And when everything will be over, love me again

One-shot || Romantico || Storico || Verde

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    And when everything will be over, love me again



    _Autore: Ryo13
    _Genere: Romantico || Storico || Malinconico
    _Rating: Verde
    _Tipologia: One-shot

    _Breve descrizione: La storia d'amore di Elizabeth e Richard si dipana in diversi anni. A causa delle pressione della famiglia di lei e della posizione di lui non hanno mai potuto amarsi come sognavano di fare. Da ragazzi, si sa, è difficile ottenere ciò che si vuole, soprattutto in un mondo come quello dell'Inghilterra ottocentesca, in cui contano il denaro e la posizione sociale oltre che le volontà dei maschi di famiglia. Ma Elizabeth trova un modo di ostacolare i piani del padre e di fuggire tra le braccia del suo amore. Ma le cose andranno questa volta come sperato? Oppure ci saranno nuovi problemi alle porte? E l'amore che provano l'uno verso l'altro andrà irrimediabilmente perso, o ci sarà l'occasione per coronarlo? Solo il futuro può dirlo.

    _Note: Scritta per il 1° Torneo del forum, la 2° sessione. La parte in neretto è quella che bisognava inserire obligatoriamente nella narrazione, la traccia cui ispirarsi insomma.
    Spero che non risulti tutto troppo smielato ma ero vincolata al genere da trattare xD
    Sarà piena zeppa di errori, non ho avuto tempo per rileggere, abbiate pietà... correggerò appena posso >.<



    Morpeth, Inghilterra 1821



    Li separava solo quella porta, c'erano solo cinque centimetri a dividerla da lui.
    Fuori la neve continuava imperterrita a cadere, cancellando tutto il paesaggio attorno. Ormai c’erano semplicemente lei e lui, lontani da tutti e da tutto.
    Quando aveva deciso di partire per fuggire dal suo matrimonio ormai alle porte, non pensava che la sua vita avrebbe percorso la strada che l’avrebbe condotta in quel luogo, da lui.
    Sapeva che ciò che stava facendo, o meglio ciò che sarebbe successo, era sbagliato, ma d’altronde in tutti quegli ultimi anni era abituata ai tradimenti, si rendeva conto infatti che aveva continuato a tradire una persona in particolare: se stessa. Aveva assecondato il volere dei genitori per il suo matrimonio combinato con una persona, che molto probabilmente ora era in compagnia di un’altra, o di più donne.
    E ora, nonostante il freddo e il vento che si scontravano fuori, sapeva che la vera tempesta era lì, al di là di quella porta. Una tempesta che l’avrebbe travolta completamente, sballottandola da una direzione all’altra, da una sensazione all’altra.
    Perché potevano bastare pochi giorni per cambiare totalmente una vita intera; se poi quei giorni erano distruttivi come una tempesta, non ci sarebbe stato alcun modo per tornare indietro.

    Afferrò la maniglia con una stretta decisa, sebbene tremasse tutta. Quando spinse la porta in avanti, mandò fuori un ansito spezzato.
    «Lizzy» l’accolse l’uomo, soppesando la sua figura col profondo sguardo dei suoi acuti occhi color sherry.
    «Richard» contraccambiò la ragazza, in piedi davanti alla porta chiusa.
    Per un attimo nessuno parlò. Tra loro corse una consapevolezza carica di incertezza e dubbio.
    Gli occhi di Richard brillavano di uno sguardo triste e malinconico. Quando si accorse che era passato troppo tempo senza che parlasse, maledisse la propria presenza di spirito, o meglio, la sua mancanza, e si affrettò a porvi rimedio.
    «Prego, si accomodi Miss Saunders» indicò le poltrone di broccato vicine al caminetto.
    Momentaneamente spiazzata per quel ritorno alle formalità, Elizabeth esitò un momento prima di prendere posto sul comodo divanetto.
    «Posso farvi portare del thè, Miss…»
    «Non è necessario, grazie» lo interruppe la giovane. «Perdonatemi, milord, ma io…» le parole si spensero in un sussurro imbarazzato.
    L’uomo comprese ciò che si agitava nell’animo di Elizabeth e le chiese: «Come siete arrivata qui, Miss Saunders? Vi credevo nel Devon, in procinto di convolare a nozze con Lord St. James. Dio solo sa come siete venuta qui, nel Northumberland! Devo fare avvertire i vostri genitori che…»
    «Ho noleggiato una carrozza», spiegò sinteticamente. «Ho preso in prestito del denaro…» omise di averlo preso senza avere intenzione di restituirlo «…e sono venuta qui da voi.»
    «Questo lo vedo!» sbottò il conte passandosi le mani tra i capelli, un’espressione tormentata sul volto teso e spigoloso. «Ciò che mi domando è perché avete scelto di abbandonare tutto e tutti e… maledizione!» Con un movimento repentino le si avvicinò, prendendo posto di fianco a lei, ad una distanza molto minore di quella tollerata dalla buona società. «Questo non ha importanza al momento» sussurrò. Poi le prese le mani nelle sue e la guardò intento. «Raccontatemi cosa vi è successo. È certo che non siete arrivata con una carrozza. Il maggiordomo mi ha raccontato di avervi trovata alla porta ferita ed infreddolita. Non avevate con voi nessun bagaglio! Ditemi, qualcuno ha osato farvi del male? Vi hanno per caso derubata durante il viaggio? La cameriera che si è presa cura di voi…»
    «Non sono stata derubata. Non quando ho abbandonato la carrozza per raggiungere la vostra tenuta a piedi. Le mie cose sono rimaste incustodite, dunque suppongo che se qualcuno le abbia trovate, è possibile che le abbia prese.»
    «Perché avete abbandonato il sicuro riparo della carrozza per spingervi fin qui in questa tormenta di neve? Non sapevate che sarebbe stato troppo rischioso?»
    «La vettura ha avuto un incidente» si affrettò a spiegare Elizabeth. «Avevo imposto al cocchiere di procedere ad un passo più sostenuto di quanto fosse consigliabile visto il tempo. Ma temevo di poter essere seguita dai miei genitori, o peggio, dal mio fidanzato. Quando le ruote hanno slittato ed i cavalli hanno sbandato, la carrozza ha deragliato scagliandoci contro una fila di alberi lungo il sentiero. Il cocchiere è morto sul colpo…» le si spezzò la voce e gli occhi le si riempirono di lacrime al terribile ricordo, «ero completamente sola. Mi sono spaventata tantissimo e quando ho cercato di liberare uno dei cavalli, questo era troppo imbizzarrito per lasciarsi calmare ed è scappato via. Gli altri si erano irrimediabilmente azzoppati e non sarebbero stati in grado di condurmi da nessuna parte.»
    «Dove avete avuto questo incidente?» domandò il conte allarmato.
    Elizabeth gli spiegò quale strada avesse percorso cercando di ricordare per quanto tempo avesse continuato a camminare nel paesaggio anonimamente ammantato di bianco.
    Ascoltate tutte le indicazioni, Richard chiamò un servo e dispose che si andasse a controllare la zona e che si recuperassero gli effetti personali della signorina.
    Rimasti nuovamente soli, Richard parlò guardando fuori dalla finestra, i fiocchi che scendevano, rivolgendole ostinatamente le spalle.
    «Per fortuna non vi siete fatta male, Miss Saunders. Avete corso un bel rischio.»
    «Elizabeth» sussurrò di rimando.
    «Come dite?»
    «Chiamatemi come eravate solito fare» insistette.
    Seguì un lungo attimo di silenzio. Le spalle di Richard erano rigide nella loro posa forzata. «Non è conveniente che vi chiami col vostro nome di battesimo.»
    «Prima lo facevate di frequente, nonostante io vi rimproverassi di prendervi tale libertà.»
    «Ora le cose sono cambiate.»
    «Possono tornare come un tempo, se solo…»
    «Non si può tornare indietro nel tempo, Lizzy!» sbottò l’uomo esasperato. «Sono un uomo sposato adesso! E anche voi stavate per… non dovreste essere qui.» concluse con un tono spezzato d’angoscia. «A cosa pensavate quando avete preso la decisione di partire? Cosa vi passava per la testa? Sfidare in questo modo le convenzioni…»
    «Non so a cosa pensassi quando ho preso le mie cose e me ne sono andata! So soltanto che sentivo una pesantezza insostenibile nell’animo ed il pensiero di andare in sposa ad un uomo come Lord St. James non faceva che acuire il mio dolore!»
    In preda all’agitazione Elizabeth abbandonò repentinamente il suo posto e si mise a passeggiare sull’antico tappeto, avanti ed indietro di fronte al camino, dentro al quale un fuoco scoppiettante gettava una luce carica di calore sulla figura nervosa della donna.
    «St. James è un porco della peggiore specie! Dio solo sa cosa mi avrebbe fatto o quanto a lungo si sarebbe rotolato nel mio letto, prima di far ritorno a quello delle sue molte amanti, stanco delle mie grazie. Ma in problema non era solo lui!»
    Si voltò a guardare fissamente la schiena di Richard.
    «Il problema non era solo lui… ho compreso che nessun uomo sarebbe mai andato bene. Fosse anche stato il più fedele o il più gentile… mi sono resa conto che non avrei mai potuto donare il mio cuore ed il mio corpo a… a nessuno che non fosse voi!» concluse con un ansito.
    «Abbiamo già avuto la nostra occasione, Lizzy. Ma allora io non ero conte, ero solo un figlio cadetto di un’illustre famiglia con quasi nessuna speranza di accedere al titolo; e voi eravate troppo asservita al gioco familiare per potervi degnamente opporre alle decisioni prese da vostro padre. Quando vi proposi di fuggire assieme rifiutaste, lo ricordate?»
    «Sì che lo ricordo. È stata la decisione peggiore della mia vita! Me ne sono rammaricata di cuore, credetemi.»
    «Perché? Perché adesso ho ottenuto il titolo? Perché ho smesso di corteggiarvi ed ho scelto un’altra per essere mia moglie?»
    «No!» gridò sdegnata Elizabeth. «Il vostro titolo o le vostre terre non hanno influito minimante sui miei sentimenti per voi, così come in passato la vostra povertà di mezzi non mi aveva impedito di innamorarmi! E ora nemmeno il pensiero di vostra moglie mi ha dissuasa dal venirvi a cercare. Ritenetemi pure una pazza, ma la verità è che prima ero troppo giovane per contraddire mio padre e prendere in mano le redini del mio futuro. Ma adesso sono più grande e ho scelto di tornare da voi. Anche se non posso più essere Lady Grenville, desidero comunque essere vostra.»
    «Cosa volete dire?» Finalmente il conte aveva abbandonato la sua posizione e si era rivolto alla giovane con aria accigliata. «Noi non possiamo più appartenere l’uno all’altro.»
    «Sì! Sì che possiamo» esclamò Lizzy andandogli incontro con mani tese. Afferrò le sue e le strinse. «Fatemi vostra, Richiard. Desidero appartenervi nell’unico modo che ci è consentito.»
    «Mi state chiedendo di prendervi come amante» disse lentamente, gli occhi sbarrati di sorpresa.
    «È così» confermò decisa.
    Gli occhi di Richard si riempirono di un profondo desiderio che lo scosse fin nel profondo. Chiuse gli occhi come ad impedirsi di venire tentato dallo sguardo caldo e speranzoso di Elizabeth e l’afferrò strettamente per le braccia.
    «Voi… meritate molto più di questo. Molto più di quello che posso offrirvi.»
    «Non desidero altro che voi.»
    Tornò a guardarla con espressione sofferente. «Non fatemi questo, Lizzy. Non fatelo a voi stessa. Non si potrebbe più tornare indietro.»
    «La mia reputazione è già stata compromessa. Nel momento in cui sono fuggita, lasciandomi il Devon e Lord St. James alle spalle, è scoppiato un grosso scandalo.»
    «Si può ancora rimediare.»
    «Può essere, ma io non lo desidero!» singhiozzò la ragazza. Con le lacrime che scorrevano liberamente, parlò con voce soffocata: «Non desidero vivere una vita vuota, come voi stesso l’avete definita il giorno che ci lasciammo. Non voglio vivere negli agi e vestirmi di merletti se non posso svegliarmi ogni mattina con la speranza di un incontro con voi per ricevere un bacio e una carezza dalla vostra mano, o di udire la vostra voce che mi chiama con affetto! Vi ho tradito troppe volte assecondando i desideri della mia famiglia. Ho tradito voi e me stessa! Ma adesso ho rinunciato a tutto: al mio buon nome, alla mia reputazione, alla mia casa e ai miei affetti. Tutto per avere una seconda occasione assieme a voi. Ditemi che non è troppo tardi!»
    Il conte le carezzò una tenera guancia, scendendo fino a lambire col pollice il piccolo labbro di Lizzy.
    «Voi rinunciate a tradire voi stessa ma chiedete a me di tradire la mia parola: ho fatto un giuramento, Lizzy, davanti a Dio e davanti agli uomini. Il Signore mi perdoni, ma l’ho fatto sebbene non amassi la donna che ho preso come moglie. Ora lei ha bisogno di me, non puoi chiedermi di lasciarla.»
    Lizzy, profondamente ferita, si scostò dalla stretta del conte. Arretrò di qualche passo, la mente confusa sul punto di spezzarsi, proprio come il suo cuore.
    «Voi non mi volete» sussurrò.
    «Non posso avervi, amore mio» rispose disperato. «Dio solo sa quanto vi desidero! Ma non dannerò me stesso e voi per il mio egoismo.»
    «Preferirei finire all’inferno, se significa vivere il resto della mia vita al vostro fianco.»
    «Ma io scelgo di trasformare in un inferno questa esistenza, piuttosto che condannarvi eternamente.»
    Elizabeth scosse la testa, impotente.
    «Se è la vostra ultima parola, sarà meglio che vada. Non posso trattenermi oltre.»
    Con un cenno, Richard rispose in tono grave: «Farò avvertire la vostra famiglia e provvederò che siate riaccompagnata sana e salva a casa. Non appena la bufera si sarà placata…»
    «Non sarà necessario, Lord Grenville.»
    «Non siate sciocca, non avete scelta, Miss Saunders. Avete visto quanto può essere pericoloso avventurarsi per strada con questa tempesta. Non vi resta che aspettare che passi e potrete essere ricondotta dalla vostra famiglia.»
    «Intendevo dire che non ho alcuna intenzione di tornare da loro» disse atona la ragazza.
    Sussultando, il conte domandò più gentilmente: «Temete per caso i pettegolezzi? Non avete di che temere, inventeremo qualcosa: una visita improvvisa a qualche parente, un viaggio a Londra per rifornire il vostro guardaroba… nessuno verrà mai a sapere che siete stata qui.» Concluse la sua rassicurazione prima che un valletto interrompesse la loro discussione per annunciare che erano stati recuperati i bagagli di Miss Saunders.
    Troppo a bassa voce perché lui la udisse, Lizzy mormorò: «Ho comprato la libertà troppo ad alto prezzo perché ora vi rinunci.»

    Fu solo il mattino dopo che Elizabeth poté rimettersi in viaggio, dopo che la tempesta di neve si fu placata. I suoi bagagli caricati nella vettura l’occupavano quasi tutta. Non si voltò a sollevare lo sguardo verso la finestra dalla quale sapeva che l’uomo che amava la stava guardando, dicendole silenziosamente addio. Le parole non erano più necessarie e Lizzy sentiva il suo cuore ormai morto; gelido proprio come la neve che ricopriva tutto il paesaggio circostante.
    Ripensò al tenero bacio che si erano scambiati tanti anni prima, sotto la quercia della tenuta di un nobile amico di famiglia, nella calura estiva. Il tocco delle labbra di Richard, allora, le aveva infuso un calore mai provato prima che aveva avuto il potere di eccitarla in tutto il corpo. Ormai sapeva bene che non avrebbe mai più avuto l’occasione di sentirsi così viva, così desiderata; aveva perso l’unica cosa che fosse mai stata in grado di dare colore e spessore alla sua esistenza e a rendere tollerante la sua vita, fino ad allora soffocata dagli schemi ripetitivi e rigidi impostile dal padre.
    Aveva perso qualcosa di insostituibile ma aveva trovato se stessa. E non avrebbe più permesso di perdersi, tornando sui suoi passi. Chissà che la vita non potesse essere vissuta in qualche altro modo da come la conosceva.
    Sistemata sul comodo sedile della carrozza, riscaldata da una manciata di carboni ardenti, e con un mattone caldo sotto ai piedi, attese di trovarsi ad una buona distanza dalla tenuta di Richard, prima di fare la sua richiesta al cocchiere: «Per piacere, portatemi nel Kent.»
    «Ma signorina, il padrone mi ha affidato espressamente il compito di condurvi nel Devon, dalla vostra famiglia.»
    «Nel Kent ho dei parenti. Mi ospiteranno loro ed intanto scriverò alla mia famiglia informandola di dove mi trovo affinché non si preoccupi.»
    «Ma il padrone…» cercò di protestare il fedele servitore.
    «Lord Grenville di sicuro approverebbe questo cambiamento di programma. In caso, potrete spiegargli che sono stata io stessa ad insistere affinché venissi accompagnata da altri parenti.»
    Il cocchiere alla fine cedette senza ulteriori proteste.
    Il viaggio fu lungo, ostacolato dalle condizioni atmosferiche poco clementi, ma diede il tempo ad Elizabeth di riorganizzare la propria vita a partire da quel momento. Non era vero che aveva dei parenti nel Kent: si sarebbe fatta lasciare temporaneamente a casa sulla sua vecchia amica, Miss Hall. Quando il cocchiere se ne fosse andato, avrebbe acquistato il biglietto per una nave che fosse diretta in Olanda, e una volta raggiunta Amsterdam, avrebbe ricominciato d’accapo.
    Quando la famiglia avesse appreso più nel dettaglio della sua fuga, non aveva dubbi che sarebbe stata diseredata ed abbandonata a se stessa. Per fortuna aveva rubato una piccola fortuna al padre, assieme a qualche gioiello che avrebbe potuto rivendere in caso che si trovasse in difficoltà finanziarie. Sperava che non avrebbe mai più dovuto dipendere da un uomo per le decisioni che la riguardassero.
    Con un lungo sospiro si abbandonò ai movimenti ritmici della carrozza e si addormentò.

    ***

    Parigi, Francia 1827


    Il tintinnio del campanellino annunciò un nuovo cliente.
    «Bessi, per cortesia, accogli la nuova arrivata e vedi se ha bisogno di qualcosa, arrivo tra un momento, il tempo di finire di riporre questi cataloghi.»
    Bessi, la nuova apprendista, sparì dietro la porta, desiderosa di eseguire gli ordini della sua padrona. Si udì un breve scambio di battute nell’altra stanza, il tono era troppo basso perché si udisse qualcosa, perciò fu sorpresa quando la ragazza dal viso rotondo pieno di lentiggini la informò che un uomo aveva appena chiesto di lei.
    «Sei sicura di non conoscerlo? Forse si tratta del marito di una delle nostre clienti abituali?»
    «No, signora. Non si è mai visto al negozio. Ha con sé una bambina.»
    «Una bambina?»
    «Sì, signora, alta così. Ha dei bei riccioli d’oro. È molto graziosa, sembra una bambolina!»
    Accigliata, Elizabeth strofinò le mani per eliminare la polvere. «Andiamo a vedere cosa vuole. Bessi, tu puoi iniziare a tirar fuori quelle stoffe di cui parlavamo, quelle per l’abito da sera della signora Florence.»
    «Sì, signora.»
    Quando entrò nella sala principale, quasi non credette ai suoi occhi. Il sangue le si gelò nelle vene e per un lungo attimo non seppe come comportarsi mentre un familiare paio di occhi color sherry rimaneva fisso su di lei; si accorse con un sussulto che altri occhi della stessa, inquietante tonalità la fissavano da un punto più basso. La bambina.
    Ripresasi del momentaneo shock, si avvicino agli apparenti clienti.
    «Lord Grenville» lo salutò cordialmente, sebbene la voce fosse un po’ incerta. «Cosa ci fate da queste parti?»
    Richard tese le labbra in un sorriso caldo e sensuale. «Lizzy, da quanto tempo! Non è stato facile trovarti.»
    Spiazzata, Elizabeth corrugò le sopracciglia. «Mi avete cercata?»
    «Come non avrei potuto dopo che siete sparita a quel modo tanti anni fa?»
    «La mia vita e ciò che ne facessi non era qualcosa che vi riguardava, milord. Mi sono congedata doverosamente dalla mia famiglia, questo è quanto.»
    «Chiamate una lettera striminzita ‘congedo’, Elizabeth? Non avete pensato alla pena che avreste dato a quanti vi avevano a cuore?»
    «Una lettera era sufficiente per loro. Non avevo altri affetti.»
    «Sapete bene che non è così!» insistette infervorato il conte.
    Ignorandolo, Elizabeth rivolse la propria attenzione alla piccina che era rimasta in silenzio fino ad allora, guardandosi in giro con curiosità. «Ma che bella bambina, milord. Devo dedurre che sia vostra figlia? Come si chiama?»
    «Sì, è mia figlia. Si chiama Lucy.»
    «Assomiglia molto alla madre, sebbene sembri avere una struttura più robusta… fortunatamente» commentò.
    Con uno sguardo affettuoso in direzione della bimba, il conte convenne. «Non abbiamo riscontrato in lei la debolezza fisica di Amanda.»
    «E come sta vostra moglie? Spero che godi di ottima salute.»
    Gli occhi di Richard si velarono di tristezza. «È morta, Lizzy. Dando alla luce Lucy. Dopo il parto, le sue condizioni già critiche sono peggiorate. È spirata dopo qualche ora dal parto. Ha tenuto in braccio Lucy una sola volta.»
    Rattristata dalla notizia e commossa dal tono di rimpianto dell’uomo, Lizzy risposte: «mi dispiace molto per la vostra perdita.»
    Il conte accettò le condoglianze con un cenno secco del capo.
    Passarono qualche minuto a parlare del più e del meno, cercando di non toccare argomenti imbarazzanti. Alla fine, quando nel negozio entrarono due nuove clienti, il conte si congedò.
    «Mi ha fatto piacere avervi rivista, Miss Saunders. Mi complimento con voi anche per la gestione del negozio, non avrei mai pensato che sareste diventata una modista e una così rinomata in tutta Parigi, poi!»
    «Vi ringrazio, milord. In questi anni non posso dire di non aver fatto molte esperienze interessanti ed istruttive. Suppongo che tornerete presto a Londra, nel qual caso vi auguro buon viaggio.»
    «In realtà, io e Lucy ci tratterremo per qualche tempo in città. Ho degli affari da sbrigare ma spero di poter passare anche del tempo con mia figlia.»
    Una volta andato via, Elizabeth tirò un sospiro di sollievo e solo allora si rese conto di non sapere per quale motivo Richard fosse capitato nel suo negozio! Dopotutto non aveva fatto alcuna richiesta per comprare qualche articolo e avevano chiacchierato futilmente per la maggior parte del tempo, cercando di camuffare l’imbarazzo. Ancora scossa, decide si mettere da parte la questione e lasciar perdere.
    Nei giorni a seguire, tuttavia, le capitò spesso di incontrare Lord Grenville: che se lo ritrovasse a passeggiare sulla Senna nello stesso orario in cui aveva deciso di passeggiare lei, o che la venisse a trovare al negozio, la sua presenza fu costante e lei ben presto si cominciò a chiedere se il suo comportamento nascondesse un secondo fine. Quando la sua mente cominciava a rimuginare sulla questione, subito si rimproverava dandosi della sciocca: era passato troppo tempo e loro si erano detti addio per ben due volte nel corso della loro travagliata storia. Erano entrambi cresciuti e diventate persone ben diverse da quello che erano un tempo! Soprattutto lei aveva affrontano immani difficoltà mentre cercava di ricostruirsi un’identità e guadagnarsi una posizione in società; aveva viaggiato e scoperto quel mondo che prima aveva conosciuto solo attraverso una finestra e la lettura di pochi libri. Aveva conosciuto persone, si era messa nei guai e ne era uscita con le sue sole forze, e a poco a poco aveva ritrovato la gioia di vivere anche lontano dalla persona che amava con un’intensità travolgente. Quegli anni l’avevano resa diversa; diversa e migliore. Sicuramente quel tempo aveva influito anche su Richard, cambiandolo in modi che lei non avrebbe mai scoperto: diventare vedovo e padre nello stesso tempo doveva averlo segnato enormemente.
    No”, si diceva, “sicuramente gli fa piacere la mia compagnia perché gli ricordo i vecchi tempi”.
    Eppure non passò molto che questi pensieri vennero smentiti.
    Una mattina molto presto, mentre sedeva su una panchina del parco, osservando le oche scivolare silenziosamente nell’acqua del laghetto, si ritrovò Richard alle spalle.
    «Milord! Mi avete spaventata!» sbottò sussultando per la sorpresa.
    «Mi dispiace di averti sorpresa, Lizzy, volevo parlarti.»
    Nel sentire la confidenza del tono e l’uso del nome proprio che aveva deliberatamente fatto, Elizabeth si tese inquieta. Tuttavia gli fece posto sulla panchina e lo invitò a sedere.
    «Quale questione richiede che vi alziate ad una tal ora per venirmela a sottoporre, signore?» cercò di scherzare.
    Il conte rimase serio, pur tendendo le labbra in un tentativo malriuscito di sorriso.
    «Si tratta di una questione delicata e personale.»
    «Riguarda vostra figlia? Sta bene?» si preoccupò subito Lizzy.
    «La riguarda solo in parte, e gode di ottima salute, grazie.»
    Attese che continuasse a parlare e per un po’ si udì solo in cinguettare degli uccelli che si spostavano da un ramo all’altro degli alberi.
    «Lizzy, tu sai perché sono qui, vero?» domandò ad un certo punto, la voce bassa ma ferma.
    «Avete parlato di certi affari che avevate in città, non so altro.»
    «Intendo del vero motivo.»
    Elizabeth lo fissò disorientata. Egli, capendo, sbuffò e si arrese nello spiegare.
    «Sono in Francia per affari, è vero, ma non è per questo che sono venuto a Parigi. Come vi ho detto il primo giorno nel vostro negozio, non è stato facile trovarvi. I primi mesi della vostra fuga non mi dedicai molto alle ricerche perché credevo che avrebbe provveduto la vostra famiglia a rintracciarvi, o supponevo che sareste tornata indietro, una volta resavi conto di quale grande sciocchezza aveste fatto. Inoltre ero alle prese con la salute instabile di mia moglie. Amanda stava molto male, non potevo lasciarla.»
    Elizabeth annuì, incoraggiandolo a continuare.
    «È stata una sorpresa scoprire che vostro padre si fosse arreso e avesse abbandonato le ricerche. Ho saputo che vi ha disconosciuta.»
    «Sì, è così» confermò in tono piatto. «Me lo aspettavo.»
    «Io no. E da quando ho saputo come erano andate le cose non ho fatto altro che preoccuparmi della fine che avessi fatto. Sono riuscito a ricostruire i tuoi spostamenti in Olanda, Belgio e Germania, poi le tracce sono diventate più difficili da seguire e ho sospettato che ti fossi spostata in Austria. Lì non ho trovato ulteriori indizi e ho dovuto arrendermi all'evidenza che non avevo alcuna possibilità di rintracciarvi.»
    «Non credevo ti fossi impegnato così tanto per trovarmi. Perché l’hai fatto, Richard? Avevi messo in chiaro che la tua vita sarebbe stata con tua moglie. Perché questo accanimento? Cosa ti aspettavi di fare non appena mi avessi ritrovata?»
    «Ho avuto paura che ti accadessero brutte cose» confessò. «A volte avevo degli incubi e non riuscivo a dormire.»
    Spiazzata dalla sua sincerità, non seppe cosa pensare, così rispose: «Di disavventure ce ne sono state, ma me la sono sempre cavata bene. Sono stata forte, Richard, e n’è valsa la pena. Non rimpiango le mie scelte.»
    Lui la fissò con gli occhi umidi ed un groppo in gola. «Mi sono perso così tanto di te, Lizzy. Avrei voluto essere con te, durante tutti questi anni.»
    Lei sorrise con calore. «E lo sei stato, Richard. Eri sempre con me, nel fondo dei miei pensieri, sempre presente nel mio cuore. Non è stato facile, sei piuttosto ingombrante!» scherzò riuscendo a strappargli un sorriso.
    «Io…» cominciò l’uomo distogliendo lo sguardo e fissandolo per un attimo al cielo prima di tornare a guardala negli occhi. «Sono sempre stato innamorato di te. Voglio che tu sappia che ti ho amata da sempre, che ti amo tuttora.»
    Lizzy era troppo commossa dalle sue parole, tanto che non riuscì a parlare e le tremavano le labbra mentre tratteneva i singhiozzi. Aveva tante di quelle cose da dire, tante di quelle emozioni da comunicare… eppure non trovava le parole né la voce, perché dentro di sé sentiva fin troppo intensamente per quegli attimi limitati.
    Interpretando il suo silenzio, Richard continuò: «Sono venuto qui a Parigi perché ho sentito fare il nome di una modista molto famosa e ho sentito la sua descrizione e ho sperato con tutte le mie forze che si trattasse proprio di te. Quando le mie preghiere sono state esaudite sono rimasto perché non sono riuscito più ad andarmene.»
    «Mi dicevo che la mia ansia era dovuta al fatto che non sapevo che fine avessi fatto, se stessi bene, dove ti trovassi, e dal senso di colpa che sentivo per averti respinta quel giorno. Pensavo che sarebbe bastato vederti e sapere che stavi bene per tornare alla mia vita e lasciare te alla tua… ma quando ti ho avuta davanti agli occhi ho compreso che quelle erano solo motivazioni di poco conto. Ho capito anche di non essere mai stato abbastanza forte per resistere ai sentimenti che provo per te ma che anzi, sono stato codardo perché erano troppo intensi e mi spaventavano. Ti ho allontanata per proteggere me stesso e non potrò mai perdonarmelo!»
    Elizabeth gli strinse una spalla. «Non rimproverarti per cose che non puoi cambiare. Tu sei stato solo giusto perché avevi una moglie che dipendeva da te e avevi promesso fedeltà a lei. Sono io quella che ha agito in maniera egoista ed avventata e che non ha tenuto conto dei sentimenti delle altre persone, primi tra tutti i tuoi. Sono venuta a rovesciarti addosso il mio amore ed il mio rimorso pretendendo che rinnegassi un legame consacrato davanti a Dio e che abbandonassi tutto quanto per me. E poi non dimenticare che anche io sono stata debole e ho avuto paura in un momento decisivo: se non ti avessi respinto quella volta che mi proponesti di fuggire insieme, non sarebbe avvenuto tutto il resto.»
    «Era naturale che nutrissi dei timori! Ero solo un ragazzo privo di mezzi e di professione, dopotutto! E tu eri così giovane e soggetta al potere di tuo padre… non avresti potuto agire diversamente. Eppure, nonostante tutto, poi hai trovato il coraggio: hai lasciato tutto e sei venuta da me ma io non ho voluto fare altrettanto!»
    «Non sarebbe stato giusto fare altrettanto» ribatté Lizzy.
    «Forse è così, ma mi sono spesso domandato se fosse più giusto continuare a giacere con mia moglie mentre in realtà, nel mio cuore, desideravo un’altra.»
    Elizabeth taceva mentre una pena profonda le divorava l’animo.
    «Ho scelto Amanda perché ti somigliava in qualche modo: aveva il tuo stesso colore di capelli. Ogni volta che li vedevo pensavo alla brillantezza che assumevano i tuoi sotto i raggi del tenue sole primaverile. Allora ero pazzo di gelosia perché tuo padre aveva predisposto che sposassi St. James e tu non ti eri ribellata. Sono scappato nella tenuta del Northumberland per starti lontano e cercare di dimenticarti. Ma lì ho trovato Amanda che era così fragile e sembrava avere così bisogno di attenzione. Mi illudevo che se fossi stato indispensabile per lei allora avrei potuto scordarmi di te più facilmente: se mi fossi buttato anima e corpo nel prendermi cura di qualcun altro, avrei sofferto di meno e mi sarei ritenuto meno inutile. Tu non sembravi avere bisogno di me. Eppure, ho inconsciamente rincorso la tua immagine, ero restio a lasciarti andare del tutto.»
    «Avevo bisogno di te, invece. Ne avevo bisogno come l’aria e come il cibo. Ed è per questo che non sono riuscita ad andare fino in fondo con quel matrimonio imposto. E per lo stesso motivo è passato molto tempo prima che fossi di nuovo in grado di sentire ed apprezzare ciò che mi stava intorno, dopo la mia partenza dall’Inghilterra.»
    Con un sussurro, Richard si chiese: «Riuscirai mai a perdonarmi per tutto quello che ti ho fatto?»
    «E tu? Riuscirai a perdonare me?» ricambiò la domanda con un sorriso.
    «Non ho nulla da perdonare.»
    «Beh, neanch’io!»
    Si guardarono un attimo accigliati prima di scoppiare a ridere.
    «Voglio che sia tua la madre di Lucy. Sta crescendo e ha bisogno di una donna che si prenda cura di lei.»
    Fingendosi oltraggiata, Lizzy esclamò: «Non sarai venuto solo perché ti serve una mamma, vero?»
    Lui rise scuotendo la testa. «Mi pare di avere abbondantemente spiegato la parte in cui parlo dei miei sentimenti impossibili per te. Quello che volevo dire è che, se non sarai tu, quella povera bambina sarà costretta ad essere cresciuta dalla sua balia.»
    «Non sia mai! La mia era una tipa piuttosto odiosa, non farei mai un tale sgarbo a quell’angelo!»
    «Quindi è un sì?»
    «A che cosa?» finse di non capire.
    «Se mi vuoi sposare.»
    «Non mi ero accorta che me lo avessi chiesto.»
    Con un ghigno divertito lui le chiese: «È il tuo modo di farmela pagare?»
    «No, solo quello di prenderti in giro. O chissà, di spingerti a dichiararmi un’altra volta il tuo amore.»
    «Lo farò. Lo farò ogni giorno!» le strinse le mani in una presa d’acciaio. «Ti amo, Lizzy. Ho bisogno che tu mi stia accanto, ora e per sempre, perciò ti chiedo di acconsentire a diventare mia moglie. Mi sposerai?»
    «Sì, Richard. Aspettavo da tutta una vita che tu me lo richiedessi.»
    Si avvicinarono lentamente, scrutandosi negli occhi, leggendo l’uno dentro l’altro le intense emozioni che stavano provando, impossibili da esprimere. Le loro labbra si unirono ricordando il candido contatto di tanto tempo fa, quando ancora giovani ed innocenti speravano in un futuro radioso pieno d’amore e di tenerezza, tutto da vivere insieme.
    La vita non era stata molto clemente con loro: avevano fatto scelte sbagliate, preso decisioni con un pessimo tempismo; si erano amati, allontanati, rincorsi e rimpianti ma nonostante tutto il tempo e tutti i cambiamenti, i loro sentimenti erano rimasti immutali nel loro fulcro interiore. Erano anzi divenuti più consapevoli e più profondi: l’amore di gioventù era diventato un amore adulto, forgiato dalle prove della vita e capace di resistere alle future prove del tempo.


    Edited by Ryo13 - 12/4/2013, 10:59
     
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    «È stata una sorpresa scoprire che vostro padre si fosse arreso e avesse abbandonato le ricerche. Ho saputo che mi ha disconosciuta.»

    vi

    Non l'ho trovata per niente smielata, anzi lo trovata perfetta (vabbè io sono di parte per il genere :P).
    Mi è sembrato di leggere un'opera di Jane Austen: il tuo modo di scrivere, l'ambientazione del '800 e il fiinale (quando l'ho letto mi è comnciato a battere forte il cuore ad ogni parola che le rivolgeva) mi ha fatto adorare la tua os.

    Complimenti Rituccia :heart:
     
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    Stilisticamente impeccabile, veramente una storia ben scritta. La prima parte mi è piaciuta molto, ma la seconda... Se devo essere sincero mi è sembrata più forzata, più artificiosa, come come in uno di quei drammoni ottocenteschi dal lieto fine. Non è che il lieto fine sia il problema, però mi pare che si risolva tutto facilmente... troppo facilmente. Forse la storia avrebbe dovuto essere approfondita, però capisco che non potevi dilungarti troppo per un racconto. Brava comunque! ^^


    CITAZIONE
    Le mie cose sono rimaste incuistodite,

    incustodite*
     
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    Concordo con Sanda e con Stef, la storia mi è piaciuta, anche lo stile di scrittura, però il finale è stato un po' troppo veloce.
    Nel senso che non sarebbe stato così facile per loro due ritrovarsi e soprattutto unirsi in matrimonio, non nell'epoca di riferimento. Però va bene anche così ^^
     
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    Grazie per i commenti, le critiche e anche le segnalazioni di errore xD
    A sorpresa, anche per me la fine è sembrata precipitosa e ammetto che in origine l'avevo immaginata diversa da così, solo che avrebbe occorso più spazio ed ero in dubbio che si sarebbe più potuta definire "romantica" come genere.
    Siccome dovevo anche partire, alla fine ho optato per concluderla e postarla anche perché ho ancora in fila una shot da scrivere per l'altro contest ^^
    @Bea, magari non passa dalla shot però la difficoltò di ritrovarsi c'è stata perché sono passati anni in cui lui non ha avuto notizie di lei nonostante le ricerche :') Non potevo dilungarmi anche su quel punto, quindi l'ho messo un po' a riassunto ma penso che passare 6 anni a cercare una persona per tutta l'Europa costituisca un bel problema ahahah Ciò non toglie che in effetti, dalla lettura, sembra tutto troppo facile... però questo ritengo sia dipeso dalla mia incapacità di resa piuttosto che da una mancanza logistica: se avessi fatto una storia a capitoli allora avrei potuto raccontare di come lui si fosse tormentato al pensiero di lei lontana e della moglie che faceva affidamento su di lui a casa... oppure di come si sia spesso messo in viaggio per cercare delle tracce e di come magari non l'abbia mancata per un pelo, ecc ecc... insomma, si poteva scrivere un secondo libro de 'I promessi sposi'! ahahahahaha x°DD
    Per quanto riguarda il matrimonio, sarei pienamente d'accordo con te se la storia riguardasse una classe sociale borghese o povera (che magari si sposavano puntando alla possibilità di acquistare un titolo o ulteriori ricchezze materiali) ma il protagonista è un titolato, un conte e, anche se non lo dice specificatamente, anche lei fa parte di una famiglia nobiliare: è una signorina di buona famiglia. Dato lui è vedovo e non soggetto alla volontà paterna, ricco e nobile poteva sposare praticamente chi voleva: persino una borghese, anche se avrebbe probabilmenta causato scandalo. In questo caso, il fatto di sposare una nobile ripudiata dalla famiglia che si è per giunta messa a lavorare non era un gran problema: il bel mondo perdonava facilmente a patto che si conservasse la nobiltà di sangue ^^
    Non so se lo sai, lo dico a titolo d'esempio, ma chi aveva un titolo poteva anche richiedere una licenza speciale di matrimonio e con un foglio sposarsi dove e soprattutto quando voleva. Camminava con questo foglio in tasca e poi lo tirava fuori davanti un prete ed era fatta! Invece normalmente avrebbe prima dovuto stilare un accordo matrimoniale con la famiglia di lei, dare la parola e poi fare le pubblicazioni delle nozze sul giornale; far passare il tempo stabilito e solo allora sposarsi con tutti i sacramenti XD eheh
    Balla la vita dei nobili, eheh!

    Ps. magari alla fine del contest, comunque vadano le cose, potrei postare la vera fine che avevo pensato per questa storia, anche se probabilmente Sanduccia darebbe fuoco al computer ahaha XD
     
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    Tesoruccia mia, nipotina mia, finalmente riesco a trovare un attimo per commentare ** dunque, è davvero un peccato che sia solo una one - shot perché di materiale e argomentazioni ne hai a palate. Poi sei brava, hai potenziale, e riesci sempre a giostrarti nelle ambientazioni, nella scelta di nomi e conversazioni.
    Bravissima <3
     
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    Grazie Cinciiii *v*
    Magari se avessi avuto un po' più di tempo avrei potuto fare meglio ^^ come ho spiegato sopra, immaginavo la storia in modo diverso ma la limitatezza di spazio e tempo ha influenzato molte mie scelte **
    Comunque sono contenta che tu abbia apprezzato quel che alla fine è venuto fuori <3
    *abbraccia*
     
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  8. Storm
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    (oibò, son nuova da queste parti e non ci conosciamo, ma dico la mia lo stesso XD)
    Molto bella, complimenti *-* Mi è sembrato davvero d'essere tornata indietro nel tempo, i tormentati amori ottocenteschi *-* La prima parte mi è piaciuta davvero molto (solo io mi sono preoccupata di quei poveri cavalli zoppi lasciati a morire in una tormenta?), poi ho tanto apprezzato come la protagonista è riuscita a ricrearsi una vita partendo da zero, senza avere nessuno al suo fianco ad aiutarla o incoraggiarla...mica è facile. Il finale è molto dolce, ogni tanto un lieto fine ci vuole :heart:
     
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    Visto che sei nuova, piacere di conoscerti e benvenuta! *allunga la mano* xD
    Grazie per il bel commento! <3 Sono contenta che la storia ti sia piaciuta!
    Per quanto riguarda i cavalli... beh, a proposito di "sapore dell'ottocento"... non l'ho scritto perché era troppo crudele, ma quando un cavallo rimaneva zoppo o ferito in modo irreversibile veniva ucciso per risparmiargli il dolore ma anche perché poi ai padroni non serviva più ù.ù lo so... che fine triste...
     
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  10. Storm
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    Grazie per il benvenuto :happytwo: *ricambia la stretta di mano* :occhidolci: (e ti ammalio pure XD)
    Dovevo pensarci che all'epoca avevano tutt'altra mentalità -.-" (e risorse) Grazie per il chiarimento (immaginavo comunque che avessero fatto una fine non troppo bella ç__ç) :excl:
     
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  11. sylvain.
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    Finamente ho trovato il tempo di leggerla! che dire, questo genere di storie mi appassiona, ho un debole per jane eyre e lei me lo ricorda molto! Ammetto che sono stata tentata di chiudere, stavo già percependo nell'aria l'abbandono definitivo, ma poi mi hai sorpresa, e per fortuna!!
     
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    CITAZIONE (Storm @ 2/7/2013, 16:08) 
    Grazie per il benvenuto :happytwo: *ricambia la stretta di mano* :occhidolci: (e ti ammalio pure XD)
    Dovevo pensarci che all'epoca avevano tutt'altra mentalità -.-" (e risorse) Grazie per il chiarimento (immaginavo comunque che avessero fatto una fine non troppo bella ç__ç) :excl:

    uuuh ù.ù esatto! purtroppo era così... anche se anche oggi ancora a volte è così ma quando il danno può far soffrire molto un cavallo... hai mai visto il film "l'uomo che sussurrava ai cavalli"? Beh, la stroria parla di un cavallo che si ferisce gravemente a causa di un incidente. Tutti consigliano di uccierlo per non farlo soffrire e anche perché è mentalmente irrecuperabile e bizzoso... però la proprietaria non vuole e la madre di lei trova un uomo che possa rimetterlo in sesto e cucarlo ^^
    è bellissimo quel film! <3

    CITAZIONE (sylvain. @ 4/7/2013, 23:10) 
    Finamente ho trovato il tempo di leggerla! che dire, questo genere di storie mi appassiona, ho un debole per jane eyre e lei me lo ricorda molto! Ammetto che sono stata tentata di chiudere, stavo già percependo nell'aria l'abbandono definitivo, ma poi mi hai sorpresa, e per fortuna!!

    Ahahahaha Jess! XDD mai lasciare in asso una storia ù.ù non si sa mai quello che trovi nelle ultime righe! ahahah XDDD
     
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  13. Storm
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    CITAZIONE (Ryo13 @ 5/7/2013, 16:38) 
    uuuh ù.ù esatto! purtroppo era così... anche se anche oggi ancora a volte è così ma quando il danno può far soffrire molto un cavallo... hai mai visto il film "l'uomo che sussurrava ai cavalli"? Beh, la stroria parla di un cavallo che si ferisce gravemente a causa di un incidente. Tutti consigliano di uccierlo per non farlo soffrire e anche perché è mentalmente irrecuperabile e bizzoso... però la proprietaria non vuole e la madre di lei trova un uomo che possa rimetterlo in sesto e cucarlo ^^
    è bellissimo quel film! <3

    Non l'ho visto, queste storie con gli animali che soffrono mi fanno sempre una tristezza...ma se c'è il lieto fine, allora, corro a vederlo in streaming XD
     
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    Ehehehe per il cavallo il lieto dine c'è, te lo posso dire senza fare spoiler XD ahaha
     
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  15. Storm
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    Ahahahah okay, questo è l'importante u.u vai cavalluccio **
    Scusa se ho deviato la conversazione sui cavalli e non più sul tuo racconto D:
     
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17 replies since 2/4/2013, 22:44   267 views
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