... Gone with the sin.

«Vedi. Ho sempre pensato che condividere qualcosa, con qualcuno di importante fosse la massima aspirazione di una persona. Non ha valore se uomo o donna, in fondo siamo tutti uguali, no? Ognuno di noi prova sentimenti così diversi, da risultare unico e speciale. Io provavo questo: quello di condividere un legame che non fosse solo la presenza di un anello al dito, o di un fiore regalato a San Valentino. Volevo qualcosa che non fosse dolce come il cioccolato, volevo qualcosa che lo fosse di più. Quello che vedevo, guardandoti negli occhi, era qualcosa che avesse il tuo sguardo, di un colore che fosse un po’ come il mio e un po’ come il tuo: doveva appartenere a noi due, e a nessun altro. Ho sempre pensato che tutti possono guardare ciò che gli altri hanno, quello che altri possiedono, e rimanere a debita distanza. Con lui o lei, sarebbe stato così, perché era una cosa nostra. Creata da noi, in un momento in cui eravamo felici, e in qualche modo siamo riusciti a costruire e formare, dandogli la vita. Non ho mai voluto sapere se era un maschio o una femmina. Non ha mai avuto importanza, perché ci avrebbe chiamato mamma e papà. Eravamo noi, e non gli altri che hanno sempre criticato o giudicato ogni nostra scelta. Ma questa storia non ha un lieto fine. Non ha mai potuto averlo, fin dall’inizio, da quando le abbiamo dato noi il permesso di iniziare. E lo sai meglio di me, solo che tu hai voluto proseguire mentendo, ed io credendo in ogni cosa che dicevi. Ti ho permesso di entrare nella mia testa …» presi fiato, indicando con le dita la tempia, premendo appena pelle contro pelle « … eri qui, e non sei mai uscito. Poi, giorno dopo giorno, hai corso, scivolandomi qui.» i polpastrelli a poggiarsi sul petto, in direzione del cuore «Qui hai compiuto l’opera più grande. L’azione voluta o non voluta, perdendo il coraggio di ammettere che poteva esserci qualcosa di buono. Che ci sarebbe stato, se tu non fossi scappato, dicendomi di no quel giorno, quando ti ho detto cosa ci stava capitando. Hai assecondato un mio desiderio per mesi, mostrandoti felice, ma ogni volta che sorridevi, ogni volta che approvavi le mie parole, una parte di te sbiadiva. Una parte di te, si stava allontanando da me. Andavi via, e non volevo accorgermi che la verità non è mai stata così inconcludente come in realtà è. Ti guardavo negli occhi, ma era solo la mia immaginazione, per anni ho visto solo quello che volevo vedere, per non realizzare che non sei mai esistito veramente. Quel qualcosa non c’è più, è morto … e non tornerà. Non tornerà per essere condiviso da entrambi, o per portare sorrisi e pianti di gioia o dolore. Porta solo malinconia, perché ho confidato a te di un sogno troppo grande per essere dimenticato. Ma è dimenticare te, che si può fare. Oramai fantasma, evanescente persona, nella mia vita.»