Come un uragano

Storia a capitoli |

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  1. Emme;
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    Come un uragano



    _autore: Emme;
    _genere: ancora non lo so di preciso
    _rating: giallo
    _tipologia: storia a capitoli
    _breve descrizione: Margherita è una ragazza di 18 anni entrata nel tunnel della droga e dell'anoressia, racconta della sua vita.
    _note: è un inizio che spero di portare avanti, ho bisogno però delle vostre critiche, quindi siate spietati!


    CAPITOLO I



    Non trovo una via d'uscita in questa vita buia, per questo motivo sono diventata una fumatrice, anoressica e drogata. Mi prenderete per pazza, non riuscirete a capire perché una ragazza di 18 anni si debba distruggere in questo modo, ma non avete idea di cosa significhi stare nella solitudine totale. Ho una sorella con la quale litigo sempre, non abbiamo interessi comuni e non parliamo mai se non per mandarci a quel paese; mia madre è malata di cancro, è assente; mio padre ha un'altra famiglia in un'altra città lontano da casa mia. Io non ho una famiglia e non ho nemmeno degli amici perché non sono brava a coltivare le amicizie, perché io sono una ragazza chiusa nel suo mondo e che vuole rimanere nel suo spazio, nel suo silenzio, nella sua scomoda comodità.
    La mia distruzione è iniziata un anno fa circa: avevo perso il mio ragazzo, mi aveva lasciata, ma non ci rimasi male per questo, lo affrontai, lo superai, solo che allora ero sola, non avevo nessuno. Avevo delle "amiche" che sentivo ogni tanto, ma che non c'erano quando avevo bisogno di loro e io avevo bisogno di loro solo in quel momento. Non chiedo mai aiuto a nessuno, ma allora avevo bisogno d'aiuto. Una mia amica, compagna anche di classe, non si disturbava più di chiedermi 'ciao come va?' per poi ritornarsene a parlare con gli altri e questo mi ferì più di tutto. Ho iniziato a fumare perché mi sentivo meno sola, c'è la sigaretta che mi fa compagnia nei momenti di maggiore solitudine, mi conforta in silenzio. Non ho mai avuto un buon rapporto con il cibo quindi quando sto male rigetto la mia rabbia su quello e non mangio: odio mangiare. L'anoressia l'avevo sfiorata già qualche anno prima, l'anno scorso l'ho raggiunta con successo e ora ci convivo pacificamente. Tutto questo male che mi stavo procurando non mi bastava e da pochi mesi sono diventata una tossico-dipendente: l'eroina mi fa andare in un altro mondo, un mondo parallelo dove sto bene, dove sono felice; la coca mi tira su di morale mi rende più allegra. In questo intreccio di dipendenze riesco ad affrontare ogni giorno della mia inutile vita.
    Vado a scuola, quest'anno sono in quinta superiore, non sono brava, ma me la cavo, da sempre. Sono silenziosa in aula, non disturbo, ogni tanto scambio qualche parola con dei compagni di classe, a volte riescono a farmi ridere e questo mi consola un po' almeno la mattina. Il problema di quando vado a scuola è che vedo ogni giorno il mio ex e nonostante l'abbiamo superata continuiamo a non parlarci e mi dispiace, ma non ci do tanto peso. Le giornate passano lente, il sabato sera esco sempre solitamente mi vedo con una mia amica, ma alle volte esco giusto per togliermi di dosso la pesantezza che accumolo durante tutta la settimana, bevo un po' tiro su un due strisce di coca ed è fatta: pronta per andare a fare festa. Non sono particolarmente socievole, ma sono spiritosa, ci so parlare con la gente quando mi sento a mio agio quindi non ho problemi quando esco, parlo anche con il primo che capita iniziando con la solita scusa 'hai da accendere?'.
    La mia vita non è niente di particolare, va avanti, me la vivo come viene, ma purtroppo sono prigioniera delle mie dipendenze di cui nessuno sa la verità.


    Edited by Emme; - 16/2/2013, 18:34
     
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    Alloooora. Ovviamente essendo un primo capitolo, anche abbastanza corto, non è che si possa dire così tanto, quindi prendi il commento per quello che è insomma.
    Diciamo che in questa storia gli argomenti da sviluppare sono tantissimi:
    - un padre assente;
    - una madre affetta da cancro;
    - una sorella con la quale non si riesce ad instaurare un rapporto;
    - la solitudine, cercata o indotta dagli altri, questo è da capire;
    - la dipendenza da droga/sigarette e alcol;
    - l'anoressia.
    Penso che sia quasi troppo. Voglio dire: le storie, per me, devono raccontare sì delle cose ma lo devono fare con cognizione di causa. Mi spiego: se decido di parlare di anoressia sarà quello l'argomento centrale della mia storia e tenterò di approfondirlo in tutti i modi possibili ed immaginabili.
    Qui mi pare che ci sia troppa farina per un sacco solo e temo che più in là sarà difficile gestire tutto questo.
    Al momento hai messo tante cose però in realtà non ne hai approfondita nessuna. E' un susseguirsi di informazioni e credo che sia un po' destabilizzante per il lettore.
    Vorrei capire se intendi trattare solo qualche aspetto o tutto quanto ^^"
    C'è qualche contraddizione qui è la :3
    La cosa di cui mi preme parlare è l'anoressia. Le ragazze che mi conoscono sanno che io ho un certo "debole" per questo argomento. E' una cosa che ho sempre studiato e guardato con terrore, ho approfondito molto, dove e come possibile, l'argomento e mi sento di dirti questo: la tua protagonista non ammetterebbe mai di essere anoressica.
    Una persona affetta da questa malattia non si definisce anoressica a meno che non abbia la volontà di uscirne e si trovi in questa situazione da un po' di tempo.
    Dirà sicuramente che controllare ciò che mangia la fa sentire bene, che ha bisogno di controllare qualcosa nella sua vita dato che va tutto a rotoli senza che lei possa fare qualcosa, ma non dirà mai di essere malata. Non così almeno.
    Sotto questo punto di vista l'anoressia è uguale ad una dipendenza come l'alcolismo o la tossicodipendenza. Hanno in comune il fatto che chi ne è affetto non la riconosce come tale e nega l'evidenza, illude se stesso e dentro di sé è capace anche di dirsi "posso smettere quando voglio". Per uscire da questa malattia, anche solo per riconoscere di esserne affetti, ci vuole un evento, una persona, un qualcosa che scateni questa consapevolezza. Generalmente arriva sempre quando si è troppo in là per tornare indietro o quando ci si è procurato un forte danno a livello fisico.
    Quindi niente ^^ E' tutto qui :3
    Piccolo consiglio: cerca sempre di descrivere un po' di più le cose perché altrimenti rimangono tante informazioni compresse in 30 righe che al lettore mettono tanta confusione :)
     
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    allora, ti dico che come storia mi sembra interessante, anche perchè ha dei temi molto forti come l'anoressia, la droga e il fumo. Come ha detto Bea, anche secondo me dovresti cercare di approfondire un solo argomento e andarci più a fondo, magari con parole così crude da prenderti a sberle. Però come tema è interessante, non mi dispiacerebbe andare avanti a leggerla : )
     
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    Sono d accordo con Drumming, è troppo per un primo capitolo :) è scritto bene, ma se vuoi trattare (più o meno intensamente) queste tematiche, beh puoi farlo, ma non puoi scoprire così le tue carte in un pezzo tanto breve! Lascia che gli elementi emergano con il passare dei capitoli e delle pagine, il risultato sarà così più piacevole e pienamente assimilabile dal lettore. :)
     
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  5. Emme;
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    Potete spostare il topic nella sezione delle bozze? :)

    Grazie per le critiche, cercherò di migliorare.
     
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    Fatto ^^
     
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  7. Emme;
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    Grazie :)

    Ho rifatto il capitolo cercando di seguire i vostri consigli, cosa ne pensate?

    Mi trovo in quel piccolo 4.1% di ragazzi compresi tra i 18 e i 24 anni che vive a Greenville, nel Maine. Questi posti non li conosce nessuno, non vengono mai citati e credo perché si vogliano preservare: sono paesaggi spettacolari. Se qualcuno iniziasse a parlare di Greenville non potrebbero più chiamarla così, scomparirebbe tutto il verde che la invade e non sarebbe tanto diversa dalle altre città. Purtroppo è una città ricca di adulti e anziani, per questo i giovani di qua se ne vanno appena finiscono il liceo, non c'è futuro. Io, all'età di 18 anni appena compiuti, non ho nessuna intenzione di abbandonare questo posto. Non potrei fare a meno delle verdi colline, dell'alba ai bordi del Moousehead, della tranquillità nel passeggiare ad ogni ora della giornata, delle alci che fanno capolino quando fai un pic nic. Mi rispecchio in questa città perché anche io sono silenziosa, tranquilla, dimenticata.
    Vivo in una roulotte assieme a mia sorella minore, mia madre che fa le pulizie nelle case degli altri e mio padre che gestisce un piccolo e modesto bar al centro. Gli stipendi dei miei genitori sono sufficienti per mandare a scuola me e mia sorella, per riempire la bombola del gas una volta al mese, per acquistare i capi in saldo o al mercato. Le persone come noi vengono viste con pena e disgusto perché non abbiamo una casa calda e accogliente dove poter invitare i nostri amici, perché chiediamo soldi in prestito accumulando debiti che non riusciamo a restituire. Non hanno tutti i torti comunque, io stessa mi vergogno della mia vita. Dormo su un letto così stretto che faccio fatica a girarmi e dove non posso stare seduta altrimenti sbatto la testa contro il tetto della roulotte, ho un bagno troppo piccolo dove non c'è nemmeno il bidet quindi ogni mattina mi devo fare una doccia con l'acqua che solitamente è fredda. Non posso stare comoda in casa mia perché è troppo stretta per passare in due e qualcuno deve sempre sostare sui gradini della soglia o sedersi sulla panchetta. È uno stile di vita, la roulotte. Bisogna farci l'abitudine e, o ti piace e ti adatti, o non ti piace e finisci per odiare qualsiasi cosa tanto da non riuscire a starci dentro se non lo stretto necessario. Io mi sono adattata o meglio ci sono sempre vissuta in roulotte e non potrei immaginare una vita diversa.
    Frequento il quinto anno di liceo e sogno di andare a fare l'università, di studiare medicina e diventare un grandissimo cardiochirurgo, ma la mia vita mi distrugge ogni sogno quindi continuo a vivere giorno per giorno aspettando qualcosa che mi travolga, che mi prenda e mi porti una vita migliore. I miei genitori mi dicono che non ce la farò mai a fare nulla perché sono un'incapace, finirò per pulire i cessi come fa mia madre o continuerò a gestire il bar di mio padre, è questo che mi incastrano nella testa da quando sono piccola, ma non ci voglio credere, voglio sognare in un futuro migliore.


    Lo so che è corto, potrebbe essere un prologo più che altro.. ditemi voi se è meglio aggiungere qualcosa. Aspetto sempre le vostre utili critiche :)
     
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    uhh così mi piace molto di più come inizio! *-*
     
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  9. Emme;
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    Grazie ^^
    Aspetto i pareri degli altri, così poi magari continuo.
     
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  10. Emme;
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    Ho provato ad andare avanti con un primo capitolo. Fatemi sapere, vi prego!

    Il tragitto che mi divide dalla mia scuola è come se guardassi un film della mia vita perché penso a delle frasi che avrei potuto dire in determinate situazioni rimproverandomi di essere stata una stupida a non averci pensato prima, sogno a come sarò fra qualche anno. Mi immagino all'università a studiare medicina, fiera di me stessa e del percorso che sto intraprendendo, magari con qualche nuova amica a prendere il caffè assieme tra una lezione e l'altra, con i libri in mano e cercando di rapire di sfuggita qualche sguardo maschile. Poi ad un tratto, quando mi avvicino all'edificio imponente e grigio, crolla tutto il palcoscenico e torno alla realtà dove io sono una ragazza un po' sfigata, che vive in una roulotte in un luogo dimenticato da Dio.
    Una mattina, precisamente il 7 ottobre, arrivai a scuola leggermente in ritardo, la campanella che avvisa l'inizio delle lezioni era già suonata e mi affrettai, correndo per le scale e i corridoi, a raggiungere la mia classe. Dopo aver bussato ed essere entrata scusandomi del ritardo mi bloccai come un albero in mezzo all'aula per un secondo o forse qualcuno in più.. il banco di fianco al mio, solitamente vuoto, era occupato da un ragazzo, un nuovo arrivato. Mi sedetti vicino a lui, imbarazzata. Scambiai un veloce 'ciao' e lo ignorai per tutta la lezione. Ai cambi d'ora sono solita ad andare a fumare una sigaretta nel giardino della scuola se so che all'ora sucessiva non c'è un professore che rompe le scatole e fortunatamente quel giorno avevo storia la seconda ora e appena suonata la campanella presi il pacchetto di sigarette e sgattaiolai via. Dopo aver assaporato la mia sigaretta per due o tre volte sento la porta che da al giardino aprirsi, ma non ci faccio molto caso perché molti ragazzi approfittano del cambio d'ora per rilassarsi un po'. A distrarmi dai miei pensieri fu una voce maschile.
    «Scusa hai da accendere? Ho lasciato l'accendino a casa.»
    Mi girai di scatto ed era il mio compagno di banco. Solo ora notai che era davvero un bel ragazzo: alto un po' più di me, muscoloso, ma niente di esagerato, con i capelli neri e due occhi azzurri-grigi che mi rapirono facendomi sembrare un'ebete.
    «Ehm.. sì certo, tieni.» gli passai l'accendino che mi resitutì subito dopo.
    «Com'è la gente qua? Conosci dei bei locali dove andare a divertirsi?»
    L'infatuazione per quel ragazzo crollò immediatamente. Pensai subito che fosse uno che pensa di essere un gran figo e che l'unico scopo che ha è andare a far festa e scoparsi un paio di ragazze ogni sera.
    «Mmmh no, non frequento locali.»
    «Ah no? E cosa fai il weekend?»
    «Non sono affari tuoi.» risposi seccata e un po' dispiaciuta nel rispondergli male, ma non erano davvero affari suoi.
    «Okay scusa. Nevrotica di prima mattina?»
    Lo guardai inacidita, penso di avergli lanciato uno sguardo che l'abbia incenerito sul momento.
    «Ma ti vuoi fare gli affari tuoi?!» lanciai la sigaretta a terra e me ne tornai in aula.
    Ignorai per tutto il resto della mattinata il mio nuovo compagno di banco finché poi arrivò l'ora di pranzo. Andai in mensa, presi da mangiare e mi sedetti al solito tavolo dove mi raggiunse la mia migliore amica: Emily.
    Lei la conosco dalla prima superiore, fin da subito abbiamo trovato una certa complicità che ci lega tantissimo e in un certo modo ci completa l'una con l'altra. Purtroppo lei ha perso un anno, in terza superiore quindi ora è in quarta, ma nonostante i nostri percorsi scolastici si siano divisi, noi siamo ancora molto unite.
    «Ho un nuovo compagno di classe che per lo più è mio compagno di banco e già non lo sopporto.» raccontai imbronciata.
    «Su Kat non fare sempre la scontrosa.» disse in modo affettuoso «Cosa ti avrà mai fatto questo povero ragazzo?! ..almeno è carino?»
    «Continuava a non farsi i fatti suoi! E comunque è un po' carino..» sorrisi.
    «Beh devi buttarti Kat, è un anno che sei un po' giù..» Emily si riferiva al fatto che avevo chiuso una storia importante nemmeno un anno fa, una storia durata due anni e mezzo che avevo chiuso io, ma la solitudine mi divorò comunque.
    «Oggi proprio nessuno ha voglia di farsi gli affari propri eh!»
    Finimmo di mangiare e lei andò dalle sue compagne di classe che doveva ripassare per un'interrogazione, io andai in giardino.
    Era una giornata soleggiata, ma faceva freddino, sotto il sole si stava bene e mi misi proprio in uno spicchio di raggi di sole e mi iniziai a scaldare come una lucertola in pieno inverno. A farmi compagnia c'è sempre la mia sigaretta, ma quel giorno dovevo continuare ad essere disturbata nei miei momenti di tranquillità assoluta.
    «Io comunque mi chiamo Alex.» sempre lui con i suoi occhi azzurrini e il suo sorriso da bambino, fece capolino.
    «Io sono Katherine, ma puoi chiamarmi Kat.» ricambiai il sorriso. «Sono scrontrosa con chi non conosco e te non ti conosco.»
    «Ora sì, sai come mi chiamo, quindi non hai scuse.» sorridemmo entrambi. «Ti va di darmi una mano a recuperare quello che avete fatto in questo mese che non c'ero? Magari potrei venire a casa tua qualche volta.. o se preferisci ci vediamo in biblioteca. Come vuoi.»
    A questa proposta mi irrigidii un po'. «Veramente non sono molto brava a scuola, me la cavo.» pensai a quello che mi aveva detto poco prima Emily e così mi buttai «Però va bene, magari davanti ad un caffè.»
    «Perfetto.»

    Tornai a casa dalla giornata piena di novità un po' stanca, ma felice. Mia sorella era già passata in roulotte infatti c'era lo zaino, ma solitamente stiamo sempre fuori casa per non stare nella malinconia di quel rottame. Mia mamma mi lasciò un biglietto sul tavolino: PREPARA LA CENA, SE HAI BISOGNO DI QUALCOSA PASSA DA PAPA'
    C'era un po' di insalata che lavai per bene, affettando vicino un po' di pomodorini e preparai delle bistecche di carne. Ce n'era cinque di bistecche, una a testa se non a mio padre che andavano sempre due altrimenti dava di matto e se la prendeva con mia mamma perché andava tutto a rotoli, si lamentava del fatto che gli altri proprietari di bar non vivevano in una roulotte, se ne andava di casa e dormiva fuori, chissà dove pieno di alcool nel corpo così tanto che non si reggeva in piedi. La mattina dopo lo si trovava in bar, tranquillo come se non fosse successo nulla, pronto per affrontare un'altra giornata. Quando finì di preparare la cena erano rientrate già mia mamma e mia sorella che si fecero una doccia ed erano già in pigiama. La tavola era pronta, aspettavamo mio padre. Entrò venti minuti in ritardo dal solito, era imbronciato, gli occhi accartocciati formavano una profonda ruga in mezzo alle sopracciglie. Si sedette a tavola senza dire nulla e iniziò a mangiare, ma smise dopo due bocconi.
    «Cos'è questo schifo? Vi pare cibo che io posso mangiare? Nemmeno ai porci darei una cosa del genere!» buttò a terra il piatto «Chi ha cucinato questa merda? Sei stata tu vero? Non hai mai saputo cucinare niente di buono.» urlò contro mia madre e la prese per un braccio tirandola in piedi. Lei era con le lacrime agli occhi, tremava, aveva paura, paura di suo marito e anche io avevo paura, paura di mio padre.
    «Ho cucinato io.» dissi in tono basso e senza guardarlo.
    «Incapace che non sei altro!» Mi prese per i capelli e mi tirò fuori dalla panca buttandomi a terra.
    «Ron ti prego no! Lasciala stare!» cercò di difendermi mia madre, ma mio padre non mollò la presa, anzi strinse ancora più forte e mi tirò su.
    Urlai.
    La sua grande mano in cui mi sono sente sentita protetta mi colpì il fianco destro facendomi uscire dalla bocca un gemito soffocato per la mancanza di respiro che mi aveva provocato il pugno. Mi raggomitolai tenendomi il fianco dolorante, ma non ebbi il tempo nemmeno di fare un altro respiro che un calcio mi colpì in schiena e mi fece rotolare mezzo metro più in là.
    Mia madre in lacrime, mi padre sempre più furioso, mia sorella senza parole. Sento una porta sbattere. Non ho il coraggio di aprire più gli occhi.
     
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    Allora, ho notato che alcuni periodo sono un macchinosi e poco scorrevoli, in generale hai la tendenza ad usare poco le virgole e collegare i periodi con nessi qualche volta fuori luogo. A parte questo, la storia mi piace, funziona e si legge con piacere, devi solo perfezionare il tuo stile, vedrai che con il passare del tempo riuscirai a padroneggiarlo. Comunque brava! :)

    CITAZIONE
    e credo perché si vogliano preservare

    e credo sia perché li vogliano preservare*

    CITAZIONE
    Il tragitto che mi divide dalla mia scuola è come se guardassi un film della mia vita

    Ho capito cosa vuoi dire, ma la frase così formulata non credo sia corretta ^^

    CITAZIONE
    sogno a come sarò fra qualche anno.

    Senza quella a :)

    CITAZIONE
    Poi ad un tratto, quando mi avvicino all'edificio imponente

    Meglio usare mentre e non quando ^^

    CITAZIONE
    La sua grande mano in cui mi sono sente sentita protetta mi colpì il fianco destro

    sente?

    CITAZIONE
    Ai cambi d'ora sono solita ad andare a fumare una sigaretta nel giardino della scuola se so che all'ora sucessiva non c'è un professore che rompe le scatole e fortunatamente quel giorno avevo storia la seconda ora e appena suonata la campanella presi il pacchetto di sigarette e sgattaiolai via.

    Sei passata a raccontare usando il presente qua :) in generale hai fatto qualche salto non appropriato fra passato e presente

    CITAZIONE
    «Ma ti vuoi fare gli affari tuoi?!» lanciai la sigaretta a terra e me ne tornai in aula.

    Qua ci stava bene un'espressione più colorita :) non trattenerti quando serve!
     
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10 replies since 9/2/2013, 21:13   148 views
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