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Le figure retoriche sono degli artifici particolari utilizzati per creare un particolare effetto. L'utilizzo di tali tecniche permettono di comporre versi molto più particolari e profondi. Vediamone qualcuna.
- Allegoria: sostituzione di un oggetto ad un altro, con accostamento basato su qualità e significati non comuni del termine e spesso di livello filosofico o metafisico. Per esempio, l’allegoria tradizionale della nave che attraversa un mare in tempesta indica la vita degli uomini che cercano, tra mille pericoli, di giungere alla salvezza (il porto).
- Allitterazione: ripetizione di una lettera o sillaba in parole successive. Es.: Il pietoso pastor pianse al suo pianto (Tasso, Gerusalemme Liberata, VII,16)
- Anafora: ripetizione di una o più parole a inizio frase/verso, per sottolineare un'immagine o un concetto. Es.: Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse (D'Annunzio, La pioggia nel pineto, vv.8-11).
Hysteron proteron: Riguarda il sovvertimento dell'ordine logico e cronologico nel disporre gli eventi in un testo. Es.: Moriamo, e gettiamoci nella mischia (Virgilio, Eneide, libro II), dove alla morte eroica è posposta la causa, cioè il combattimento gagliardo.
- Interrogazione retorica: Consiste in una domanda in cui è insita la risposta, quindi fatta in senso ironico, sarcastico. Es.: Chi è più scellerato che colui / che al giudicio divin passion porta? (Dante, Divina Commedia, Inf.XX,29-30).
- Sinestesia (dal greco synaisthánomai = percepisco contemporaneamente): è una particolare forma di metafora che consiste nell’associazione di due parole relative a sfere sensoriali diverse (ad esempio tatto e udito); come la metafora, trasferisce il significato da una sfera sensoriale ad un’altra. "La sera fiesolana" di D’Annunzio ad esempio, contiene quesa sinestesia: «Fresche le mie parole nella sera», dove l’aggettivo “fresche”, fa parte della sfera sensoriale del tatto e viene accostato al sostantivo “parole”, che invece fa capo alla sfera uditiva.
Errori comuni da evitare
L'utilizzo delle figure retoriche non è semplice. Il rischio maggiore, quando se ne sperimenta l'uso, è quello di eccedere in versi troppo complicati e poco comprensibili. Peggio ancora, si può eccedere nelle figure retoriche a danno del ritmo o della punteggiatura.
Non è buona cosa scopiazzare testi poetici e mettere insieme più figure retoriche per fare scena e impressionare i lettori. La cosa migliore da fare è invece sperimentarne una alla volta, inserendole a piccole dosi nelle nostre poesie per vedere l'effetto che fanno e come cambia la poesia, magari rileggendola ad alta voce.
In generale, non esistono figure retoriche sempre valide: tutto dipende da cosa si vuole comunicare e in che modo. Anche la metrica e le figure tradizionali utilizzate influiscono nella scelta.fonte: L'isola della poesia
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