Indissolubile

01. Novembre 2010;

3 Novembre

Continuavo a odiarlo, a non voler sentire nominare il suo nome, a non voler vedere il suo volto mai più. Lo odiavo, profondamente. Tutta la mia rabbia si raccoglieva sempre verso lo stesso, unico, obiettivo. Lui.
E non perché mi avesse fatto qualche torto particolare.
Lo odiavo perché sapeva farsi amare da me, mentre io non ero capace del contrario.
Sì perché te dicevi di tenerci a me ma io lo sapevo che non era vero. Perché per te lasciarmi andare sarebbe stato facile, io invece sono ancora qui, aggrappata a quel che resta di te, destinata a vederti andare sempre più lontano.
Le persone non riescono mai a vedere abbastanza a fondo.
Non come sapevi fare tu.
Questo lo so per certo da quando mi dissero chiaramente che esistono due me.
Una che scrive, in grado di tenersi affianco le amicizie. Probabilmente anche in grado di affascinare le persone.
L'altra senza quel stramaledetto computer, meno brava con le parole, più timida, meno capace di attirare le persone a sé, anzi con la capacità opposta.
Ma questo io non l'ho mai capito.
Non sono mai stata diversa da me stessa, non posso solo essere entrambe? In una sola?
Forse è solo più facile dare vita alla propria anima con le parole.
E lentamente le persone si allontanano perché sanno che la vera persona non riesce a reggere il confronto con le proprie parole.
Ma tu, tu m’avresti visto come una persona sola. Io lo so. Te m’avresti amata lo stesso, con tutti i miei difetti e avresti capito la mia paura, la mia difficoltà a lasciar vedere agli altri quello che sono tanto brava a scrivere.
Te m’avresti solo abbracciata e m’avresti detto che sì, avevi capito tutto e che non te ne fregava niente. Che superavo tutte le tue aspettative, che gli rendevo onore. Che non dovevo competere contro un’idea di me stessa che avevano gli altri.

22 Novembre

Mi sono sentita spesso come chiusa dentro un gigantesco oblò: centrifugata, schiacciata, sgualcita come dei semplici vestiti, alla mercé degli occhi altrui, pronti a giudicare ogni piccola macchia di peccato sulla pelle.
Quegli occhi volevano solo strofinarmi con la candeggina, strapparmi via di dosso qualsiasi desiderio impuro, qualsiasi peccato che la loro mente classificasse come tale.
Dovevano volermi lavare via le emozioni con tutte le volte che mi hanno sommersa nei loro gelidi sguardi, dovevano volermi pura come mai sono stata, con tutte le volte che mi hanno schiacciata, centrifugata, sgualcita, neanche fossi la loro maglietta preferita.
Dimmi, sono mai stata la tua maglietta preferita? Quella da cui non ti separi mai, neanche dopo che s’è scolorita, scucita e ha perso tutto il suo fascino?
Diresti di sì ora, per farmi felice. Ma lo sapremmo entrambi che menti. Perché se tu non mentissi allora potrei chiederti: perché alla fine m’hai buttata via?
Continuo ancora oggi a credere che con lo sguardo le persone possano attraversarmi la carne, fissarmi le ossa, violarle con i loro occhi pieni di pregiudizi.
Se potessi rivestire ogni singolo osso che mi appartiene con una pellicola, coprirlo, proteggerlo, probabilmente lo farei.
Anche solo per smettere di sentire sguardi che perforano la carne. Anche solo per illudermi con la sensazione di inviolatezza che mi scorrerebbe nelle vene.
Probabilmente la cosa che più mi spaventa è smascherarmi agli occhi degli altri, lasciarli entrare talmente tanto da superare perfino quella barriera ossea, sfiorando qualcosa di incorporeo come l'anima.
E sai perché ne avrei paura? Perché a te lo avevo permesso, di sfiorarmi l’anima. Ma a te non te n’era fregato niente. E quindi se ho queste paure ora è solo colpa tua. Perché non se ne vanno più.
Sei la fonte del mio dolore, delle mie insicurezze, della mia solitudine.
E nonostante tutto, ancora oggi io sono terribilmente tua.
Mi mancano i suoi fiumi di parole ininterrotti, e le sue battute stupide ed i miei finti insulti che volano da tutte le parti. Mi manca la sensazione di averlo accanto. Mi manca poterlo sentire ogni giorno. Vivere con la consapevolezza che ci sarà.
Mi manca come al cuore mancherebbe il suo battito.
Come al girasole il suo sole.
Come alla terra la luna.
Ma forse eri solo un meteorite che ha orbitato per un po’ nel mio cielo e poi se n’è andato, senza lasciare traccia se non il ricordo che un tempo, forse, c’era stato. Un po’ come un sogno, un po’ come una fantasia.

30 Novembre

Continuavi ostinatamente a sporcarti le mani con la mia essenza, continuavi ad attaccarti alla mia carne quasi come avrebbe fatto un cannibale.
Ostinatamente mi chiamavi vita, dimenticandoti persino che fossi poi una persona come te.
Ma è così totalmente sbagliato annullarsi per la persona che si ha accanto, attaccarsi a lei come se fosse una macchina in grado di tenerti in vita.
E' così stupido dipendere da qualcun altro che in qualsiasi momento può uscire via dalla tua esistenza immergendola nel buio più profondo.
E con quanta più insistenza ti aggrappavi a me più io mi allontanavo, più io cercavo aria all'interno di quella camera a gas del nostro rapporto.
Di me nelle tue mani alla fine non è rimasto niente. E di te a me è rimasto solo l'amaro sapore sulle labbra.
Mi piaceva immaginarti così. Come incapace di vivere senza di me. Come qualcosa di opprimente.
Ma queste frasi parlano più di me che di te. Il tempo me l’ha dimostrato.
Non m’è rimasto niente di te fra le mani. Ed ho anche l’amaro in bocca.


Guardando indietro a quei giorni mi sento una persona totalmente diversa, lo sai?
Perché parlo di te da sempre, anche senza accorgermene, però non ricordo mai cos’ho scritto di te, o di me, o di quel che è stato.
Ricordi quando ci scrivevamo e mi citavi cose che avevo detto ed io non le ricordavo mai? Dovevo sempre andare a rileggerle e a rifarle mie ancora una volta.
E’ così ancora adesso. Anche oggi, dopo tutto questo tempo, continuo a dimenticare le parole che metto nero su bianco. Lo faccio con qualunque cosa.
E poi a volte torno indietro, mi rileggo e mi riscopro. In realtà mi sembra sempre di leggere di qualcun altro.
Una ragazza un po’ come me che stranamente è in grado di parlare di quel che sento io, ma lo fa meglio, con parole che io non sarei mai riuscita ad usare in quella sequenza.
E’ così brava, sembra che mi legga dentro. E vorrei conoscerla. Ma non la conosco.
Forse le persone che dicono che ci sono due me non hanno poi così torto.
Io mi dimentico di me stessa. E tu ora ti arrabbieresti, mi tratteresti male come facevi sempre per scuotermi.
Come quando ti dissi che tu non potevi capirmi, perché tu non avevi mai passato quello che stavo passando io.
E invece lo avevi passato. E potevi capirmi. E quindi mi trattavi male perché diavolo, se ce l’avevi fatta tu allora perché non potevo farcela anche io?
E ora saresti incazzato nero perché non sono andata avanti, anche se te l’avevo promesso.
Ma avresti dovuto saperlo. Io non vado mai avanti. Io vivo di passato, anche quando non lo ricordo come è stato veramente.
Ancora oggi ricordo il tuo piatto preferito.
E sorrido senza sapere perché. Cosa c’è di speciale in un piatto preferito?
Ma sono quelle cose che sembrano inutili a divenire speciali.
Che poi non mi hai mai spiegato cosa ci trovassi di particolare in uno stupido piatto di minestra. E’ semplice. Lo fanno tutti allo stesso modo. Non è il tipo di piatto che ti aspetteresti.
Ma forse era per questo che ti piaceva. E’ un piatto lineare che non ti tradisce mai: avrà sempre lo stesso identico sapore.
Tu hai per me lo stesso identico sapore di sempre.
Mentre ti scrivo sento la musica, l’ho sempre fatto, ricordi?
La musica è molto cambiata, sono cresciuta un po’, anche se non sembra.
Però questa canzone non ti piacerebbe.
Ho questo difetto: immagino sempre che a te non piacerebbe mai niente di quel che piace a me.
Forse perché ho la convinzione che non ti sia mai piaciuta io, la mia anima e le cose che avevo da dire e da raccontarti.
E allora di conseguenza non possono piacerci le stesse cose.
Sai cosa mi chiedo ancora? Perché hai sentito la necessita di mentirmi.
Di cosa avevi paura? Che non ti avrei rivoluto nella mia vita?
O forse era me che non volevi nella tua? Non volevi che io sapessi che fossi tu perché non volevi che mi incollassi di nuovo a te, come una piovra?
Tu volevi davvero che io andassi avanti, lo so. Ma guarda dove siamo ora.
E ancora non capisco come tu abbia anche solo lontanamente potuto credere che non t’avrei riconosciuto, che non avrei capito che eri tu, quel tizio sconosciuto che parlava come te.
Ho bevuto le tue parole per anni. Io ti amavo, e non lo sapevi, okay. Ma io ti avrei riconosciuto in mezzo a mille altri.
Saprei ritrovarti anche ora se leggessi qualcosa scritto di tuo pugno. Ti giuro, ci riuscirei.
Perché tu sei parte di me e le tue parole mi chiamano anche quando non parlano di me.
Riconoscerei più una tua frase che una mia.
Non è ridicolo?
Ti rispondo io. E’ ridicolo.
Sono ridicola.

B.

note: come dicevo, le parti normali sono le vecchie note e quindi corrispondono a delle pagine di diario, anche un po' sconnesse, risalenti a quei giorni e a quegli anni. Le parti in corsivo sono invece quelle scritte da una me al presente. Quindi trovate delle frasi riferite proprio a quello che ho scritto un tempo e, alla fine della raccolta del mese c'è proprio una parte riflessiva.
Vorrei mantenere questa struttura anche per gli altri capitoli, con la riflessione finale di una persona più "vecchia" di tre anni :3
Pubblico a razzo perché boh, sono così XD Quando inizio una nuova storia mi lascio un po' prendere e scrivo come un'ossessa xD
Poi soprattutto non vedo l'ora di far leggere a qualcuno il prossimo perché c'è qualcosa di veramente personale dentro e niente... mi emoziona l'idea di condividere tutto questo con qualcuno ♥