La tragedia del sommergibile F.14

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    La tragedia del sommergibile F.14



    _autore: Spark in a firework
    _genere: articolo giornalistico
    _rating: giallo




    Fino a poco tempo fa non era raro che si parlasse di incidenti di cui gli sfortunati protagonisti erano i sottomarini, come i celebri casi sovietici del K-19 o del K-141 Kursk che hanno ispirato più d'un film, tuttavia pochi sanno che episodi non meno drammatici coinvolsero diversi decenni fa anche i sommergibili italiani. I casi che potrebbero venir citati son tanti perchè numerose furono le disavventure in cui incorsero i nostri marinai, eppure una fra tutte merita di essere ricordata: si tratta della vicenda dell'F.14, che all'epoca dei fatti colpì emotivamente l'opinione pubblica poiché si dovette assistere, inermi, alla lenta agonia dell'intero equipaggio, intrappolato nello scafo del battello.
    È il 6 Agosto 1928, il sommergibile F.14 lascia la base navale di Pola (oggi in Croazia ma all'epoca italiana) per partecipare ad una delle tante esercitazioni sponsorizzate dal regime fascista, l'obiettivo della missione è raggiungere il gruppo navale "Brindisi", composto da una decina di navi di media stazza, e simulare un attacco. Alle ore 8:40 in un punto a circa 7 miglia a ponente di San Giovanni in Pelago, in fondali di 45/50 metri, l'F.14, comandato dal capitano di corvetta Isidoro Wiel, viene avvistato dal cacciatorpediniere Abba a dritta rispetto alla posizione della flotta (cioé sulla loro destra), ma per ragioni inspiegabili il sommergibile si trova a distanza ravvicinata dalla nave, tanto da scadere poco dopo a poppa ed entrare in rotta di collisione con la silurante Missouri che seguiva in fila il caccia. L'accostata a dritta perentoriamente tentata dal Missouri si rivela inutile, anche perché non coadiuvata da un aumento di velocità del sommergibile, e nella collisione divenuta inevitabile è il mezzo subacqueo ad avere la peggio. L'F.14, che sbanda lateralmente a causa dello speronamento, comincia ad imbarcare acqua e si adagia sul fondo, quattro marinai muoiono all'impatto ma gli altri riescono quasi immediatamente ad isolare il locale interessato dalla falla. La situazione si presenta subito disperata agli occhi di tutti: il sommergibile, dato il suo piccolo dislocamento, non è dotato di apparecchi per la rigenerazione dell'aria né di sostanze per l'assorbimento dell'anidride carbonica, il rischio è che in breve tempo le condizioni dell'aria diventino tali da non permettere più la respirazione. In superficie però non ci si fa prendere dal panico, viene stabilito subito un piano di soccorso e il gemello F.15 accorre sul luogo per mettersi in contatto con i ventitré superstiti, una comunicazione questa che testimonierà le ultime atroci ore di quegli uomini. Per raccontarle basti riportare alcune comunicazioni ufficiali trascritte nel rapporto ufficiale della Regia Marina.

    Dall'F.14:

    Alle 18: Vi siete molto avvicinati, fate presto qui si muore
    Alle 19.34: ... siete qui ... fate presto ...
    Alle 21.17 (con frequenza bassissima): lunghe linee
    Alle 21.50: una linea e poi dopo un'altra lunga linea
    Era questo purtroppo l'estremo segno di vita dell'equipaggio dell'F.14, l'ultimo segnale captato. Serviranno altre 24 ore per riuscire a sollevare il sommergibile e poter aprire i portelli, dai quali si sprigionerà una nube di gas di cloro a conferma delle più pessimistiche previsioni.
    Un incidente frutto del caso, di errori di valutazione, di errori umani forse ma pur sempre un incidente, che però mise in luce tutte le mancanze tecniche di quei mezzi e le allarmanti condizioni di sicurezza. Purtroppo la lezione non servirà: pochi anni dopo, durante la seconda guerra mondiale, casi simili mostreranno chiaramente le innumerevoli carenze e l'inefficienza dei sistemi di aerazione e raffreddamento nei mezzi italiani, quando ormai il caso dell'F.14 era solo un lontano ricordo. Prima di chiudere vale la pena rileggere le poche righe ritrovate sul taccuino del comandante, a ricordo del coraggio e della compostezza di quegli uomini anche di fronte alla morte.
    "Siamo in quattro in camera di manovra, tre in camera Ufficiali, dieci a prora, gli altri sono chiusi a poppa vittime del dovere. Serenità a bordo. Si pensa a Dio, alla Famiglia, alla Patria. Attendiamo fiduciosi."

    Putroppo avrebbero atteso per sempre.

    F14-3-800
     
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  2. félicie
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    Ste... che bello!! È scritto proprio bene! Ce lo vedo come articolo di una rivista storica... stupendo! Complimenti!
    Poveracci però :'(
     
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    Ce lo vedo come articolo di una rivista storica... stupendo!

    Cosa più bella non potevi dirmi *_______*

    Grazie <3
     
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  4. félicie
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    Cosa più bella non potevi dirmi *_______*

    Giuro che l'ho pensato subito! Mi sono immaginata un numero di focus storia con questo articolo ahah (:
     
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    Non ti nascondo che scrivere articoli del genere per una rivista di storia mi piacerebbe tantissimo :3

    Grazie ancora :culet:
     
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  6. félicie
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    Non ti nascondo che scrivere articoli del genere per una rivista di storia mi piacerebbe tantissimo :3

    ti si addice un sacco! lo shoulderesti fare! (= should coniugato all'italiana ahah = dovresti)
     
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5 replies since 22/1/2014, 16:53   84 views
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