Aggrappati al vuoto

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    Aggrappati al vuoto



    _autore: Spark in a firework
    _genere: Angst, drammatico
    _rating: verde
    _tipologia: one-shot
    _note:






    Zaffiri di neve che battono sul tetto e zefiri argentati che sfregano violenti sulle mura di questa casa. Un rumore leggero e sommesso il primo, docile. E' solo il vento che imperversa a destarmi dal sonno e a turbare il mio animo con i suoi angoscianti fruscii.
    Vado in veranda e nel chiarore della notte che muore osservo le case cambiare aspetto, alcune perdono quei riflessi di grigio tipici dell'oscurità ed assumono tonalità opache e pallide perché vecchie di anni, mentre altre dai colori più accesi splendono di scintille ancora fragili nell'attesa che il giorno si compia.
    E' solo un altro giorno, mi dico, passerà anche questo.
    Mi accorgo di non sentire più le mani, qua fuori la solitudine è fredda, glaciale come questo vento gelido che sembra voler trascinare via con foga ogni possibile segno di vita, ogni voce ed ogni suono, ogni cosa o persona, e spazzarmi infine via lontano da ogni orizzonte di questo mondo conosciuto.
    E' crudele sentire il vento portare via la vita, mentre i nodi attorcigliati in gola si arroventano dentro di me.
    Mi allontano dal balcone, giro la maniglia della veneziana che di Venezia ha solo il nome e rientro in casa, con la vaga idea di mettere qualcosa sotto i denti. In fondo fare colazione non può che farmi bene, anche se oggi mi servirebbe più qualcosa per mandare giù le prossime ore, come una bottiglia di vodka, possibilmente alla menta, o un barilotto -o due?- di gin o rum. Qualcuno molto saggio mi disse una volta che non è ubriacandosi che si risolvono i problemi, qualcun altro ancora più saggio, peraltro già brillo, ribatté che bere e affrontare i problemi fanno in ogni caso perdere lucidità, quindi meglio farlo con piacere e rimandare l'ingrato compito. Tempo fa, ridendo, avrei dato ragione al secondo, invece adesso non ne sono più tanto sicuro, anche questa consapevolezza è ormai dispersa fra le numerose certezze che mi hanno abbandonato, lasciandomi come un fiore senza petali, come un gigante castello di sabbia sulla spiaggia contro il mare in tempesta.

    Nel silenzio della casa che ancora dorme vago per un po' senza meta tra il bagno e il soggiorno, sosto per qualche secondo nel corridoio ed infine decido che ad avere la precedenza sarà la doccia. Pochi passi, chiudo la porta ed entro nella vasca, mi si offre così l'ennesima occasione per chiudere gli occhi e far finta d'aver dimenticato tutto, tra le note del Requiem di Mozart che scorrono da un pianoforte immaginario e riempiono per alcuni secondi ogni spazio vuoto fra gli atomi di questa stanza. Non dura molto, anche perché immaginare mi è faticoso mentre ricordare mi risulta più semplice e non costa alcuno sforzo.

    Acqua e minuti scorrono ancora sulla mia pelle, finché non decido di farmi coraggio; il momento di affrontare il mondo reale è giunto, solo così potrò, dopo, tornare ad essere ebbro d'oblio, se pur effimero. Indosso l'accappatoio e mi dirigo in soggiorno, in pochi minuti preparo una colazione che consumo per metà soltanto e poco dopo sono già pronto per uscire di casa. Fuori le raffiche di vento sono ancora violente, la tempesta non accenna a terminare.

    L'ultimo sguardo prima di andare via è diretto verso il bicchiere sul tavolino, rischio di cedere alla tentazione per qualche istante ma infine resisto perchè so di dover restare lucido, ho bisogno di essere cosciente per poter guidare e arrivare fin lassù. Strano posto, una collina, per seppellire i morti, non puoi alzare lo sguardo senza sentirti maledetto dal peso opprimente di chi se ne è andato e che dall'alto ti scruta come per controllare le cose, riservandosi eventualmente la facoltà di esprimere la propria disapprovazione verso i nostri come, dove, perché. Vedo già la scena, tu che, nella tua dolce eleganza, scuoti sconsolata la testa come per dire: perchè non ti rassegni, perchè non vuoi recidere le catene del passato?
    Credo di aver imboccato una strada senza uscita fra i corsi della vita, ecco tutto mia cara, son cose che capitano d'altro canto, nè più né meno di un incidente d'auto che sconvolge le attese e le speranze di una giovane coppia di innamorati, non trovi? Così ti avrei risposto io.
    Mentre penso ancora a te un brivido, improvviso ed inaspettato, mi riporta in vita per un attimo, resuscita i miei sensi da un torpore che dura anni e per qualche momento interminabile è come se udissi la tua voce, come se vedessi i tuoi occhi verde acqua, come se sentissi la tua pelle contro la mia. Ritorno in me, appena in tempo per accorgermi di essere arrivato. Parcheggio, chiudo la macchina, attraverso quel cancello ed entro nell'atrio del grande silenzio.

    Ad ogni passo il mio cuore sussulta, se è vero che i muscoli del cuore sono involontari allora significa che anche il pezzo di anima nel mio cuore soffre insieme me, forse non vorrebbe neppure essere qua ma, come ogni anno, sa che nulla può farmi desistere. Quanto tempo sarà passato? Neppure riesco a ricordare quel giorno fatale, in cui il destino cambiò le carte di noi poveri giocatori incalliti lasciandoci con un pugno di mosche e un mucchio di debiti che ci piace definire ricordi.

    Il cellulare squilla, anche stavolta ho fregato quel mio migliore amico che non vedo da una vita e che ogni volta insiste per farmi compagnia: non voglio vederlo, forse lo odio perchè -mi pare- cerca di sviare il mio amore. Vorrebbe che mi godessi la vita senza troppi fronzoli né troppi pensieri per la testa, curandomi esclusivamente del vero piacere da perfetto edonista. Ma cosa ne sa lui? E' lo stesso saggio ubriaco che ho smesso di ascoltare da un pezzo, non voglio più vederlo, forse un tempo era una perla preziosa ma adesso è un misero guscio vuoto e i suoi gemiti a forma di parole suadenti hanno perso il loro eco per sempre.

    C'è qualcosa di insano in tutto questo: è il mio amore per te a tenermi aggrappato ad un cumulo di macerie che pare essere la vita sfuggente tanto bramata dagli uomini? Mi allontano dalla panchina su cui mi ero accovacciato e dalla quale ammiro, ogni anno, il panorama verso la città: in verità mi pare sempre uguale, sembra un'immagine stampata con inchiostro indelebile nell'aria, come se ci fosse un telo perfetto ad ingannare la mia vista. Una pubblicità ingannevole di una vita che svia i sensi del cuore e i lumi della ragione? Non volano uccelli in cielo, non ci sono insetti per terra e il cimitero è deserto. Mantengo il controllo, riprendo il tragitto come se nulla fosse -in fondo nulla è- ma niente più ha un senso in questo pezzo di me.

    Mi avvicino alla tua lapide, ci sono quasi, non c'è alcuna incisione ma la riconosco, forse perché è l'unica nel raggio di miglia. Mi chino per lasciare un mazzo di rose bianche che non ricordavo neppure di aver portato con me, eppure faccio anche questo ogni anno. Un uomo non dovrebbe piangere, lo so, ma il mio corpo è debole e il mio cuore è sopraffatto dal dolore che ha ormai preso il sopravvento, quindi ti chiedo scusa: scusami per non essere con te, scusami per il litigio di quel maledetto sabato, scusami per tutto questo.
    Oggi è un nuovo giorno e, come ogni anno, anche stavolta vorrei potermi illudere di riuscire a ricominciare un giorno o l'altro. Ma è una bugia tanto falsa quanto folle: i ricordi sono ormai incarnati in me e ogni momento passato con te è un gene del mio dna che non andrà mai via, ogni tuo bacio una condanna perpetua.
    E mentre ancora invoco perdono alzo lo sguardo e già il cielo sembra più vicino a me, più scuro, il mio cuore rallenta e i battiti sempre più flebili accompagnano dei soffi d'aria taglienti che feriscono il mio volto. Non provo dolore né sento alcunché, vedo solo la nebbia che cala e mi avvolge e nient'altro.




    ----




    Emily era voltata verso la grande finestra di quella stanza d'ospedale che conosceva ormai così bene da quasi quattro anni, completamente assorta nei suoi pensieri, estraniata da quel mondo da cui si sentiva tradita. Morte cerebrale avevano sentenziato i medici dopo quel terribile venticinque Agosto in cui Stephan si era schiantato contro il guardrail in una di quelle notti dove non ti accorgi che tu e il tuo migliore amico avete affogato le malinconie ed il buon senso nell'alcool.
    Quattro anni a pregare che quel corpo riprendesse vita, ogni giorno trascorso ad attendere un segno che potesse tradire un'emozione di quel volto impassibile. I medici non le avevano mai dato speranze né false illusioni: le possibilità che potesse riprendersi erano nulle, non era neppure il caso di aspettarsi un miracolo insomma. Lei avrebbe dovuto rassegnarsi, mentre loro avrebbero continuato con tanta ostinazione a tenere in vita quel corpo inanimato. Perché?
    Le tornarono in mente, per l'ennesima volta, le interminabili sedute in tribunale, i ricorsi al TAR e le continue sconfitte. Ma stavolta Emily aveva messo fine al dolore di quel corpo muto che lei sentiva soffrire.
    In verità non aveva programmato nulla, ci aveva pensato più volte ma non si era mai decisa a farlo, almeno fino ad oggi, fino a quel bacio e quella visione di un uomo disperato che vagava nell'oscurità, una figura che era riuscita a riconoscere a stento.
    Scossa da quella sorta di sogno ad occhi aperti, senza neanche rendersene conto aveva staccato il filo che, come un patto col diavolo, tiene in vita un corpo umano a prezzo dell'anima, liberando così quel corpo tenuto in ostaggio e soddisfacendo il più naturale dei bisogni ancestrali, quello di poter morire.
    E adesso, mentre davanti a lei stava quella finestra della stanza numero ventisette, davanti al suo sguardo si affollavano a ritroso le istantanee della sua vita: le infermiere dai volti preoccupati, i camici dei medici che attraversavano il corridoio, la tempesta in quella notte d'estate, il litigio con Stephan e il suo profetico "non voglio vederti mai più", il loro primo incontro nel cimitero del castello di Halton, il sorriso dei suoi genitori nel giorno della laurea, la foto del suo sedicesimo compleanno, il viaggio a Parigi quando era ancora una bambina che sognava di guarire i malati.
    Le istantanee erano finite e avevano prosciugato l'anima di una donna, a cui ormai restava solo un vuoto dentro, grande come un oceano scomparso, e le sue iridi, che erano foglie cadute da un albero.
    Emily chiuse gli occhi e per la prima volta dopo tanto tempo sorrise. Galleggiava in lei una consapevolezza: poteva scegliere un nuovo inizio e stavolta le sarebbe spettato di diritto un finale più bello.
     
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  2. lee‚
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    L'ho vista solo ora la shot!
    Letta e devo dire che mi è piaciuta molto! Mi piace come, nell'ultimo pezzo mostri la verità di tutta la storia...^^ La prima parte l'ho adorata, come descrivi tutti i particolari che rendono meccanici i movimenti di lui, e rendono il racconto tutto un mistero, senza far capire bene ciò che accade.
    La seconda è rivelatrice, ci son rimasta poi di cacca...ç.ç
    Il fatto che lei alla fine abbia deciso di staccare la spina, di dare a lui la possibilità di morire, quello che dici: "liberando così quel corpo tenuto in ostaggio e soddisfacendo il più naturale dei bisogni ancestrali, quello di poter morire", mi ha colpito, perchè di solito viene preso in causa il "diritto di vivere" e tu invece menzioni proprio il contrario. Mi ha colpito, ma non potrei mai dire che ha fatto una cosa sbagliata, per quanto si possa sperare e desiderare che la persona in "morte celebrale" si riprenda e torni da te, è anche difficile continuare a stare lì su una persona che ormai fisicamente non c'è.
    Certo, il fatto che lei ci abbia pensato molte volte, ma riesce a staccare la spina solo quando pensa per un momento a lui, ad una visione triste di lui, lo lascia andare.
    E' un argomento molto complesso, ma sinceramente sei riuscito a renderlo bene. A dare una motivazione al gesto e a far capire il perchè... Insomma, complimenti!! ^^
    CITAZIONE
    pezzo di anima nel mio cuore soffre insieme me

    insieme a me.
    CITAZIONE
    mentre davanti a lei stava quella finestra della stanza numero ventisette, davanti al suo sguardo si

    dinanzi o di fronte anzichè nuovamente quel "davanti".
     
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    Sì, è proprio un tema complesso! Io ho studiato bioetica e filosofia etica, quindi mi è capitato di trattarlo più volte e, nonostante alcuni aspetti controversi, sono assolutamente schierato dalla parte di chi è favorevole all'eutanasia (in determinati casi ovviamente), all'aborto e al testamento biologico. Penso la scelta di autodeterminarci debba appartenerci in uno stato laico (e sono io a dirlo, che mi reputo cristiano cattolico praticante) e che la dignità della persona dipenda dalla qualità della vita stessa.
    CITAZIONE
    E' un argomento molto complesso, ma sinceramente sei riuscito a renderlo bene.

    Aw, ne sono felice!

    Grazie per il tuo commento e le segnalazioni, vorrei farti una domanda: come hai interpretato la parte conclusiva? Le ultime battute? Sono curioso perché l'ho lasciato volutamente ambiguo :)
     
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  4. violetsaturn
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    Mentre penso ancora a te un brivido, improvviso ed inaspettato, mi riporta in vita per un attimo, resuscita i miei sensi da un torpore che dura anni e per qualche momento interminabile è come se udissi la tua voce, come se vedessi i tuoi occhi verde acqua, come se sentissi la tua pelle contro la mia.

    Adoro questo pezzo! Ma tutta la storia è bellissima è come se trascinassi il lettore per mano per tutta la prima parte facendogli credere di stare andando in una certa direzione per poi ribaltare tutto nella seconda. In più hai anche scelto una canzone che mi piace tantissimo come colonna sonora! Complimenti davvero ^^
     
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    CITAZIONE (violetsaturn @ 16/2/2013, 00:01) 
    CITAZIONE
    Mentre penso ancora a te un brivido, improvviso ed inaspettato, mi riporta in vita per un attimo, resuscita i miei sensi da un torpore che dura anni e per qualche momento interminabile è come se udissi la tua voce, come se vedessi i tuoi occhi verde acqua, come se sentissi la tua pelle contro la mia.

    Adoro questo pezzo! Ma tutta la storia è bellissima è come se trascinassi il lettore per mano per tutta la prima parte facendogli credere di stare andando in una certa direzione per poi ribaltare tutto nella seconda. In più hai anche scelto una canzone che mi piace tantissimo come colonna sonora! Complimenti davvero ^^

    Avevo "scopeto" quella canzone proprio quel giorno, così mentre scrivevo l'ascoltavo in loop; la sento particolarmente adatta al primo pezzo in effetti. Grazie per la lettura! ^^
     
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    «‎Changing eyes»

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    Confesso che non ho un pezzetto di storia preferito; ma non ce l'ho semplicemente perché ho apprezzato la storia dall'inizio alla fine. Ogni suo punto ogni sua virgola, sono fondamentali ed essenziali per dare vita all'intero racconto.

    Complimenti vivissimi!!!!
     
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    Grazie anche a te! ^^
     
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    Zaffiri di neve che battono sul tetto e zefiri argentati che sfregano violenti sulle mura di questa casa. Un rumore leggero e sommesso il primo, docile. E' solo il vento che imperversa a destarmi dal sonno e a turbare il mio animo con i suoi angoscianti fruscii.
    Vado in veranda e nel chiarore della notte che muore osservo le case cambiare aspetto, alcune perdono quei riflessi di grigio tipici dell'oscurità ed assumono tonalità opache e pallide perché vecchie di anni, mentre altre dai colori più accesi splendono di scintille ancora fragili nell'attesa che il giorno si compia.
    E' solo un altro giorno, mi dico, passerà anche questo.
    Mi accorgo di non sentire più le mani, qua fuori la solitudine è fredda, glaciale come questo vento gelido che sembra voler trascinare via con foga ogni possibile segno di vita, ogni voce ed ogni suono, ogni cosa o persona, e spazzarmi infine via lontano da ogni orizzonte di questo mondo conosciuto.
    E' crudele sentire il vento portare via la vita, mentre i nodi attorcigliati in gola si arroventano dentro di me.


    Questa è la parte che ho preferito: mi ha fatto venire i brividi leggendola, mi sembrava di riuscire a provare le sue stesse emozioni.


    Ti devo fare i complimenti per ciò che hai scritto, soprattuto per come hai trattato un argomento molto delicato come questo. Complimenti davvero *^*

    Per la canzone è meravigliosa , io però conoscevo al versione di Leona Lewis Click non so se ha mai avuto l'occassione di ascoltarla
     
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  9. lee‚
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    CITAZIONE (Spark in a firework @ 15/2/2013, 19:41) 
    Grazie per il tuo commento e le segnalazioni, vorrei farti una domanda: come hai interpretato la parte conclusiva? Le ultime battute? Sono curioso perché l'ho lasciato volutamente ambiguo :)

    In ritardo come non so cosa...ma dai, alla fine ho letto che mi avevi risposto! .-.
    Comunque, io la conclusione l'ho trovato come un inizio. Un inizio per la donna di cui parli.
    CITAZIONE
    Emily chiuse gli occhi e per la prima volta dopo tanto tempo sorrise. Galleggiava in lei una consapevolezza: poteva scegliere un nuovo inizio e stavolta le sarebbe spettato di diritto un finale più bello.

    Il fatto che sorride dopo tanto, e che comprende che avrebbe avuto diritto ad un bel finale mi da l'idea appunto di un ricominciare di nuovo a vivere, senza rimanere legati al passato. Il fatto di togliere la spina, mi ha dato l'idea, come simbologia, di dare un taglio ai ricordi, a ciò che c'era prima. Un modo appunto, per riniziare tutto da capo...
    Oh. God. Ho ripetuto 10 volte la stessa cosa...ò.ò Così facendo, spero comunque di essermi spiegata... -^^''
     
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    CITAZIONE (*Ainsel @ 28/2/2013, 22:44) 
    Questa è la parte che ho preferito: mi ha fatto venire i brividi leggendola, mi sembrava di riuscire a provare le sue stesse emozioni.


    Ti devo fare i complimenti per ciò che hai scritto, soprattuto per come hai trattato un argomento molto delicato come questo. Complimenti davvero *^*

    Per la canzone è meravigliosa , io però conoscevo al versione di Leona Lewis Click non so se ha mai avuto l'occassione di ascoltarla

    Aww, felice che ti sia piaciuta :) Sì, conoscevo anche quella versione ^^

    CITAZIONE
    Il fatto che sorride dopo tanto, e che comprende che avrebbe avuto diritto ad un bel finale mi da l'idea appunto di un ricominciare di nuovo a vivere, senza rimanere legati al passato. Il fatto di togliere la spina, mi ha dato l'idea, come simbologia, di dare un taglio ai ricordi, a ciò che c'era prima. Un modo appunto, per riniziare tutto da capo...
    Oh. God. Ho ripetuto 10 volte la stessa cosa...ò.ò Così facendo, spero comunque di essermi spiegata... -^^''

    Ahahah tranquilla, ti sei spiegata! Chiedevo perchè ero curioso, visto che:

    CITAZIONE
    E adesso, mentre davanti a lei stava quella finestra della stanza numero ventisette, davanti al suo sguardo si affollavano a ritroso le istantanee della sua vita: le infermiere dai volti preoccupati, i camici dei medici che attraversavano il corridoio, la tempesta in quella notte d'estate, il litigio con Stephan e il suo profetico "non voglio vederti mai più", il loro primo incontro nel cimitero del castello di Halton, il sorriso dei suoi genitori nel giorno della laurea, la foto del suo sedicesimo compleanno, il viaggio a Parigi quando era ancora una bambina che sognava di guarire i malati.
    Le istantanee erano finite e avevano prosciugato l'anima di una donna, a cui ormai restava solo un vuoto dentro, grande come un oceano scomparso, e le sue iridi, che erano foglie cadute da un albero.
    Emily chiuse gli occhi e per la prima volta dopo tanto tempo sorrise. Galleggiava in lei una consapevolezza: poteva scegliere un nuovo inizio e stavolta le sarebbe spettato di diritto un finale più bello.

    Per me quelli sono i suoi ultimi attimi di vita: le istantanee che scorrono a ritroso, la sua anima svuotata e la consapevolezza che non sempre la vita è destinata ad andare così: per me, lei si getta da quella finestra che ha fissato per tutto il tempo. Ma ho lasciato il finale volutamente ambiguo, così lo si può interpretare a seconda dello stato d'animo. Grazie ancora :)
     
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  11. lee‚
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    Ah no, mi spiace, ma io devo trovarci sempre il finale più bello! xD
    Avevo notato il fatto delle istantanee della sua vita a ritroso...cosa che di solito viene scritto solo quando si è vicini alla fine, ma anche il pezzo in cui scrivi: " e le sue iridi, che erano foglie cadute da un albero" che da sempre l'idea di qualcosa ormai concluso, finito.
    Ma il fatto che lei poi dice "stavolta le sarebbe spettato di diritto un finale più bello" mi ha dato la speranza per qualcosa di meglio! *^*
     
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    Allora, eccomi qui!
    Tu devi sapere che io se leggo, perché ammetto che spesso non lo faccio, leggo dopo secoli e quando ormai hanno commentato tutti XD
    Giuro che non lo faccio apposta!
    E' che leggere al PC mi uccide gli occhi, per la serie zooma al 200% o ti cechi, e quindi mi devo mettere nel mood. Perché se devo leggere devo farlo con cognizione e capire quello che sto leggendo ù,ù
    La canzone l'ho trovata adattissima *^* La conoscevo nella versione della Lewis ma devo dire che la amo sempre e comunque, in tutte le salse xD
    Bando alle ciance -ho divagato fin troppo!- devo dire onestamente che non mi sento in grado di quotare una parte preferita. E' che dovrei quotare tutto quanto XD
    Mi piace molto la parte iniziale e la descrizione del viaggio di lui. C'è attorno un alone di mistero mozzafiato. Avevo capito che c'era qualcosa che non andava; una lapide senza nome, una lapide solitaria. Mi sapeva di strano.
    E poi la spiegazione eccola là. E la tristezza che avevo prima si è tipo triplicata.
    Io adoro le storie così malinconiche e drammatiche anche se mi emoziono da morire.
    Io amo come scrivi, punto!
    Non so che altro dire *^* Meravigliosa ♥
     
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    Intanto complimenti per il tuo 4.000th messaggio :lol: E non crearti quei problemi lì con me, leggi solo quando sei nel mood adatto, come è giusto che sia! Ti ringrazio molto per quello che hai detto, fai conto che io abbia appena messo la faccina più imbarazzata che ci sia (ed è vero, e non so mai cosa rispondere in questi casi, infatti come vedi questo messaggio è tipo un grazie-sei davvero gentile-non dovevi-**) :culet:
     
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  14. félicie
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    Complimenti Ste!! L'inizio è stupendo -ho sentito il freddo tanto l'hai descritto bene. Poi va be' a me più sono tristi e più mi piacciono, anche se:
    CITAZIONE
    Ma il fatto che lei poi dice "stavolta le sarebbe spettato di diritto un finale più bello" mi ha dato la speranza per qualcosa di meglio! *^*

    anche io avevo pensato ad un finale positivo, cioè che Emily trovasse finalmente il coraggio di andare avanti e che le allusioni alla morte fossero l'indizio della morte di lui e di una parte di lei, cioè di quella passata con lui -ok è un po' strano scritto così. Riformulando: quando qualcuno muore, una piccola parte della nostra anima se ne va con la persona amata; quindi, staccando la spina, lui muore, ma in un certo senso anche una parte di lei muore, il che è triste, ma da anche un certo sollievo, perché lasciandolo finalmente andare anche lei potrà andare avanti.
    Però se si suicida mi piace lo stesso :D
     
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  15. aphãea
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    Come mai io non so fare descrizioni così belle? Davvero, sono qua da poco, ho letto poche storie e ho avuto la conferma del fatto che non so descrivere qualcosa meglio di un bambino di nove anni con in mano una matita.
    Comunque, davvero coinvolgente :3 Una OS che mixa azione-paesaggistica (passami il termine ahah) in modo perfetto .. . e poi ovviamente la componente psicologica. Così fine da intravedersi ma anche, appunto, sottile da infilarsi facilmente nelle nostre menti. Inconsapevolmente.
    Ce ne accorgiamo alla fine (perdonami il plurale maestatis, sto dando una mia opinione in realtà lol) delle righe e ormai p troppo tardi per farci gli anticorpi. E' una cosa bellissima.
    Mi piace il titolo. Aggràppati o aggrappàti.

    Se posso, visto come scrivi, ti consiglio un libro che secondo me ti piacerebbe :3 si chiama La Lucina di Antonio Moresco (:
     
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15 replies since 13/2/2013, 11:51   230 views
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