della sala tondeggiate da soli.

    tondeggiante, immagino intendessi.

    Per quanto riguarda questo primo capitolo, già lo trovo interessante...u.ù
    E secondo me la nostra cara Violet non ce la racconta giusta...sembra particolarmente interessata a Samuel, e con quel suo "Aveva i capelli corti castano scuro come gli occhi che sapevo essere morbidi al tocco" chissà che è successo già fra i due...XD
    Insomma, la storia si preannuncia interessante, sono curiosa di scoprire come andrà avanti! *^*
    Complimenti Rita!! :heart:
     
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    Grazie per la segnalazione degli errori Lee XDD

    CITAZIONE
    e con quel suo "Aveva i capelli corti castano scuro come gli occhi che sapevo essere morbidi al tocco" chissà che è successo già fra i due...XD

    Eeeh... beh, hai visto cosa ha voluto come pagamento Samuel per il rilascio degli ostaggi, no?? Ahaha già il fatto che lei sapesse cosa volesse senza parlare dice molto XDD Ma c'è ancora taaaanto da scoprire XDD E ancora non è entrato in gioco Ian... *uhuh*
     
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    Voglio il secondo capitolo!!!!!!!!!!!!!!!!

    Mi piace troppo la storia! Poi io adoro il fantasy!
    Complimenti come sempre cara!! ♥
     
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    Letto anche io *-*
    Che gran figo che è Samuel X°D LOL
    Sono curiosa di leggere il secondo capitolo, giusto per farmi un'idea un po' più chiara della situazione <3
     
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    Al più presto sarete accontentate XDD
     
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    Capitolo 02 - Convocazione

    «Cosa diavolo ti è saltato in mente?» La voce del comandante rimbombò per la stanza costruita interamente in pietra. Mi fissava accigliato, con la classica occhiata che diceva che le cose si erano decisamente messe male e io ero immersa nella merda fino al collo. Si aspettava una risposta nonostante il tono retorico della domanda, lo sapevo.
    «Abbiamo sentito delle voci secondo cui il nostro uomo era nelle mani del Falco. Dovevamo accertarcene e questo è stato il modo più veloce.»
    «No! È stato il modo più avventato e sconsiderato! Non ti ho insegnato nulla in tutti questi anni?»
    «Sì, Raafael, ma io dovevo…»
    «No, tu non dovevi, Erin! Tu volevi, è diverso! E hai messo a repentaglio i tuoi uomini per un buco nell’acqua! Credo proprio di doverti togliere il comando della squadra, così non ci siamo affatto!»
    «Ma…!»
    «Niente ma. Qui comando io e questo è un ordine!»
    Mi fulminò ancora con uno sguardo che conoscevo bene, quello stesso sguardo che cercava di mettermi in riga da sei anni a questa parte. Da quel giorno in cui lo zio Klaus morì, quando io avevo solo ventitré anni. Prima di allora era stato lui il mio maestro, colui che mi aveva addestrata nell’arte della spada e che mi aveva insegnato tutti i segreti di un guerriero. Ero l’unica donna del gruppo, a nessuna prima di me era mai stato permesso di allenarsi con gli uomini, meno che mai era stato accordato il privilegio di fare parte dell’armata a difesa di sua maestà. Ma io ero un’eccezione: la mia capacità di rallentare lo scorrere del tempo mi donava una velocità che nessun essere umano comune avrebbe potuto eguagliare, tantomeno battere. Tuttavia non era solo il mio potere a rendermi pericolosa, me la cavavo bene anche senza impiegarlo ed avevo sconfitto parecchi dei miei compagni durante gli allenamenti. Quella facoltà mi rendeva solamente imbattibile; almeno finché avessi potuto impiegarla: purtroppo non era sempre così.
    Raafael stava ancora in piedi fermo intento a fissarmi con uno sguardo assassino. Io lo guardai di rimando perché non mi faceva paura. Poi finalmente parlò di nuovo.
    «Avrebbe potuto catturarti. Che avresti fatto se ci fosse riuscito?»
    «Sai che mi lascia sempre andare.»
    «Maledizione, Erin, questo non è un fottutissimo gioco! Non sai che danno sarebbe per noi se lui decidesse di stringere il pugno con te! Non possiamo permetterci di rischiare che ti catturi! È già un azzardo che il re ti lasci scorrazzare libera per tutto il regno! E per di più partecipi alle missioni dell’esercito! Non puoi rischiare così te stessa ogni volta che te ne viene lo schiribizzo!»
    Le sue parole mi fecero scattare il muscolo sotto l’occhio e, controllandomi, replicai tra i denti: «Non potete tenermi chiusa in una torre! Non lo accetterei mai! Devi fartene una ragione del fatto che non sono la principessina che deve essere difesa dal drago cattivo, Raf!»
    Ripresi fiato, cercai di trattenere la collera che mi ribolliva dentro. «E poi io non sto scherzando affatto. Il fatto che tu pensi che per me sia un gioco, mi offende! Ho buttato sei anni della mia vita in questa ricerca, ogni indizio è fondamentale, ogni voce, se voglio venire a capo di qualcosa, dannazione! Io devo trovarlo. Ormai è da troppi anni al di là della mia volontà questa missione: significa tutto per me!»
    «E non hai pensato all’incolumità dei tuoi uomini? Ti sono stati affidati!»
    «Oh, certo! A chi la vuoi raccontare? Lo sanno tutti che mi hai concesso un manipolo di inetti per farmi stare calma! Credi che sia un’idiota? Credi che non mi sia accorta che il più forte di loro potrei batterlo ad occhi bendati?!»
    Ormai avevo il viso completamente arso dalla rabbia ed una vena mi pulsava violentemente sulla fronte.
    «Quando ti deciderai a darmi degli uomini valenti? Alcuni che ci sappiamo fare? Con tutto il rispetto per questi, ma sono ancora ragazzini! Diavolo, il più grande non ha ancora venti anni!»
    «Tu a vent’anni eri abbastanza valente.»
    «Io ho iniziato i miei allenamenti all’età di sei anni. Mi ha insegnata Klaus, te ne ricordi?»
    «Come dimenticarlo?»
    Il silenziò piombò tra noi e per un momento non si udirono che i nostri respiri.
    «Penso che dovresti smettere di cercarlo. Potrebbe benissimo anche non esistere la persona che cerchi...»
    «So che esiste. Deve esistere. Dopotutto io esisto, no? Tutte le leggende parlano di una coppia di bambini: sempre un maschio ed una femmina. Affini in qualche maniera. Non posso essere sola a questo mondo…»
    Lo sguardo di Raafael mutò impercettibilmente. «Ascoltami, Erin. So che ti senti sola… Klaus era l’ultimo membro della tua famiglia in vita e per te è stato un duro colpo perdere anche lui. Ma non risolvi niente buttandoti sconsideratamente tra le braccia del tuo nemico. Il Falco fin ora ha giocato, ma nulla impedisce che prima o poi non cambi atteggiamento… ha un carattere mutevole. So che cerchi vendetta, ma…»
    «Non è solo questo!» sbottai sulla difensiva. «Non è solo perché Samuel ha ucciso mio zio, Raf! Potrei essere in grado di cambiare le cose… io potrei…»
    «Non sono del tutto sicuro che sia effettivamente possibile, Erin. In fin dei conti, anche i tuoi poteri hanno delle limitazioni. Cosa può cambiare se esistesse un'altra persona come te?»
    «Cambierebbe molto. Lo so, lo sento
    Detto questo gli voltai le spalle e mi precipitai fuori dalla sala grande. Avevo bisogno di prendere un po’ di aria e pensare lontano dalla pressione continua cui mi sottoponeva il mio comandante.
    Mentre camminavo con passo svelto, tra gli innumerevoli corridoi del palazzo delle guardie, che costeggiava la reggia dove risiedeva il sovrano di tutta Orvo, continuavo a ripensare agli eventi della notte precedente.
    Mi ero organizzata prontamente alla soffiata che avevamo ricevuto sulla presunta presenza di un uomo che governasse il tempo, proprio come me, per verificare quella voce e strappare, in caso, l’individuo dalle avide mani del Falco. Avevo portato con me i miei uomini: una squadra composta da una dozzina di persone, per penetrare nel covo nemico e combatterlo in caso di necessità. Rivivendo quei momenti, le scelte che avevo preso, gli ordini che avevo impartito, conclusi che non avrei potuto agire diversamente e che avevo fatto tutto per il meglio, con cognizione di causa.
    Contrariamente a quanto mi accusava Raafael, non avevo agito con l’impulso di una ragazzina ferita, ma ero stata all’altezza di qualsiasi altro luogotenente scelto.
    Purtroppo già una volta penetrati nella fortezza nemica avevo percepito che qualcosa non andava perché c’era troppa quiete e nessuna resistenza efficace contro noi intrusi. Eppure avevo pensato che poteva essere una trappola organizzata ma non mi ero fatta fermare da quell’ipotesi: potevano anche essere tutti lì ad attenderci ma questo non significava che l’esca usata per attirarmi fosse per questo meno reale. Era d’obbligo accertarmi che Samuel non avesse davvero trovato l’uomo che cercavo da anni ormai.
    Come previsto, il Falco ed il suo manipolo di scagnozzi ci aveva atteso nella sala grande dove, tra risate sguaiate e battutine avevo appreso che erano stati loro a diffondere quelle voci sperando che abboccassi all’amo.
    «Avevo voglia di vederti, mia cara», mi aveva risposto con un ghigno Samuel quando gli avevo chiesto tra i denti stretti e con uno sguardo pieno di odio perché mi avesse voluta attirare in quella stupida trappola. «E perché mi annoiavo troppo», aveva concluso prima di dare l’ordine ai suoi uomini di ingaggiare la battaglia contro i miei per il suo puro divertimento. Era una delle cose che non sopportavo di più di lui: quella cioè di trattare come fosse uno spettacolino allestito per intrattenerlo tutte le lotte che avvenivano sotto ai suoi occhi, come se uomini innocenti non perdessero la vita a causa di quelle battaglie cruenti.
    «Tutti prima o poi muoiono», aveva decretato anni prima quando gli avevo rinfacciato la sua totale indifferenza nei confronti della vita altrui. Quella volta, avvilita dagli sforzi della lotta cui mi ero sottoposta ed afflitta dal dolore della perdita del mio adorato zio, gli avevo urlato contro chiedendogli perché allora non si decidesse ad uccidere anche me, visto che per lui eravamo tutte pedine nelle sua abili mani.
    Non mi aveva risposto allora – non lo avrebbe mai fatto a quella domanda – ma io sapevo fin troppo bene, senza bisogno di parole, che lui non poteva uccidermi perché mi desiderava troppo e probabilmente era anche troppo affascinato dalla sfida che costituivo per lui: sarebbe mai riuscito a conquistarmi, a farmi cedere, nonostante l’odio che nutrivo per lui? Nonostante non avrei dovuto essere sorpresa della sua arroganza e sfrontatezza illimitata, non riuscivo a capacitarmi che ci provasse davvero. Come se avessi mai potuto essere capace di passare sopra al fatto che aveva ucciso con le sue mani lo zio Klaus, dopo che entrambi avevamo riposto fiducia in lui a dispetto del suo carattere ombroso! Che stizza!
    I piedi battevano sempre più pesanti sul pavimento di pietra, ormai ero quasi arrivata ad uscire dalla struttura e avrei potuto prendere qualche boccata d’aria fresca per schiarirmi le idee.
    Ero giunta alla torre sud e uscii nel balcone esterno: da lassù potevo ammirare un panorama mozzafiato ma ero troppo inquieta per rendergli merito.
    La città capitale del regno di Orvo, che ospitava la corte del re Gustav, si chiamava Norvo. Non avevo vissuto tutta la vita qui, ma mi ci ero trasferita dopo la morte dello zio per seguire il nuovo comandante Raafael e per entrare ufficialmente nelle fila della guardia scelta del re.
    Non avevo mai guardato particolarmente alla struttura dell’agglomerato urbano pur conoscendola ormai a fondo per i turni delle ronde: ora, affacciata su quella vertiginosa altezza, mi riempivo gli occhi della vista stupefacente delle abitazioni popolari ai margini dell’orizzonte che si ammassavano le une sulle altre, senza un apparente ordine. Man mano che si procedeva verso l’interno, nella zona che attorniava la reggia, le case si facevano più grandi, curate, sfarzose: le residenze nobiliari.
    Un'altra boccata d’aria e quel momento di sospensione era finito. I pensieri tornarono prepotenti alle considerazioni sulla missione. Dopo l’accerchiamento, avevo dato l’ordine ai miei uomini di combattere per aprirci un varco e fuggire da lì. Avevo usato al massimo i miei poteri per limitare i danni che avrebbero subito i miei uomini e per spingerli facilmente ad uscire dalla sala: quando, sfortunatamente, avevo esaurito tutte le energie e non avevo più potuto impiegare le mie capacità, avevo gridato che fuggissero, incuranti di altro. Confusi e spaventati mi avevano dato ascolto senza protestare ed avevano continuato a fuggire persino quando fummo costretti a dividerci giunti ad un bivio. Forse qualcuno potrebbe pensare che non sia stato molto onorevole da parte loro lasciarmi indietro e darsela a gambe, ma io avevo evitato di sentirmi ferita da quell’abbandono per diversi motivi: innanzi tutto perché ero stata io a cacciarli in quella trappola, nella mia smania di trovare finalmente una pista che fosse valida, che desse risultati; in secondo luogo ero il loro comandante in carica in mancanza di un guerriero che avesse una carica superiore alla mia, come per esempio Raafael. Però c’era un altro motivo che mi impediva di soffrire troppo della mancanza di lealtà incondizionata dei miei uomini: io per prima non avevo dato loro la necessaria fiducia. Avevano sempre avvertito la mia diffidenza nei loro confronti, il fatto che non facessi completo affidamento su di loro. Certo, da un lato li consideravo davvero ancora immaturi e poco esperti per affidare nelle loro mani la mia vita incondizionatamente, ma la verità era che non concedevo vera fiducia a nessuno da troppi anni: sin da quella notte del tradimento di Samuel, guardia scelta del re e stimato allievo dello zio Klaus.
    Avevo conosciuto Samuel molti anni prima di quel tragico momento, quando ero ancora una ragazzina goffa ed impacciata che voleva a tutti i costi rendere orgoglioso lo zio imparando a combattere come un maschio. Allora avevo solo provato fastidio nei confronti del ragazzo che non faceva altro che stuzzicarmi per farmi infuriare e fallire nei miei allenamenti. Samuel si era sempre divertito a punzecchiami senza sosta ed io, come una sciocca, reagivo ad ogni sua parola che interpretavo come gesto di sfida. Solo in seguito quell’antipatia si trasformò riluttantemente in ammirazione per i suoi ottimi risultati, per la sua forza e per la sua tenacia. Era stato molto difficile scendere a patti con i miei ormoni impazziti che mi costringevano a paralizzarmi davanti al suo petto nudo, ricoperto di sudore o che mi scatenavano un fuoco sulla pelle e brividi lungo la schiena quando osservavo i suoi muscoli guizzare incitati dallo sforzo dell’addestramento ed immaginavo che le sue grandi mani, abili e capaci, percorressero ogni centimetro del mio corpo. Beh, c’era anche il suo sorriso beffardo a togliermi il fiato senza che potessi controllarmi.
    E per un po’ ero davvero stata sua, e lui mio: ci eravamo appartenuti sotto la spinta di un desiderio bruciante che aveva annullato le nostre volontà, il nostro orgoglio, lasciandosi dietro solamente una passione cieca che ci aveva consumati.
    Ma lui aveva rovinato tutto, ogni cosa. Aveva infranto ogni muta promessa fattami per qualcosa di più oscuro: il potere.
    Le sue mani ricoperte del sangue di Klaus mi avevano quasi fatta impazzire al ricordo che mi avevano percorso la schiena in maniera dolce e possessiva, che quelle stesse braccia mi avevano stretta a sé come se fossi io l’unica donna al mondo.
    Tutto l’amore che potevo mai aver provato per lui si era tramutato all’istante in un odio senza pari che non sapevo avrei mai potuto provare per qualcuno. Un odio che mi aveva spinto a giurare vendetta. Una vendetta su cui, da allora, avevo lavorato senza mai poterla ottenere.
    E alla frustrazione delle ripetute sconfitte, si aggiungeva anno dopo anno, la desolazione della solitudine, il rimpianto del tradimento. Avevo allontanato tutti e non avevo mai più permesso a nessuno di avvicinarmisi. Mi ero ripromessa che non avrei più sofferto come in quel momento e che non avrei più rischiato di perdere me stessa, né tantomeno l’obiettivo della mia missione.
    Così ora vivevo solo per esaudire l’ultimo desiderio di mio zio: trovare l’uomo che, secondo le leggende, possedeva il potere complementare al mio di dominio del tempo, assieme al quale avrei potuto accedere ad un livello di potere superiore. Saremmo stati capaci di riavvolgere le spire del tempo fino ad annullare il presente, per tornare indietro e porre rimedio all’irreparabile: la morte.
    Sospirai chiedendomi se sarei mai riuscita a trovarla quella persona: erano sei anni che girovagavo in cerca di un indizio e le piste si erano esaurite da tempo. Non avevo nessun punto di riferimento dal quale partire per poterlo rintracciare, sempre che fosse davvero esistito! Forse Raafael non aveva tutti i torti: in fondo, anche le leggende potevano essere sbagliate, come lui aveva continuato a ripetere.
    Ma cos’altro avrei potuto fare? Abbandonare di punto in bianco tutto quanto non era un’opzione che potesse essere davvero tenuta in conto.
    Una folata di vento mi fece rabbrividire e mi accorsi che mi trovavo da troppo tempo esposta al freddo vento della sera: a dispetto della stagione estiva, infatti, in quelle settimane, di notte, tirava un'aria piuttosto gelida. Era meglio rientrare prima di buscarsi un raffreddore.
    Quando tornai ai miei alloggi ebbi il tempo di mettere qualcosa nello stomaco prima di piombare in un pesante sonno ristoratore: gli eventi dell’ultima sera mi avevano davvero spossata.
    Al mio risveglio, al termine di un bagno caldo, un paggio mi portò direttamente in camera un foglietto ripiegato e sigillato: aprii la lettera e lessi per qualche minuto le poche righe che conteneva.
    «Di cosa si tratta, mia signora? Avete l’aria preoccupata» domandò l’ancella che mi stava aiutando a rivestirmi dopo l’immersione.
    «È una convocazione del consiglio» risposi laconica.
    «È una brutta cosa?»
    «Non saprei» dissi, ma dopo il fallimento della missione della notte precedente non potevo pensare che non si trattasse di brutte notizie. Raafael aveva anche accennato al fatto di volermi togliere il comando della mia squadra, ma ero fuggita via prima di approfondire ulteriormente la questione.
    Maledizione! Avrei dovuto andare a vedere di che cosa si trattava.
    «Cosa volete indossare, mia signora?»
    Ci pensai per un momento. «Credo sia opportuno indossare qualcosa di formale. Metterò la divisa rossa, Marien.»
    «Come desiderate», disse e si defilò in cerca dell’abito che avevo richiesto.
    Rimasta sola mi strinsi inquieta al telo di lino che avevo usato per detergermi dall’acqua del bagno. Era inutile crucciarsi, entro poche ore avrei scoperto il motivo per quella insolita convocazione, e avrei scoperto se avevo ancora il comando di un battaglione dell’esercito o se Raafael era riuscito ad estromettermi come aveva minacciato di fare.

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    Edited by Ryo13 - 13/7/2014, 22:49
     
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  10. lee‚
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    CITAZIONE
    mai era stato accordato il privilegio di pare parte dell’armata a difesa di sua maestà.

    fare.
    CITAZIONE
    Raafael stava ancora in piedi fermo intento a fissarmi con uno sguardo assassino. Io lo fissai di rimando perché non mi faceva paura.

    C'è una ripetizione, potresti sostituire il primo "fissarmi" con un "osservarmi", vedi tu però...u.ù
    CITAZIONE
    Era inutile crucciarci, entro poche ore avrei

    crucciarsi.

    Oooooh, ma come si fa interessante questa storia Rita!! *^*
    Mi incuriosisce parecchio, e finalmente si scoprono cose in più sulla protagonista e sul suo rapporto con Samuel...u.ù Ora sono chiare un po' di cose! xD
    Siamo sempre all'inizio, ma devo dire che già mi piace...^^ Spero di poter leggere presto il seguito che sono curiosa di vedere cosa succederà ora! ♥
    Complimentissimi Rita!
     
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    Grazie Lee XDD Ho corretto gli errori XD

    Sì, per ora siamo ancora ai primi capitoli quindi risulteranno un po' prolissi anche se cerco di mitigare la "fuga di informazioni" con l'azione ed il procedere degli eventi ^^ Diciamo che ho già in mente parecchie cose e siccome si tratta pur sempre di un fantasy si deve stare attenti anche a presentare il mondo in cui si muovono i personaggi perché non è scontato come quello che conosciamo noi xD Una volta che avrò delineato per bene il terreno in cui ci muoviamo, allora la storia prenderà maggiormente piede, soprattutto quando finalmente entrerà in scena il personaggio mancante XD l'oggetto delle richerche di Erin ^^
    La storia è già praticamente tutta pianificata nei "grandi" eventi quindi nulla è casuale nel racconto xD
     
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    Siamo sempre all'inizio, ma devo dire che già mi piace...^^ Spero di poter leggere presto il seguito che sono curiosa di vedere cosa succederà ora! ♥
    Complimentissimi Rita!

    Concordo! Mi sta piacendo sempre di più!! :CRAZY:
     
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    Grazie anche a te, Sanda XDD
     
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  14. sylvain.
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    Ho letto solamente il prologo e per ora mi ispira un botto questa storia, soprattutto samuel, mi ricorda troppo jean-claude xDDD
     
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    Ahahah Jess, Jean-Claude credo che sia più diplomatico e rispettoso di Samuel xD
    Perlopiù Sam ha atteggiamenti da ragazzino burlone più che di peccaminoso seduttore ahah, non che lui non sappia emanare fascino quando vuole ^O^
     
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519 replies since 31/5/2012, 10:52   5785 views
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