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Posa il capo assopito, amore mio, umano sul mio braccio senza fede; tempo e febbri avvampino e cancelliano ogni bellezza individuale, via dai bambini pensosi, e poi la tomba attesta che effimero è il bambino: ma finch'è spunti il giorno mi rimanga tra le braccia la viva creatura, mortale sì, colpevole, eppure per me il bello nella sua interezza.
Anima e corpo non hanno confini: agli amanti che giacciono sul suo tollerante declivio incantato in preda al deliquio ricorrente, solenne la visione manda Venere di soprannaturale armonia, di universale amore e speranza; mentre un'astratta intuizione accende, in mezzo ai ghiacciai e fra le rupi, dell'eremita l'estasi carnale.
Passano sicurezze e fedeltà allo scoccare della mezzanotte come le vibrazioni di campana, e forsennati alla moda lanciano il loro pedantesco, uggioso grido: il costo fino all'ultimo centesimo - sta scritto in tutte le temute carte - andrà pagato, ma da questa notte non un solo bisbiglio, nè un pensiero, non un bacio o uno sguardo sia perduto.
Bellezza muore, e mezzanotte, ed estasi: che i venti dell'alba, mentre lievi spirano intorno al tuo capo sognante, mostrino un giorno di accoglienza tale che occhio e cuore pulsino e gioiscano, paghi di un mondo, il nostro, che è mortale; meriggi di arsura ti ritrovino nutrito dei poteri involontari, notti di oltraggio ti lascino andare sorvegliato da ogni umano amore.
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