Pensieri sparsi

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    Si tratterà in parte della rielaborazione di cose scritte tempo fa e di altre nuove.

    I
    Ci sono troppi libri sulla solitudine e troppi pochi libri che colgono la vera solitudine. In questo mondo di massa mercificato in cui gli stessi consumatori sono partecipi e corresponsabili di tale massificazione, anche la merce libro, quando si ritrova a trattare il tema della solitudine -così intimo!- perde l'ennesima occasione di agire con sincerità e fa di un libro il casus belli per attirare narcisisticamente l'attenzione su di sé, senza neppure curarsi di indagare le vere ragioni del perché siamo soli. Qualche esempio: La solitudine dei numeri primi è un falso libro sulla solitudine, Cent'anni di solitudine è un vero libro sulla solitudine; L'eleganza del riccio è un falso libro sulla solitudine, Il Fu Mattia Pascal è un vero libro sulla solitudine.
    Si potrebbe continuare a lungo, la verità un po' trascendentale è che spesso non cogliamo gli affondi che la vita ci lancia, mettiamo la sensibilità in bottiglie di vetro destinate a naufragare nell'oceano e ci limitiamo a sentirci soli commiserando noi stessi, diventiamo noi il demone ingannatore che da secoli temiamo manipoli la realtà e ci rendiamo vittime dei suoi giochi perversi, provando poi invidia per ogni barlume visibile di serenità, che come un mito greco sta sulle cime irraggiungibili, quindi preghiamo affinchè un Prometeo moderno -se solo il Messia nascesse nel 2013!- scenda a donarcela. Non è che tutto ciò sia semplicemente irreale, altrimenti finiremmo per criticare pure la tradizione che vuole un grosso omone vestito di rosso scendere dall'irraggiungibile circolo polare artico a portarci dei meritati doni, il problema sta nel nostro essere rinunciatari per scelta e affibiare le colpe alla natura malevola che di tanto inganna i figli suoi.
    O forse è una prospettiva diversa, ma equivalente. Weltanschauung sbagliata, direbbe Dilthey accennando ad un mezzo sorriso, subito interrotto nel realizzare che la solitudine non cambia faccia né sotto punti di vista differenti né in dimensioni parallele. Touché. A sorridere adesso è l'intero paese di Macondo, con buona pace di José Arcadio Buendía.
    Prima ho in effetti omesso volontariamente un dettaglio: Macondo è una ghost town, un villaggio fantasma, non che la realtà precostruita e servita in scatola al consumatore sia più reale, eh, però di certo è sempre meglio di una città vera che muore se i filoni d'oro si esauriscono, non è forse una realtà fittizia preferibile all'inesorabile deterioramento delle nostre cellule?
    Ma abbandonando per un attimo le impervie strade della solitudine e tornando coi piedi per terra su di un pianeta abitato da 7 miliardi di vite umane mi chiedo: verrà mai scoperta la radiazione umana di fondo? Sono dell'idea -criticamente negabile, ma per carità accettate l'ipotesi e non fingete di essere degli scettici- che il problema risieda nella veridicità e falsità di una di queste due affermazioni (o nella loro ambigua sintesi se preferite illudervi di poter superare il problema): siamo troppi umani o siamo troppo umani.
    Che siamo troppi umani lo diceva già il caro amico Marx quando parlava di capitali e proletari, quando incitava i suoi seguaci alla rivolta e alla dittatura, quando qualcuno come lui credeva che le cose cambiassero davvero (agli occhi nostri è un bonaccione: fosse nato oggi, sarebbe uno di quei magistrati comunisti che infangano il buon nome del nostro ex premier, la coscienza onesta hegeliana che crede di essere onesta quando poi il suo comportamento è un pò disonesto, ma solo un pochino).
    Ora, scusate l'excursus, devo ammettere che in un certo senso poi non era neanche disonesto, tanto è vero che le leggi oggi sono semplici massime non universali più o meno modificabili a piacimento dal signorotto di turno. Le leggi sono indicazioni locali, ecco, quindi non criticate un masso se cade sopra un cartello attenzione-caduta-massi.
    Ma Marx -e nonostante fosse ateo sono sicuro ringrazi adesso Dio per questo dal sesto cerchio dantesco dell'inferno- è già morto da un secolo, più o meno lo stesso lasso di tempo da quando sono morte le ideologie nel senso positivo del termine.
    Il problema, diceva, è che ci sono troppi umani, come non preoccuparsi dello spazio limitato che abbiamo? Oggi l'etica della civiltà tecnologica ci dice che per raggiungere uno stato di benessere avremmo bisogno di più sviluppo che però porterebbe a più zone sottosviluppate per averlo (quindi per mantenere i valori attuali avremmo bisogno dei molti che si sacrifichino per il bene comune dei pochi), per poi correggersi dicendo che dobbiamo, indignati, essere refrattari all'utopia rappresentata dal benessere e dal welfare state ed indagare invece se sia lecito o meno morire d'eutanasia. E con l'etica per il mondo come la mettiamo?
    L'alternativa vuole che, come Nietzsche credeva, il problema stia non nella quantità ma nella qualità. E' uno dei classici dualismi tipici di ogni tempo, oggi degradato anche questo ad uno sterile dibattito bioetico sul preferire l'etica della sacralità della vità o quella della qualità della vita. Rivolgersi all'uomo in quanto anima e mente significa guardare con sospetto ad ogni comportamento, significa dimenticare che come dispositivi semantici abbiamo bisogno di un dna per attribuire un senso al mondo e ai fenomeni che sembrano mostrarsi dinnanzi ai nostri occhi, parvenze o realtà che siano. Voglio dire: si finisce per fissare una linea di demarcazione che faccia da soglia alle condizioni minime che possano rendere una vita degna di essere vissuta, così da legittimare ogni gesto di disprezzo e di sdegno verso i diversi e gli indifferenti e gli apatici. Francamente nutro peraltro seri dubbi in merito all'equazione apatia esteriore=apatia dell'anima, dovrebbero forse riformulare il tutto prendendo in considerazione le variabili (e son tante) rappresentate dagli stravolgimenti interiori che affliggono i cuori troppo soli.
    Ma la diatriba non svela il mistero e ancora adesso continuo a non capire come facciamo a sentirci soli, forse è perché in un mondo sovraffollato fatichiamo a ricordare tutti i loro nomi?

    II
    A proposito di leggi, l'imperativo categorico che vorrebbe includere nella sua categoria etica, morale ed affini, è il solito pretenzioso artificio di matrice illuminista. Ah, come ne rideva Nietzsche! Kant, dall'alto dellla sua grandezza, postulava l'esistenza di un principio quasi banale eppure basilare, un minuscolo bosone capace di ridar senso all'universo umano. Se infatti agissimo seguendo una massima massimamente universale e condivisibile, come tale applicabile da chiunque o da la qualunque, allora nel mondo non ci sarebbero più la guerra, la fame, etc, dove l'enumerazione dovrebbe includere tutte quelle brutte cose che a scuola e al catechismo ti fanno inserire nella parte della lavagna dedicata ai cattivi. Beh, certo, si dice che Hegel fosse egocentrico (rassegnatevi che tanto la filosofia finisce con me, ma magari fosse finita con lui! Forse voleva solo dirci di cominciare a guardare più la realtà fingendo di essere il punto d'arrivo di un'evoluzione metafisica?), ma non è che costui sia da meno. Il problema, che appunto è tipico dell'illuminismo, è quello della trasposizione: fatto un ideale o fatta un'idea, la si può attribuire a qualunque mente o a qualunque circostanza. Ma le cose non stanno proprio così, e la storia ce lo dimostra quando la rivoluzione francese ispira i più nobili sentimenti nostrani: un certo sig. Caracciolo verrà passato al patibolo, giusto perché non si volle rassegnare al tramonto dell'Illuminismo, già obsoleto.
    Se infatti il principio potrebbe essere una valida guida morale, il problema dell'applicabilità a qualuqnue essere umano oltrepassa i limiti di ogni realismo filosofico. Un altro problema classico: tanta teoria e poca attenzione alla pratica. Un modello del genere è infatti inattuabile (anzi, irrealizzabile sebbene irresistibile per le menti di chi si reputa filantropo e sognatore), per la semplice ragione che nessuno vorrebbe attuarlo, poiché l'animo umano non è racchiuso in categorie razionali capaci di dargli benzina nello sterile tentativo di uniformarsi ad un principio di uguaglianza e libertà (Kant, si sa, era copernicamente rivoluzionario, ma dopotutto anche francesemente).
    Se volessimo indagare ancora più a fondo il problema, bisognerebbe ritornare agli albori della civiltà occidentale, bisognerebbe cioé ritornare ai tempi in cui l'eleatismo la faceva da padrone, con Parmenide ed i suoi che ebbero per primi l'onore di dimostrare quanto il pensiero possa distaccarsi dalla realtà. L'essere è, il non essere non è. Okay, dopotutto non pare un dramma. Ci accontentiamo dell'essere. Solo che, seguendo il filo logico del discorso parmenideo, noi finiamo per non essere, siamo paradossi. Perché ogni nostra scelta esclude un opposto, il quale finisce per rientrare nel concetto di non essere, come tale diventa impossibile, indi per cui noi diventiamo impossibili. Eppure noi siamo qua, noi respiriamo, mandiamo uomini sulla luna, cerchiamo di intuire il verso di rotazione del nucleo terrestre e facciamo miliardi di altre cose che rendono difficile conciliarci con la nostra non-esistenza.
    Più in generale, la logica si discosta dalla realtà troppo spesso. Le parole possono infettare le menti (diventano un'infetta dottrina, causano assuefazione, un po' il guaio dei libri) e le vite e in quel caso davvero diventano dei killer seriali che uccidono senza scrupoli. Come con quei politicanti dalla risposta sempre pronta, che deliberano e litigano e deliberano e litigano (ma sì, insomma, finitela di litigare e deliberare) e che dovrebbero fare un bene comune che è tanto mitico quando l'Ade e che finiscono per fare poco e parlare tanto di decreti del fare. Questo è il vero paradosso!

    III
    A proposito di ideali liberali. Non è un controsenso che il liberalismo presupponga di fatto il liberismo? Come fanno ad andare a braccetto i principi d'individualismo sfrenato e d'uguaglianza assoluta?
    Ah già, c'è un cardine che collega queste due dimensioni parallele: la sferà individuale della libertà.
    Che bella parola, la libertà, come dice Benigni (anche se per lui le belle parole son tante, forse un po' troppe). Il problema è chi ne abusa così, quando diventiamo liberi d'abusare del potere che acquistiamo, alla faccia delle libertà altrui. Attraverso il mito della libertà l'uomo ha costretto l'altro uomo ad attuare espropriazioni, a iniziare propagande guerrafondaie, a far propri convincimenti discriminanti, insomma ha abusato del proprio potere per fare della libertà un cavillo con cui ribaltare le sentenze d'uguaglianza in nome del diritto alla proprietà: di linguaggio, di religione, di razza, di materia e denaro, di persone stesse.

    IV
    Non voglio far scappare un tema che mi sta a cuore e che potrebbe contrariare non pochi animi sensibili. Kant e il suo imperativo categorico presuppongono (no, non lo fanno, ma dovrebbero) una parità di condizioni che non esiste, così come la democrazia sogna di instaurare un regime paritario che di pari ha in realtà solo il numero di lettere in democrazia. Il punto è che non ci si può allontanare dalla realtà e la realtà ci dice che le utopie hanno vita breve, che non sono fatte per questo mondo in cui i regimi comunisti sono crollati malamente, lasciando un vuoto a chi vuole inseguire un sogno d'uguaglianza.
    Il problema è che non s'è dato abbastanza peso alla radice dell'uomo, che in quanto tale è vario, instabile, irriducibile ai suoi geni e soprattutto d'uomore volubile: contrattiamo la nostra società per non farci guerra ogni giorno, idem per le convenzioni che ci aiutano a riflettere poco e agire di più, per accrescere un presunto benessere che ci invoglia a non ribellarci più.
    La radice dell'uomo è infatti un po' lunatica ma se ne può dedurre una cosa: sono poche le menti incorruttibili. L'egoismo umano, che in sé e per sé è legittimo e ragionevole poiché è l'essenza della nostra natura di esseri che hanno come finalità prima l'autoconservazione per perpetuare la sopravvivenza della specie, ha una nota stonata nel diventare un eccesso - e quindi di troppo - quando trattiamo le persone non come animali politici bensì come esseri socialmente utili e - addirittura - caritatevoli verso il prossimo. Per questo sono nate le religioni e le morali: spingere l'uomo (anche infondendo paure più o meno fondate su una vita extra -terrena e magari -terrestre) ad agire secondo uno stile di vita improntato non esclusivamente all'utalitarismo dettato dal proprio ego, bensì ad agire in comune per scopi meno praticabili. Che poi la religione sia stata anche l'oppio dei popoli è innegabile, di qualunque cosa si può far cattivo uso, ma io trovo siano stati grandiosi coloro i quali reputarono fosse giunto il momento di creare una morale, di dare un messaggio, per guidare gli uomini ben oltre il loro effimero sopravvivere, per dar luogo alla possibilità di credere nell'agire non senza scopo ma per la progettazione di un futuro, per dar luogo ad una cooperazione capace di elevare spiritualmente l'uomo. Come per andare sulla Luna!
    Purtroppo, per tornare al punto di partenza, la parità di condizioni continua a mancare. Non ci battiamo perché non ne sentiamo la mancanza, non ne sentiamo la mancanza perché non l'abbiamo mai avuta. Tanto è vero che definire il nostro un unico mondo non è del tutto esatto, visto e considerato che dei confini invisibili ne separano un primo, secondo, terzo e quarto. Ma anche all'interno del presunto primo mondo, le differenze -economiche e quindi sociali e culturali- creano un'articolazione complessa e di difficile lettura. Certo è che sono interessi diversi a dettare esigenze diverse (che poi si riflettono sui diversi schieramenti politici) e non sempre si può oltrepassare un certo limite per compiere quel passo verso la solidarietà che morali, etiche e buon senso vorrebbero imporre (o quantomeno sostengono).
    Il suffraggio universale è secondo me una delle più grandi sciocchezze dell'umanità. Finché non si assicura un'istruzione adeguata, gratuita e obbligatoria non ci saranno persone formate con delle idee sulla politica, che servono a destreggiarsi fra le fazioni contrapposte. Se poi non si offrono quei diritti minimi, se non si garantisce quel diritto a vivere dignitosamente, allora i voti dei disperati saranno voti che alimenteranno il clientelismo di chi è abbastanza ricco per accaparrarsi consensi e che ha il solo interesse di mantenere lo status quo.
    Come fa il suffraggio universale ad aiutare la povera gente? Non è più la conquista tanto agognata e tanto ambita dai nostri avi, è solo uno dei mille mezzucci con cui veniamp ingannati e manipolati nella società moderna.
    Mi chiedo perché i complottisti non vedano questo di complotto, mi chiedo perché non vedano questa grande presa in giro rappresentata dal diritto di voto senza "se" e senza "ma", un appianamento che mi fa ridere prendendo atto dell'inconsistenza delle idee politiche nell'elettore medio.

    V
    I complottisti mi fanno tornare in mente i negazionisti, per via d'una associazione di idee (che s'arrampicano fra di loro e si legano come a formare un'edera, insomma è difficile raccapezzarsi alla fine) che mi porta a non poter soffrire né gli uni né gli altri. C'è da dire che per me i negazionisti non sono coloro che negano eventi deteminati della nostra storia, bensì quelle menti sciocche che reputano che determinati avvenimenti non vadano rivisti alla luce dei tempi, sempre quelli che reputano che le verità siano immutabili e trascurano le condizioni ambientali (e, perché no, casuali) in cui avvengono certi eventi chiave che offrono materiale ai manuali di storia ma che diventano un oltraggio (a cosa e a chi?) quando trattati in maniera oggettiva, senza pregiudizi di alcuna sorta.
    Io non sopporto chi s'appropria del diritto a dire "sia vietato negare il genocidio armeno!" per il gusto di dar voce ad un'obiezione di coscienza, di dare rassicurazioni alle anime sensibili di un genere umano che sa d'aver sterminato delle genti per il puro gusto di farlo e che deve imprimere quei ricordi nella propria memoria così da fuggire alle occasioni prossime di peccato.
    Mi ricorda tanto quei malavitosi che vanno a confessarsi dopo ogni estorsione. Tutto si sistema così.
    E invece no! Non dovrebbe! Perché non dovremmo poter negare il genocidio armeno? La storia è scritta dai vincitori, sono sempre loro a farla e mai i vinti, non dar spazio al revisionismo significa impedire di conoscere chi o cosa siamo e chi o cosa siamo stati, significa rifiutarci di aprire gli occhi, significa voler vivere senza dubbi e senza se (ammiro e disprezzo chi riesce a vivere così).
    Solo i deboli di mente (al contrario dei deboli di cuore) possono negare tanto semplicisticamente la morte di centinaia di migliaia di vite umane, ma cercare le ragioni di tali azioni non significa dover condannare a priori delle genti che furono sconfitte in guerra e quindi passabili d'ogni accusa. Perché non possiamo parlare delle bande di armeni che, al pari dei curdi, saccheggiavano villaggi e sterminavano cittadini turchi innocenti? Perché non parlare della guerriglia e del tradimento dello stato a cui appartenevano (e non sentivano d'appartenere) durante la guerra tra ottomani e russi? Perché non parlare delle promesse e delle armi che inglesi e francesi passavano agli armeni, incitandoli alla rivolta, ben sapendo a cosa sarebbero andati incontro? Perché non parlare delle stragi che non erano eccidi di massa a mò di esecuzioni sommarie, bensì deportazioni dalla frontiera verso territori più interni in condizioni precarie, come precarie erano le condizioni di un impero intero sull'orlo del disfacimento, del collasso?
    Io odio i negazionisti del revisionismo, credono di saper già tutto quello che c'è da sapere, sono delle guardie bendate che si offrono volontarie per difendere il culto di una divinità falsa. Secondo me non ne sanno più d'una scolaresca d'elementari, abbiate pazienza.

    Edited by Spark in a firework - 16/10/2013, 15:49
     
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  2. félicie
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    -se solo il Messia nascesse nel 2013!-

    Vedo che la pensiamo uguale (lo capisco dal 'nascesse' e non 'fosse nato').
    CITAZIONE
    Weltanschauung


    CITAZIONE
    la coscienza onesta hegeliana che crede di essere onesta quando poi il suo comportamento è un pò disonesto, ma solo un pochino

    lol
    CITAZIONE
    subito interrotto nel realizzare che la solitudine non cambia faccia né sotto punti di vista differenti né in dimensioni parallele.

    Non ho capito. Prima hai detto -da quello che ho capito, correggimi se sbaglio- che in pratica molta gente si immagina di essere sola e non sa cos'è la vera solitudine, perché in effetti si autocommisera per non riuscire a fare qualcosa o perché non ha le palle per affrontare la vita. Che diamo la colpa dei nostri problemi e del fatto che non riusciamo a risolverli alla 'natura maligna' (don't touch my leo !!). Sembra quasi che tu dica che la solitudine non esista, o perlomeno sia veramente rara. Poi dici questo, cioé che la solitudine è sempre la stessa, non cambia in base alla persona ma è uguale per tutti. Non ho capito.
    CITAZIONE
    non è forse una realtà fittizia preferibile all'inesorabile deterioramento delle nostre cellule

    preferiamo rifugiarci nei sogni che nella realtà? (deterioramento delle nostre cellule è metaforico o è = all'avvicinarsi della morte?)
    CITAZIONE
    verrà mai scoperta la radiazione umana di fondo?

    cosa intendi per radiazione? Espulsione? Esclusione forse? Il sentirsi soli? O l'essere soli?
    CITAZIONE
    Rivolgersi all'uomo in quanto anima e mente significa guardare con sospetto ad ogni comportamento, significa dimenticare che come dispositivi semantici abbiamo bisogno di un dna per attribuire un senso al mondo e ai fenomeni che sembrano mostrarsi dinnanzi ai nostri occhi, parvenze o realtà che siano. Voglio dire: si finisce per fissare una linea di demarcazione che faccia da soglia alle condizioni minime che possano rendere una vita degna di essere vissuta, così da legittimare ogni gesto di disprezzo e di sdegno verso i diversi e gli indifferenti e gli apatici. Francamente nutro peraltro seri dubbi in merito all'equazione apatia esteriore=apatia dell'anima, dovrebbero forse riformulare il tutto prendendo in considerazione le variabili (e son tante) rappresentate dagli stravolgimenti interiori che affliggono i cuori troppo soli.

    Prego??
    CITAZIONE
    rassegnatevi che tanto la filosofia finisce con me, ma magari fosse finita con lui! Forse voleva solo dirci di cominciare a guardare più la realtà fingendo di essere il punto d'arrivo di un'evoluzione metafisica?

    :mmm:
    CITAZIONE
    noi finiamo per non essere, siamo paradossi.

    quanto è vero
    CITAZIONE
    indi per cui noi diventiamo impossibili.

    no non ho capito. Perché?? Se è una scelta che non prendiamo, perché diventiamo impossibili? Perché l'abbiamo esclusa? Voglio mangiare un panino. Decido di mangiare il panino= escludo di non mangiare un panino= non mangiare un panino è impossibile= io sono impossibile. ?? :mmm: :mmm:
    CITAZIONE
    Questo è il vero paradosso!

    Il paradosso non sono le seghe mentali sul non-essere, ma fatti più concreti come, per esempio, i politici che litigano e promettono, ma che alla fine non concludono niente? :bird:
    CITAZIONE
    A proposito di ideali liberali. Non è un controsenso che il liberalismo presupponga di fatto il liberismo? Come fanno ad andare a braccetto i principi d'individualismo sfrenato e d'uguaglianza assoluta?
    Ah già, c'è un cardine che collega queste due dimensioni parallele: la sferà individuale della libertà.
    Che bella parola, la libertà, come dice Benigni (anche se per lui le belle parole son tante, forse un po' troppe). Il problema è chi ne abusa così, quando diventiamo liberi d'abusare del potere che acquistiamo, alla faccia delle libertà altrui. Attraverso il mito della libertà l'uomo ha costretto l'altro uomo ad attuare espropriazioni, a iniziare propagande guerrafondaie, a far propri convincimenti discriminanti, insomma ha abusato del proprio potere per fare della libertà un cavillo con cui ribaltare le sentenze d'uguaglianza in nome del diritto alla proprietà: di linguaggio, di religione, di razza, di materia e denaro, di persone stesse.

    (yeah questo l'ho capitooo) Sono d'accordo!
    CITAZIONE
    che di pari ha in realtà solo il numero di lettere in democrazia.

    LOL ho dovuto contarle tre volte
    CITAZIONE
    Che poi la religione sia stata anche l'oppio dei popoli è innegabile

    Un anno di filosofia non buttato nel cesso, questa la so: Marxino!
    CITAZIONE
    ma io trovo siano stati grandiosi coloro i quali reputarono fosse giunto il momento di creare una morale, di dare un messaggio, per guidare gli uomini ben oltre il loro effimero sopravvivere, per dar luogo alla possibilità di credere nell'agire non senza scopo ma per la progettazione di un futuro, per dar luogo ad una cooperazione capace di elevare spiritualmente l'uomo.

    SI ma questo non è ancora egoismo? La morale religiosa dice fai il bravo così ti salvi, progetti il tuo futuro in paradiso solo se sei un buon cristiano. Alla fine è lo stesso. Fai il bravo perché dio ti salva, non perché vuoi bene al prossimo. (te io sono ignorante, capisco quello che posso ahha)
    CITAZIONE
    Il suffraggio universale è secondo me una delle più grandi sciocchezze dell'umanità.

    Ok le tue ragioni sono giuste, ma allora come la mettiamo? Tutti quelli che non hanno fatto il liceo classico non votano! Alla fine la gente ignorante ci sarà sempre, gli idioti ci saranno sempre, gli egoisti pure, ma non si può dire il suffragio universale non dovrebbe esserci perché come si fa a decidere chi è degno di votare? A parte il fatto che chi dovrebbe deciderlo dovrebbe essere una specie di dio, ma inoltre finirebbe così: i ricchi votano ed i poveri no. E non è detto che i ricchi siano colti ed i poveri ignoranti.
    perdona gli eventuali errori di battitura sono stanca e non ho sbatti di rileggere
    AMMETTILO che non ti aspettavi che lo leggessi!!
     
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    Non ho capito. Prima hai detto -da quello che ho capito, correggimi se sbaglio- che in pratica molta gente si immagina di essere sola e non sa cos'è la vera solitudine, perché in effetti si autocommisera per non riuscire a fare qualcosa o perché non ha le palle per affrontare la vita. Che diamo la colpa dei nostri problemi e del fatto che non riusciamo a risolverli alla 'natura maligna' (don't touch my leo !!). Sembra quasi che tu dica che la solitudine non esista, o perlomeno sia veramente rara. Poi dici questo, cioé che la solitudine è sempre la stessa, non cambia in base alla persona ma è uguale per tutti. Non ho capito.

    No, io dico che la solitudine è una questione privata e che riguarda la sfera privata, non quella pubblica. La persona sola non è quella che scrive su un forum d'esser sola perché è nel pieno d'una crisi adolescenziale, ma la persona sola è quella che si strugge perchè non le basta un mondo intero eppure ogni giorno esce e in silenzio assolve al proprio ruolo nel mondo. Non basta mai nulla alla persona che davvero è sola. Le persone che in genere dicono d'esser sole sono quelle che si creano una sorta di cortina fumogena e allucinogena il cui unico scopo è ingannare sé stessi, è così che si rinuncia a vivere. E secondo me non è una differenza riconducibile ad una questione di punti di vista diversi (appunto due visioni del mondo differenti), perchè per quanto possiamo mettere in dubbio la solitudine non potremo mai discutere sull'esistenza o meno di quell'apatico che s'accontenta dello scorrere del tempo.
    I grandi poeti sono l'espressione più chiara di questo modo di vivere: non vorrei citare uno scontato Leopardi, quindi cito la Merini, Baudelaire e Montale. E non sono soli perché rinunciano al vivere, è il contrario.

    CITAZIONE
    preferiamo rifugiarci nei sogni che nella realtà? (deterioramento delle nostre cellule è metaforico o è = all'avvicinarsi della morte?)

    In sintesi sì, perché ci illudiamo che veder morire un sogno sia meno doloroso di un dolore fisico. Ma secondo me non è così!

    CITAZIONE
    cosa intendi per radiazione? Espulsione? Esclusione forse? Il sentirsi soli? O l'essere soli?

    Nono, era un'analogia, mi riferivo ad una versione "umanizzata" della radiazione cosmica di fondo. Quindi intendevo dire "traccia originaria", quella radice indecifrabile dell'umanità di cui parlo dopo.

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    Rivolgersi all'uomo in quanto anima e mente significa guardare con sospetto ad ogni comportamento, significa dimenticare che come dispositivi semantici abbiamo bisogno di un dna per attribuire un senso al mondo e ai fenomeni che sembrano mostrarsi dinnanzi ai nostri occhi, parvenze o realtà che siano. Voglio dire: si finisce per fissare una linea di demarcazione che faccia da soglia alle condizioni minime che possano rendere una vita degna di essere vissuta, così da legittimare ogni gesto di disprezzo e di sdegno verso i diversi e gli indifferenti e gli apatici. Francamente nutro peraltro seri dubbi in merito all'equazione apatia esteriore=apatia dell'anima, dovrebbero forse riformulare il tutto prendendo in considerazione le variabili (e son tante) rappresentate dagli stravolgimenti interiori che affliggono i cuori troppo soli.

    Prego??

    lol

    Siamo dispositivi semantici perchè siamo un senso a ciò che ci circonda, attribuiamo dei significati ai fenomeni (non scientifici, bensì in senso largo, si intende la realtà).
    La correlazione mente-corpo (dire mente o dire anima è filosoficamente parlando dire quasi la stessa cosa) degenera nel comportamentismo, che in psicologia attribuisce ad ogni comportamento un significato e che ipotizza una certa prevedibilità del comportamento stesso perché riduce l'uomo ai suoi comportamenti, e nell'idealismo assoluto, ovvero la celebre riduzione del mondo a rappresentazione, secondo cui il mondo esiste solo per una mente pensante. Nell'uno e nell'altro caso e anche in visioni più eque, che lasciano una certa importanza ad entrambi gli aspetti, resta difficile destreggiarsi nel tentare di scegliere criteri che possano definire la qualità di una vita umana. Quali criteri bisognerebbe utilizzare? Il rischio è di delegittimare certe scelte di vita, di dare troppa importanza ad uno degli aspetti e trascurare l'altro e non cogliere quella che in potenza è anche una situazione di indipendenza bilaterale.

    CITAZIONE
    rassegnatevi che tanto la filosofia finisce con me, ma magari fosse finita con lui! Forse voleva solo dirci di cominciare a guardare più la realtà fingendo di essere il punto d'arrivo di un'evoluzione metafisica?

    :mmm:

    In senso spregiativo la metafisica è spesso definita come il filone inutile della filosofia, quello che indaga sulla ragione stessa d'esistere della filosofia e del suo tentativo di cogliere l'essenza. Pura speculazione, insomma. E Hegel, che era uno che speculava non poco, nella sua visione filosofica pensava che la filosofia potesse aver raggiunto l'apice, credeva d'aver portato a compimento un percorso iniziato in grecia due millenni prima. Sì, era egocentrico.
    Volevo essere ironico qua, perché intendevo dire che magari ha fatto finta d'essere egocentrico solo per convincerci a passare ad una filosofia più "pratica". :look:
    Non faceva ridere missà. lol

    CITAZIONE
    indi per cui noi diventiamo impossibili.

    no non ho capito. Perché?? Se è una scelta che non prendiamo, perché diventiamo impossibili? Perché l'abbiamo esclusa? Voglio mangiare un panino. Decido di mangiare il panino= escludo di non mangiare un panino= non mangiare un panino è impossibile= io sono impossibile. ?? :mmm: :mmm:

    Ehm in pratica sì. Se nella nozione di essere includiamo il non-essere, siamo di fronte ad un paradosso perchè il non essere non può neanche essere pensato. xD

    CITAZIONE
    Il paradosso non sono le seghe mentali sul non-essere, ma fatti più concreti come, per esempio, i politici che litigano e promettono, ma che alla fine non concludono niente? :bird:

    Esatto, CipCip.

    CITAZIONE
    LOL ho dovuto contarle tre volte

    Fossi in te questi dettagli non li racconterei. :culet:

    CITAZIONE
    SI ma questo non è ancora egoismo? La morale religiosa dice fai il bravo così ti salvi, progetti il tuo futuro in paradiso solo se sei un buon cristiano. Alla fine è lo stesso. Fai il bravo perché dio ti salva, non perché vuoi bene al prossimo. (te io sono ignorante, capisco quello che posso ahha)

    Ma ha il vantaggio innegabile di migliorare la vita nell'uomo, se questo comincia ad avere interesse per gli altri uomini come per se stesso! Crea un ambiente solidale che è indispensabile per la realizzazione di ciò che può renderlo "migliore", sia materialmente (condizioni di progresso tecnico e scientifico) che spiritualmente (possiamo fondare una società in cui coesistono diritti e doveri e che vengono equamente suddivisi). Okay, ovviamente poi le cose non vanno così bene, ma non per colpa del messaggio! Il problema è, diciamo, il mezzo che codifica, poiché appunto l'uomo è proprio limitato dalla sua natura.

    CITAZIONE
    Ok le tue ragioni sono giuste, ma allora come la mettiamo? Tutti quelli che non hanno fatto il liceo classico non votano! Alla fine la gente ignorante ci sarà sempre, gli idioti ci saranno sempre, gli egoisti pure, ma non si può dire il suffragio universale non dovrebbe esserci perché come si fa a decidere chi è degno di votare? A parte il fatto che chi dovrebbe deciderlo dovrebbe essere una specie di dio, ma inoltre finirebbe così: i ricchi votano ed i poveri no. E non è detto che i ricchi siano colti ed i poveri ignoranti.

    Tu starai pensando che io ho fatto il classico, vero? Sbagliato, ho fatto lo scientifico e avevo pure 9 in matematica :lol:
    Quindi no, non solo a chi ha fatto il classico. :look:
    Scherzi a parte, capisco la tua stizza. Ovviamente non è che attraverso un metodo così semplicistico si potrebbe decidere chi vota e chi no! Servirebbe un indicatore che tenga conto d'istruzione e/o situazione conomica e/o cultura personale e non potrà mai essere perfetto, perché esistono persone che hanno la terza media ma non sono meno sveglie di un plurilaureato. E tenendo presente ciò, ovvero che i sistemi perfetti però non esistono, sinceramente io trovo che sarebbe questo un compromesso accettabile. Anche perchè presuppongo che questo permetterebbe di avere dei politicanti migliori e quindi un generale miglioramento delle condizioni economiche, sociali e culturali e quindi un progressivo incremento del numero di elettori. Finché un giorno ci sarà un mondo migliore e tutti voteranno!
    In altre parole: non siamo ancora pronti per il suffraggio universale, SECONDO ME.

    CITAZIONE
    AMMETTILO che non ti aspettavi che lo leggessi!!

    Lo ammetto. Mi aspettavo più un "OKAY AVEVI RAGIONE LOL".
    Ma non pensare che io m'arrenda così facilmente. :rolleyes:
     
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  4. félicie
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    User deleted


    Ahhh ora ho capito!

    CITAZIONE
    No, io dico che la solitudine è una questione privata e che riguarda la sfera privata, non quella pubblica. La persona sola non è quella che scrive su un forum d'esser sola perché è nel pieno d'una crisi adolescenziale, ma la persona sola è quella che si strugge perchè non le basta un mondo intero eppure ogni giorno esce e in silenzio assolve al proprio ruolo nel mondo. Non basta mai nulla alla persona che davvero è sola. Le persone che in genere dicono d'esser sole sono quelle che si creano una sorta di cortina fumogena e allucinogena il cui unico scopo è ingannare sé stessi, è così che si rinuncia a vivere. E secondo me non è una differenza riconducibile ad una questione di punti di vista diversi (appunto due visioni del mondo differenti), perchè per quanto possiamo mettere in dubbio la solitudine non potremo mai discutere sull'esistenza o meno di quell'apatico che s'accontenta dello scorrere del tempo.
    I grandi poeti sono l'espressione più chiara di questo modo di vivere: non vorrei citare uno scontato Leopardi, quindi cito la Merini, Baudelaire e Montale. E non sono soli perché rinunciano al vivere, è il contrario.

    E tu volevi dire questo?? Mi sembra che tu abbia appena tradotto il sascrito perché avevo capito tutt'altro

    CITAZIONE
    Fossi in te questi dettagli non li racconterei.

    Dovevo scrivere qualcosa di stupido! Tu hai scritto troppe cose difficili ed intelligenti. Non c'era equilibrio!

    CITAZIONE
    Volevo essere ironico qua, perché intendevo dire che magari ha fatto finta d'essere egocentrico solo per convincerci a passare ad una filosofia più "pratica". :look:

    MHHHHMMMM da quello che ho studiato sembrava piuttosto convinto :spettegulessa: però faceva ridere ahah

    CITAZIONE
    Ehm in pratica sì. Se nella nozione di essere includiamo il non-essere, siamo di fronte ad un paradosso perchè il non essere non può neanche essere pensato. xD

    Oh, no... queste sono le cose che odio della filosofia. Sono troppo stupide :'(

    CITAZIONE
    Tu starai pensando che io ho fatto il classico, vero? Sbagliato, ho fatto lo scientifico e avevo pure 9 in matematica

    Ho detto il classico perché è risaputo che è impestato, però per me tutti i licei sono allo stesso livello, poi dipende da istituto ad istituto. Io ho fatto il linguistico ed ho studiato come un animale, mi hanno fatto sputare sangue. Da 27 in prima siamo passati a 14 in quinta. Quindi NO non discrimino gli altri licei (ma i professionali sì lol), sono la prima a non aver fatto il classico! Tra l'altro da me il Mascheroni (uno dei licei scientifici di Bergamo) è veramente duro.
    9 in mate schifoso *invidia* Da me il 9 non esisteva come valutazione praticamente :crying: cioé io qualche volta l'ho visto, ma era la perfezione della perfezione... tutto giusto era 8, 8e mezzo massimo :crying: e poi dicono che i voti sono fino a 10 :crying: :crying:

    CITAZIONE
    I grandi poeti sono l'espressione più chiara di questo modo di vivere: non vorrei citare uno scontato Leopardi, quindi cito la Merini, Baudelaire e Montale. E non sono soli perché rinunciano al vivere, è il contrario.

    CITAZIONE
    In sintesi sì, perché ci illudiamo che veder morire un sogno sia meno doloroso di un dolore fisico. Ma secondo me non è così!

    Son d'accordo.
    CITAZIONE
    Lo ammetto. Mi aspettavo più un "OKAY AVEVI RAGIONE LOL".
    Ma non pensare che io m'arrenda così facilmente.

    Neanche io :nono:
     
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3 replies since 16/10/2013, 14:27   106 views
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