Amore di figlio - Amore di madre

One-shot | Sentimentale | Verde

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    Amore di figlio -
    Amore di madre



    _Autore: Ryo13
    _Genere: Narrativa || Sentimentale
    _Rating: Verde
    _Tipologia: One-shot

    _Breve descrizione: Gesù ci ricorda che nella grazia dello Spirito Santo ci fa schiavi per amore come Lui è si è fatto schiavo per amore, e in questo si cela la nostra massima libertà. Come lo schiavo appartiene al suo padrone, così il discepolo al suo Signore che gli dà la libertà di essere come lui, schiavo per amore.

    _Note: Scritta per il Contest #12. Le mie linee guida.
    Il nome "Aurelio" significa "Sole d'oro, splendente" - e ricorda la giornata d'Estate del 1999.
    Questa shot è abbastanza autobiografica: ho preso spunto da un sentimento che ho provato in passato ma lo svolgimento e la conclusione riflettono uno spirito che ho cominciato a maturare solo recentemente.





    Ludovico Einaudi - Divenire


    Prefazione.
    Un giorno rivolsi questa parola al mio Signore:
    «Mio Signore e mio Dio, perché mi hai dato la vita? Vedo ogni giorno che mia madre soffre a causa del suo matrimonio con mio padre. Spesso penso che se non fosse per me e per mia sorella, mia madre sarebbe libera di lasciarlo e di ricominciare la sua vita. Potrebbe essere felice. Spesso penso che sarebbe stato meglio per loro se non si fossero mai incontrati, mai sposati. Perché c’è tutto questo dolore nella mia famiglia? Davvero, Signore, non sopporto di vederla soffrire, di vederla piangere ogni sera. Di sapere che finge di sorridere quando in realtà muore dentro, ogni giorno, un poco. Se fosse possibile, se lo fosse… vorrei essere in grado di tornare indietro nel tempo, tornare indietro a quando mia madre era ragazza e avvertirla: dirle di non sposare mio padre. Lo so che senza di loro io non potrei esserci, e nemmeno mia sorella, ma non mi importa. Se si annullasse questo tempo, se si tornasse indietro, sia io che lei non avremmo coscienza della nostra esistenza e quindi non ci sarebbe dolore. Anche mia madre potrebbe scegliere un’altra vita, fare un altro percorso e amare altri figli, proprio come ama noi. Non ci sarebbe alcuna perdita.
    Mio Signore e mio Dio, vorrei offrirmi con tutto il mio cuore a questo sacrificio, se fosse possibile: vorrei annullarmi per dare la possibilità a mia madre di scegliere quell’altra strada, qualunque essa sia.»


    Il Signore vide l’amore del cuore del ragazzo e una sera, quando tutti in casa dormivano, mandò il suo angelo a fargli visita. L’angelo lo destò dal sonno: al ragazzo apparse una luce sfolgorante, dalla forma di uomo, sentì una musica soave, che parlava direttamente al suo cuore. Senza parole, l’angelo disse:
    “Io sono Gabriele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore; Egli mi manda perché ha ascoltato e accolto la tua preghiera.”




    Roma, sobborghi. Estate 1999.
    Era il meriggio quel giorno che per la prima volta mi apparse.
    La stradina stretta del borgo vecchio, quartiere alla periferia della città, era completamente deserta. Avevo finito le faccende domestiche e mia madre non aveva più bisogno di me, almeno per il momento. Ogni volta che mi era possibile, tornavo per strada e stavo seduta sui gradini davanti casa per godermi il calore del sole sulla faccia e i rumori attutiti delle strade adiacenti. Era un momento magico perché la mente prendeva a rincorrere i pensieri più disparati in una tranquillità piatta, lenta e dolce che mi rendeva molle nel corpo e nell’animo: in quel momento potevo assaporare la gioia di una semplice giornata vissuta nella tranquillità della mia casa, in mezzo ai miei parenti, e mi sentivo grata di ciò che avevo, seppure era poco. Mormorai una piccola preghiera di ringraziamento, sentendo una profonda felicità nel mio cuore. Avevo ancora gli occhi chiusi, quando percepii alcuni passi vicino a me e una presenza che, in qualche modo, mosse qualcosa nelle profondità del mio essere. Aprii gli occhi e vidi un ragazzo, poteva avere all’incirca la mia età – diciassette o diciotto anni –, che mi osservava come stupito. Anch’io ricambiai il suo sguardo, perplessa: somigliava tantissimo al nonno da giovane. Tenevo sempre con me, nel portafoglio, una foto a cui ero molto affezionata, perciò non potevo sbagliarmi: i tratti erano gli stessi, solo la forma ed il colore degli occhi erano diversi: leggermente allungati e di un bell’azzurro cielo che adoravo. Ci fissammo per lunghi secondi, senza dire niente. Quasi immediatamente mi venne da pensare che non fosse del tutto reale: capii, da qualche parte dentro di me, che stavo vivendo un momento speciale.
    Il ragazzo infine parlò, e mi chiamò per nome: «Amelia.»
    Annuii, dubbiosamente. Avrei voluto chiedergli chi fosse, ma qualcosa mi impedì di farlo; tentai un paio di volte, ma invano. Mi limitai a guardarlo interrogativamente.
    «Sono qui per portarti un messaggio» proseguì intanto il ragazzo. «E anche se ti sembra assurdo, ti prego di prenderlo molto sul serio.»
    Gli feci intendere che ero concentrata e pronta ad ascoltarlo.
    «Presto conoscerai un ragazzo e ti piacerà tanto. Vorrai sposarlo e lui vorrà sposare te, e non baderete al fatto che siete giovani e inesperti. Sono venuto a dirti di non farlo perché questo matrimonio ti renderà infelice.»
    Le sue parole mi sconvolsero e mi turbarono anche. Nonostante pensai subito ad uno scherzo, di nuovo qualcosa dentro di me fugò ogni possibile dubbio sulla sincerità di quel ragazzo. Adesso mi guardava con occhi tristi, un sorriso obliquo che mi intenerì: mi voleva bene. Era assurdo, impensabile, irrazionale… ma era così: un’altra verità che saltava fuori dal nulla però ugualmente indubitabile. Sentii un calore profondo riempirmi il cuore, tanto che allungai istintivamente una mano per sfiorare la sua.
    Lui aprì le dita, ricambiando la carezza. «Ti prego, non lo dimenticare!»
    Scossi la testa. «Non lo farò.»
    Un lungo attimo – fu come se il tempo si fermasse – e scomparve.

    Autunno 2000.
    L’avevo trovato. Riconobbi subito che doveva trattarsi di lui a causa dei suoi occhi inconfondibili: allungati e chiari, del colore del cielo estivo. Ed era anche vero che mi piaceva: sembrava un ragazzo educato e gentile; sarebbe stato facile innamorarsi, e anzi, forse già un po’ lo ero. Sentivo l’attrazione che c’era tra noi ma non potevo dimenticare la promessa che avevo fatto a quel ragazzo. Le sue parole erano ancora incise nella mia memoria, nonostante il tempo trascorso: “Sono venuto a dirti di non farlo perché questo matrimonio ti renderà infelice.”
    Era a questo che pensavo ogni volta che lui mi sfiorava, ogni volta che mi rivolgeva un sorriso e che mi guardava con quegli occhi: era bello, sì, ed era anche premuroso, ma sapevo che se l’avessi scelto, la mia vita non sarebbe stata felice. In fondo, era facile: nel mio cuore, non dubitavo affatto della verità delle parole del ragazzo misterioso, quindi si trattava di una scelta semplice e conseguenziale.
    Tuttavia, anche con questo ragionamento, sentivo un’inquietudine che non si placava.
    Mi recai nella chiesetta vicino casa. Entrando, assaporai l’aria di immobilità, carica di sacralità, che si percepiva ovunque. C’era penombra, la luce entrava filtrata dalle vetrate, e qua e là vi erano accese alcune candele. Sedetti davanti al tabernacolo, rivolgendo al Signore parole cariche d’angoscia.
    «Mio Signore e mio Dio, perché mi poni davanti a questa scelta? Mi doni il privilegio della conoscenza di ciò che mi aspetta, se scegliessi questa strada, ma al contempo mi metti nel cuore un desiderio ardente ed un profondo amore che mi è impossibile ignorare. La conoscenza non viene per caso, e se ha assunto quella particolare forma, sento che c’è un motivo: perché non posso dimenticare lo sguardo di quel ragazzo; non posso cancellare dal cuore l’affetto per il suo sorriso triste. Allora cosa vuoi che faccia?»
    Sollevai gli occhi e trovai Dio a guardami: con sguardo pietoso, sofferente, si protendeva verso di me dalla sua croce di legno. E quella croce e quelle ferite mi parlarono di un amore che va oltre l’umano: dell’unico vero sentimento che esiste e che è stato donato L I B E R A M E N T E.
    Era la libertà che mi chiedeva il Signore: la libertà di scegliere e di scegliere l’amore.



    Presente.
    Aurelio si svegliò, guardandosi attorno confusamente. Accanto a lui, nel lettino più piccolo, giaceva la sorellina, ancora profondamente addormentata. Il cuore gli batteva forte, deglutì più volte e si mise a sedere, poggiando i piedi sul pavimento freddo, e tenendosi la testa con le mani. “Non può essere stato solo un sogno, ne sono certo” pensava, “ma allora cosa ci faccio ancora qua? Non sarei dovuto nascere.”
    Lentamente comprese. «No! Non è possibile...» soffocò un’esclamazione. «Non può avere ignorato le mie parole!» Scattò in piedi e uscì di corsa dalla stanza, diretto verso al cucina: lì trovò sua madre intenta a preparare la colazione. «Mamma!» disse, afferrandola per le spalle. «Perché non hai ascoltato? Perché hai sposato comunque papà?»
    Amelia si sorprese per quel comportamento: tentò di placarlo mettendolo a sedere al tavolo. Ben presto, tuttavia, le parole del figlio penetrarono nella sua coscienza, ridestando i ricordi. «Dunque è successo questa notte» sussurrò, piena di stupore.
    «Perché non mi hai ascoltato, mamma? Sono venuto apposta per dirtelo!» continuava a ripetere, intanto, l’altro. «Potevi essere felice, potevi avere un'altra vita…»
    Ma Amelia lo interruppe, prendendogli il viso tra le mani, dolcemente. «Io ho scelto te. Ti ho amato prima ancora che esistessi e ho scelto di donare tutta la mia vita a questo amore. Io ti ho scelto e ti ho dato un nome, Aurelio, perché, anche nelle difficoltà, mi ricordassi sempre di quel meraviglioso giorno in cui ho avuto la visione del mio futuro. E nel mio futuro c’eri tu: il mio ragazzo dagli occhi tristi» disse, e sorrise.
    Aurelio fu colpito da quelle parole: si ricordò, infatti, che quello era l’appellativo che a volte sua madre usava con lui, ma che non aveva mai veramente compreso prima di allora – non credeva di avere occhi tristi.
    «Ma mamma, io… volevo solamente che tu fossi felice.»
    «E lo sono, tesoro mio» l’assicurò, stringendolo tra le braccia. Una piccola lacrima le solcò il viso, precipitando verso il basso. «Tu e tua sorella siete la ragione della mia esistenza. L’avervi ha dato pieno compimento alla mia vita.»
    «Non capisco… allora a cosa è servito che tornassi indietro?»
    Amelia gli sollevò il viso, fissandolo negli occhi. «È servito, perché adesso sai che non devi angustiarti, qualsiasi cosa accada. Sono io che ho fatto questa scelta: adesso devi solo lasciarti amare.»

    Si abbracciarono.
    come si abbracciano gli amanti,
    come si abbracciano gli sguardi,
    stretti – caldi – pieni
    dei sentimenti dei loro cuori.



    Gif di Anastasia







    Edited by Ryo13 - 29/5/2014, 19:45
     
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    Premetto che io non sono credente e quindi non posso e non ho il diritto di giudicarla sotto questo aspetto, devo dire però che questa tua one-shot è molto bella.
    Non è l'amore tra uomo e donna, è un amore tra madre e figlio una cosa meravigliosa!
    Lui che pur di rendere felice la madre e di farle avere una vita migliore sceglie di non esistere.
    Lei che non sceglie il suo compagno, ma che sceglie i figli.
    Fantastico e molto toccante, complimenti :)
     
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    Grazie Giù xD Non è importante credere o meno, a mio avviso... certo, magari così manca quella parte teorica su cui si fondano molti elementi del testo, alcuni riferimenti, ecc ecc, ma in ogni caso, se una persona legge col cuore, per accogliere il punto di vista dell'altro, può comprendere la shot anche al di là di questo :miniheart:
    Grazie per averla apprezzata :3
     
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    Era impossibile non farlo :)
     
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  5. félicie
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    Oh, Rita. Mi hai fatto quasi commuovere (e ce ne vuole!!). Premetto che trovo la musica di Einaudi veramente bella (anche se ovviamente ha i suoi limiti) e come sottofondo per questo racconto ci sta davvero bene.
    Le tue parole mi sono arrivate dritte al cuore, poiché mi sono ritrovata spessissimo anche io a pensarle (l'annullamento personale in favore di coloro che amiamo, la forza di affrontare le proprie scelte ed il dolore, di combattere...). Essendo atea non mi sono rivolta al Signore, ma a me stessa, al mondo, a qualcosa... più che altro come desiderio irrealizzabile...
    CITAZIONE
    «Mio Signore e mio Dio, perché mi hai dato la vita? Vedo ogni giorno che mia madre soffre a causa del suo matrimonio con mio padre. Spesso penso che se non fosse per me e per mia sorella, mia madre sarebbe libera di lasciarlo e di ricominciare la sua vita. Potrebbe essere felice. <u>Spesso penso che sarebbe stato meglio per loro se non si fossero mai incontrati, mai sposati. Perché c’è tutto questo dolore nella mia famiglia? Davvero, Signore, non sopporto di vederla soffrire, di vederla piangere ogni sera. Di sapere che finge di sorridere quando in realtà muore dentro, ogni giorno, un poco. Se fosse possibile, se lo fosse… vorrei essere in grado di tornare indietro nel tempo, tornare indietro a quando mia madre era ragazza e avvertirla: dirle di non sposare mio padre. Lo so che senza di loro io non potrei esserci, e nemmeno mia sorella, ma non mi importa. Se si annullasse questo tempo, se si tornasse indietro, sia io che lei non avremmo coscienza della nostra esistenza e quindi non ci sarebbe dolore. Anche mia madre potrebbe scegliere un’altra vita, fare un altro percorso e amare altri figli, proprio come ama noi. Non ci sarebbe alcuna perdita.
    Mio Signore e mio Dio, vorrei offrirmi con tutto il mio cuore a questo sacrificio, se fosse possibile: vorrei annullarmi per dare la possibilità a mia madre di scegliere quell’altra strada, qualunque essa sia

    Quante volte mi sono ritrovata con gli stessi identici pensieri? Quante volte ho desiderato cambiare il passato? Quanto dolore può esserci per portare un figlio a volersi annullare, a desiderare di non essere mai nato?
    CITAZIONE
    «Tu e tua sorella siete la ragione della mia esistenza. L’avervi ha dato pieno compimento alla mia vita.»

    Ancora, questa frase mi tocca personalissimamente.

    La (tua) fede in Dio è un qualcosa che scalda il cuore, è ammirevole e sinceramente la invidio. Purtroppo io non riesco a tornare a credere, ma so che se fosse possibile, sarebbe bellissimo. È un'enorme sostegno ed un'ineguagliabile consolazione. Ha un valore enorme in questo racconto e credo che sia ciò che da forza ad Amelia.

    Infine, il tuo stile è come sempre praticamente impeccabile, adoro com scegli le parole e come sai rendere i tuoi scritti fluidi e scorrevoli; mai noiosi e pesanti.
    Complimenti Rita cara! (':
     
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  6. Storm
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    Gemellina!! Questa shot è molto dolce :3 A differenza di Sara io mi sono ritrovata a condividere solo questo pensiero:
    CITAZIONE
    Vedo ogni giorno che mia madre soffre a causa del suo matrimonio con mio padre. Spesso penso che se non fosse per me e per mia sorella, mia madre sarebbe libera di lasciarlo e di ricominciare la sua vita. Potrebbe essere felice.

    La "richiesta" di Aurelio non l'approvo per vari motivi, tuttavia capisco che a volte una certa maturità di pensiero la si raggiunga solo in seguito e che comunque capita di farci interpreti dei sentimenti altrui, qualche volta sbagliando su tutta la linea. Ad ogni modo, immagino sia una scelta ai fini della trama XD
    Mi piace come riesci a far trasperire tutto l'amore del figlio per la madre, un amore che arriva a superare quello per sé stesso e per gli altri, così com'è bella la parte in cui la madre gli spiega che la sua felicità sono proprio i suoi figli... un po' come si spiega ai bambini qualcosa di ovvio, ma che loro non sarebbero riusciti a capire da soli :3

    CITAZIONE
    Presente.
    Andrea si svegliò, guardandosi attorno confusamente.

    Intedevi Aurelio, ve'?


    P.S: Non ho ascoltato la musica perché non l'avevo proprio vista la barra D: ç__ç
     
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  7. félicie
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    CITAZIONE
    Intedevi Aurelio, ve'?

    Ecco cosa mi ero dimenticata di scrivere!! Anche io l'ho notato! (:
     
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    Oi, Saruccia, grazie di cuore per il tuo commento jpg
    CITAZIONE
    Le tue parole mi sono arrivate dritte al cuore, poiché mi sono ritrovata spessissimo anche io a pensarle (l'annullamento personale in favore di coloro che amiamo, la forza di affrontare le proprie scelte ed il dolore, di combattere...).

    Credo che sia il naturale sentimento di un figlio dinanzi al dolore dei genitori perché in questa relazione, qualunque età si abbia, sono i figli ad essere impotenti, quelli che obiettivamente non possono far nulla per cambiare le cose. Penso che, in questi casi, ogni bambino/ragazzo è in grado di percepire a qualche livello la situazione generale, persino se i genitori tendono a "proteggerlo" dai problemi del loro matrimonio. Non è che bisogna per forza che un genitore dica al figlio: "se non ci fossi tu, io potrei lasciare tuo/a padre/madre" perché il figlio cominci a pensare una cosa del genere; però a volte risulta evidente che i genitori fanno dei sacrifici per la serenità dei figli e noi figli, che non possiamo capire la reale profondità dell'amore che li coinvolge, ci sentiamo responsabili di questo. Il desiderio di "annullarsi" per chi amiamo, penso derivi dal fatto che sia l'unico modo in cui possiamo esprimere il nostro "potere" (anche se illusoriamente) e il nostro amore, che coinvolge appunto tutto il nostro essere, anche se in maniera ingenua png
    Quando si passa un periodo difficile, si scontrano questi due modi differenti e ugualmente profondi di amare, quello dei genitori e dei figli.

    CITAZIONE
    Ancora, questa frase mi tocca personalissimamente.

    Sono contenta che ti abbai toccata perché non volevo cadesse come frase banale... è un passaggio brevissimo ma che anche per me è fondamentale perché rappresenta in momento in cui ho capito (o meglio, o cominciato a capire) la natura del sentimento di mia madre nei miei confronti. Lei mi ha sempre detto che un figlio non può capire l'amore di un genitore finché non ha dei figli a sua volta, ma era una frase che rimaneva lì di cui mi interrogavo solo generalmente perché io ero in grado di percepire solo il mio modo di amare - che da figlia, era appunto questo sentimento totale di annullamento, che per me era il massimo. La prospettiva di Dio, la mia conversione, non ha semplicemente avuto un effetto "consolatorio" (era quello che già avevo accennato in un altro commento a qualche altra storia, forse tua) ma ha rimesso "in asse" le prospettive della mia vita e del mio vissuto, allineandole a quelle più generali del mondo, addirittura la storia e il senso dell'umanità stessa. "La prospettiva della croce" è davvero il massimo dell'amore e del sacrificio perché non indica semplicemente un "annullarsi" - come quello che abbiamo provato noi, nelle nostre esperienze - ma un "donarsi" all'altro nella forma più totale, che non significa scomparire (e quindi un sottrarsi al problema) ma soffrire con , essere presente nella sofferenza. Infatti per me (e per chi come me) che credo, non finisce tutto con la morte ma c'è [imprescindibile] la risurrezione!
    Il desiderio di tornare indietro e cambiare le cose, infatti, risulta infantile oltre che inattuabile: è un'espressione incompiuta, non matura e non piena che nasconde addirittura un tratto autolesionistico (da vedere nella prospettiva dei danni collaterali prodotti da un matrimonio che non funziona): ci sentiamo responsabili e colpevoli. Il sentimento più forte, dunque, rimane quello che non ci spinge a fuggire dai problemi, ma ad affrontarli con tutto il peso e la consapevolezza del dolore, che viene così accettato perché ha una funzione... non è "senza senso".

    La storia, infatti, anche se parte da una prospettiva "di ritorno", il tempo che si avvolge su se stesso per creare una nuova strada "alternativa" mostra piuttosto la "continuità", la "linearità" della strada sia di Amelia che di Aurelio: si torna indietro, sì, ma per andare avanti. Dio, che ha apparentemente permesso questo "strappo" delle leggi della fisica, non sapeva forse come sarebbe andata a finire? E dunque, come nella domanda di Aurelio alla conclusione del racconto che chiede "a cosa è servito?", possiamo comprendere che nulla è senza significato nella prospettiva divina - e questo vale sia che si creda, sia che non si creda - e anche in quella umana (anche se noi, il più delle volte, non siamo nelle condizioni per comprenderlo)
    CITAZIONE
    Purtroppo io non riesco a tornare a credere, ma so che se fosse possibile, sarebbe bellissimo.

    Posso capire queste tue parole ma non lo dico con presunzione, davvero. Non conosco la tua storia personale, non conosco i tuoi pensieri, il tuo vissuto, le tue delusioni ma non è questo il punto: sei in un percorso e sta a te "trovare la strada". Il punto è farsi le domande. Dici "non riesco a tornare a credere" forse perché pensi che sia qualcosa che deve avvenire nella testa, che si devono trovare spiegazioni "razionali" altrimenti senti di non potere essere soddisfatta (probabilmente se non facessi così, penseresti di tradire il tuo essere razionale e di diventare sciocca); ma è la verità quando si dice che bisogna credere "col cuore": non tanto per credere e basta ma perché prima ti abbandoni e solo dopo cominci a comprendere =)
    Come fare? Tutto, come dicevo, parte dalle domande: non puoi chiedere a te stessa se Dio esiste, perché tu non lo vedi e come essere senziente non puoi razionalmente accettare qualcosa "di cui non puoi dimostrare l'esistenza". Se vuoi sapere (e vuoi avere la dimostrazione) che Dio esiste, devi chiederlo a Lui. Tutto qui v.v
    Tutto parte dalla preghiera che è comunicazione. Se non comunichi non puoi conoscere. È lo stesso che se non parli con una persona, non puoi conoscerla; se non vedi le sue azioni, non puoi conoscerla; se non ti approcci ad essa, per te sarà come se non esistesse, e non la vedrai.
    Sono cose piuttosto logiche, come vedi, ma chissà perché nessuno pensa di farlo con Dio, poverino! ahaha xDD
    E poi? Beh, poi devi aspettarti una risposta, mi pare ovvio. E come parla Dio? In tanti modi, certo, ma soprattutto e specialmente con la Parola (Bibbia).
    Preghiera e Parola.
    Domanda e risposta.
    Semplicissimo.
    Provaci, anche solo per scommessa, e fallo nonostante puoi sentirti stupida all'inizio, e fallo anche se non ci credi. E se non ci credi, dillo apertamente. Dì: "Dio, ti sto parlando perché mi ha detto di farlo Rita ma non credo veramente che tu esista. Tuttavia, anche se posso sembrare un'idiota, te lo chiedo: esisti? Per cortesia, dammi una risposta che possa comprendere, grazie mille."
    Mettici solo un po' di perseveranza, altrimenti non potrai dire di avere fatto un vero tentativo, e ricordati che:
    «Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie», dice il SIGNORE. [Isaia 55, 8]
    Solo un consiglio: leggi a partire dal Nuovo Testamento (Vangeli, atti e lettere - escludi anche l'Apocalisse) perché in quello Vecchio il linguaggio è molto più complicato e per comprendere ciò che veramente significa c'è tutto uno studio filologico da fare. Anche per quello Nuovo ovviamente, ma è sicuramente più alla mano =)


    Ti ho tediato abbastanza, è ora di smettere ahaha gif


    Ho corretto il nome, grazie!! xD (sì, è stata una svista)

    CITAZIONE (Storm @ 8/5/2014, 13:05) 
    La "richiesta" di Aurelio non l'approvo per vari motivi, tuttavia capisco che a volte una certa maturità di pensiero la si raggiunga solo in seguito e che comunque capita di farci interpreti dei sentimenti altrui, qualche volta sbagliando su tutta la linea. Ad ogni modo, immagino sia una scelta ai fini della trama XD
    Mi piace come riesci a far trasperire tutto l'amore del figlio per la madre, un amore che arriva a superare quello per sé stesso e per gli altri, così com'è bella la parte in cui la madre gli spiega che la sua felicità sono proprio i suoi figli... un po' come si spiega ai bambini qualcosa di ovvio, ma che loro non sarebbero riusciti a capire da soli :3

    Grazie gemella! JFBQ00202070425A
    Anche se non approvi la richiesta di Aurelio, non fa nulla xD Nemmeno io volevo indicare che fosse la cosa "giusta" da chiedere, solo mostrare come spesso ci si abbandoni a sentimenti irrazionali perché non si sopporta di vedere soffrire le persone che amiamo.
    Sono contenta comunque che ti sia piaciuto come ho espresso l'amore tra madre e figlio yociexp61
    *abbraccia*
     
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  9. Storm
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    CITAZIONE
    Nemmeno io volevo indicare che fosse la cosa "giusta" da chiedere, solo mostrare come spesso ci si abbandoni a sentimenti irrazionali perché non si sopporta di vedere soffrire le persone che amiamo.

    Certo, l'avevo capito. Lo comprendo anche perché sono situazioni che non mi sono estranee, ma io amo i miei fratelli come mia madre e non riuscerei mai a desiderare di sacrificarli per lei, non mi sento nemmeno in diritto di poter chiedere una cosa del genere, neanche se lo volessi. Ho solo colto una sfumatura in più XD Comunque il concetto che volevi esprimere l'ho capito davvero ^^
     
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  10. félicie
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    Scusa Rita ho letto solo ora la risposta D:
    CITAZIONE
    Posso capire queste tue parole ma non lo dico con presunzione, davvero. Non conosco la tua storia personale, non conosco i tuoi pensieri, il tuo vissuto, le tue delusioni ma non è questo il punto: sei in un percorso e sta a te "trovare la strada". Il punto è farsi le domande. Dici "non riesco a tornare a credere" forse perché pensi che sia qualcosa che deve avvenire nella testa, che si devono trovare spiegazioni "razionali" altrimenti senti di non potere essere soddisfatta (probabilmente se non facessi così, penseresti di tradire il tuo essere razionale e di diventare sciocca); ma è la verità quando si dice che bisogna credere "col cuore": non tanto per credere e basta ma perché prima ti abbandoni e solo dopo cominci a comprendere =)
    Come fare? Tutto, come dicevo, parte dalle domande: non puoi chiedere a te stessa se Dio esiste, perché tu non lo vedi e come essere senziente non puoi razionalmente accettare qualcosa "di cui non puoi dimostrare l'esistenza". Se vuoi sapere (e vuoi avere la dimostrazione) che Dio esiste, devi chiederlo a Lui. Tutto qui v.v
    Tutto parte dalla preghiera che è comunicazione. Se non comunichi non puoi conoscere. È lo stesso che se non parli con una persona, non puoi conoscerla; se non vedi le sue azioni, non puoi conoscerla; se non ti approcci ad essa, per te sarà come se non esistesse, e non la vedrai.
    Sono cose piuttosto logiche, come vedi, ma chissà perché nessuno pensa di farlo con Dio, poverino! ahaha xDD
    E poi? Beh, poi devi aspettarti una risposta, mi pare ovvio. E come parla Dio? In tanti modi, certo, ma soprattutto e specialmente con la Parola (Bibbia).
    Preghiera e Parola.
    Domanda e risposta.
    Semplicissimo.
    Provaci, anche solo per scommessa, e fallo nonostante puoi sentirti stupida all'inizio, e fallo anche se non ci credi. E se non ci credi, dillo apertamente. Dì: "Dio, ti sto parlando perché mi ha detto di farlo Rita ma non credo veramente che tu esista. Tuttavia, anche se posso sembrare un'idiota, te lo chiedo: esisti? Per cortesia, dammi una risposta che possa comprendere, grazie mille."
    Mettici solo un po' di perseveranza, altrimenti non potrai dire di avere fatto un vero tentativo, e ricordati che:
    «Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie», dice il SIGNORE. [Isaia 55, 8]

    Io comunicavo con Dio (o almeno credevo di farlo) fino, più o meno alla fine delle medie. Poi è successo qualcosa (non so cosa) ed il contatto si è interrotto (messa così sembra che ci siano stati problemi di connessione ahah). Seriamente, non posso tornare a credere in Dio perché io non ho dubbi sulla sua inesistenza. Non è che mi chiedo "Esisterà? Mah!". Io sono convinta che sia un'invenzione dell'uomo, il quale proietta le parti migliori di sé in una figura perfetta. Come i primitivi che non sapevano spiegarsi il fuoco e che ne facevano una divinità, l'uomo è essenzialmente ignorante su un mucchio di cose che, non sapendo spiegarsi, attribuisce alla potenza di Dio. Perché è molto più rassicurante pensare che avere Dio, colui che veglia su di noi, ad avere la risposta piuttosto che essere soli ed ignoranti. Che l'ignoranza è la non-conoscenza e la non-conoscenza fa paura.
    La perfezione non esiste, viviamo in un mondo imperfetto, fatto di esseri che sbagliano, di errori... non esiste il bianco o il nero (se non come concetti astratti), il mondo è una tavolozza di sfumature... non esiste l'incarnazione del bene né del male, perché questi coesistono in ciascuno di noi... Io non credo che qualcuno sia venuto prima di tutti, non credo che siamo stati creati per volere di una volontà superiore, non credo che ci sia un essere immortale, onnisciente ed onnipresente che vegli su di noi. Nel cielo ci sono le nuvole, non il paradiso.
    Con questo non voglio dire che disprezzo i cristiani, anzi. Essenzialmente io porto nel mio cuore tutti i valori cristiani, dell'amore, del sacrificio, dell'altruismo ecc e li pongo come obiettivi personali. Capisco le letture di chiesa e ti dirò, con mia mamma (quando ero in Italia) andavo ad ascoltare la Lectio Divina (un approfondimento sulla bibbia interessantissimo fatto da un prete di Bergamo, un grandissimo, si chiama Davide Rota è veramente eccezionale, una persona di una cultura enorme, brillante, intelligente, buono... comunque lui prende il passo della domenica e ne spiega le circostanze storiche, sociali ecc). Questo per dirti che non sono una di quelle che dice "sono atea, ciao" giusto così senza aver fatto un percorso per giungere a questa conclusione.
    Non so... forse è solo un periodo (anche se, nel mio cuore, so di dirlo, ma di non pensarlo: non credo che cambierò mai idea).
     
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    =) Va bene, Sara, un confronto è sempre bello ma so che è destinato a rimanere un semplice scambio di prospettive perché nessuna delle due pretende di "obbligare" l'altra a cambiare opinione =D
    CITAZIONE
    io non ho dubbi sulla sua inesistenza

    Voglio solo aggiungere una cosa che mi fa sorridere: una persona, per essere esattamente "razionale", su un argomento come quello che riguarda Dio, dovrebbe dirsi agnostico perché, riconoscendo la propria prospettiva limitata, sa che non ha i mezzi per trarre una risposta certa a tal proposito. Per cui, chi sceglie di credere, come me, fa un atto di fede, è vero, ma lo stesso vale per chi sceglie di non farlo, come te. La diversità delle nostre prospettive deriva dal fatto che siamo approdate semplicemente ad esiti diversi, ma abbiamo fatto la stessa cosa: operato una scelta - chi in un senso e chi nell'altro - senza nemmeno una prova che possa essere definita scientificamente oggettiva xD
    CITAZIONE
    Perché è molto più rassicurante pensare che avere Dio, colui che veglia su di noi, ad avere la risposta piuttosto che essere soli ed ignoranti.

    A questo proposito devo dirti una cosa: anche la mia "comunicazione" con Dio si è interrotta per un periodo di diversi anni, quindi capisco bene i ragionamenti che mi prospetti, perché molti (se non tutti) sono stati anche miei ^^
    Però, al contrario di te, per me l'esistenza di Dio non era affatto di conforto perché, comunque la mettevo, lo vedevo come un essere che mi "limitava" e che poteva disporre delle mia vita come gli piaceva. Era odioso, addirittura, perché non c'era verso di scappare. Per me è diventato fondamentale iniziare una ricerca per avere questa risposta e, credimi, allora pensavo fosse meglio che la risposta fosse "Dio non esiste"... adesso ci ripenso e rido. Sarà pure assurdo ma ho capito che tanto più cercavo di evitare e di scappare dal problema e da ciò che mi faceva soffrire (perché la felicità potevo costruirmela solo io! Chi meglio di me poteva sapere cosa ci volesse per farmi felice??), tanto più cadevo in un fosso; Ma Gesù ci offre la prospettiva di un mondo "al contrario", dove si abbraccia la croce, e appena mi sono tuffata in mezzo al dolore a piene mani... ecco, era là che c'era Dio; là che c'era il "miracolo" perché chi mai penserebbe che il dolore possa portare Gioia? Nessuno, solo un pazzo! E io sono felice di essere pazza! Non mi importa nulla di addurre prove di alcun tipo che non sia la Parola stessa del Signore perché non siamo NOI che operiamo qualcosa, ma Lui.

    CITAZIONE
    andavo ad ascoltare la Lectio Divina

    Sì, so cos'è =D Anche nella mia parrocchia la facciamo ogni due settimane (oppure in occasioni particolari, in altri contesti).
    Conoscere la Parola è fondamentale, capirla, comprenderla, certamente. Ma tutto parte sempre dall'ascolto, che non è facile come si crede, perché deve passare attraverso la meditazione ma deve essere anche preceduto dalla preghiera =)
    Se tu, come dici, non ti chiedi: "Esisterà? Mah!" ma parti dalla prospettiva dell'inesistenza postulata dalla tua fede, hai le orecchie chiuse in partenza (e intendo quelle del cuore): tutto lo studio che fai, allora, diventa un atto di curiosità su un fatto umano, la Bibbia nel suo valore "culturale", non come parola di Dio... è tutta un'altra cosa a mio avviso. Come, per esempio, potrei dire che è diverso ascoltare un passo del Vangelo durante la Messa oppure studiarlo alla Lectio Divina :3

    Comunque, sia come sia, mi ha fatto piacere conoscerti meglio anche da questo punto di vista, Saretta <3
    Ti auguro tutto il meglio, sempre! tumblr_inline_mm2wbaeqQM1qz4rgp
     
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  12. félicie
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    Voglio solo aggiungere una cosa che mi fa sorridere: una persona, per essere esattamente "razionale", su un argomento come quello che riguarda Dio, dovrebbe dirsi agnostico perché, riconoscendo la propria prospettiva limitata, sa che non ha i mezzi per trarre una risposta certa a tal proposito. Per cui, chi sceglie di credere, come me, fa un atto di fede, è vero, ma lo stesso vale per chi sceglie di non farlo, come te. La diversità delle nostre prospettive deriva dal fatto che siamo approdate semplicemente ad esiti diversi, ma abbiamo fatto la stessa cosa: operato una scelta - chi in un senso e chi nell'altro - senza nemmeno una prova che possa essere definita scientificamente oggettiva xD

    Ehm... nah... Cioè, io non sono neanche una che crede ciecamente nella scienza. È vero che non si può dimostrare il contrario, ma è un argomento talmente astratto che è impossibile (a parer mio) spiegarlo veramente a parole (né quindi confutarlo). Dio, così come lo concepiamo noi, non è scienza, dio è tutto, un insieme di tutte le discipline e cercare di confutarlo semplicemente con la scienza è un'operazione inutile. A parole potrei convincermi della sua esistenza o della sua inesistenza... con le parole si può sostenere qualsiasi tesi (non so se si capisce). Ma, come dici tu, Dio va oltre una semplice dimostrazione, va sentito. Ed io non lo sento, tutto qui. Quindi sì, il mio può anche essere un atto di fede, però non mi convince definirlo in questo modo. Agnostico per me non vuol dire niente... un agnostico è essenzialmente un ateo, semplicemente si astiene dal dare un giudizio. Mi spiego: un agnostico va in chiesa? Crede in Dio? No! È un semplice "no io non prendo parte alla questione, ciao". Alla fine si comporta come un ateo, ma dice "Boh non ho prove quindi non do un'opinione precisa, così non sbaglio". Ti riferisco le mie sensazioni, non che questa sia una verità universale (anzi!) però io la vedo così. A me non piacciono le persone che non prendono parte alle questioni... bisogna avere un'opinione. A me gli agnostici sanno tanto di indifferenti di "dico che sono agnostico così non affronto il problema". E citando Gramsci: "Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. […] Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti". Bisogna prendere una posizione... oppure possiamo concepire un agnostico come qualcuno che non crede, ma che ogni tanto si fa delle domande e si dice: "Ma, in fondo... la vita non può essere solo questo". Ed allora son d'accordo, perché il dubbio è un bene, è giusto farsi delle domande. Io non credo nel Dio dei cristiani, non ci credo così com'è concepito, ma è ovvio che dubito ed ogni tanto penso "Ci dovrà pur essere qualcosa, una forza... qualcosa!". Quello che non mi piace dell'agnostico è l'assenza di una posizione è il dire "L'uomo non può capire, non è roba per lui". È meglio passare la vita a cercare di capire e non riuscirci, secondo me, piuttosto che partire dicendo "no ciao 'sta roba non è per me".
    Poi guarda, potrei trovarti un sacco di falle nel mio discorso perché, lo ripeto, a parole è tutto relativo. Come diceva Nietzsche (non mi stancherò mai di dirlo) tutto è interpretazione, quindi anche queste mie parole sono un'interpretazione, la mia personale.
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    Sì, so cos'è =D Anche nella mia parrocchia la facciamo ogni due settimane (oppure in occasioni particolari, in altri contesti).
    Conoscere la Parola è fondamentale, capirla, comprenderla, certamente. Ma tutto parte sempre dall'ascolto, che non è facile come si crede, perché deve passare attraverso la meditazione ma deve essere anche preceduto dalla preghiera =)
    Se tu, come dici, non ti chiedi: "Esisterà? Mah!" ma parti dalla prospettiva dell'inesistenza postulata dalla tua fede, hai le orecchie chiuse in partenza (e intendo quelle del cuore): tutto lo studio che fai, allora, diventa un atto di curiosità su un fatto umano, la Bibbia nel suo valore "culturale", non come parola di Dio... è tutta un'altra cosa a mio avviso. Come, per esempio, potrei dire che è diverso ascoltare un passo del Vangelo durante la Messa oppure studiarlo alla Lectio Divina :3

    Capisco il tuo discorso! Il mio problema è che, non riuscendo a vederla con fede, la Bibbia per me non può avere che un valore culturale. E poi... la Bibbia è relativa... sarà anche un testo sacro, ma è stata scritta dagli uomini. Quindi secondo me ha dei limiti... a volte secondo me bisogna prenderla con le pinze e rifarsi sempre al messaggio principale di Gesù...
    CITAZIONE
    Comunque, sia come sia, mi ha fatto piacere conoscerti meglio anche da questo punto di vista, Saretta <3
    Ti auguro tutto il meglio, sempre!

    Anche a me, cariño :miniheart: È bello confrontarsi, anche se io non ho una conoscenza del cristianesimo profonda come la tua (bisogna dirlo, un sacco di roba l'ho dimenticata...).
     
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    Ti riferisco le mie sensazioni, non che questa sia una verità universale (anzi!) però io la vedo così. A me non piacciono le persone che non prendono parte alle questioni... bisogna avere un'opinione. A me gli agnostici sanno tanto di indifferenti di "dico che sono agnostico così non affronto il problema".

    Sono sostanzialmente d'accordo con quanto dici anche se non ho una coscienza "pulitissima" in quanto alle "opinioni" in genere ahaha xD Credo che ognuno se ne faccia rispetto alle cose verso cui "tende". Per farmi capire, faccio un esempio. Io ODIO la politica: non la capisco (nei termini particolari, almeno), mi annoia a morte perché si fanno solo chiacchiere per non arrivare MAI ad un punto (o almeno, al punto ci arrivi solo quando si trova un modo per derubare qualcuno), è tutta corrotta e, credimi, ci sono momenti che mi fa venire voglia di tagliarmi le vene. Se fossi una pianta e la politica l'ambiente in cui mi inserissero, le mie foglie si seccherebbero nel giro di 13 minuti. Politicamente, mi si potrebbe accusare di essere un "ignava" anche se, siccome riconosco la mia pecca al riguardo, mi sforzo sempre di fare il minimo sindacale, tipo andare a votare, anche se per me è una faticaccia dato che non esiste un partito in cui rivedo i miei ideali, oppure un politico in cui "credo" (Puff... sarebbe tutta da ridere).
    Anzi, devo dire che il mio punto di vista oramai parte tutto ed è tutto rivolto verso Dio: se fossi a capo di uno stato non potrei mai separare questo mio modo di vedere la realtà e concepire scelte per uno stato "laico" png Quello che voglio dire è questo: è vero che è necessario rispettare la libertà di tutti, e infatti io non voglio calpestare quella di nessuno. Però se stesse a me il potere di fare una legge a favore oppure contro l'aborto - poniamo l'esempio - non potrei mai farla a favore, anche se so che ognuno ha la libertà di fare ciò che crede meglio: tutto quello che cade nelle "mie responsabilità" è votato ad un solo valore morale unitario, che coincide con quello religioso. E per me l'aborto è un omicidio, non posso rendermi "assassina" perché lo stato è laico e gli altri devono potere scegliere: se tu scegli, tu ti prendi la responsabilità.
    Ma sto divagando... ormai avrai capito che non vedrai mai la mia faccia su un volantino elettorale kalla

    CITAZIONE
    E poi... la Bibbia è relativa... sarà anche un testo sacro, ma è stata scritta dagli uomini.

    Nein, questo dal punto di vista non credente. Per me l'autore della Bibbia è lo Spirito Santo, tanto più che, oggettivamente parlando, Vangelo e lettere sono state scritte da persone umili e senza istruzione. Come molti altri, del resto, che divennero "dottori" della Chiesa grazie a Lui e che non sapevano né leggere né scrivere, né avevano nessun tipo di cultura, come Caterina da Siena. Comunque non è che la Bibbia abbia dei "limiti", ma è tutta coerente con un unico messaggio che rappresenta la Verità v.v Può apparire "contraddittoria" a chi non ne fa oggetto di studio approfondito, perché il Vecchio testamento è tutto scritto in valore allegorico e quando si parla di guerra, per esempio, non lo si fa semplicemente in riferimento agli uomini, ma è la lotta dell'umanità contro il peccato: in quella Dio è intransigente.
    Cito un esempio a questo proposito: 1Samuele 15, 2-3; è Samuele che parla a Saul.
    CITAZIONE
    Così dice il Signore degli eserciti: Ho considerato ciò che ha fatto Amalek a Israele, ciò che gli ha fatto per via, quando usciva dall'Egitto. 3 Va' dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini».

    Vuol dire forse che Dio è a favore dell'uccisione di persone e animali? (persino i lattanti?) Quello stesso Dio che in Matteo 5,22 dice:
    CITAZIONE
    Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.

    NO. Tutta la Bibbia ha una chiave, che è Gesù. La verità dei rapporti tra le persone è quella descritta chiaramente in Matteo. Il Riferimento di Samuele descrive invece la lotta che l'uomo deve fare con il peccato perché esso è un germe che cresce, proprio come fa un uomo e dunque Dio dice: non far credere dentro di te il peccato solo perché lo vedi piccolo ed è solo un "lattante"; quel peccato crescerà e diventerà un "uomo", causa della tua rovina. Dunque l'esortazione a "non avere compassione" significa "non essere indulgente con te stesso, riguardo al peccato, ma vai e debellalo tutto con forza di volontà, eliminalo TUTTO fino alla radice, perché non rimanga nulla di quel germe da coltivare". È un esortazione ad essere coerenti nello scegliere Dio, potremmo dire, perché non lo si può scegliere "a metà" ("In questo ci credo perché mi conviene, questa prospettiva la metto da parte perché non mi piace").

    Ok, ho divagato ancora!! jpg
    Basta, basta! Se no non la finisco più!! ahahahaha xDD
     
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    Molto, molto toccante, Rita :heart:
    Mi è piaciuta davvero tanto! Anch'io ammetto di essermi ritrovata a pensare ad alcune frasi che hai narrato in modo così dolce e commovente, e per questo è stato difficile non sentirsi coinvolti in ciò che hai scritto. A volte, noi figli, quando notiamo che i nostri genitori non sono riusciti a sentirsi realizzati come avrebbero voluto, ci sentiamo quasi "colpevoli". Loro, naturalmente, non ce lo fanno pesare in alcun modo, ma noi riusciamo comunque a cogliere quella loro tristezza e ci ritroviamo a porci le stesse domande che hai posto in questa storia.
    Personalmente mi è successo con mia nonna. In un attimo di sconforto, mi ha raccontato di un suo grande amore che aveva da ragazza. Lui l'amava molto e la voleva portare a vivere lontano e per questo motivo sua madre fece di tutto per farla lasciare. Lui le scrisse per moltissimo tempo sperando che lei potesse raggiungerlo, ma sua madre le nascose tutte le lettere, tanto che mia nonna pensò che lui l'avesse dimenticata. Quando sua madre gliele consegnò, ormai era già sposata con mio nonno. Si sentì profondamente ingannata da sua madre e soffì molto per questo. Purtroppo la sua vita è stata molto triste perché mio nonno poi morì giovane ed io non l'ho nemmeno mai conosciuto. Eppure, la cosa che mi più mi ha commossa alla fine del suo racconto fu che, anche se ha sacrificato la sua vita, i suoi figli sono la gioia più grande ed hanno compensato tutto. Questo per dirti quanto vera può essere la tua storia!!
    Davvero bravissima :cuore:

    Piccole cosucce da correggere:
    CITAZIONE
    una foto cui ero molto affezionata

    a cui

    CITAZIONE
    un sorriso obliquo che mi intenerii

    intenerì

    CITAZIONE
    deglutii più volte e si mise a sedere

    forse volevi dire "deglutì"

    CITAZIONE
    Scattò in piedi e usci

    uscì


    Edited by Shion* - 11/5/2014, 19:28
     
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    Ale! La storia di tua nonna sembra quasi una di quelle per cui si scrive una storia (manga o libro che sia!)
    Questa cosa di tenere le lettere nascoste è terribile e posso immaginare il senso di tradimento che deve avere provato lei, poverina, ingannata da sua madre e poi il rammarico di aver perso un'occasione così bella della sua vita. Chissà quante volte si sarà ritrovata a fare congetture su "come sarebbe andata"... però, certo, poi magari guardi negli occhi uno dei tuoi figli e passa ogni rimpianto v.v
    Beh... sarebbe stato sempre meglio, in ogni caso, che fosse stata lei a scegliere chi amare... e a farlo liberamente, senza inganni!
    Grazie per le segnalazioni! Mi sono usci parecchie prime persone per sbaglio perché ero rimasta a metà con la mente al pezzo scritto dal punto di vista di Amelia xDD ehehe
    Sono contenta che la storia ti sia piaciuta! *w*

    Edited by Ryo13 - 11/5/2014, 21:03
     
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27 replies since 7/5/2014, 16:11   549 views
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