La Maledizione dei Dieci

Fantasy Mitologico - A Capitoli

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  1. Zeframh
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    Titolo



    _autore: Paolo Grandoni
    _genere: Fantasy Mitologico
    _rating: Verde
    _tipologia: Storia a Capitoli
    _breve descrizione: Le Anime divine si sono risvegliate nei corpi di dieci sedicenni che dovranno lottare per il bene della Terra contro i Vanir (le divinità malvagie); riusciranno i dieci a non far cadere la terra nell'oscuro oblio infernale?
    _note: Primo romanzo che sto scrivendo... perfavore non risparmiatemi! Ah il titolo per ora è provvisorio ^^


    Capitolo 1
    L’ORFANOTROFIO



    Una struttura che aveva quasi l'aspetto di un castello si stagliava sul fondo del viale alberato; era molto alta e sovrastava tutte le case del paesino nei pressi di Londra. Molti la chiamavano Il Castello a causa del suo aspetto, ma per gli orfani che ci vivevano era semplicemente una casa, un posto dove ognuno, dai più piccoli ai più grandi, si poteva sentire parte di una famiglia.
    Certo c'erano litigi ma anche storie d'amore e di amicizia. Quella era lo loro casa e di nessun altro.
    Le pietre levigate che la componevano erano scurite dal tempo e, in corrispondenza di ogni angolo, erano presenti strutture cilindriche che forse un tempo probabilmente venivano utilizzate come torri d'osservazione. Adesso, invece, erano piene soltanto di letti e cuscini dove gli orfani dormivano.
    Il viale, lungo qualche decina di metri e delineato da alberi colorati delle tinte autunnali, conduceva al grosso portone su cui erano raffigurate quelle che sembravano scene di lotta, appartenenti a una guerra molto antica e ormai dimenticata. Il legno era in buone condizioni e mostrava ogni dettaglio di quei disegni spettacolari, sicuramente intagliati da una mano leggera e precisa.
    La scena era composta da quattro quadranti: il primo raffigurava una donna molto sensuale e misteriosa che indossava una pelliccia malmessa che soltanto a guardarla veniva la pelle d'oca; il secondo mostrava, invece, un uomo dalla folta barba seduto sul suo trono. In mano aveva uno strano oggetto, di antica fattura che assomigliava ad una lancia. In quell'uomo si poteva scorgere una sensazione di sicurezza e di accoglienza; il terzo quadrante era per lo più occupato da uomini che si uccidevano a vicenda, impugnando armi del tutto sconosciute; si notava un guerriero che imbracciava un tridente di ferro che sembrava comandare l'acqua; l'ultimo quadrante era dominato dalla figura di un ragazzo il cui volto, nascosto da un cappuccio, era contornato da un alone di mistero. Oscar era affascinato dall'immagine, quasi presagisse di conoscere il segreto che celava.
    Quando ne aveva l'opportunità, fuggiva dalle stressanti ore di lezione e si sedeva davanti alla porta, osservandola per ore intere, finché i suoi due migliori amici, Brigit e Brian, non lo raggiungevano e lo portavano di peso a cena.
    Quei tre inseparabili ragazzi erano i più "vecchi" tra quelli che abitavano quello strano posto. Entro qualche giorno avrebbero compiuto sedici anni e sarebbero stati liberi di andarsene e girare il mondo, a loro ancora sconosciuto.
    Erano stati trovati davanti alla maestosa porta; nella loro culla una brevissima lettera informava dei loro nomi e del fatto che fossero nati lo stesso giorno.
    Tutti in paese ricordavano la data del ritrovamento dei tre bambini perché fu una delle notti più violente della storia di quel piccolo sobborgo: uno spaventoso temporale aveva fatto rinchiudere tutti i cittadini nelle loro case e nella piccola città non si sentiva altro che tuoni e lampi. Quando il temporale si fece più violento, si formò un uragano che strappava dal terreno tutto quel che trovava. Quando tutto finì i cittadini cauti uscirono dalle loro case e soltanto un unico suono risuonava per le vie di quella piccola città: un pianto di tre bambini che proveniva dal Castello. Nessuno aveva mai scoperto chi li avesse abbandonati lì e come avessero potuto sopravvivere con un tempo del genere, ma da allora il Castello era stato adibito ad orfanotrofio.
    Suor Adelaide aveva preso l'impegno di amministrare la struttura e, man mano che i bambini crescevano, anche loro davano una mano ai meno fortunati che si presentavano davanti alla porta e venivano accolti.
    L'orfanotrofio era abitato ormai da una ventina di bambini, appartenenti alla fascia d’età dai due ai sedici anni.
    Le stanze che non erano occupate dai giovani ospiti erano state adibite a funzioni diverse: c’erano una mensa, una biblioteca, numerose classi e anche una sala-giochi.
    Istitutrici e ragazzi erano diventati una grande famiglia, perciò i tre erano piuttosto preoccupati dall’idea di lasciare la loro casa, anche se visitare il mondo era una prospettiva decisamente più allettante.
    Oscar aveva già deciso che si sarebbe arruolato nell'esercito, per poter «Difendere la patria!», come ripeteva orgoglioso, portandosi al petto il pugno. Brigit, invece, era sempre stata attirata dal mondo della medicina: voleva trasferirsi nella vicina Londra per poterla studiare e diventare un bravo medico.
    Anche a Brian, come ad Oscar, piaceva la guerra: i suoi unici giocattoli erano qualche soldatino malandato e un carro armato che cadeva a pezzi; da bambino ci giocava per ore scordandosi addirittura la cena.
    Tutti questi desideri erano sempre amplificati da un uomo, un uomo di mezza età, che, ogni mese, andava a trovare i tre giovani. Alcuni lo consideravano un po’ pazzo, ma i tre amici non ci facevano molto caso. Si chiamava Michael O'dine.
    O’Dine era un uomo non molto alto, con un fisico che, anni prima, era stato molto allenato. Aveva una lunga barba molto curata che gli scendeva fino ai pettorali. I capelli, castani con qualche tonalità di grigio, gli arrivavano fino alle scapole. I suoi occhi erano grigi e molto profondi, capaci di catturare ogni singolo movimento degli interlocutori.
    Fin dal loro arrivo il Signore O'Dine ogni quattro domeniche arrivava al Castello e faceva compagnia a quei tre, raccontando loro storie misteriose e affascinanti, che ne catturavano l’ attenzione. Uno dei racconti preferiti da Oscar era un mito: questo mito raccontava della creazione del primo uomo e della prima donna da parte di Prometeo e Pandora. Amava farselo raccontare molte volte dall'uomo.
    Per loro era un padre, e lui sembrava molto felice di stare accanto a dei ragazzi. Eppure sembrava nascondere qualcosa: quando Oscar gli poneva domande sulla sua vita privata, O’Dine riusciva sempre a cambiare discorso. Anche per questo Oscar veniva attirato dalla strana figura del vecchio signore che, anche senza avere parentele con i tre orfani, li trattava come suoi figli, senza mancare a nemmeno un appuntamento.
    Amavano il modo di raccontare di O’Dine che, oltre a parlare, mimava le vicende così da renderle più coinvolgenti. A volte il vecchio rubava una scopa dalla cucina e la usava come una spada, fingendo di sconfiggere nemici invisibili mentre gli orfani lo fissavano, sbalorditi dal suo talento nel maneggiarla.
    Quando arrivava il momento della cena, Michael era solito andare via: salutava tutti e tre affettuosamente e poi oltrepassava il portone del Castello. Oscar, immobile, lo guardava camminare lungo il viale alberato e oltrepassare il cancello.
    Nelle quattro settimane successive Oscar aspettava con ansia di incontrare il vecchio Michael, desideroso di ascoltare nuove storie. Quando arrivava la domenica prefissata, si lavava, si vestiva e si faceva trovare in biblioteca anche un'ora prima del suo arrivo.
    Allora fantasticava sul possibile racconto che avrebbe narrato l'uomo, standosene buono e seduto, in attesa della visita. La sua mente vagava in strani mondi che aveva creato. In quei mondi sognava di essere il paladino che salvava la principessa dal mostro.
    Una delle giornate preferite di Oscar era stata quella in cui il signor O'Dine gli aveva insegnato a usare la "spada" e gli aveva spiegato il significato dei quadranti della porta. Spesso si distraeva nel ricordo di quello splendido pomeriggio…

    «Vuoi imparare a maneggiare una spada?» chiese O’Dine gettando a terra un mozzicone di sigaretta. Era autunno e i due si trovavano di fronte al portone, seduti uno accanto all’altro. Brigit e Brian avevano la febbre e quest'ultima, da vera aspirante dottoressa, aveva prescritto riposo per entrambi.
    «Veramente me lo insegneresti?» disse Oscar, stupito.
    «Certo, ma quando ti troverai davanti alla Morrigan non sarà semplice come adesso!» rispose Michael alzandosi da terra.
    Oscar rise a quella che sembrava una battuta: Michael era un uomo molto enigmatico e, spesso, parecchio strano… Chi era questa “Morrigan” di cui parlava? L’orfano prese due bastoni lì vicino. «Vanno bene questi?» chiese poi, alzandoli per farli vedere al signor O'Dine.
    «Più che bene! Ricorda: nei momenti di pericolo anche una minuscola spilla può esserti d'aiuto, se sai come usarla» rispose il vecchio afferrando uno dei bastoni. «Vediamo che sai fare!» O’Dine prese la posizione per il combattimento corpo a corpo.
    Oscar cercò di imitarlo e avanzò con l'intezione di colpirlo centralmente… Ma Michael fu più svelto e, con un rapido movimento del polso, intercettò la "lama" del ragazzo scansandola. «Troppo lento e poco originale» disse O’Dine portandosi la mano alla bocca fingendo di sbadigliare. «Guarda qui!» aggiunse poi facendo volteggiare il bastone.
    Fece qualche passo avanti e, con un gesto tanto leggiadro quanto veloce, allungò il braccio, fece un piccolo salto e puntò la “spada” alla gola del ragazzo, che lo guardò sorpreso.
    «Co-come hai fatto?» chiese Oscar osservando, spaventato, il bastone che gli premeva sotto al mento. «Semplice allenamento e un pizzico di fantasia. Tocca a te ora: prova a fare quello che ho fatto io.» Michael ritrasse il bastone dalla pelle di Oscar e arretrò di qualche passo. Poi allargò le braccia in segno di benvenuto, invitando il ragazzo ad attaccare.
    Oscar si concentrò e focalizzò l’attenzione sul punto in cui si trovava l'uomo. Non era molto distante, meno di due metri. Il più rapidamente possibile, afferrò un piccolo sasso da terra e lo lanciò verso il signore. Sorpreso da quel gesto, O’Dine si scansò per non venire colpito in faccia. In quel momento Oscar partì di corsa e, con una piccola giravolta, cercò di colpire il fianco del vecchio, ma mancò il bersaglio e cadde rovinosamente al suolo.
    «Tutto bene?» chiese Michael avvicinandosi al ragazzo, con un sorrisetto compiaciuto sul volto. «Sì, tutto bene… Se non fossi scivolato ti avrei battuto!» esclamò affranto il ragazzo.
    O’Dine tese la mano e Oscar l’afferrò per tirarsi su.
    «Prima regola del vero guerriero: non perdere mai la speranza né il coraggio» disse Michael sorridendo. «A dire la verità, te la sei cavata egregiamente. Mi hai colto di sorpresa! Sai cosa dice la seconda regola del vero guerriero?»
    «Te le stai inventando sul momento!» rispose Oscar irritato.
    «Niente affatto. La seconda regola dice: le regole del vero guerriero esistono da secoli.» Il vecchio scoppiò in una fragorosa risata.
    «Lo sapevo!» disse Oscar.
    «Devi sapere che non esistono regole per tutti. Ognuno si costruisce le proprie» concluse Michael arruffando i capelli dell’orfano. «Ti sei fatto male?» chiese poi, tornando serio.
    «Male? Io? Ma se neanche un camion può farmi male!» scherzò Oscar, fingendo di pavoneggiarsi. In risposta Michael diede un pizzicotto sul braccio del ragazzo. «Ahi!» gridò Oscar, iniziando a massaggiarsi il punto dolente.
    «Davvero? Nemmeno un camion?» Il signor O’Dine scoppiò di nuovo a ridere. «Penso di aver riso più oggi che in tutta la mia vita» disse poi sedendosi a terra, accanto a Oscar. Di fronte a loro si ergeva la misteriosa porta.
    «Ti piace, vero?» chiese facendo l'occhiolino al ragazzo, ancora arrabbiato e viola in faccia per la vergogna.
    «Sì» fu l’unica risposta del ragazzo offeso.
    «Quei disegni parlano di una storia antichissima: vuoi che te la racconti?»
    Il colorito di Oscar ritornò normale. Era finalmente arrivato il momento della storia! «Si!» esclamò alzando la testa, entusiasta.
    «Bene... nel primo quadrante è disegnata una donna. Sai chi è?» Oscar scosse la testa. «Quella è la Morrigan, la dea della morte e della vendetta. Dicono che sia molto bella, ma altrettanto malvagia. Adora vestirsi con pellicce di corvo vecchie di cent'anni… Ma è solo una leggenda. Nel secondo quadrante c'è Odino, padre degli dei e dio della morte onorevole in battaglia. In mano ha la sua lancia, chiamata Gungnir. Si racconta che sia molto buono, e che abbia numerosi figli, tra cui Thor, detto anche Zeus secondo la mitologia degli Antichi Greci. Le leggende affermano che Odino abbia riflessi spettacolari e che sia il più bravo a maneggiare le armi.»
    O’Dine si schiarì la voce e continuò. «Il terzo quadrante raffigura una battaglia. Si tratta di una battaglia molto antica, combattuta tra gli dei del concilio: gli Aesir, le divinità positive, tra cui Odino, contro i Vanir, quelle negative, tra cui la Morrigan. Quello che si vede in primo piano è Aegir, dio del mare, chiamato Poseidone dai Greci. Impugna il suo Tridente, un'arma molto potente che può controllare le acque.»
    Oscar era sbalordito: il suo interesse era così grande che non riusciva a parlare e rimaneva a bocca aperta come uno stupido. «E lì?» chiese indicando il quarto quadrante.
    «C'è una profezia che parla del ragazzo; ecco come recita:

    Gli Dei risorger vedremo, Nuovi diverranno
    per contrastar coloro dell' aspra maledizione.
    Un sol eroe giungerà al sedicesimo anno,
    cantar vittoria potrà, col cuor colmo di passione.

    Ad ardui scontri e dure sfide conduce
    coloro che il Desiderio metterà alla prova.
    Il fardello della scelta oscurerà la Luce
    e nell'error la Terra, dorata morte trova.

    Amor di chi fa viver la potrà cambiare,
    ma se l'avar potere la meglio avrà
    un'infinita guerra si dovrà affrontare
    e l'oscuro oblio infernale trionferà. »




    concluse Michael, soddisfatto del suo racconto.
    Oscar era molto incuriosito dalla storia dell'uomo. Decise che il tempo delle scoperte non era ancora finito: iniziò a porre un elenco di domande ad O’Dine, che parve divertito. «Come fai a sapere tutte queste cose? Che età ha il ragazzo di cui hai parlato? Come mai ci sono disegni su quella porta?» e infine «Tra quanto tempo nascerà questo eroe?».
    «Calma, calma! Ci sarà tempo per tutto, nelle prossime visite. Ormai il sole sta calando e tu devi andare a fare cena.» Il suo tono non ammetteva repliche.
    «Ma io non voglio andare a cena! Io voglio saperne di più!» esclamò Oscar arrabbiato.
    «Tutte le risposte a tempo debito, te l'ho già detto.» O'Dine si alzò e si pulì le mani dalla terra. «Facciamo così: io risponderò a queste domande, raccontandoti anche di più, il giorno del tuo sedicesimo compleanno. Sarà una specie di regalo!» Il vecchio sorrise al ragazzo, che stava facendo sbollire la rabbia.
    «D'accordo... Ma ti prego, non te ne andare! Resta a cena con noi!» Oscar mise le mani a mo’ di preghiera.
    «Se per Suor Adelaide va bene… potrei restare, per oggi.»

    Quella splendida giornata si era conclusa decisamente meglio delle altre. Suor Adelaide aveva concesso a O’Dine di restare, e Oscar aveva fatto i salti di gioia tutta la sera. Aveva deciso che il posto del vecchio signore si trovava proprio vicino a lui, e avrebbe desiderato che Michael restasse ancora a lungo.
    Quando arrivò a cena, O’Dine era stato subito accolto da urla di gioia da parte di tutti i bambini del Castello: tutti lo conoscevano, perché lui aveva donato all’orfanotrofio il denaro necessario per poter finanziare i progetti di Suor Adelaide. Soltanto grazie a lui disponevano di una biblioteca, così grande che, agli occhi di Oscar, era superata solo dalla leggendaria biblioteca di Alessandria d'Egitto, che, secoli prima, era stata distrutta da un grande incendio.


    Edited by Zeframh - 19/10/2013, 15:55
     
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  2. félicie
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    Interessante come primo capitolo, però la fine mi sembra un po'... come dire?... tagliata. Come se avessi interrotto a metà. Forse perché avrei voluto leggere di più! Ho notato un paio di ripetizioni, ma tranqui arriva Ste che corregge tutto :spettegulessa: , lascio a lui il piacere!
    Continua presto che voglio sapere di più!! Bravo, bravo!! :cerbiattodolce:
     
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  3. Zeframh
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    Grazie mille! Come non ho detto (xD) è un capitolo introduttivo, descrittivo che può risultare alquanto noioso! La vera storia inizierà nel secondo capitolo ^^
     
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  4. félicie
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    CITAZIONE (Zeframh @ 18/10/2013, 22:44) 
    Grazie mille! Come non ho detto (xD) è un capitolo introduttivo, descrittivo che può risultare alquanto noioso! La vera storia inizierà nel secondo capitolo ^^

    Allora magari potresti metterlo sotto forma di prologo, oppure unirlo al secondo capitolo. Non è affatto noioso, anzi! Io l'avrei fatto più lungo! Ahah
     
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  5. Zeframh
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    Non è la prima volta che mi consigliano di metterlo sotto il nome di "prologo"... ci penserò! Per quanto riguarda la lunghezza, non aspettarti niente di chè, ma i prossimi capitoli saranno più lunghi
     
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  6.     +1   -1
     
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    A me non ha dato l'impressione di essere un vero e proprio prologo, come primo capitolo mi piace. Come prologo invece potresti inserire un flashback con qualcosa di inerente alla storia "vecchia" dei miti di cui parli. Magari una breve descrizione del momento clou di una battaglia fra le divinità (non ho idea di come evolvi la storia quindi potrebbe anche non andare bene, è chiaro).
    Il testo mi è piaciuto! Scrivi piuttosto bene per la tua età, il tuo stile è abbastanza piacevole e il tuo modo di raccontare è a tratti troppo semplice ma comunque chiaro e preciso. Sei sulla strada giusta :)

    Ti lascio qualche consiglio sotto spoiler, visto che QUALCUNO è troppo pigro per farlo al posto mio.


    CITAZIONE
    Molti la chiamavano Il Castello a causa del suo aspetto

    Puoi usare il corsivo o mettere fra virgolette alte il nome se vuoi ^^

    CITAZIONE
    Quella era lo loro casa, di nessun altro.

    Meglio secondo me così: Quella era casa loro e di nessun altro.

    CITAZIONE
    che forse un tempo venivano usate come osservatori.

    Non mi piace molto così, io avrei parlato di strutture cilindriche un tempo presumibilmente adibite a torri d'osservazione (con la dovuta estensione del concetto).

    CITAZIONE
    : il primo raffigurava una donna molto sensuale e misteriosa che indossava una pelliccia vecchia e malmessa; soltanto a guardarla veniva la pelle d'oca;

    Usi due punti e punti e virgola, quindi devi usare i secondi per distinguere le componenti dell'enumerazione. In altre parole devi eliminare questo: malmessa; soltanto . Ti consiglio di usare una virgola e scrivere qualcosa come "malmessa, la sua sagoma faceva venire".

    CITAZIONE
    uno strano oggetto, non identificabile,

    In questo caso non fi fa impazzire "identificabile" (mi fa pensare agli alieni *___*), meglio se scrivi "irriconoscibile" "dalla forma strana" "di antica fattura" cose del genere.

    CITAZIONE
    ad una lancia; quell'uomo dava una sensazione di sicurezza

    trasmetteva* e vale il discorso di prima sul punto e virgola.

    CITAZIONE
    impugnando armi del tutto sconosciute; si notava un guerriero che imbracciava un tridente di ferro;

    Un tridente di ferro non rientra nelle armi del tutto sconosciute. Se lo descrivi così non dai l'impressione di quella eccezionalità che prima parevi voler dare. Capisco che quel popolo possa non aver usato un tridente di ferro, ma non mi pare così eccezionale che qualcuno dei loro avi lo abbia usato, specie perchè i tridenti assomigliano ai forconi che suppongo esistano anche per quel popolo.

    CITAZIONE
    quasi presagisse di conoscere il segreto che celava.

    presagire = avere sentore di qualcosa prima che avvenga. Se già cela un segreto non può presagire di conoscere il segreto che cela.

    CITAZIONE
    compiuto sedici anni, e sarebbero stati liberi di

    la virgola mi pare superflua.

    CITAZIONE
    Erano stati trovati davanti alla maestosa porta; nella loro culla, una brevissima lettera informava dei loro nomi e del fatto che fossero nati lo stesso giorno.

    Okay, dopo precisi meglio il ritrovamento, ma questo periodo mi pare un po' scarno e comunque la virgola dopo "culla" si potrebbe evitare.

    CITAZIONE
    nelle loro case; nella cittadina non si sentiva altro che tuoni e lampi

    Io non userei là il punto e virgola. Piuttosto "e nell'intera cittadina" (c'è peraltro una ripetizione di cittadin- ma si può anche lasciare).

    CITAZIONE
    l’ attenzione.

    niente spazio

    CITAZIONE
    Uno dei racconti preferiti da Oscar era un mito: questo mito raccontava

    evita la ripetizione

    CITAZIONE
    Eppure sembrava avere dei segreti:

    sembrava nascondere qualcosa* secondo me sta meglio

    CITAZIONE
    Anche per questo Oscar veniva attirato dalla strana figura del vecchio signore che, anche senza avere parentele con i tre orfani, li trattava come suoi figli, senza mancare a nemmeno un appuntamento.

    Insomma, non è che andarli a trovare regolarmente sia proprio trattarli come figli!

    CITAZIONE
    di distruggere nemici invisibili

    sconfiggere*

    CITAZIONE
    , Michael se ne doveva andare

    era solito andare via* sta meglio, sempre secondo me

    CITAZIONE
    In quei mondi sognava di essere il paladino che salvava la principessa dal mostro.

    Puoi elaborare molto meglio una frase del genere. :)

    CITAZIONE
    per farli vedere al signor

    Meglio: per mostrarli*

    CITAZIONE
    Oscar cercò di imitarlo e avanzò cercando di colpirlo centralmente

    Altra ripetizione da sistemare.

    CITAZIONE
    con un piccolo gesto del polso

    Piccolo gesto? Potevi scrivere tipo "rapido/improvviso/elegante movimento/rotazione del polso"

    CITAZIONE
    che lo guardò attonito.

    Meglio: che lo fissava incredulo/stupefatto.

    CITAZIONE
    lanciò verso l'uomo.

    ripetizione di "uomo"

    CITAZIONE
    Sorpreso dalla mossa inaspettata

    Un po' ridondante, se metti sorpreso non serve specificare "inaspettata". Se vuoi lasciarlo, scrivi "da quella mossa inaspettata" che sta meglio.

    CITAZIONE
    Quella è la Morrigan,

    Il "la" è voluto o ti è scappato?

    CITAZIONE
    l'avar potere

    Avar come avaro? Suona maluccio.
     
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  7. Zeframh
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    Grazie mille delle correzzioni! Tengo a precisare che "la Morrigan" è voluto... Morrigan non mi piace da solo e sembra un nome da uomo...
    Per l'altro cerco di sistemare :3
    Ah, si è avaro... Non con che cosa sostituirlo..

    Edit: la guerra delle divinità verrà raccontata direttamente dalla bocca del Signor O'Dine nel secondo capitolo ^^
     
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  8. félicie
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    Effettivamente non è un vero e proprio prologo, però boh mi da tanto l'idea di introduzione!
    CITAZIONE
    Ti lascio qualche consiglio sotto spoiler, visto che QUALCUNO è troppo pigro per farlo al posto mio.

    :miniheart: :love2:
     
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    CITAZIONE (félicie @ 19/10/2013, 20:50) 
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    Aspetta, eh. Vediamo se lo interpreto bene. Dal tuo cuoricino mi mandi un bacio (insomma un bacio sincero e spontaneo e sentito, quasi pure appassionato) e poi succede qualcosa, tipo che dall'emozione comincio a lacrimare sangue dagli occhi stile miracolo della statuetta?
     
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  10. félicie
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    CITAZIONE
    Aspetta, eh. Vediamo se lo interpreto bene. Dal tuo cuoricino mi mandi un bacio (insomma un bacio sincero e spontaneo e sentito, quasi pure appassionato) e poi succede qualcosa, tipo che dall'emozione comincio a lacrimare sangue dagli occhi stile miracolo della statuetta?

    bacio appassionato loooool sogna ahaha allora i primi due sono manifestazioni d'amore poco sincere in risposta alla tua frecciatina! L'altra faccina (sarebbe diabolica) è riferita al fatto che il lavoro noioso lo fai tu buahahahha
     
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9 replies since 18/10/2013, 20:22   146 views
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