La storia di Alice.

Racconto breve / Narrativa / Verde.

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  1. félicie
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    La storia di Alice.



    Autrice: Sara (félicie).
    Genere: narrativa.
    Rating: verdissimo!
    Tipologia: racconto breve/one-shot.
    Breve descrizione: questa storia vuole essere una riflessione sull'importanza dell'amicizia ed una critica alla società materialista (non dettagliata). Quattro amici, ormai anziani, si ritrovano ancora insieme, dopo tanti anni, a condividere un racconto sulla gioventù passata.
    Note: questo racconto si basa su una riflessione personale. L'ho scritto sia con l'intenzione di buttare giù i miei pensieri sia perché ho pensato che sarebbe stata un'idea carina per il contest.
    PS: nel caso voleste darmi un consiglio su quale opzione scegliere dalla lista della scena cruciale siete i BENVENUTISSIMI ahaha (io pensavo "viaggio nel tempo", perché alla fine tornano indietro negli anni attraverso un racconto, ma... ehm... x) nel caso non andasse bene... pace non la propongo al contest!). Indicativamente le parole scelte dovrebbero essere queste:

    PPS: 100 punti a chi trova la citazione nascosta (se.. per così dire!) del Signore degli Anelli!
    PPPS: VIVA GLI AMICI :miniheart:


    La luna brillava luminosa nel cielo, carezzando l’erba con il suo velo argenteo. Un alito di vento muoveva le cime dei pini ed i petali dei gerani che, protetti dalla terra ancora calda del vaso, di tanto in tanto picchiettavano sull’anta semiaperta della finestra. Dentro, nella casetta di pietra e legno, delle luci illuminavano l’ambiente. Nel salotto, modesto ma accogliente, vi erano un paio di poltroncine verdi ed un piccolo divano dai cuscini colorati, appoggiati su un grande tappeto circolare. Intorno, una libreria color cioccolato stracolma di volumi, una scala in legno che portava al piano di sopra, un tavolino con appoggiate una teiera e dei biscotti. Nell’angolo, il fuoco della stufa illuminava la stanza; l’ambiente profumava di melo, il cui legno scricchiolava e scoppiettava allegramente nella stufa. Si poteva udire un chiacchiericcio sommesso e poi forte, un silenzio quasi tombale seguito da risate allegre che, diventando di tanto in tanto più intense, coglievano di sorpresa i conigli di passaggio che, spaventati, fuggivano a nascondersi dietro i cespugli di fragole selvatiche.
    «È meglio chiudere la finestra, c’è una certa corrente d’aria…», esclamò una signora piuttosto anziana, alzandosi. «Proprio sul collo mi arrivava!», aggiunse indicando la nuca e stringendosi lo scialle sulle spalle.
    «Hai ragione. Poi ti viene il torcicollo.», borbottò un uomo con la barba bianca e le sopracciglia cespugliose, annuendo e sistemandosi meglio sulla poltrona.
    «Suvvia, cari amici, ma vi sentite?», li rimbeccò un terzo. Questo aveva una pipa tra le labbra e degli occhi azzurri e vispi, che brillavano in quella ragnatela di rughe che ormai era il suo viso. «Siete proprio diventati dei vecchietti!».
    «Eh, non fai eccezione nemmeno tu!», obiettò l’uomo dalla barba bianca, addentando un biscotto. «Non siamo più giovani come una volta. Il nostro tempo è passato.».
    «Vi ricordate quando avevamo vent’anni? Sempre in giro a combinare guai… ah, che bei tempi!», esclamò la donna con lo scialle, servendosi il tè.
    «E certo che me lo ricordo! Quanti anni sono passati! Ne abbiamo fatte proprio di belle… ed il vecchio Cappellodipaglia? Poverino, quante gliene abbiamo fatte passare!».
    «Cappellodipaglia! Il vecchio contadino che abitava giù in paese! Com’è che si chiamava?».
    «Bah, non credo nemmeno di averlo mai saputo; l’abbiamo sempre chiamato Cappellodipaglia… chissà se ce l’aveva, poi, un nome!», esclamò il vecchio con la pipa.
    «Certo che ce l’aveva un nome!», lo rimbeccò una seconda donna, seduta accanto alla signora con lo scialle. Questa portava un vestito blu con dei grandi bottoni bianchi. «Solo che siamo troppo vecchi e rimbambiti per ricordarcelo! La memoria ormai è quella che è.», concluse con un sorriso.
    «Parla per te! Io, in questa zucca…» ed indicò la sua testa «…ho ancora tanti ricordi e storie da raccontare!», ribatté il vecchio con la pipa. Gli altri sorrisero e si scambiarono sguardi complici.
    «Forza, allora, cantastorie, allietaci con qualche racconto del passato!», lo invitò la signora col vestito blu.
    «Ebbene, sia.», acconsentì il vecchio, sistemandosi più comodamente sulla poltrona ed appoggiandosi le mani sulla pancia. «Vi racconterò la storia di Alice.».
    Gli altri fecero dei sorrisetti, guardandolo come per dire “L’abbiamo già sentito mille volte questo racconto!”, ma anche: “Però è bello e vogliamo riascoltarlo”.
    «Allora. Era il lontano 1970 e io ed Alice avevamo vent’anni. Eravamo ottimi amici, cresciuti insieme nella città. Solevamo passare l’estate qui, in questa casetta che all’epoca era della famiglia della mia vecchia mamma (che riposi in pace!). Ed è proprio durante un’estate, quella del ’70, che comincia la nostra storia.
    «Io ed Alice eravamo qui sotto a fare il bagno. Quel giorno faceva davvero caldo e l’acqua fresca del lago era un dolce rimedio all’arsura del solleone. Gli alberi riversavano le loro fronde sulla superficie dell’acqua, fin quasi a toccarla, creando così delle piccole nicchie al riparo dal sole. Ci trovavamo a mollo a pancia in su proprio sotto una di quelle fronde, in silenzio, a goderci l’atmosfera di pace e tranquillità che regnava in quel luogo. Alice aveva gli occhi chiusi e le braccia e le gambe aperte, come se si fosse addormentata.
    «“Sai, Alice…”, le dissi “… sono stanco…”. Lei aprì gli occhi e mi guardò con uno sguardo interrogativo. “… stanco della città e delle persone; non conosco tutto il mondo, ma da quel poco che ho visto ho capito che non mi piace. La gente è stupida e mediocre. È una massa e come tale si comporta: senza idee, senza fantasia, senza principi… Mi sento vecchio dentro, come del burro spalmato su una fetta di pane troppo grande, stiracchiato…”.
    Lei si avvicinò nuotando. “Noi del mondo non sappiamo proprio un bel niente. O, perlomeno, ben poco. Forse prima di trarre certe conclusioni bisognerebbe esplorarlo davvero. Forse la gente non è stupida dappertutto. Forse siamo noi che siamo stupidi, e non lo sappiamo. Io credo che siamo ancora troppo giovani e che per trovare la strada giusta ci vuole ancora tempo…”.
    “La folla è uguale qui da noi come in Cina o in America. Non voglio cercare qualcosa che non esiste, perché so che ovunque andrò non troverò che conferme alla mia teoria. Cara Alice, io mi sento fuori posto nel mondo e mi sembra che l’unica soluzione sia non tornare mai più tra la gente, ma fare di questo posto la mia casa e vivere una vita semplice, ma autentica. La mia strada io l’ho già trovata, ed è qui, con pochi amici, ma buoni, tra la natura, tra i libri che amo, a lavorare la terra ed a vivere in pace e serenità.”.
    “E cosa ne sarà di me, allora?”, mi chiese tristemente.
    “Cara Alice”, le dissi sorridendo. “Come hai detto tu, la tua strada non l’hai ancora trovata e so che nel tuo animo c’è lo spirito dell’avventura. So che hai sete di conoscenza e che hai bisogno di vedere le cose per credervi. Dunque vai, esplora, scopri, impara e, se alla fine sentirai che la tua strada porta nel medesimo luogo al quale conduce la mia, allora torna qui; io ti aspetterò.”.
    Così Alice partì e tornò nella città da sola. Siccome la gente del posto era stupida e mediocre, come avevamo detto al lago, decise di trasferirsi in un altro paese. Pensò che forse nel luogo in cui era cresciuta la gente fosse più stupida e bigotta perché meno aperta ed acculturata. Così decise di andare ad abitare a Parigi, che era una grande città, tanto bella e satura di cultura, che sicuramente avrebbe ospitato ben altro genere di persone. Qui trovò un lavoro come cameriera e studiò l’inglese e lo spagnolo all’università, perché le avevano detto che “al giorno d’oggi, bisogna saperle parlare, le lingue, e vedrai che troverai un buon lavoro e potrai viaggiare”. Terminati gli studi, Alice cercò lavoro, ma, avendo poca esperienza, non ottenne molti risultati. Parigi non le piaceva più; in fondo non era così innovativa ed aperta come pensava e la gente continuava ad essere stupida e mediocre. Pensò dunque che era giunto il tempo di cambiare aria; chiuse baracca e burattini e prese la prima nave per Londra. Qui si ritrovò a svolgere parecchi lavoretti, finché, qualche mese dopo il suo arrivo, non fu accettata come assistente di un rappresentate d’azienda, che vendeva caffettiere. Il sogno di Alice sembrava essersi avverato: finalmente aveva un lavoro vero e poteva vedere il mondo!
    «Ma, ahimè, la mia vecchia amica era ancora troppo giovane ed inesperta! Accompagnando il suo capo in giro per l’Europa e l’America, Alice si rese conto che gli uomini del commercio erano ancora più stupidi della gente della città, anzi erano addirittura peggiori, più cattivi, egoisti ed avidi. Fare soldi era tutto ciò a cui erano interessati ed erano disposti a tutto pur di arricchirsi. A cosa poteva mai servire accumulare ricchezze, giusto per il gusto di farlo? Perché quegli uomini del commercio erano così ossessionati dalle banconote? A cosa serviva essere ricchi in banca e poveri e stupidi nella testa? Alice proprio non riusciva a capire. Così, un bel giorno si licenziò, radunò le sue cose e tornò in Italia. Decise che, con i soldi che aveva messo da parte, avrebbe viaggiato per qualche mese. Visitò molti luoghi meravigliosi e, di tanto in tanto, le capitava di incontrare delle persone autentiche che spuntavano dalla massa di stupidi come gemme brillanti nel fango. Ma queste vivevano nella città ed Alice non sarebbe più riuscita a tornare in una Parigi o in una Londra.
    «Fu verso la fine del suo viaggio che si imbatté in una mostra di fotografie che ritraevano le popolazioni più povere dell’Africa e dell’Asia. Rimase molto colpita e pensò che, forse, in quei luoghi di diversa cultura le persone fossero diverse. Incontrò il fotografo, parlarono e lui le confidò che aveva bisogno di una persona che parlasse spagnolo per fargli da traduttrice: nel suo nuovo viaggio sarebbe infatti andato in America Latina. Alice si propose subito e, dopo qualche tempo, il fotografo la chiamò ed insieme partirono per l’Argentina.
    «Fu un viaggio straordinario. Alla piccola Alice sembrò di aver finalmente trovato la sua strada. La gente che viveva nei villaggi non era stupida, ma saggia e semplice e sapeva vivere con poco. Decise di rimanere lì in Argentina a vivere, per sempre.». L’uomo con gli occhi azzurri si interruppe e si rigirò la pipa tra le mani. Gli altri lo guardavano impazienti, aspettando il seguito, sebbene lo conoscessero già. Lui invece di continuare si alzò e prese dalla libreria una fotografia in bianco e nero, incastonata in una cornice di legno, che ritraeva una ragazza, all’incirca di venticinque anni, dai capelli ricci chiari ed un gran sorriso stampato in volto. Era Alice. Sfiorò con le dita la fotografia. «Ahimè, mia povera vecchia amica!».
    «Avanti, basta con questi sentimentalismi! Continua col racconto!», lo rimbeccò quello scorbutico dell’uomo con la barba e le sopracciglia cespugliose. «O le cose si fanno per bene, o non si fanno!».
    «Va bene, va bene», gli accordò l’altro, rimettendo la cornice al suo posto e tornando a sedersi sulla poltrona. «Bene, dicevamo? Ah, sì, giusto. Alice è partita per l’Argentina ed ha deciso di restare lì a vivere, eravamo arrivati lì…
    «Passò qualche anno ed Alice si sentiva felice. Pensava di aver trovato il suo posto nel mondo… ma, vedete, lei cercava di fuggire l’inevitabile. Io lo chiamo progresso, poi ad ognuno la sua interpretazione. Furono gli americani a portarlo. Più che altro loro colonizzarono l’Argentina, ed ancora oggi sono proprietari di tutte le risorse di quello che una volta era uno stato completamente autosufficiente, ma questa è un’altra storia… Comunque, Alice resistette ancora qualche tempo, ma alla fine decise di andarsene: non c’era più niente per lei laggiù, il suo piccolo angolo di paradiso era stato distrutto. E così, sconfitta e triste, fece ritorno alla sua vecchia città.
    «Cosa fare? Ora che il tempo e la gioventù erano passati e la sua strada tagliata, si ritrovò persa e confusa. Le mancava la speranza. Ritornò al suo vecchio lavoro, nella vecchia città, tra la vecchia stupida gente… La vita sembrava non avere più niente da offrirle ed i giorni si succedevano grigi e tristi…
    «Ma, poi, un giorno, qualcosa cambiò. Alice si ricordò delle mie parole: “E, se alla fine sentirai che la tua strada porta nel medesimo luogo al quale conduce la mia, allora torna qui; io ti aspetterò”. Chissà che fine avevo fatto! Chissà se ero davvero rimasto tra le montagne, a vivere la mia vita tranquilla, a coltivare la terra, a leggere i miei libri, a godere della compagnia dei miei pochi ma buoni amici! Tanto valeva tentare! Nonostante gli anni passati, Alice ricordava perfettamente la strada e, forse, in fondo al suo cuore, aveva sempre saputo che sarebbe tornata. Lasciò dunque l’Italia, e la sua città, per venire qui, in Germania, tra le montagne del sud.
    «La vidi spuntare dal sentiero qui sotto un bel mattino di Maggio. Aveva piovuto per tutta la settimana ed io ero andato in cerca di funghi; ci incontrammo al limitare del bosco, io con un cesto pieno di porcini e lei con uno zaino tutto colorato.
    «“Cara amica mia, Alice!”, esclamai stupefatto, riconoscendola subito. Erano passati vent’anni da quel giorno nel lago. Lei mi sorrise. “Avevi ragione, avevi ragione su tutto”, mi disse, asciugandosi una lacrima. “Hai detto che mi avresti aspettato.”», disse il vecchio sorridendo e guardando fisso negli occhi la signora dal vestito blu ed i bottoni bianchi.
    «“Infatti eccomi qui, Alice.”, mi dicesti tu.», continuò lei, sorridendo di rimando. «“Su, vieni in casa, il tè dovrebbe essere ancora caldo”. Mi passasti un braccio intorno alle spalle ed esclamasti: “Sai, cara amica mia, devo confessarti una cosa: mi sembri un po’ invecchiata!”».
    Si levarono delle risate generali e la signora con lo scialle si portò la tazza di tè alle labbra e bevve l’ultimo sorso: «Questa resta la mia storia preferita.», e strinse la mano di Alice, sorridendole teneramente.
    «Su, ragazzi, è ora di andare a letto.», decretò l’uomo dalla barba bianca e le sopracciglia cespugliose, sparecchiando la teiera e le tazze da te. Ci furono mormorii di assenso generale, vari “Buonanotte” e salirono le scale di legno.
    Solo il signore con la pipa e gli occhi azzurri ed Alice rimasero nel salottino. Sembrava che lo sguardo di lui fosse stato rapito da qualcosa…
    «Andiamo?», chiese lei.
    Il vecchio sorrise e, prima di spegnere la luce, gettò un ultimo sguardo carico d’affetto su una cornice appesa al muro.
    Era una vecchia fotografia, ancora in bianco e nero, nella quale vi erano ritratti lui ed Alice, quarant’anni prima. Sulla cornice vi era incisa una frase: “Preferisco camminare con un amico nel buio, piuttosto che da solo nella luce.”.
    Il vecchio raggiunse la sua amica. Si presero a braccetto e spensero la luce.



    Edited by félicie - 9/5/2014, 10:39
     
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    Ok, ammetto che leggerla con i Disturbed nelle orecchie non è stata l'idea migliore, rovinano l'atmosfera, in questo caso, ma posso dire che l'ho amata. Davvero bella e ben scritta, bravissima Sara! ♥
     
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  3. *MarÏe
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    Bellissima.Mi sono commossa!È così bello leggere un lieto fine :-) Riscalda il cuore <3.Sembrerebbe quasi una fiaba per come è scritta, o pardon,raccontata dal Signore con la pipa :-) complimenti!
     
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  4. félicie
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    Grazie mille ragazze (':
    Bea sei ufficialmente una mia fangirl ;)

    CITAZIONE
    Ok, ammetto che leggerla con i Disturbed nelle orecchie non è stata l'idea migliore, rovinano l'atmosfera.

    In effetti la musica giusta sarebbe piuttosto questa ahaha

    CITAZIONE
    Sembrerebbe quasi una fiaba per come è scritta

    In effetti ce lo volevo dare un tocco del genere, un po' fiabesco (per via dell'Argentina) ed un po' favoloso (per via della morale).
     
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    Félicie, oh ma petite (o preferisci grande) Félicie, scrivi storie fantastiche anche se brevi, ogni tuo piccolo racconto è magia.
    Sei accuratissima nei dettagli e la lettura è decisamente molto scorrevole.
    Ho apprezzato moltissimo questo racconto specialmente per il fatto che hai messo solo un nome, forse perchè sono del tuo stesso parere sull'importanza dell'amicizia e per il disgusto verso la società di oggi, che cade sempre più a fondo (secondo me) o forse ho trovato una dolcezza squisita in questo racconto. Direi entrambe le cose-
    Non voglio fare un piccolo commento, perchè questa one-shot mi è piaciuta particolarmente, sarebbe un'eresia ma non voglio fare nemmeno un poema perchè ti annoierei. Io sono una romanticona e in questo racconto ho visto molta dolcezza, come ho già detto prima, anche quando il vecchietto con la barba e le sopracciglia cespugliose cerca di far ridestare dai suoi pensieri il "cantastorie" in modo un tantino brusco (se mi lasci passare il termine).
    Che dire, mi auguro di poter passare anche io una giornata così quando sarò anziana.
    Se continuo ti annoierei, quindi smetto!

    Ah, la adoro!
     
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  6. félicie
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    Sono contentissima che ti sia piaciuta!! (: (:
    CITAZIONE
    ho visto molta dolcezza, come ho già detto prima, anche quando il vecchietto con la barba e le sopracciglia cespugliose cerca di far ridestare dai suoi pensieri il "cantastorie" in modo un tantino brusco (se mi lasci passare il termine).

    La figura del signore con la barba e le sopracciglia cespugliose è ispirata a... mio nonno!! Entrambi super scorbutici, ma in fondo buonissimi (: pensa che il mio caro nonno mi chiama "bestiaccia" da una vita, però poi se la prende se non gli do un bacio prima di andare (sono la sua nipote preferita,anche se non lo ammetterà mai u_u).
    CITAZIONE
    Che dire, mi auguro di poter passare anche io una giornata così quando sarò anziana.

    Vivere come il vecchio con la pipa e gli occhi azzurri è il mio sogno (:
    CITAZIONE
    il disgusto verso la società di oggi, che cade sempre più a fondo (secondo me)

    Io credo che al giorno d'oggi la nostra società abbia perso molti valori che io reputo fondamentali: il senso della famiglia, del PUDORE, del rispetto, del lavoro, dell'onestà... e potrei andare avanti ancora per molto. Bisogna cercare le persone di valore, perché ci sono! Sono poche, ma quando le si trova è bellissimo. Io ho la fortuna di averne trovate alcune (si contano sulle dita di una mano) e sai, la vita è molto più bella quando si sta con persone intelligenti. Poi, be', una parte di me è molto estremista e (chissà, forse un giorno lo farò!) fare come il vecchio con la pipa, ovvero mollare tutto e andarsene a vivere in montagna, nella natura e con pochi compagni, a vivere con poco, a leggere libri e passare i pomeriggi a lavorare la terra o a raccogliere funghi o a bere il tè con gli amici, sarebbe un mio sogno... un po' una visione bucolica... ma d'altronde (come mi è stato fatto notare giusto domenica) io sono una sognatrice, un'idealista che spesso sfocia nell'utopia... (: e comunque (alla facciaccia loro u_u) io quest'estate vado a coltivare le patate in Trentino con il mio migliore amico, come il vecchio con la pipa u_u
    Ecco, guarda, alla fine sono io che mi sono dilungata! Perdonami, ma da questi discorsi mi faccio stra prendere!!
     
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    I nonni cosí, le persone cosí, sono le migliori -secondo me. Il mio é simile al tuo ahahah

    Ti auguro che tu possa realizzare questo tuo sogno, sarebbe una cosa bellissima specialmente perchè la desideri tanto ^^

    CITAZIONE
    Io credo che al giorno d'oggi la nostra società abbia perso molti valori che io reputo fondamentali: il senso della famiglia, del PUDORE, del rispetto, del lavoro, dell'onestà... e potrei andare avanti ancora per molto. Bisogna cercare le persone di valore, perché ci sono! Sono poche, ma quando le si trova è bellissimo. Io ho la fortuna di averne trovate alcune (si contano sulle dita di una mano) e sai, la vita è molto più bella quando si sta con persone intelligenti. Poi, be', una parte di me è molto estremista e (chissà, forse un giorno lo farò!) fare come il vecchio con la pipa, ovvero mollare tutto e andarsene a vivere in montagna, nella natura e con pochi compagni, a vivere con poco, a leggere libri e passare i pomeriggi a lavorare la terra o a raccogliere funghi o a bere il tè con gli amici, sarebbe un mio sogno... un po' una visione bucolica... ma d'altronde (come mi è stato fatto notare giusto domenica) io sono una sognatrice, un'idealista che spesso sfocia nell'utopia... (: e comunque (alla facciaccia loro u_u) io quest'estate vado a coltivare le patate in Trentino con il mio migliore amico, come il vecchio con la pipa u_u

    Potreo farto un poema su questo arogmento. Sono totalmente del tuo stesso parere. In tutto.
    La gente -la maggior parte- non ha piú né etica che valori e questo un po' mi dispiace e mi fa ribbrezzo. E la cosa che mi sconcerta di piú é che oltre al tuo elenco di valori che ormai la societá ha perso rientra anche l'amicizia. Ormai tutti usano tutti, tutti attaccano tutti eo nessuno si ferma un attimo a pensare o a sedersi e a parlare con chiunque sia disposto ad ascoltare ed a intervenire
    Mi dispiace dirlo ma noi siamo delle copie che la societá crea.
    I come te ho avuto la fortuna di trovare persone con sogni e valori anche se poche.

    Se faccio errori perdonami ma sono con il cellulare >.<
    Scusa poi per il ritardo ahaha
     
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    Bella storia, Sara. Non approfondisco i temi che emergono perché sono complessi e difficili da maneggiare con cura (da parte mia, lo sai, mi sono vicini certi sentimenti e sensazioni nei confronti del mondo, tanto che anche in quello che scrivo io, prosa o versi che siano, finisco per parlarne spesso, come hai fatto tu oggi). L'idea comunque è davvero tenera e il racconto ben scritto, il risultato è più che convincente. Brava brava! :flower:

    CITAZIONE
    una seconda donna, seduta in parte alla signora con lo scialle.

    :baffled:

    CITAZIONE
    Era il lontano 1970 ed io ed Alice avevamo vent’anni.

    e io ed Alice* suona meglio :)

    CITAZIONE
    “Hai detto che mi avresti aspettato.”.

    c'è un punto di troppo :3
     
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  9. Storm
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    Bella shot, Sara! C'è molto su cui riflettere leggendo questo racconto, e mi piace ^^ Adoro le descrizioni che fai dell'ambiente perché sono sempre molto dettagliate ed aiutano ad immergermi completamente nella lettura. Per non parlare di come hai reso perfettamente l'anzianità dei personaggi tramite quella prima battutina sulla finestra aperta ahahah mi piace troppo XD
    Il finale è molto dolce, si percepisce bene il grande sentimento di amicizia che lega Alice ed il narratore :3 Penso, inoltre, che Alice sia caratterizzata molto bene come personaggio! Testarda e curiosa, piena di fiducia nel mondo, anche se facendo ritorno dal vecchio amico sembra quasi abbia perso la speranza... o forse, semplicemente, ha trovato il suo posto nel mondo. Complimenti :miniheart:
    CITAZIONE
    «Hai ragione. Poi ti viene il torcicollo.», borbottò un uomo con la barba bianca e le sopracciglia cespugliose, annuendo e sistemandosi meglio sulla poltrona.
    «Suvvia, cari amici, ma vi sentite?», li rimbeccò un terzo. Questo aveva una pipa tra le labbra e degli occhi azzurri e vispi, che brillavano in quella ragnatela di rughe che ormai era il suo viso.

    Dato che il Signore degli Anelli mi piace, anche se finora ho letto solo il primo libro, sono curiosa di sapere quale sia la citazione nascosta. La parte che ho evidenziato è quella che mi ha ricordato Tolkien, ma se non è questa... prendilo come un complimento, ovvio ;)
     
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    La storia è venuta benissimo, Saruccia! Complimenti *OO*
    Mi piace il tono favolistico e mi sono immaginata il viaggio di Alice come un'esplorazione non solo del mondo in senso geografico, ma interiore, culturale, esperienziale... e tutto questo con tinte delicate (come fosse un acquerello di quelli che disegni ** eheh). Divertente la parte iniziale caratterizzata dalle frasi "tipiche" dei nonnetti con i loro acciacchi ahaha xDD
     
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  11. félicie
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    Grazie mille per i vostri commenti, ragazzi!! Tutte le vostre interpretazioni sono giuste (:
    Viva i vecchietti con gli acciacchi e brontoloni, che poi sotto sotto sono i più teneri e saggi :miniheart:

    CITAZIONE
    :baffled:

    Pensavo si capisse... ci sono quattro persone. Il signore con la pipa e gli occhi azzurri, quello con le sopracciglia cespugliose e la barba, la signora con lo scialle e quella con il vestito blu ed i bottoni bianchi (Alice). È vero che può sembrare un po' confuso, ma l'obiettivo era quello di non rivelare nessun nome, se non quello della protagonista.
    CITAZIONE
    c'è un punto di troppo :3

    Cacchioo! Li sbaglio sempre!!

    CITAZIONE
    Dato che il Signore degli Anelli mi piace, anche se finora ho letto solo il primo libro, sono curiosa di sapere quale sia la citazione nascosta. La parte che ho evidenziato è quella che mi ha ricordato Tolkien, ma se non è questa... prendilo come un complimento, ovvio

    Nein! Buhahahahahaa la caccia continua!! Posso darti un altro indizio: è una frase che c'è sia nel libro che nel film... magari non ha questo grande impatto, ma personalmente mi ha sempre colpita... forse perché a volte mi sento anche io così! Altro indizio... la dice Bilbo a Gandalf!!

    CITAZIONE
    e tutto questo con tinte delicate (come fosse un acquerello di quelli che disegni ** eheh)

    Ohhhhhhhhhh ** mi stai forse dando dell'impressionista? Un po' come (NON SAPREI :miniheart: ) Pascoli? ahahahaa Mi viene in mente Lavandare... va be', ok, lo ammetto, era una scusa per tirare fuori Pascoli che amo immensamente!!
     
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  12. Storm
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    CITAZIONE
    Nein! Buhahahahahaa la caccia continua!! Posso darti un altro indizio: è una frase che c'è sia nel libro che nel film... magari non ha questo grande impatto, ma personalmente mi ha sempre colpita... forse perché a volte mi sento anche io così! Altro indizio... la dice Bilbo a Gandalf!!

    È come cercare un ago in un pagliaio, insomma! XD Allora rileggerò più attentamente... un giorno ahahah no, ja! Lo saprai quando comincerò a cercare uhuh
     
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    La citazione: "Mi sento vecchio dentro, come del burro spalmato su una fetta di pane troppo grande, stiracchiato…"

    Mi sento sottile, quasi stiracchiato, come il burro spalmato su troppo pane. (Bilbo Baggins)

    yociexp21

    (E io non ho letto il libro!! Mwuahahah)
    Mi dai 100 punti?? JFBQ00241070914B

    CITAZIONE
    Ohhhhhhhhhh ** mi stai forse dando dell'impressionista? Un po' come (NON SAPREI :miniheart: ) Pascoli? ahahahaa Mi viene in mente Lavandare... va be', ok, lo ammetto, era una scusa per tirare fuori Pascoli che amo immensamente!!

    Lo amo anche io!!! (Una delle mie preferite è L'aquilone **)
     
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  14. Storm
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    Ma gemella...!! :depresso:
     
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    Scusa gemellina tumblr_m8lz6jgX1a1qb1380 la tua era inceppata, così ho pescato dalla nostra mente comune v.v
    To' facciamo 50 punti l'uno? :cuore:
     
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26 replies since 5/5/2014, 20:40   421 views
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