Le foglie

poesia

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    Le foglie



    _autore: Spark in a firework



    Le foglie,
    beffate dallo zefiro,
    si incrinano e affondano
    su cappotti di lana
    passati per caso,
    rassegnate e fiere
    come quei cavalieri
    che vanno a morire
    nelle terre dei padri.
    Lì piomba il silenzio,
    non cantano le sirene
    né fruscii se passa
    lo zefiro a frugare
    fra le frasche.
    Arrese, le foglie
    vengono giù
    ormai allo stremo,
    neppure a loro
    la vita riserva
    un epilogo ameno.
     
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    E' proprio adatta ad una giornata come quella di oggi: ero seduta su una panchina ed osservavo le foglie cadere e creare un manto colorato, come una sorta"cappotto di lana" in previsione del freddo invernale. La morte delle foglie non significa la fine di tutto, ma solemente una sorta di vacanza per prepararsi al meglio alla rinascita della natura.

    Complimenti come sempre, ormai ti sarai stancato di me perchè ripeto le stesse cose ♥

    Magari non te ne importa, ma mentre leggevo la tua poesia stavo ascoltanto una compilation, in particolar questa canzone
     
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    Non fraintendermi, io amo le foglie, le foglie che cadono, i parchi ricoperti di foglie autunnali e gli alberi che lentamente si svuotano. E tuttavia, se ci pensi, è anche un po' triste che le foglie debbano cadere, che la natura debba rinascere e quindi prima morire. Un po' come noi! Non dico che non sia giusto: solo che a volte è difficile convincersi che questo vada bene, che questo sia okay.

    CITAZIONE
    Complimenti come sempre, ormai ti sarai stancato di me perchè ripeto le stesse cose ♥

    In verità sono io che non so più come ringraziarti :culet:

    Awww, l'ascoltavi per caso? Beh, era molto appropriata :lol:
     
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    Condivido appieno quello che hai detto, infatti io amo le stagioni calde, l'autunno mi mette sempre tristezza. D'altra parte, se ci pensi come noi quando abbiamo delle brutte esperienze, ci prendiamo un momento di pausa, una sorta di letargo lontani da tutti, in cui ci chiudiamo in noi stessi e attorno a noi il resto del mondo continua la sua vita indifferente.
    Ma poi forse non rinasciamo, noi e la natura, dalla ceneri del passato per poter affrontare le nuovi stagioni al meglio e con più esperienza della vita precedente? ♥

    Non proprio per caso: in pratica per ogni opera le leggo qui sul form, cerco una canzone che mi aiuti nella lettura. E ogni volta che ascolto la canzone scelta, mi viene in mente la relatva opera a cui l'avevo dedicata, Lo faccio per ricordarmi e portarmi le opere che ho apprezzato maggiormente e che mi sono etrante nel cuore, sempre in giro con me.
    La canzone l'ho scelta perchè amo l'autore e poi il titolo richiamava la tua opera. Per fortuna era proprio la canzone giusta♥
     
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    Condivido appieno quello che hai detto, infatti io amo le stagioni calde

    Sai che nonostante questo io preferisco invece quelle fredde?

    CITAZIONE
    D'altra parte, se ci pensi come noi quando abbiamo delle brutte esperienze, ci prendiamo un momento di pausa, una sorta di letargo lontani da tutti, in cui ci chiudiamo in noi stessi e attorno a noi il resto del mondo continua la sua vita indifferente.
    Ma poi forse non rinasciamo, noi e la natura, dalla ceneri del passato per poter affrontare le nuovi stagioni al meglio e con più esperienza della vita precedente? ♥

    Non posso darti torto :)

    Però bisogna anche stare attenti a non passare troppo tempo chiusi in sé stessi, altrimenti ci si risveglia quando è già autunno e si sta per cadere di nuovo dagli alberi.


    Ma... che cosa bella che fai! *____*


    Edited by Spark in a firework - 29/10/2013, 14:29
     
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    Sai che nonostante questo io preferisco invece quelle fredde?

    Non l'avrei mai detto: mi sei sempre sembrato tipo da primavera :occhidolci:
     
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    Impressione sbagliata, sono più tipo da pieno inverno, precisamente da Natale. Se potessi, vivrei in loop quei dieci giorni che vanno dalla vigilia all'epifania! **
     
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  8. __LadyLivia
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    Davvero densa. Mi sembra d'osservare il mondo intero solo leggendo queste parole e continuo a sentirne l'eco nella testa, perciò i miei complimenti :3
     
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    Aw, spero allora che l'eco non sia stato assordante. Grazie! ^^
     
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    Bella questa poesia, Stefano!
    Particolare il fatto che si può facilmente separare a metà, esattamente al verso 10: "Lì piomba il silenzio,"
    Mentre, infatti, prima la caduta delle foglie ha un tono "eroico" come qualcosa non solo di inevitabile, ma quasi come se fosse voluto: non a caso gli aggettivi "rassegnate" e "fiere" o la metafora con i cavalieri e il riferimento ai "padri" ----> combattimento, nobiltà, tradizione, orgoglio...
    Dalla seconda metà in poi, al contrario, i toni cambiano, la morte spoglia le foglie di qualcosa e lascia solo una prospettiva più tetra e, forse, più reale: "non cantano", "arrese", "vengono giù", "allo stremo" ed in ultimo la prospettiva finale presentata al negativo... "neppure a loro", che estende il concetto dalle foglie ad esperienza di tutto il creato, e noi naturalmente pensiamo subito a tutti gli uomini ^^
    L'ultima parola "ameno" mi fa pensare all'infanzia: una condizione ormai lontana e perduta; tutto ciò che si estende innanzi non è altro che morte e desolazione... un ciclo necessario alla vita, tutto sommato, ma che non smette mai di essere triste (o almeno di avere questo gusto malinconico)
    Bravissimo come sempre xD
     
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    Volevo rovesciare la possibilità che una fine nobile giustifichi una fine: c'è davvero una morte "onorevole"? È lecito o addirittura doveroso sacrificare la propria fragile, delicata e misteriosa vita per qualcuno o qualcosa? Quanto conta la nostra vita per noi, per gli altri, per il mondo?
    Non saprei rispondere bene a queste domande, ma una cosa la so: ciò che resta della morte è uguale ad ogni morte, resta un vuoto e l'apparente nulla che mai potrà dare una logicità al sacrificio. Solo il trascendente può attribuire un senso ad azioni del genere, è solo una questione di fede e la fede è una questione personale, che sempre lascerà a chi sopravvive un dubbio irrisolvibile: ne sarà valsa la pena?

    Grazie per la tua bella analisi! :)
     
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    è solo una questione di fede e la fede è una questione personale, che sempre lascerà a chi sopravvive un dubbio irrisolvibile: ne sarà valsa la pena?

    In realtà, la tue è una falsa domanda eheh... infatti la risposta è già insita in quello che hai detto: se si tratta di VERA fede, non ha dubbi chi sopravvive. Il dubbio rimane a chi non crede =)
    Beh, ovviamente "dubbio" è qui inteso come elemento molto specifico e circoscritto perché è lecito che abbiano dubbi pure i credenti, ma sono dubbi che ti portano a crescere perché la risposta la trovi, non puoi sbagliare.
    Ne vale la pena?
    Da credente la mia risposta è sì.
    Però devo anche aggiungere una cosa: secondo la mia esperienza (o quella di altre persone che mi hanno parlato della loro), non è vero che una morte è uguale ad un'altra. E non è nemmeno sempre vero che si avverte solo un "vuoto" o un apparente nulla =D
     
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    Discorso troppo lungo e complesso da affrontare qua xD

    Anche io sono un credente (seppure poco ortodosso), ma la fede in sé non è una giustificazione, è semmai una fiducia verso un mistero trascendente che dovrebbe essere la vera giustificazione ma di cui non possiamo avere esperienza (e quindi non c'è un barlume di logica, intesa in senso tradizionale, in questo). Il sacrificio non è niente più che una scommessa.
     
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    Uhm... ahahah hai ragionissima, certi discorsi non si possono affrontare in un contesto del genere... è troppo limitativo anche perché spesso e volentieri, in queste cose, bisognerebbe affrontare discorsi "preliminari" per capire da quali "basi" ognuno di noi parte, possiamo dire ^^ O che significato attribuiamo ad una parola rispetto ad un'altra =)
    Quando dici "di cui non possiamo fare esperienza", per esempio, mi viene da ribattere che per me è il contrario, nel senso che ho fatto esperienza di determinate cose che hanno consolitato una prima idea meno solida di "fede", possiamo dire.
    Però poi parli del rapporto con la giustificazione rispetto a "motivi" che, se sono quelli che penso, effettivamente sono misteri, come dici, non so esattamente come risponderti: ovvero, non so esattamente su cosa... e questo mi fa sospettare che forse parliamo o di cose diverse, o della stessa ma da punti di vista differenti =D
    Infatti, generalmente direi che la fede e l'esperienza (pur limitata) che la consilida, mi rendono solo certa di una verità del mondo che non tutti riescono ad accettare oppure provano a capire e sperimentare; le "motivazioni", che sono quelle che ti interssano a quanto pare, per me non sono poi così importanti perché ho fiducia: mi accontento di capire fin dove capisco, a volte scorgo un'altra parte della verità nel mio persorso spirituale, altre volte approfondisco conoscenze che già apparentemente possedevo, definendole meglio... però sono sempre consapevole del "limite" della mia mente, del fatto che non posso comprendere determinati "motivi" e quindi mi abbandono semplicemente perché riconosco l'esistenza di una mente divina che comprnede e conosce tutto: lei i motivi li sa, a noi toccherà scoprirli di volta in volta =)
     
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    Anche io sento e credo che ci sia molto più di quello che possiamo afferrare con i sensi o con la nostra mente, forse a differenza tua sono più restio ad accettare i nostri evidentissimi limiti ma sono comunque consapevole di ciò. Solo, è quella fiducia che mi turba: è possibile accettare che una esperienza mistica, una fiducia nel trascendente o qualunque altra cosa sulla stessa riga diventi una ragion sufficiente per giustificare il sacrificio della propria stessa vita ad una causa? In primis ciò significherebbe che per lo stesso principio chiunque potrebbe per ideali di dubbia eticità sacrificarsi per cause affatto nobili. In secundis, ammesso e non concesso che il discorso valga solo nei limiti della propria libertà finché non intacca quella altrui, nel caso limite di un sacrificio considerevole in nome di una fede, io vedo comunque soprattutto un atto d'egoismo, sarebbe una rinuncia alla vita - o a una sua parte - motivata da ragioni inafferrabili, nella speranza di una sorta ricompensa extracorporea. È questo che siamo? Mendicanti della divina onnipotenza?
     
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