La farsa.

One shot | storico, letterario, filosofico | verde

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  1. felicie
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    La farsa



    _autore: felicie (alias Sara)
    _genere: storico, letterario, filosofico (?)
    _rating: verde
    _tipologia: one-shot
    _breve descrizione: questa storia ha come tema il doppio, il problema di trovare il proprio posto nella società e propone una soluzione possibile (ma è veramente una soluzione?)
    _note: vorrei solo far notare una cosa: Foucrel, Riols de Fonclare (la u serve per la pronuncia). Inoltre la parola Fou in francese significa folle.


    Novembre 1871, Parigi.


    La notte aveva coperto la città col suo impenetrabile manto nero e nel cielo cominciavano debolmente a brillare le prime stelle. La strada era pressoché in penombra; la sola fonte di luce proveniva da quell’unico lampione che la vecchia guardia notturna aveva acceso poco tempo prima.
    Foucrel respirò la frizzante aria autunnale, stringendosi nel cappotto pesante. Si incamminò per la via con passo tranquillo, ma deciso. Odiava doversi affrettare, trovava che gli orari fossero solo una sciocca convenzione, inventata da qualche matematico nella sua folle illusione di poter controllare il tempo. Non gli piacevano gli uomini di scienza. E quale pazzia era mai quella? Controllare il tempo…!
    Foucrel sorrise con superiorità. Questi uomini, questi inventori, che credevano di mostrare la realtà, di distinguere tra il vero ed il falso, con la scienza…! Egli non era un uomo rigoroso, ma era convinto che ad ognuno spettasse il proprio mestiere ed ad ogni mestiere le sue competenze. Non era forse la poesia, la letteratura, la filosofia, le discipline più nobili, che dovevano occuparsi della verità? Che apporto avrebbe mai potuto donare la scienza, la quale studiava i fatti, i movimenti, le origini? A cosa sarebbe servito sapere (o per meglio dire, presumere) che durante i millenni l’uomo si era evoluto, che da semplice scimmia aveva assunto le fattezze che oggi conosciamo? Cosa aveva apportato? Aveva svelato una verità? Aveva aiutato l’uomo a cogliere la profonda essenza della realtà? Certamente no, era solo una mera supposizione ininfluente. Come sapere che alcune specie floreali potevano essere rosa pallido, mentre altre blu cobalto. Assurdità, assurdità, pensò con ironia.
    Entrò nella coltre nebbiosa che avvolgeva le vie di quel freddo Novembre, per percorrere le strade di Parigi. Ah, Parigi!
    Stava per abbandonarsi ad una riflessione sulla bellezza della città più raffinata del mondo, quando pestò qualcosa di duro e scivoloso. Si fermò per controllare che le sue preziose scarpe nere non fossero state danneggiate quando, scostato il piede, si rese conto che l’oggetto in questione era una piccola pallottola sferica. La prese con due dita e l’avvicinò per poterla osservare meglio. Un’ombra scura attraversò il bel viso di Foucrel e terribili immagini riaffiorarono nella sua mente, come corpi morti sull’acqua. Una sola parola: la Comune. Ricordava gli avvenimenti di qualche mese prima con vividezza straordinaria, come se potesse riviverli da un momento all’altro.
    Si guardò intorno con aria indagatrice, le folte sopracciglia contratte e lo sguardo concentrato. Riconosceva quel luogo. Rivide i soldati sparare contro il popolo e rivide il popolo che, rubate le armi all’artiglieria, rispondeva agli attacchi. Le donne cercavano di proteggere i loro piccoli nascondendoli inutilmente dietro la loro figura. Rivide i cadaveri per le strade. Ma ciò che era più vivido, ciò che poteva ancora vedere, che a volte tormentava ancora il suo sonno, era il sangue. Sangue ovunque: sui muri, sulle case, sulle strade… Ricordò le urla ed i gemiti dei feriti, i loro corpi maciullati e calpestati da chi fuggiva e da chi combatteva. Si vide correre verso un rifugio, la spalla sanguinante, la pistola ormai scarica…
    Si avvicinò ad una casa, ne osservò la finestra al primo piano. Pochi mesi prima, c’era un bambino di otto o nove anni nascosto là dentro, la piccola mano sporca appoggiata al davanzale, il viso seminascosto ed i capelli incrostati di sangue. Ricordò di aver incontrato il suo sguardo per un lungo ed intenso istante, quei grandi occhi azzurri macchiati di paura, quelli di chi sa di essere prossimo alla morte, ma che chiede ancora pietà…
    Foucrel si sentì percorrere da un brivido. Trasalì. Quando riprese a respirare dalle sue labbra uscì una piccola nuvola di fumo, chiaro se non fosse stata notte.
    Si sfregò le mani gelate e riprese a camminare, la mente concentrata su qualche ora prima.
    « Singolare averci definito dei Peaux-Rouges criards, Rimbaud, veramente singolare. »
    « Non dovete ringraziare me, Foucrel, ma la stampa estera. I parigini, questi uomini che si battono per i loro ideali, dei Pelle-Rossa urlanti? Parlare così della Comune…? Attonito. Ecco com’ero. »
    Il giovane Arthur Rimbaud era comodamente seduto su una poltrona di broccato color senape; aveva le gambe accavallate e fumava una pipa. Lo sguardo era vagamente annebbiato, chiaro segno che l’effetto dell’oppio cominciava a farsi sentire. Davanti a lui vi era un prezioso tavolino di ebano, intarsiato d’avorio, che reggeva una teiera di porcellana cinese ed alcune tazze dello stesso servizio. Sul pavimento vi era un tappeto importato dall’Arabia con le fantasie tipiche mediorientali. Il salottino, abbastanza piccolo per definirsi intimo, era tuttavia sufficientemente grande per contenere un modesto numero di
    persone elette. Vi erano ai lati delle piccole nicchie, contenenti statuette di marmo raffiguranti divinità greche, e le pareti, anch’esse di broccato, erano coperte, laddove erano presenti le finestre, da tende di seta rossa. Tutto era straordinariamente esagerato, a partire dal fatto che il tutto si trovava in quella che una volta era stata una spoglia soffitta, ora completamente trasformata.
    L’aria era pesante a causa del fumo e dello spazio ristretto.
    « Dunque avete letto il mio
    Bateau Ivre ». La voce di Rimbaud era lenta e calma.
    « Certamente. Come tutti. Sembra che abbiate riscosso particolare successo. »
    « Ditemi cosa ne pensate
    voi » mormorò, aspirando dell’altro oppio.
    « Dico che dovete aver fumato parecchie
    pipe prima di scriverlo. Oh, anche durante, s’intende. » disse Foucrel, sorridendo ironicamente « Molto De Quincey, direi » .
    « Ovviamente lui è un maestro ».
    « Siete il solito burlone, Foucrel ». Un Paul Verlaine accigliato si avvicinò appoggiando la mano sulla spalla del suo giovane beniamino; nell’altra mano un bicchiere di cristallo contente un liquido ambrato.
    « Così mi fate sembrare quasi apprezzabile, potreste commuovermi », rispose sorridendo Foucrel, versandosi del tè.
    « Oh, non vorreste qualcosa di più forte? », domandò Rimbaud, facendo un cenno al bicchiere dell’amico.
    « Temo di dover declinare l’offerta, ho un impegno tra poco ».
    « Ve ne andate così presto? » chiese Verlaine, senza nascondere la nota di approvazione.
    Foucrel fece scivolare lo sguardo al di là dei due
    Maledetti, soffermandosi sui compagni in maniche di camicia, sdraiati o seduti sul parquet. L’alcol che scorreva a fiumi e le ragazze in deshabillé lo tentavano; tutto ciò era infatti per lui fonte di straordinaria attrazione, come se ci fosse un legame che lo spingeva verso quella vita folle e dissoluta. Quella vita sganciata dal mondo reale, dal tempo, dallo spazio, dove esistevano soltanto loro e la soddisfazione dei sensi, dei loro desideri più oscuri, dove non si era costretti a rispettare le convenzioni né seguire ciò che era giusto, dove regnava indiscusso il piacere e la sua soddisfazione
    Inspirò il forte odore di oppio. Sorrise. « Temo proprio di sì ».
    « Voi siete un enigma, signore » disse Rimbaud alzandosi e porgendogli degli scritti « Vi prego di leggere questi. Sono i nuovi versi a cui sto lavorando. Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione ».
    Foucrel li prese, salutò e si allontanò.
    Prima di lasciare la stanza, vide Verlaine chinarsi su Rimbaud, sussurrargli qualcosa all’orecchio ed allontanarsi insieme a lui.
    Foucrel sorrise ed uscì nella gelida aria notturna.

    Ah, che vita, la sua! Loro, quella modesta manciata di uomini, così fuori dagli schemi, così ribelli, così liberi, i maledetti… Loro avrebbero scritto la storia. Erano gli eredi degli antichi, avrebbero superato e perfezionato i parnassiani, loro…!
    Foucrel ripensò a quella vita dissoluta, che tanto faceva parlare la borghesia altolocata e quel che restava della nobiltà, quella vita che tanto scandalizzava…
    Grandi ed incompresi, erano emarginati dalla vita parigina, si erano isolati con le loro stesse mani. C’era una parte del suo animo che provava un’attrazione altrettanto malsana quanto forte per questo tipo di vita. Il disprezzo per le regole e gli obblighi, quello faceva di loro i geni incompresi, i figli diseredati, i reietti della società…
    Foucrel si fermò davanti ad una casa di dimensioni impressionanti. Le finestre alte erano illuminate e, nonostante gli spessi muri, si poteva udire la musica ed il chiacchiericcio eccitato.
    Si sistemò il cappotto e lisciò i costosi pantaloni. Suonò.
    Una vecchia domestica aprì il portone quasi immediatamente. Sapeva che a loro non piaceva aspettare. Sorrise maternamente.
    « Buonasera, Marie ». Erano anni che la conosceva. Era sempre un piacere vederla; la dolce domestica degli Absolut de la Gastine…
    « Buona sera Monsieur Riols de Fonclare. » salutò lei, togliendogli il cappotto.
    Sorrise sentendo pronunciare quel nome: una parte di lui era ancora Foucrel, sebbene egli sapesse che aveva cessato di esserlo nel momento in cui aveva messo piede in quella sontuosa dimora.
    Superò l’atrio dell’ingresso e si diresse verso la fonte della musica e del chiacchiericcio. Entrò nel salone.
    L’orchestra stava suonando il valzer, mentre le dame ed i gentiluomini danzavano in maniera impeccabile. Tutto era luminoso e luccicante, a partire dall’enorme lampadario in cristallo che brillava sul soffitto. Il pavimento in marmo, le pareti bianche con decorazioni dorate, le strette e lunghe finestre incorniciate da tende di velluto azzurro e soprattutto l’enorme stemma della famiglia degli Absolut de la Gastine, collocato in fondo al salone, contribuivano a creare quest’atmosfera luminosa ed elegante.
    Le donne portavano preziosi abiti all’ultima moda e gli uomini indossavano distinti completi formali. Poteva distinguere tra gli invitati alcuni tra gli uomini più ricchi e potenti di tutta la Francia.
    Osservò l’intera scena con uno sguardo compiaciuto, come se tutto ciò che era lì fosse stato creato da lui e per lui. Era così, quello era il suo mondo. Così diverso dalla piccola soffitta dei Maledetti! Ma cosa poteva farci? Come era attratto dalla vita dell’emarginato, lo era anche verso il lusso, le buone maniere e gli intrighi della nobiltà. Com’era possibile conciliare quei due mondi così apparentemente opposti? Così in conflitto…! Eppure, egli credeva che in qualche modo essi fossero consanguinei e si cullava nella certezza di appartenere in egual misura ad entrambi.
    Egli non era uno. Non era un semplice uomo. Egli era due, e questo lo rendeva grande. Lo faceva sentire potente, come se li tenesse entrambi tra le proprie mani.
    « Conte! Credevamo non sarebbe più venuto ».
    Riols de Fonclare sorrise amabilmente, prendendo il calice che un domestico gli stava porgendo.
    Sì, lui non aveva bisogno di fingere. Poteva essere sé stesso sempre, che si chiamasse Foucrel il Maledetto o Riols de Fonclare il conte. Il nome era irrilevante.
    In quell’epoca di tumulti politici e sociali, lui era riuscito a trovare un equilibrio tra due forze opposte. Per questo egli si considerava grande.
    Rimbaud continuava a ripetere che la vita era una farsa dove tutti avevano una parte. Lui si domandava: perché sceglierne solamente una?
    « Oh, barone, non potrei mai perdermi un ballo degli Absolut, mai ».
     

    Edited by felicie - 13/10/2013, 14:17
     
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    vorrei solo far notare una cosa: Foucrel, Riols de Fonclare (la u serve per la pronuncia).

    Cioé è una specie di anagramma? Hai messo in grassetto ROEFC, anche senza considerare la U, mancherebbe la L. Mi sfugge qualcosa?


    CITAZIONE
    Peaux-Rouges criards

    Non conosco il francese, mi dici che significa, please?

    CITAZIONE
    Il giovane Arthur Rimbaud

    In questo punto sono diventato tipo così *_____*


    Il racconto che hai proposto mi è davvero piaciuto! L'ambientazione è fantastica, ovviamente hai giocato sulla tua conoscenza della Francia e della letteratura francese per creare un'atmosfera ancora più realistica e il risultato mi pare in effetti molto credibile sotto tutti i punti di vista. Il tema è interessante, il testo è ben scritto, non diventi prolissà né troppo concisa nei vari passaggi della storia e il tuo protagonista, nonostante sembra quasi passare in secondo piano di fronte all'incontro con i due poeti, ritorna alla fine a riprendere il posto che gli spetta con una conclusione a sorpresa in cui si lui rivela essere (a suo dire) superiore spiegandone la ragione (più o meno condivisibile, certamente però un valido motivo narrativo per questo racconto). Davvero brava, complimenti!

    CITAZIONE
    la sola fonte di luce veniva

    Sta meglio "proveniva" secondo me.

    CITAZIONE
    Rivide i cadaveri per le strade. Ma ciò che era più vivido, ciò che poteva ancora vedere,

    Sarebbe meglio evitare il "vedere" poco dopo "rivide" ^^
     
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    Prima una cosa che non c'entra niente: deary, stai usando il form rosso per le storie, ma quello è per le fanfiction :P quello delle storie originali è giallo ^^

    Anyway, io adoro l'ottocento *_* considera che tra i miei libri preferiti ci sono Il Conte di Montecristo e Orgliogo & Pregiudizio ♥ LOL

    @scintilla
    CITAZIONE
    Pelle-Rossa urlanti

    Credo significhi questo :P


    Okay, basta con tutte queste premesse! ù,ù
    La storia mi è piaciuta! Tanto che avrei voluto che ci fosse dell'altro da leggere! ♥
    Hai scelto un bel background per la storia, molto accattivante *^* io ho una sorta di kink per le dualità delle cose XD è quasi una fissazione X°
    Anche io, come il tuo protagonista, credo che si possa essere più di una cosa sola e che non ci si dovrebbe limitare a rientrare in un unica categoria, anzi. A me piacerebbe non appartenere a nessuna categoria, se capisci cosa intendo x°
    Sì, ho una fissazione anche per le etichette, LOL.
    Anyway, bella bella *_*
    Brava ♥
     
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    Oh, hai ragione missà, grazie radioattiva :)
     
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  5. felicie
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    Grazie ragazzi! Apprezzo tantissimo i vostri commenti, gentilissimi ♥ ♥
    Ste... per fortuna che mi correggi!! Però quel rivide/vedere non so come cambiarlo D:
    CITAZIONE
    Cioé è una specie di anagramma? Hai messo in grassetto ROEFC, anche senza considerare la U, mancherebbe la L. Mi sfugge qualcosa?

    Sì mi sono dimenticata di sottolineare la L che handicappata ahah
    Era abbastanza impossibile creare un nome con tutto il cognome, però mi piaceva crearlo dal suo vero nome. Questo crea un legame tra i due ''ruoli'', che saranno anche diversi, ma restano pur sempre indissolubilmente legati.
    CITAZIONE
    Non conosco il francese, mi dici che significa, please?

    Speravo si capisse, è scritto nella battuta successiva, come dice la Bea! Pelle rossa urlanti! È nella prima strofa del Battello Ebbro di Rimb
    CITAZIONE
    Prima una cosa che non c'entra niente: deary, stai usando il form rosso per le storie, ma quello è per le fanfiction quello delle storie originali è giallo ^^

    ancora una volta si riconferma la mia incapacità. Chiedo venia!! Cambio D:
     
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    Ma tranquilla x° può succedere! X°
    Io ogni volta che devo postare una poesia ricontrollo dieci volte il topic perché sono troppo abituata al form arancione ahahah XD
    Secondo me si capiva, è scintilla che dorme in piedi :spettegulessa:

    (ps: mi hai fatto salire l'ispirazione per la OS ♥)
     
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    Questo crea un legame tra i due ''ruoli'', che saranno anche diversi, ma restano pur sempre indissolubilmente legati.

    Mi piace :)

    CITAZIONE
    Però quel rivide/vedere non so come cambiarlo D:

    Per esempio, uhm:

    Ma ciò che era più vivido, ciò che poteva ancora vedere, che a volte tormentava ancora il suo sonno, era il sangue.

    Ma ciò che era più vivido, così impresso nella sua mente da poter riaffiorare ancora ad ogni sguardo e in ogni sogno, era il sangue.

    CITAZIONE
    Secondo me si capiva, è scintilla che dorme in piedi :spettegulessa:

    Non raccolgo la provocazione solo perché io sono superiore a certe cose.

     
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    Che bellla os!! Mi ha colpito veramente per la sua particolarità. E poi il tuo stile narrativo è così scorrevole e coinvolge il lettore.
    Convidido pienamente con ciò che ti hanno scritto Bea e Stè: non mi resta che farti i miei complimenti, davvero!! Poi anch'io come Bea, sono sempre stata affascinata dalla dualità, quindi non potevo adorare questo racconto *^*

    Edited by *Ainsel - 26/10/2013, 16:58
     
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  10. *MarÏe
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    CITAZIONE
    « Dunque avete letto il mio Bateau Ivre ». La voce di Rimbaud era lenta e calma.
    « Certamente. Come tutti. Sembra che abbiate riscosso particolare successo. »
    « Ditemi cosa ne pensate voi » mormorò, aspirando dell’altro oppio.
    « Dico che dovete aver fumato parecchie pipe prima di scriverlo. Oh, anche durante, s’intende. »

    Penso che chiunque abbia letto per la prima volta "Bateau Ivre" abbia avuto questa netta impressione! :D
    Risate a parte, passiamo al serio. Mi ha sempre affascinato il lato oscuro e sregolato latente in ognuno di noi, e i Maledetti furono la loro massima espressione; poter sbirciare uno spicchio della loro vita e dei loro pensieri incarnati nel conte Foucrel è stato incredibile!
    Il contrasto che, allo stesso tempo è unione, tra Foucrel e il conte Fonclare è incredibile; una cosa veramente difficile da ottenere che qui è stata raggiunta!
    CITAZIONE
    Egli non era uno. Non era un semplice uomo. Egli era due, e questo lo rendeva grande. Lo faceva sentire potente, come se li tenesse entrambi tra le proprie mani.

    Ho amato questo passaggio.
    Ottimo anche il titolo, rende appieno l'essenza del racconto stesso. Complimenti, complimenti e complimenti!
     
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  11. sylvain.
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    Mi domando, perchè non l'ho letta prima? Questa oneshot dovrebbe essere una storia a capitoli, crea dipendenza! I luoghi, personaggi (ho una specie di fissazione per i personaggi dissoluti che alla fine della storia si redimono, ma anche no, ci piacciono pure così!) , la trama in cui sembrava di vivere tutto in prima persona, molto bella, davvero! Non è che ci fai un pensierino a renderla a capitoli? :si:
    E sopratutto questa cosa di avere due entità nella stessa persona, ah, lo ADORO, sappilo!
     
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  12.     +1   -1
     
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    Ho appena finito di leggere questa shot! Complimenti saruccia <3 Si passa agevolmente da un argomento all'altro, proprio mentre lui passeggia, come se i pensieri si convertissero come le pietre sull'asfalto, sfilando tute ad una ad una, ma tutto pur sempre collegate in un unica via anche se diverse.
    Il passaggio dalla riflessione sulla letteratura e le scienze fa da contrasto coi ricordi molto più reali e cruenti delle lotte sanguinarie a Parigi; anche passato e presente si mischiano in un tutt'uno coerente anche se misto, soprattutto quando ricorda l'incontro con i Maledetti! Insomma... la dualità del personaggio si riflette molto bene sulla struttura di tutto il racconto, così come è ben visibile anche il collegamento tra le parti diverse e apparentemente contrastanti... quell'equilibrio di cui parlava il protagonista, che si ammira per avere raggiunto ^^
    Complimenti, è bellissima!! XD
     
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  13. Storm
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    Arrivo tardi, quando è già stato detto tutto e non mi resta che quotare gli altri XD Bella OS, Sara! A me sono piaciute molto le descrizioni dell'ambiente che mi hanno aiutato ad immergermi meglio nella lettura e ad avere una chiara visione degli eventi! Mi piace il tema che hai scelto ed in generale il tuo modo di scrivere e raccontare *-* Complimenti!
     
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  14. felicie
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    Grazie mille a tutte, sono felice che abbia avuto successo, non me lo sarei aspettato!! :love2: :love2: :love2:
     
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13 replies since 13/10/2013, 00:00   234 views
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