Mio fiore di gelsomino

Labbra rosse come papaveri

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  1. Eliss
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    Mio fiore di gelsomino
    Labbra rosse come papaveri



    _autore: Eliss
    _genere: Drammatico
    _rating: verde
    _tipologia: Original
    _breve descrizione: Tra la Siberia e l'aurora boreale, una guerra e un infanzia.
    _note: Vi avviso, è la prima storia a capitoli che comincio a scrivere intenzionata a finirla. Solitamente mi blocco a metà. Spero che il fatto di doverla pubblicare mi costringa a scriverla. Mi impegnerò ad aggiungere un capitolo ogni settimana, scuola permettendo. Spero vi piaccia.



    Propongo questa musica per la lettura del testo.





    01/01/1939

    Caro diario,
    mamma dice sempre che è utile scrivere i propri pensieri su carta, perché così, quando si diventa più grandi, si può rileggerli e riportare alla mente i momenti vissuti in passato. Mamma dice anche che sbocciano fiori ogni volta che si scrive una parola. Chissà quanti nuovi prati ci saranno! Che poi io non so neppure cosa sia un prato. La signora Katalina mi mostra sempre le foto del ‘suo amore’, come dice lei, durante le sue spedizioni in giro per il mondo. E mentre lei racconta di quello che lui le ha scritto nelle lettere, io sbircio un po’ il paesaggio dietro. Qualche volta c’è la panna montata in cielo, altre c’è il mare che si è fatto uno sciampo e c’è tutta la schiuma. Una volta c’era un elefante; dice che il suo amore ne ha montato uno. Quella giornata quante volte me lo ha ripetuto! Ma di prati non ce n’è neanche l’ombra. La signora Katalina mi ha spiegato che i prati sono belli, verdi e con tanti fiori colorati e profumati. Ma poi la maestra a scuola mi ha spiegato che possono essere anche gialli o neri. Dice che quelli gialli sono deserti, e quelli neri sono strade. Mamma però non ci crede, lei si che li ha visti veramente quei posti, e allora di lei mi fido. Oggi è il primo del nuovo anno e per festeggiare siamo andate ad una festa. Mamma si è fatta bella e sopratutto non mi ha messo il grasso di foca: questa era la cosa più importante. Ormai il grasso non lo sopporto più, perché è puzzolentissimo. Si è vista anche l’aurora boreale; è sempre bella e non smette mai di stupire. Miron, il figlio della Katalina, pensa che l’aurora boreale sia la luce di Dio che ci augura un buon anno nuovo. Ma io non ci credo neanche se mi paga; ‘Miron! L’aurora boreale c’è tante volte all’anno, non solo il primo!’. Poi c’è il nonno di Miron che ogni volta che vede l’aurora boreale si mette a cantare. Mamma dice di lasciarlo cantare, perché è felice nel ricordare i tempi passati, ma io una volta gli ho chiesto perché cantava. Allora ha indicato un punto in mezzo alla valle e mi ha risposto: «Ci siamo persi una volta. Faceva tanto freddo e non avevamo più da mangiare; allora ci siamo messi a cantare.» e cantava.
    C’è anche un giovane simpatico in paese; si chiama Arefi, ma tutti lo chiamano Arf, ma a me Arf non piace, e lo chiamo Arefi. Lui qualche volta mi accompagna con la slitta a vedere il lago ghiacciato a nord. Quando ci sono i mesi di sole mi fa anche pattinare. Pattinare con lui è bellissimo, perché sembra di volare sul ghiaccio. Io però cado sempre e poi mi fa male al sedere. Ma Arefi continua a dire che basta sapersi rialzare e ricominciare, e prima o poi diventerò brava come lui.
    Quando ci sono i mesi di buio le giornate invece sono molto noiose, perché fa troppo freddo e non si può uscire di casa se non con grasso di foca, ma puzza troppo quindi preferisco annoiarmi. Poi c’è anche papà; io non l’ho mai conosciuto e lui non ha mai conosciuto me. Mamma dice che se mi guardo allo specchio vedrò l’immagine riflessa di una parte di papà.
    «Stessi occhi e stesse labbra - dice mamma - e stesso cuore.» e sorride.
    Una volta le ho chiesto se potevo andare a salvarlo dalla guerra, ma ha detto no, e quando è no, è no. Che poi, io non so neanche cosa sia la guerra.
    «Mamma cos’è la guerra?» ho chiesto una volta mentre mi pettinava i capelli.
    «Una cosa brutta.» ha risposto.
    «Come le tristi avventure del nonno di Miron?»
    «No - ha riso - di meno.»
    «Per fortuna! Se no sarebbe stata veramente molto brutta!»
    Ma il giorno dopo a scuola l’ho chiesto anche alla maestra. La maestra mi ha guardato male per un paio di secondi e poi secco secco ha detto che non era affar mio. Chissà perché la maestra è sempre un po’ cattivella con me; ogni volta che facciamo una marachella si arrabbia e mi guarda con i suoi occhi scuri scuri. Tempo fa facevo anche gli incubi; ma poi è venuta una volta a cena da noi, e da allora mi sta più simpatica. Così ho capito che magari vuole solo avere un prato su cui distendersi, guardando la panna montata nel cielo. Certo, un prato verde, né giallo, né nero, né bianco.
    Miron invece pensa che la guerra sia una specie di gioco. Due o più squadre e tanti giocatori; vince chi riesce a raggiungere per primo la bandiera del campo avversario.
    «Guarda che la bandiera è lontanissima - dice - per raggiungerla bisogna avere tanti cani così - e apre le mani in un gesto per spiegarmi quanti cani - e si deve camminare e camminare miglia e miglia. Però non sai mai dove cercarla, perché potrebbe anche saltarti addosso all’improvviso.» così gli ha spiegato la Katalina. Io so che alla Katalina piace scherzare e tutti dicono che quando si è tristi basta andare a trovarla. È un po’ goffa e grassottella e quando ti abbraccia, ti avvolge in un miscuglio di bene; sembra quasi una coperta.
    Arefi la guerra l’ha vista con gli occhi e una giornata di un mese buio al lago gli ho chiesto:
    «Arefi, cos’è la guerra?» e lui ha risposto:
    «Qualcosa di brutto.»
    «Anche mamma dice così. Ma cosa si fa? È un gioco come quello della Katalina?»
    «Quasi.»
    «Tu l’hai trovata la bandiera?»
    «No, ma c’ero andato vicino vicino.» e mi sorride.
    «La tua squadra ha vinto?»
    «Si hanno vinto tutti. Tutti sono arrivati alla bandiera.»
    «E perché tu no?»
    «Perché se fossi arrivato alla bandiera adesso non sarei qui, ma sarei ricco a festeggiare in un posto bellissimo. Ma io preferisco essere qui.»
    «E perché?»
    «Se fossi in quella città non ti avrei conosciuta.» e mi aveva abbracciata.
    Arefi è dolcissimo; ha più del triplo degli anni di me (l’ho studiato oggi in matematica a scuola) ma quando parlo con lui mi sembra di essere grandissima. Lui lo dice sempre che sono una piccola donna. Una volta gli ho chiesto se ci saremmo sposati e lui mi ha detto di si. Da quel giorno ogni volta che ci vediamo per giocare mi porta un fiorellino di carta di sua nonna. La nonna di Arefi si chiama Natasha e dicono che da giovane fosse la donna più bella del mondo. Una volta mi ha mostrato un album con tutte le sue foto ed era veramente bella: capelli chiari mossi, occhi blu come l’acqua del lago con un po’ di verde e labbra rosse come papaveri. Anche i papaveri non li ho mai visti, ma nelle foto della Katalina ne ho trovati alcuni.
    «E questi cosa sono?» le ho chiesto.
    «Il mio amore dice papaveri. Sono fiori magici.»
    «E perché?»
    «Perché possono essere di colore diverso a seconda del tuo umore.»
    «Cambiano colore d’improvviso?»
    «No, con il tempo. Più sei felice e più sono rossi.»
    «E se si è tristi?»
    «Bianchi o rosa.»
    Poi a casa ho chiesto a mamma se fosse solo uno scherzo della Katalina, ma lei ha detto che veramente possono avere colori diversi:
    «Quando eravamo piccole, io e mia sorella ci divertivamo a cercare i papaveri ancora chiusi, che ancora non erano sbocciati. E poi giocavamo a indovinarne il colore; e allora ci domandavamo ‘pulcino, gallo o gallina?’. Se era pulcino era bianco, gallo rosso e gallina rosa. Se una di noi due indovinava poteva esprimere un desiderio.»
    «Hai mai indovinato?»
    «Si, alcune volte si.»
    Mamma non lo dice, ma secondo me è perché ha imbrogliato un po’. Cioè, come mi ha spiegato la Katalina, basta essere felici e dopo un po’ il colore cambia. Quindi mamma avrà fatto finta di essere felicissima e poi avrà detto ‘gallo’. Si, secondo me è stato proprio così. Caro diario, ora è tardi, ormai nella valle si è alzato il silenzio e dorme anche Balto, il mio cane tiratore di slitta. Mi piacerebbe continuare a scrivere, ma fa freddo fuori dalle coperte. Notte caro diario,

    tua Jasmine.

    Edited by *Ainsel - 3/3/2013, 20:30
     
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    Questo primo capitolo mi è piaciuto moltissimo! Il fatto che tu abbia deciso di scriverlo sottoforma di diario è una scelta azzeccatissima. Il ricorrere del "mamma dice" fa capire che a raccontare sia una bambina, ma anche molte frasi che usa sono semplici eppure estremamente di effetto. E' dolce il modo che usa per esprimere i suoi pensieri, quando parla della signora Katalina che le mostra le foto del suo amore, e la questione dei papaveri che cambiano colore in base all'umore, tutto stupendo e molto poetico! Sono rimasta notevolmente affascinata dalla stesura nella sua completezza, dal suo amico Arefi più grande di lei e dalla tenera amicizia che li lega. La mia frase preferita è questa: "Qualche volta c’è la panna montata in cielo, altre c’è il mare che si è fatto uno sciampo e c’è tutta la schiuma. Una volta c’era un elefante; dice che il suo amore ne ha montato uno." mi è passata davanti agli occhi l'immagine del mare schiumoso come se fosse shampoo, delle nuvole spumose come se fossero fatte di panna montata e del grande elefante cavalcato dall'amore di Katalina. Sei riuscita a rendere perfettamente l'idea e a descriverla benissimo. Sono curiosissima di leggere il seguito e di conoscere il proseguire della storia e di come procederà l'amicizia con Arefi :) Anche il periodo storico mi piace particolarmente: tutte le storie ambientate nel passato riescono ad evocare poesia. Complimentissimi e continua così!!! <3

    La colonna sonora mi piace!! Si fonde molto bene con la lettura della tua storia. E' un sottofondo piacevole e per nulla noioso, anzi, riesce a coinvolgere. Quindi sì, ottima scelta :)
    Rende perfettamente l'idea dell'atmosfera che hai voluto avesse questo tuo primo capitolo :D
     
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  3. Eliss
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    Grazie mille ♥ Sei sempre troppo gentile.
     
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    Che bel capitolo iniziale! È molto commuovente ç___ç
    La perole della bambina sono molto poetiche nella loro semplicità ed esaltano una visione del mondo che fa al di là degli schemi della realtà pre-costituiti. Il fatto stesso che non abbia mai visto molte cose e che molte esprerienze le siano ancora negate, le apre la strada per una descrizione ed una spiegazione degli elementi e dei fatti del tutto inconsueta con cui non siamo più abituati ad avere a che fare xD è molto tenero!
    Anche il titolo è carinissimo e il fatto che si colleghi al nome di Jasmine rende un tocco di esoticità :D
    Sai già quanto sarà lunga la storia??
     
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  5. Emme;
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    Bellissimo capitolo, sono curiosa di leggere avanti. Questa bimba è dolcissima, l'ha scritto proprio bene sembra proprio di sentire una bimba. Complimenti! :)
     
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  6. Eliss
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    Grazie Ryo13 :) Non so quanto sia lunga la storia perché ancora non l'ho scritta. Comunque dubito supererà i 10 capitoli.

    Grazie Emme :) Gentilissime entrambe
     
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    Bello il periodo d'ambientazione, questa prima pagina è veramente adorabile per il modo in cui è scritta e per i panni che hai vestito. Ti aspetta - credo - un'impresa non facile: descrivere la guerra (ma non solo quella immagino) con gli occhi di una bambina. E hai già iniziato bene.

    Un buon inizio comunque, complimenti! :)
     
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  8. Eliss
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    Grazie. Si certo sarà un'impresa, ma non come pensi. Il fatto di dover spiegare la guerra dagli occhi di una bambina, mi facilita il lavoro. Ciò su cui punto è l'indiscrezione della bambina, e come tutti i bambini una curiosità troppo grande. Non vorrà certo indagare sui motivi che hanno portato alla guerra! Le basterà sapere che c'è.
     
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  9. caracatastrofe
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    CITAZIONE
    Mamma dice anche che sbocciano fiori ogni volta che si scrive una parola. Chissà quanti nuovi prati ci saranno!

    La semplicità, l'ingenuità e la dolcezza di una bambina racchiuse in poche righe. Mi sono davvero innamorata di questo inizio e mi piace moltissimo il tuo modo di scrivere: sei riuscita a comunicare al meglio la curiosità e l'innocenza proprie di Jasmine! Purtroppo anch'io ho il dannato vizio di non concludere mai una storia che inizio, ma ti prego di farlo, perché merita davvero di essere conclusa e io non vedo l'ora di leggere il seguito!
     
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  10. Euphemia
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    CITAZIONE (caracatastrofe @ 26/5/2013, 22:17) 
    CITAZIONE
    Mamma dice anche che sbocciano fiori ogni volta che si scrive una parola. Chissà quanti nuovi prati ci saranno!

    La semplicità, l'ingenuità e la dolcezza di una bambina racchiuse in poche righe. Mi sono davvero innamorata di questo inizio e mi piace moltissimo il tuo modo di scrivere: sei riuscita a comunicare al meglio la curiosità e l'innocenza proprie di Jasmine! Purtroppo anch'io ho il dannato vizio di non concludere mai una storia che inizio, ma ti prego di farlo, perché merita davvero di essere conclusa e io non vedo l'ora di leggere il seguito!

    Non potrei quotare con maggior sincerità ed enfasi questo commento.
    Credimi, le prime parole in particolare mi hanno quasi commossa, come se a scrivere sia davvero il cuore di una bambina innocente che vede il tutto con occhi inconsapevoli eppure molto curiosi..
    Ti prego, come ho già citato, continuala. Sono queste le storie di cui abbiamo bisogno oggigiorno, per tornare almeno lontanamente a guardare il mondo con la meraviglia e gli occhi di un tempo..
     
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  11. felicie
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    Capitolo iniziale veramente scritto bene, intrigante e tenero, ma non esagerato. Che bello! Che brava! I ragionamenti che hai riportato sono veramente stupendi, semplici e genuini, proprio come quelli dei bambini. L'ho letto tutto d'un fiato. Mi è sembrato di essere lì, con Jasmine, a pattinare sul lago ed a sentire la puzza del grasso di foca -ed il freddo, ma questo l'ho sentito veramente, perché da me si gela.
    Mi ha fatto tanta tenerezza anche la parte della guerra/gioco. Ed anche tristezza.
    Mi ha toccato. Complimenti, davvero ♥
     
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10 replies since 25/1/2013, 21:23   311 views
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