Blue Eyes

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  1. MidoriMoe
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    Blue Eyes



    Eye contact.



    _autore: MidoriMoe
    _genere: fantasy/romantico/mistery
    _rating: verde/arancione
    _tipologia: storia a capitoli
    _breve descrizione: Spesso, aspetti e aspetti, e poi un giorno si presenta davanti a te quella persona che si è fatta attendere da una vita.
    _note:


    Capitolo 1: Sogni, Dreams, Träume, мечты, Rêves, Sueños
    Capitolo 2:Quotidianità
    Capitolo3:Terre dimenticate da Dio –Where did Jesus go?
    Capitolo4:Ricordi come pareti bianche e vuote di un ospedale

    ... (work in progress)


    Prologo



    Gira e gira e rigira il mondo intorno a te. Tutto è celere e inafferrabile. Il tempo scorre e muta le persone. La realtà scivola via dietro a maschere e veli di Maya. Vortichi su te stesso come un uragano e come un uragano, al tuo passaggio, distruggi certezze e valori. E quando tutto ciò finisce, quando tutto riprende ad essere statico e immobile, ti accorgi di essere circondato dal nulla, da un vuoto incolmabile. E nel momento in cui ti ritrovi solo e il tuo cuore è confuso, l’unica cosa da fare è chiudere gli occhi e lasciarsi andare e cadere indietro nell'oblio dell’inaspettato.
    Fino a che punto rischieresti tutto?Fino a che punto ti spingeresti oltre la linea della razionalità? Fino a che punto metteresti in dubbio la veridicità della vita quotidiana? Fino a che punto sconvolgeresti la tua vita, per ottenere ciò che da una vita stai aspettando?
    Realtà e sogno a volte sono dimensioni parallele a volte mondi totalmente diversi e più raramente sono due realtà congiunte insieme . Quando la realtà diventa sogno e il sogno diventa realtà, comprendi che l’essere umano si trova davanti a qualcosa più grande di lui e ci si rende conto della limitatezza e dell’impotenza umana.





    Capitolo 1: Sogni, Dreams, Träume, мечты, Rêves, Sueños



    2007, 22 Febbraio
    «Che cos’è questo posto?»
    «Volevo mostrartelo, è un luogo inaccessibile agli esseri umani!»
    «Perché ci sono quelle cose, quegli animali, perché tutto ciò!»
    «Perché voglio che tu sappia e conosca un mondo, che tu veda cose che tu non puoi neppure immaginare!»
    Un secondo di silenzio«Non so cosa risponderti, ma posso dirti.. Grazie»

    2008, marzo
    «Non pensavo di vederti nuovamente. Cosa ci fai qui»
    «Volevo darti una cosa»
    «Che cosa? Quell’anfora? A cosa mi servirebbe?»
    «Tu prendila e basta. Ti porterà fortuna nei prossimi anni»
    Dopo un po’.
    «Ah cavoli ci siamo addormentati. Ehi sei freddo!»
    «E’ stato piacevole dormire un po’»

    2008, Luglio
    «Mamma non dovresti uscire e guidare! Stai anche poco bene»
    «Dai su, Sali in macchina che torniamo a casa!»
    «Ok va bene.. ma, perché c’è Lui, nei sedili posteriori addormentato?»

    2009, Agosto
    «Hai visto Jessie che carino il ragazzo sull’altro lato del divano?»
    «Chi? Quel ragazzo lì?»
    «Beh io ci provo!»
    «Fa come ti pare Francise!»
    «Dovresti andare con lui!» s’intromise una terza voce.
    «Perché? Scusami non puoi dirmi così!»
    «Dovresti stare con lui!»
    «Perché!?»scrutando in quegli occhi seri e profondi.
    «Vai!»
    «Ma, ma.. Io non voglio!»però davanti a lei non c’era più nessuno.

    2010
    ----
    2011
    ----
    2012
    «Dai Jessie sali in auto che partiamo!»
    «Ma quello li in macchina non è il mio ragazzo, dagli occhi sembra.. Lui!»

    2013
    «Si dai andiamo di là che ci beviamo un aperitivo!»
    «Certamente!»
    Passando vicino a dei tavoli.
    «Cavoli, ma lì seduto c’è ..Lui!»

    2017, Gennaio
    «Basta, stai zitta! Ormai è il tuo turno, su vieni qui che giochiamo un po’! Non agitarti!»
    «Per favore smettila! Uccidimi piuttosto, uccidimi! Non voglio vivere con questa vergogna ti prego, bastaaaa!»



    Mi svegliai di soprassalto, in un lago di sudore e il cuore batteva così forte, che per un istante pensavo che schizzasse fuori dal petto. Mi guardai intorno e una volta che mi resi conto di essere nella mia stanza feci un gran sospiro di sollievo e mi alzai lentamente. Un fascio di flebile luce penetrava dai balconi semiaperti. Mi portai velocemente in bagno dove accesi immediatamente uno scalda bagno per riscaldare l’ambiente freddo. Era pieno inverno, e quell'anno le temperature erano scese al di sotto della media. Una tragedia per la sottoscritta, la quale soffre assai il freddo.
    Seduta e rannicchiata di fronte alla mia fonte di calore, mi vestii pian piano, senza mai scostarmi dallo scalda bagno. Una volta pronta, scesi al piano di sotto per fare colazione in cucina. Cereali e tè caldo, questo era il mio menù mattutino. A seguito, mi lavai i denti, mi sistemai i capelli e alla fine guidai fino alla stazione dei treni, dove presi il mio treno per Venezia. Un viaggio di circa un’ora e mezza, con un cambio a Padova. Quel giorno dovetti andare fino a Venezia per portare un curriculum di lavoro presso una mostra.
    Sì, la mia vita è una vita normale e molto ordinaria. Io sono la classica ragazza che si impegna dove deve farlo e si diverte al weekend con gli amici. Ho avuto un ragazzo, per circa quattro anni. La nostra storia fu una delle migliori storie che io abbia mai avuto, a parte il momento in cui ho scoperto che mi tradì una sera. Senza perdono, io lo invitai ad uscire dalla mia vita e di non farsi più vedere. E adesso mi ritrovo con un sacco di tempo da dedicare a me stessa ed a passare le mie serata all'insegna del cameratismo femminile. In ogni modo, prima di farvi immergere nella mia vita completamente, mi presento, sono Jessie (vi basterà sapere solo elemento a proposito di me, della mia persona). Ho 25 anni, anche se spesso al tabacchino mi chiedono la carta di identità per attestare la mia maggior età, e ho finito da due anni l’università. Vivo in un piccolo paese collinare. Un luogo immerso nella più totale natura e un luogo soprattutto tranquillo e diverso dalla frenetica vita di città. Come qualsiasi giovane italiano, vivo ancora con i miei genitori. Ma spero che entro la fine dell’anno trovi un piccolo appartamento in affitto per incominciare a vivere da sola e intraprendere il mio cammino verso il mondo degli adulti.
    Nonostante queste apparenze, da anni io celo un intimo e grande segreto. Uno di quelli che non vorresti raccontare alla gente; uno di quelli che proteggi e custodisci, perché oramai è parte di te e ti sei affezionata. Io ho sempre chiamato questo mio segreto “ profonda sensibilità”. Dal 2007 ho il dono di vedere, in sogno, cose inverosimili, mostruose, drammatiche e reali. Molto spesso il mio sognato si concretizzava nella vita reale. Mia madre, un caro amico di mio padre, mia nonna, alcuni eventi della mia vita, sono le testimonianze di sogni che poi sono accaduti nella realtà. Devo ammettere che questa cosa, ha sconvolto la mia razionalità. Mi ritrovai un giorno, nella mia vita, non capendo più cosa era vero e cosa no; mi ritrovai a considerarmi pazza e malata di mente. Mi sembrava più un tumore che una “ profonda sensibilità”! Quando frequentavo il liceo parlai di queste cose con delle amiche. Tuttavia, mi pentii subito dopo, così decisi di non raccontare più niente a nessuno. Ma questi sogni continuavano, e avvenimenti strani si stavano accumulando sempre più. Ma specialmente, c’era una persona che ritornava saltuariamente nei miei pensieri, nei miei sogni portandomi sull'orlo della pazzia. Una persona che dal 22 Febbraio 2007 mi accompagna lungo il cammino della mia vita. Comparve per la prima volta quell'anno, in cui morì una persona cara. Inizialmente pensai che fosse una proiezione che io creai nei miei sogni, solo per avere un appoggio, una consolazione. Ma poi si ripresentò nei mesi successi, negli anni successivi. Una volta in dormiveglia mi parve di vederlo lì in piedi nella mia stanza che mi osservava.
    Un giorno arrivai al punto di credere che fosse solo una mia fantasia. Un problema della mia mente. Per anni cercai il suo viso sui volti delle persone che incontravo per strada, a scuola, nei centri commerciali e in discoteca. Ma nulla. Lui non c’era. Lui non esisteva. Lui era solo una fantasia.
    Ed eccomi qui, invece, a raccontare ancora una volta di Lui. Molte volte penso che questa “cosa” mi abbia rovinato la vita. Ma d’altro canto, ha reso le mie notti meravigliose. E per alcuni aspetti sono cresciuta con lui, ho capito che cosa volevo nella vita, che persona volevo diventare ed è stato quasi un gioco “cercarLo”.
    Ora, però, sono una donna e porterò il suo ricordo sempre con me, ora che se n’è andato definitivamente dalla mia testa. Ed eccomi qui, arrivata alla stazione di Venezia, dopo un lungo viaggio trascorso a ripensare al mio passato, presente e futuro. Pronta per una nuova avventura. Pronta a iniziare una nuova vita.

    ***



    «”gli esseri umani vivono in un mondo illusorio, in cui ciò che appare non è mai ciò che è. Come un velo, l’apparenza esteriore ricopre la verità delle cose. Il mondo materiale così come lo conosciamo è un’illusione. Esiste una verità che può essere scoperta solo tramite l’ascesi. Arthur Schopenhauer”Qualche volta questi filosofi ci azzeccano!» commentò il libro che stava leggendo.
    «Signore, mi scusi, ma la volevo informare che tra poco giungeremo a Venezia. Spero che il viaggio sia stato di suo gradimento»disse l’hostess.
    «Perfetto, finalmente! Grazie per avermi dato questa piacevole notizia signorina. Alla fine, ho raggiunto la mia meta»

    Edited by MidoriMoe - 3/9/2014, 11:57
     
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  2. MidoriMoe
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    Capitolo 2 : Quotidianità



    Nessuna delle nostre piccole sofferenze quotidiane resiste a un buon colpo di pedale. Tristezza, attacchi di malinconia… inforchiamo la bicicletta e fin dalle prime pedalate abbiamo l'impressione che un velo si squarci.
    Didier Tronchet, Piccolo trattato di ciclosofia, 2000



    Febbraio, 2017

    Urla, schiamazzi, insulti volano nell’aria , quasi nello stesso momento in cui pure gli oggetti sospesi in aria cercano di sconfiggere la forza di gravità. Ogni parola è un proiettile che ti perfora l’anima in profondità. In questo scontro non ci sono vincitori ma solo vinti, devastati fino al midollo. Finirà mai questa agonia? Spunterà da dietro i muri dell’orgoglio una candida bandiera? Dov’è la pace che si innalza e fa valere i suoi principi. E quando finiscono i proiettili, gli oggetti, gli insulti, cosa resta alla fine? Cadaveri o delusioni ? Dov’è la speranza in questi momenti svuotati di vita e di amore? Dove sono gli alleati, ovvero quei ricordi piacevoli che rievocano alla mente attimi di un passato che ormai sembra troppo lontano e pare sempre di più ad una favola. Dormiremo tutti sepolti in un campo di grano aspettando che il Mietitore faccia il suo lavoro, dove non ci saranno rose o altri fiori a coprirci, ma solo papaveri rossi, rossi come la dignità persa, la rabbia e il sangue che ribollisce in noi. Si sta assistendo solo ad un litigio, dove non ci sono armi, non ci sono carro armati, non ci sono guerre, ma solo l’irrefrenabile desiderio di annullare colui che ti sta di fronte, colui che un tempo era amico ed in quei minuti invece è diventato il nemico da estinguere.
    Non riuscivo più a distinguere in casa mia una lite da una piccola guerra interna. Non riuscivo più a distinguere la verità dalla menzogna. Maschere e non più genitori, vivevano sotto il mio tetto. Ed io, inerme come Abramo di fronte al volere di Dio, rimanevo in silenzio ad osservare come le mie solide certezze costruite in questi anni della mia vita, cadevano in frantumi davanti ai miei occhi. E io non potevo intervenire. Giunsi ad una conclusione: andarmene. Niente ora poteva più trattenermi in questo luogo. Beh, forse una cosa c’era : la vista magnifica dalla finestra di camera mia. Mio caro colle che ti estendi dinnanzi ai miei occhi: verdeggiante in primavera e immacolato durante l’inverno. Era da giorni che pianificavo la mia partenza. In questo viaggio però non mi sarebbero servite valige o quant’altro. Era necessario che portassi solo il mio caro diario segreto con me. “Dove pellegrinerò io, pellegrinerà anche Lui.” Sì, in queste pagine ho scritto tutto a riguardo di quel tumore-ricordo, e mai nessuno al mondo avrebbe dovuto sapere di lui, non dopo quello che succederà il 22 Febbraio.
    Era giunta la sera. Il crepuscolo in questa stagione giungeva molto presto. Dalle cinque di pomeriggio in poi, tutto veniva avvolto da un velo nero di oscurità, come se la morte avesse deciso di coprire il mondo con la sua veste. Ero riuscita a fuggire da quella litigiosa mattina andando a Padova e ora stavo tornando in treno verso casa. Una volta giunta alla stazione di Vicenza per il cambio, percepii una strana sensazione. Non ci feci molto caso, e proseguii verso il mio binario. Le persone mi sfrecciavano accanto, angosciate dal pensiero di perdere la coincidenza con il treno successivo. “Coincidenza”, quante sfumature può assumere di significato. E fu una strana coincidenza, di quella serata, a portarmi sull’orlo del baratro.
    In lontananza notai una figura particolarmente nota a me fissarmi. Non riuscii a focalizzarla al meglio, anche per il fatto che da dove mi trovavo, era abbastanza lontana. Ad un certo punto si mosse verso l’inizio dei binari. Io la seguivo con lo sguardo immobilizzata. Poi, d’improvviso, passò un treno ad alta velocità. Persi di vista quella figura. Aspettai qualche istante che il treno svanisse dalla mia visuale, e poi il cuore mi si fermò. Tu- tummmmmmm (----------------------) Tra tutte le persone che potevo vedere in quella stazione, vidi il mio precedente ragazzo abbracciato con una ragazza che era appena scesa da un altro treno. Le era corso in incontro e baciata. Rabbia, odio, dolore, angoscia, tristezza, amarezza e qualsiasi sensazione negativa mi invasero, penetrandomi nelle ossa e bloccando ogni mia reazione. Li vidi andarsene felici per mano. Io resti lì sul binario, pietrificata. Risanai da questo duro colpo nel momento in cui un controllore di Trenitalia, tutto preoccupato, mi si avvicinò chiedendomi se stavo per caso accingendo a buttarmi sulle rotaie. In quel momento realizzai due fatti: inconsciamente mi ero portata sul bordo del binario nel lato che da sulle rotaie, e non mi ero accorta che stesse per arrivare un treno proprio su quel binario dove ero. Assicurai il controllore sul fatto che non volevo gettarmi sotto un treno, anche perché il mio nome non è Anna Karenina, e per giunta non ho nessuna vergogna da punire. Anzi, mi sento più vicina, come faccenda amorosa, a suo marito, il povero dottor Aleksei Aleksandrovič Karenin. Inoltre Anna Karenina e il suo Aleksej Kirillovič Vronskij ( al femminile) aveva da poco lasciato la stazione. Chiudendo la parentesi a questa digressione letteraria, il controllore in seguito mi accompagnò fino al mio treno, per assicurarsi che non avessi intenzione di fare qualche scelleratezza. Una volta preso posto nel vagone, un sedile vicino al finestrino, mi ricordai di quella figura strana sui binari, che svanì misteriosamente. Cominciai a guardare fuori per vedere se riuscivo ancora a scorgerla, ma nulla. La stazione era deserta.
    Una volta a casa, mi precipitai sul mio letto ad ascoltare la musica. Mia madre entrò un paio di volte in camera mia chiedendomi qualcosa, senza però ottenere una risposta da me. La musica aveva invaso la mia testa, leggevo il labiale di mia madre cercando di scorgere qualche sfumatura di emozione. Non c’era più nessun colore di sentimento in lei. Era diventata fredda e grigia.
    Dopo cena uscii con un mio caro amico per passare la serata in un bar non molto lontano da casa mia. Parlammo, discutemmo di argomenti futili, sorseggiammo un drink e poi verso le undici ci dirigemmo tutti e due verso le proprie dimore.
    Le giornate passavano così, vuote, prive di intensità. La maggior parte delle discussioni che intrecciavo con altri, le dimenticavo. Le parole, i discorsi avevano perso il loro carattere e la loro importanza. In quei giorni mi pareva di vivere più in un sogno che nella realtà. Prima di addormentarmi guardai il cellulare. C’era un messaggio del mio ex ragazzo. Diceva “ Ehi Jesise. Spero di non disturbarti, come stai? Avrei bisogno di un favore. Temo di aver dimenticato da te, ancora quando .. beh ci frequentavamo, un mio braccialetto. Vorrei passare io da te, ma temo della reazione dei tuoi. Se me lo potresti portare tu, quando vuoi, saresti gentilissima. Sai dove sto. Ciao ciao”
    Immediatamente capì a quale braccialetto si riferisse. Prima di rispondergli andai a cercare l’accessorio in questione nei miei porta gioie. Un volta trovato, lo misi in una busta contenente altre cose sue. Infine misi tutto in borsa. Mi bazzicava l’idea di non rispondergli, però alla fine gli scrissi un semplice, conciso “Okappa”.
    Il giorno dopo mi svegliai di buon ora, feci la mia solita colazione e poi partii per prendere il mio solito treno. Nel quale sedevo spesso nel mio solito posto e come al solito mi perdevo nei miei quotidiani pensieri. Come ogni volta arrivavo a Venezia e sempre perdevo il battello.

    Come al solito, mi mentivo pensando a questo genere di vita, per dimenticare il luogo intorno a me in cui molto spesso mi ritrovavo, una volta uscita da casa mia.
     
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    Waiting!
    CITAZIONE
    e veli di Maya

    Schopenhauer :3

    Ho letto il primo capitolo! E anche il prologo ovviamente, che ho trovato breve ma intrigante. Come contenuti mi convince, nella forma ci sono diverse cose da sistemare, a partire dai dialoghi che sono un po' particolari ma formalmente sbagliati (la formattazione ha regole piuttosto rigide). Ti segnalo qualcosa sotto spoiler, intanto complimenti :)


    CITAZIONE
    è fatat attendere da una vita.

    fatta*

    CITAZIONE
    nel l’oblio

    perché staccato?

    CITAZIONE
    inaccessibile per gli esseri umani!”

    sarebbe meglio "inaccessibile agli esseri umani" ^^

    CITAZIONE
    che tu veda cosa che tu non puoi neppure immaginare!”

    intendevi "cose"?

    CITAZIONE
    Un secondo di silenzio:” Non so cosa risponderti, ma posso dirti.. Grazie.

    Non hai chiuso le virgolette, è una dimenticanza intenzionale? Comunque in teoria le prime virgolette andrebbero scritte così : "Testo"

    CITAZIONE
    quegli occhi serie e profondi.

    seri*

    CITAZIONE
    :”Ma io non voglio!” ma davanti a lei non c’era più nessuno.

    io toglierei il secondo ma, così eviti la ripetizione, in questo caso un po' fastidiosa, e e fai più "scena" :)

    CITAZIONE
    No ti prego lasciami stare!!Lasciami!”

    Lo spazio! Poi peraltro sarebbe meglio lasciarne solo uno punto esclamativo ^^

    CITAZIONE
    un po’! non agitarti!”

    La maiuscola!

    CITAZIONE
    Mi guardai intorno e una volta mi resi conto di essere nella mia stanza

    che mi resi conto*

    CITAZIONE
    dai balconi semi aperti.

    semiaperti* poi, se vogliamo essere puntigliosi, i balconi non possono essere aperti o chiusi xD

    CITAZIONE
    dove accesi immediatamente uno scalda bagno per riscaldare l’ambiente freddo.

    uno scaldabagno* poi perché "uno"? Si presuppone ce ne siano più d'uno? Che scaldabagno intendi?

    CITAZIONE
    Cereali e tè caldo. Questo era il mio menù mattutino.

    Metterei una virgola e non un punto qua

    CITAZIONE
    Quel giorno, dovetti andare fino a Venezia per portare un curriculum di lavoro presso una mostra.

    Toglierei la virgola :)

    CITAZIONE
    week end

    weekend*

    CITAZIONE
    io lo invitai di uscire dalla mia vita

    ad uscire*

    CITAZIONE
    E adesso mi ritrovo con un sacco di tempo da dedicare a me ed a passare

    Meglio "dedicare a me stessa"

    CITAZIONE
    sono Jessie (vi basterà questo elemento).

    Suona maluccio la frase fra parentesi, perché non "per ora non posso dirvi di più sul mio nome" o qualcosa così?

    CITAZIONE
    io nascondo un grande intimo segreto.

    Anche questa frase mi suona male: io metterei il soggetto sottinteso e aggiungerei una congiunzione o una virgola fra grande ed intimo.

    CITAZIONE
    uno di quelli che proteggi e lo custodi,

    e che custodisci*

    CITAZIONE
    inverosimili, mostruose, drammatiche e reali.

    Inverosimili e reali?

    CITAZIONE
    Molto spesso il mio sognato si concretizzava nella

    sogno*

    CITAZIONE
    Devo ammettere, che questa cosa

    Non serve quella virgola ^^

    CITAZIONE
    mi ritrovai a sentirmi pazza

    Meglio "credermi pazza"

    CITAZIONE
    dopo un lungo viaggio a pensare al mio passato

    Meglio se scrivi "trascorso a ripensare al mio passato"
     
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  4. MidoriMoe
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    CITAZIONE (Spark in a firework @ 12/3/2014, 19:08)
    CITAZIONE
    e veli di Maya

    Schopenhauer :3

    Ho letto il primo capitolo! E anche il prologo ovviamente, che ho trovato breve ma intrigante. Come contenuti mi convince, nella forma ci sono diverse cose da sistemare, a partire dai dialoghi che sono un po' particolari ma formalmente sbagliati (la formattazione ha regole piuttosto rigide). Ti segnalo qualcosa sotto spoiler, intanto complimenti :)


    CITAZIONE
    è fatat attendere da una vita.

    fatta*

    CITAZIONE
    nel l’oblio

    perché staccato?

    CITAZIONE
    inaccessibile per gli esseri umani!”

    sarebbe meglio "inaccessibile agli esseri umani" ^^

    CITAZIONE
    che tu veda cosa che tu non puoi neppure immaginare!”

    intendevi "cose"?

    CITAZIONE
    Un secondo di silenzio:” Non so cosa risponderti, ma posso dirti.. Grazie.

    Non hai chiuso le virgolette, è una dimenticanza intenzionale? Comunque in teoria le prime virgolette andrebbero scritte così : "Testo"

    CITAZIONE
    quegli occhi serie e profondi.

    seri*

    CITAZIONE
    :”Ma io non voglio!” ma davanti a lei non c’era più nessuno.

    io toglierei il secondo ma, così eviti la ripetizione, in questo caso un po' fastidiosa, e e fai più "scena" :)

    CITAZIONE
    No ti prego lasciami stare!!Lasciami!”

    Lo spazio! Poi peraltro sarebbe meglio lasciarne solo uno punto esclamativo ^^

    CITAZIONE
    un po’! non agitarti!”

    La maiuscola!

    CITAZIONE
    Mi guardai intorno e una volta mi resi conto di essere nella mia stanza

    che mi resi conto*

    CITAZIONE
    dai balconi semi aperti.

    semiaperti* poi, se vogliamo essere puntigliosi, i balconi non possono essere aperti o chiusi xD

    CITAZIONE
    dove accesi immediatamente uno scalda bagno per riscaldare l’ambiente freddo.

    uno scaldabagno* poi perché "uno"? Si presuppone ce ne siano più d'uno? Che scaldabagno intendi?

    CITAZIONE
    Cereali e tè caldo. Questo era il mio menù mattutino.

    Metterei una virgola e non un punto qua

    CITAZIONE
    Quel giorno, dovetti andare fino a Venezia per portare un curriculum di lavoro presso una mostra.

    Toglierei la virgola :)

    CITAZIONE
    week end

    weekend*

    CITAZIONE
    io lo invitai di uscire dalla mia vita

    ad uscire*

    CITAZIONE
    E adesso mi ritrovo con un sacco di tempo da dedicare a me ed a passare

    Meglio "dedicare a me stessa"

    CITAZIONE
    sono Jessie (vi basterà questo elemento).

    Suona maluccio la frase fra parentesi, perché non "per ora non posso dirvi di più sul mio nome" o qualcosa così?

    CITAZIONE
    io nascondo un grande intimo segreto.

    Anche questa frase mi suona male: io metterei il soggetto sottinteso e aggiungerei una congiunzione o una virgola fra grande ed intimo.

    CITAZIONE
    uno di quelli che proteggi e lo custodi,

    e che custodisci*

    CITAZIONE
    inverosimili, mostruose, drammatiche e reali.

    Inverosimili e reali?

    CITAZIONE
    Molto spesso il mio sognato si concretizzava nella

    sogno*

    CITAZIONE
    Devo ammettere, che questa cosa

    Non serve quella virgola ^^

    CITAZIONE
    mi ritrovai a sentirmi pazza

    Meglio "credermi pazza"

    CITAZIONE
    dopo un lungo viaggio a pensare al mio passato

    Meglio se scrivi "trascorso a ripensare al mio passato"

    Grazie mille per le correzioni :) si diciamo che molte come "nel l 'oblio" è per errore di battitura che però facendo il controllo ortografico non so perché non me lo sottolinea!
    Comunque Grazie:)
    ah, ps: per i dialoghi. Cioè di soli so che si fa :"testo". oppure no?
     
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    Non credo d'aver capito bene, comunque un dialogo tipo è così:

    MidoriMoe domandò: «È giusto così?».
    «Sì, è giusto», le rispose Spark.
     
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  6. MidoriMoe
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    CITAZIONE (Spark in a firework @ 12/3/2014, 21:05)
    Non credo d'aver capito bene, comunque un dialogo tipo è così:

    MidoriMoe domandò: «È giusto così?».
    «Sì, è giusto», le rispose Spark.

    ok, invece di "testo" si usa «testo». Più che altro anche nei temi ricordo che spesso si usa questa forma :"testo" o anche -:"testo" che dovrebbe essere la forma corretta di quella versione. Invece nei libri c'è pure questa forma «testo».
    maaaa lascia stare, ho visto ora che c'è la possibilità o in questa forma «testo»(come dicevi) oppure -testo- disse tizio
    XD Grazie, ora rimedio agli orrori di punteggiatura ;)
     
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  7. MidoriMoe
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    Ps:ho la tastiera internazionale, non riesco a mettere la i, e od o con l'accento ;(


    Capitolo 3 : Terre dimenticate da Dio –Where did Jesus go?

    La fede è una corda alla quale si rimane appesi, quando non ci si impicca.

    Sören Kierkegaard

    «Jessie? Jessie? – mi scuoteva mia madre per svegliarmi – su forza alzati che è tardi. Oggi bisogna andare a trovare il nonno in ospedale. I medici hanno detto che ieri le sue condizioni sono peggiorate. Forza alzati! Potrebbe essere l’ultima occasione per vederlo e salutarlo!» concluse mia mamma uscendo dalla mia stanza.
    Svogliatamente scivolai fuori da sotto le mie coperte calde. D’istinto presi il cellulare e guardai se c’era qualche messaggio. In verità, volevo controllare se il mio ex ragazzo aveva risposto alla mia risposta secca. Nulla si visualizzo sulla mia schermata. Speravo, confesso, che mi scrivesse qualcosa come “mi spiace che le cose tra di noi sono giunte a questo punto” oppure “ mi sono comportato da infame e vigliacco. Hai ragione ad avercela con me. Spero che un giorno potremmo riallacciare ed avere un rapporto d’amicizia. In fondo, sei stata una persona molto importante nella mia vita!” Ma chi volevo illudere, anzi perché continuavo ad illudermi? Le cose tra me e lui non si sarebbero più sistemate, mai più. E dopo essermi scrollata queste fantasie adolescenziali, chiamasi anche “filmini mentali”, mi vestii e preparai per andare in ospedale con i miei.
    Mio padre sfrecciava in macchina. Aveva assunto in volto una espressione crucciata. Mi chiesi se era dovuta a causa della situazione di mio nonno oppure a causa del litigio tra mia mamma e lui. Non riuscii a darmi una risposta. Quando arrivammo alla nostra destinazione, i miei si precipitarono verso la stanza di mio nonno. Io rimasi indietro. Camminavo più lentamente dei miei, poiché volevo osservare al meglio le persone che erano in quella prigione, chiamato ospedale. Scrutare le loro facce sofferenti, sentire i loro lamenti, vedere volti dei loro parenti disperati e senza un barlume di speranza nei loro occhi. Facevo ciò, solo perché volevo trovare un motivo, solo uno che mi facesse cambiare idea su ciò che quella sera mi sarei accinta a compiere. Quelle facce rugose segnate dalla malattia ,i loro occhi vitrei e persi creavano dentro in me sono un sentimento di impotenza, di vergogna di fronte al grande Signore e alla fredda morte che abbattono le vite degli essere umani nello stesso modo in cui abbattono le nave nel gioco di “Battaglia navale” : R1 in P0. Una giovane donna sdraiata su un letto, in una delle stanze precedenti a quella del mio caro nonno, mi rimase impressa. Ella era bendata agli occhi. Pensai quanto possa essere crudele rimanere in vita e non poter gustare con gli occhi le bellezze di questo mondo. Se non posso osservare ciò che mi circonda, anzi se per il resto della mia vita l’unica cosa che percepirò è il buio e niente altro, preferirei in tutta onestà, essere circondata dalle tenebre anche con corpo e anima, abbandonando così una esistenza pietosa.
    La voce di mio padre che mi incitava ad entrare, invece di rimanere immobile come una statua in mezzo al corridoi, mi riportò alla realtà di quel giorno. Una volta nella stanza dove si trovava il letto di mio nonno ebbi un mancamento. In quel momento mi sentì come Dante nel Canto XXXIV della dell’ Inferno, “Com'io divenni allor gelato e fioco,nol dimandar, lettor, ch'i' non lo scrivo, però ch'ogne parlar sarebbe poco...”
    Fissare il malato e debole corpo sul letto d’ospedale di mio nonno, mi fece tornare alla mente il ricordo di due persone, aprendo così ferite che mai si erano rimarginate fino a quel momento. Ormai era giunto il suo momento. Anche per lui sarebbe arrivato il treno della morte. Un treno dal quale non si può più tornare indietro. Un biglietto di sola andata per gli inferi. Mi avvicinai alla spalliera di metallo del letto. Accarezzai la mano di mio nonno. Dissi qualche parola di consolazione e poi me ne andai, cercando ti tenere a freno le lacrime che prepotentemente cercavano di scendere dagli occhi.
    «Jessie, so che è difficile tutta questa situazione!Ma devi farti forza anche per tuo padre. Ti ricordi come ha reagito alla morte di tua nonna, di sua madre. Su dai, quando ti calmi ritorna di là!» cercò di consolarmi. Come poteva dire così? Dopo quello che papà fece e stava facendo. Cercai di non trasalire. Le feci un gran sorriso e la seguii, portandomi di nuovo in quella stanza impregnata di morte e infermità.
    Dopo un’oretta tornammo a casa. Guardai l’orologio a muro appeso in cucina. Mancavano ormai poche ore. Solo poche ore. Questa logorante agonia mi avrebbe finalmente abbandonata per sempre. Era solo questione di poche ore.
    ***
    Un meraviglioso cielo notturno punteggiato da un’ immensità di stelle luminose vegliava su di me, durante il mio viaggio per strade buie e deserte. Il conta chilometri della macchina continuava a salire lentamente. Prima di uscire di casa dissi a mia madre che sarei andata fuori quella sera. In quel momento mi sentivo in uno stato di profondo dispiacere. Mia madre da un lato non ne aveva colpa, o solo in parte. Io però non potevo più continuare a far finta di vivere. Dentro di me, era tutto secco e morto. Nessun fiore avrebbe mai più potuto sbocciare in me, in questa aridità emotiva.
    Dopo aver guidato per una mezz’ora lungo una strada principale, decisi di svoltare per una strada secondaria la quale , secondo miei vecchi ricordi da bambina, conduceva all’inizio di un boschetto. Raggiunta la mia meta mi inoltrai, sempre rimanendo alla guida, all’interno del bosco, seguendo una strada sterrata. Potei proseguire all’interna di questa selva per ottocento metri, poi dovetti arrestarmi davanti al tronco di un albero caduto. Spensi l’automobile. Rimasi in silenzio e al buio per un paio di secondi. In seguito decisi di scendere o meglio inconsciamente lasciai l’abitacolo dell’auto. Oltrepassai l’ostacolo e continuai a proseguire a piedi. Giunsi vicino ad una cascata, per mezzo di un ponte di terra naturale. In mano avevo il mio diario personale. Mi porsi vero la direzione di caduta della cascata. Guardai la fine di questa. Feci dei calcoli veloci nella mia mente e poi decisi. Era il posto giusto per finirla. Era il luogo più’ ideale per non essere mai più ritrovata.
    Ero in uno stato da semi cosciente. Quasi come se fossi sotto l’effetto di qualche stupefacente. La ragione non aveva più potere sulla mia mente. Le lacrime iniziarono a rigarmi il viso. Farneticavo parole e frasi sconnesse e alogiche. Da quel momento in poi il tempo scorse velocemente. Ricordo che gettai il mio diario giù dal ponte e che subito dopo sarebbe sarebbe giunto il mio turno. Mi posizionai per saltare. In quel istante la mia mente si riempi’ di memorie, voci, flashback. Sembrava come se ci fosse un tornado inarrestabile dentro la mia testa. Per istinto chiusi gli occhi e feci un gran respiro. Dentro di me dicevo « non si può tornare indietro. Ormai e troppo tardi. A volte bisogna fare scelte estreme, per risolvere i problemi dell’animo».
    Mi sporsi ancora un po’. Poi alzai il piede destro e lo misi in avanti verso il vuoto. «Addio» dissi ad alta voce. Stavo per lasciarmi andare quando di colpo sentii un profumo a me già noto. Aprii immediatamente gli occhi e mi guardai attorno. Cercai di sentire quel profumo nuovamente. C’era davvero. Ebbi un tuffo al cuore per quei brevi secondi. Continuai a guardarmi in giro, anche un po’ terrorizzata e incredula. In quell’attimo dimenticai la cascata. Mi spostai in direzione del profumo o almeno verso la probabile zona da cui proveniva. E fu allora che vidi abbastanza chiaramente una figura, la figura. Il mondo e lo scorrere del tempo sembravano essersi fermati. Non sapevo se credere a quel che vedevo, anche se non molto chiaramente, oppure no. Rimasi immobile a fissarla e altrettanto fece la figura. Cercai di focalizzare meglio la mia vista su essa. Quella stasi sia fisica che mentale fu spezzata da un urlo aggricciante, proveniente dall’interno del bosco. Le urla sfacevano sempre più vicine e nitide, come pure le parole. Una ragazza stava chiamando aiuto. Mi sentii in dovere di provar a raggiungerla. Prima tuttavia rivolsi lo sguardo nuovamente verso la strana figura. Conturbata mi accorsi che davanti a me non c’era nessuna figura.
    Non sentii più urlare. La voce di donna era stata sostituita da un paio di voci maschili. La paura iniziö ad invadere il mio animo. Li sentivo avvicinar verso la zona in cui mi trovavo. Cercai un nascondiglio ma fu invano. Ad un certo punto comparve una ragazza, tutta sporca di terra dalla testa ai piedi e pure di sangue. La ragazza era sotto schock e continuava a ripetermi che dovevo aiutarla a uscire da quel inferno prima che i suoi rapitori si accorgesse. Non sapevo cosa fare. Mentre stavo provando a tenere un discorso sensato con questa ragazza. Alle nostre spalle arrivarono tre tizzi rozzi e trasandati. Erano i suoi rapitori.
    La nostra fuga ebbe inizio. Io e la ragazza correvamo più velocemente che potevamo, ma loro erano sempre dietro di noi. Correvo senza guardare dove andavo o a cosa andavo a sbattere contro. Ad un centro punto mi fermai. Dietro di me non c’era la ragazza. Il panico mi assali’. Ebbi la sensazione che quegli uomini l’avessero presa e che ora stessero provando a catturare me. Ricominciai a correre. Dopo un po’ li vidi dietro di me in lontananza. Cercai di correre più veloce possibile. Intanto mentre correvo cercavo di scovare un nascondiglio. Niente però. Dopo una lunga corsa mi ritrovai nel cortile di una vecchia casa abbandonata. Mi ricordava qualcosa ma non sapevo cosa. Quei tre uomini si facevano sempre più vicini. Decisi di rifugiarmi all’interno dell’abitazione.
    Una volta entrata in quella casa, tutto ciò che era succedo dopo, io ancora oggi non lo ricordo. Rammento solo un flash di me che cade nel vuoto, nell’oscurità . Ero giunta al capitolo finale del libro della mia vita?

    Edited by MidoriMoe - 3/9/2014, 09:42
     
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  8. MidoriMoe
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    CAPITOLO 4: Ricordi come pareti bianche e vuote di un ospedale

    Mi sono sempre immaginata che l’inferno fosse come un grande ospedale, dove le povere anime degli uomini non possono trovare pace o sollievo. Dove la malattia ricorda ogni giorno la fragilità e la mortalità . Tutt’attorno a me potevo intravedere solo pareti bianche e vuote. Cercai di mettermi in posizione seduta dalla posizione distesa in cui ero. Ma non ci riuscii.Il mio corpo era quasi completamente indolenzito e bloccato. Focalizzai meglio con gli occhi l’ambiente in cui ero. Mi resi conto di trovarmi in ospedale, meglio, su un letto di ospedale con una gamba ingessata e un flebo attaccato al mio braccio. Fuori pioveva.
    Le pulsazione si fecero veloci. Una sensazione di inquietudine mi pervase. Come ci ero finiti li? Come mai avevo una gamba rotta? E soprattutto, cosa era successo la notte prima, da quando entrai in quella casa abbandonata. Gli altri pazienti nella mia stessa camerata mi guardarono con aria dubbiosa e scioccata.
    «Cosa avete da osservare?» gli dissi. « Invece di stare li imbambolati a giudicare,che qualcuno mi dica cosa ci faccio qui!! Io non dovrei essere qui. Che giorno e’?»
    Una voce femminile proveniente dal letto vicino al mio mi rispose :
    Oggi e il 29 Marzo 2017. Sei stata portata qui il 19 Marzo in condizioni non serie ma abbastanza critiche. Una banda di uomini avevano catturato te e altre ragazze nei pressi di ****. Una ragazza l’hanno trovata già morta quando la polizia e sopraggiunta al covo di questi. Tu eri ancora viva e l’altra ragazza, dai capelli rossi, non ce l’ha fatta. E’ morta una settimana fa. Devi ritenerti molto fortunata, perché nostro Signore ti ha dato una seconda possibilità»
    E così ogni mio dubbio e quesito fu chiarito. Voltai lo sguardo verso la finestra e iniziai a contemplare il cielo grigio. Riflettei sulle ultime parole dette dalla signora. Dio mi aveva dato una seconda possibilità, era proprio così? Oppure Dio ha voluto punirmi e tenermi nuovamente in questo oblio.
    ***

    «Dov’e’ finita quella ragazza? Non era con le altre due vero?»
    «Mi sembra di no. Anche perché sarebbe subito corsa dalla polizia»
    «Hai ragione. Aspetta forse e’ la proprietaria di quell’auto nera ferma davanti ad un albero caduto»
    «Giusto! Ma cosa ci faceva qua? In un posto del genere ?»
    «Che t’importa. Abbiamo una preda in più. Il motivo per cui era qui non ci interessa. Si e trovata nel posto e nel momento sbagliato, non e’ colpa sua. Chissà dove e’ andata a nascondere quella puttanella»
    «Ehi! Hai sentito pure tu questo rumore?»
    «Non avrai mica paura, eh? Sarà la ragazza! Vieni proveniva da questa stanza!»
    «Aaah!»
    «Che c’e? Maledizione.. Ci farai scoprire!!»
    «Ho visto una persona attraversare quel corridoio. E penso che non si la ragazza. Era completamente vestita di nero. Ed era alta!»
    «Dovresti smettere di guardare film dell’orrore!»
    «Ti ho detto che non me lo sono immaginato! Ehi guarda, eccola di nuovo!»
    «Ma che cavolo … e’? Non possiamo andarcene. Dobbiamo trovare quella ragazza. E’ una possibile testimone»
    «Hai sentito questo urlo!! E il tonfo?»
    «Si! Che cavolo sta succedendo qui? Andiamo a vedere!»
    «E’ la ragazza. Come ha fatto a cadere da qui. Meglio che lasciamo questo posto mi sembra infestato»
    «Si, hai ragione ma prima prendiamo lei»
    «…Jessie svegliati. Muoviti, svegliati e alzati prima che arrivino giù. Jessie svegliatiiii»


    6 Aprile 2017
    Mi svegliai di soprassalto in camera mia, in un lago di sudore. Avevo lasciato l’ospedale da pochi giorni. E sa poche sere continuavo a fare incubi confusi, inverosimili. Tanto da mettere in dubbio la mia sanità mentale. Guardai che ora fosse. Le tre e mezzo del mattino. Mi maledissi. Così decisi di alzarmi e di fare un giro in cucina. Una volta li mi feci una camomilla. Mentre aspettavo in silenzio sentii il ticchettio della pioggia fuori. Stava piovendo ancora. Ormai era quasi un mese che continuava a piovere. Ripensai al sogno precedente. Quell’ultima voce, si quell’ultima voce io sapevo di chi fosse. Ma era possibile che quel che avevo sognato fosse un frammento di ricordo a riguardo di ciò che mi e’ accaduto quella notte.
    I giorni seguenti casa mia fu invasa da amici, parenti, sconosciuti e da un psicologo. Un psicologo. Questa si che era la ciliegina sulla torta a proposito della mia vicenda. I miei genitori mi consideravano pazza. Tuttavia da un lato non avevano tutti i torti, avevo provato a togliermi la vita. Era una motivazione più che approvabile. Ma, come facevano a sapere i miei genitori, la mia intenzione di suicidarmi quella sera, se mi hanno ritrovato in covo , rapita da quattro malintenzionati, per non dire omicida? E anche questa volta la mia domanda trovò, con amarezza, la sua risposta. Dalle analisi fatte in ospedale era risultato che le altre ragazze siano state violentate da queste tizi e che mentre compivano queste violenze sessuali siano state sotto l’effetto di droga e altri stupefacenti. Le mie analisi mostravano che avevo avuto segni di violenza ma nel mio sangue non c’era traccia di droga o stupefacenti. Ammetto che sapere di essere stata abusata, abbia reso la mia stabilita’ mentale più fragile. Io stessa mi sentii più fragile. Mi sentivo violata.
    Io e Mr Psycho, come l’avevo soprannominato, passammo molti pomeriggi insieme. Ogni seduta era come il terzo grado. Cercai sempre di evitare di uscire con il discorso suicidio e camuffai il motivo per cui ero in quel bosco, con questa bugia:
    «La verità e’ questa. Io ero li perché tornando a casa avevo visto questi tizi che si stavano comportando in una maniera strana con quelle ragazze. Una volta capito il perché cercai di fuggire e nascondermi, ma invano. Il cellulare purtroppo pensavo di averlo con me, invece lo avevo lasciato in auto (mezza verità )»
    Diciamo che il psicologo mi credette, ma non completamente. E neppure io credevo ai miei ricordi, anche perché i miei ricordi sembravano pagine bianche. Sembravano vuoti e privi di veridicità. Sfortunatamente alle sedute con il psicologo furono affiancante anche delle visite periodiche all’ospedale. Se non era noto, io odio gli ospedali.
    Tutto ciò stava diventando per me un incubo.
    A metà Aprile ci fu anche la sentenza contro i miei rapitori. Avrei voluto parteciparvi, ma non me la sentii. Seppi che furono accusati a 20 anni di carcere. Rabbrividii all’idea che una volta fuori quelli dal carcere, mi avrebbero cercata e fatta sparire. Ma, sapevo che sarebbe stato impossibile. Perché io sarei sparita già molto prima della loro uscita. Qualche giorno dopo, sul giornale, lessi la notizia che i due si erano suicidati. Rimasi scioccata. Perché uccidersi se sarebbero usciti, anche grazie la buona condotta, tra una decina, una quindicina di anni? Questa notizia, pur sempre brutta, rasserenò gli animi dei miei genitori, parenti e amici.

    Maggio 2017
    E finalmente arrivò il mio caro Maggio! La vicenda che mi riguardava incominciava a perdere di notorietà e a lasciarmi condurre una vita normale. Ricominciai a uscire, a trovarmi con i miei amici, a ballare in discoteca, a tornare alla mia vita di prima, nonostante le persona mi riconoscevano per strada e mi etichettavano come la ragazza violentata ma graziata. Era insopportabile. A volte avrei voluto tirare un bel pugno in faccia a tutti loro. Ma non si può, e’ maleducazione, mi hanno detto.
    E giunse pure il 26 Maggio, il giorno del mio compleanno. Organizzai una festa tra intimi. Sapete quale fu il regalo più gettonato? I libri Guida all’autostima e Io sono una donna e non un oggetto. Wow, pensai tra me e me. Che tristezza.
    Ciò nonostante, percepivo che un regalo inatteso e che avrebbe cambiato la mia vita, era proprio li dietro l’angolo, in attesa di uscire e sorprendermi.
    E giunse così a giugno.
     
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7 replies since 10/3/2014, 11:51   181 views
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