Votes given by Spark in a firework

  1. .
    Qualche cosina nuova :3
  2. .
    Lo scrivo adesso perché temo di dimenticare di avvisare in seguito... la prossima sarà una settimana piena di preparativi ^^ Dunque: mancherò dal 10 Agosto fino al 5 di Settembre. Vado in Africa (Tanzania) a fare missione per tutto il mese <3
  3. .
    Ragazzi, grazie di cuore per i vostri splendidi commenti *commossa*

    CITAZIONE
    Leggendola ho anche pensato "queste parole avrei potuto scriverle io", nel senso che è un genere in cui mi ritrovo, in quest'occasione il tuo modo di scrivere è - mi pare - piuttosto simile al mio :3 e quindi non posso che farti i complimenti u____u

    Ahahah, bravissima! :3

    Ahah xD Comunque, sapere che mi sono avvicinata al tuo modo di scrivere, è davvero un bel complimento per me (io adoro come scrivi!!) quindi ti ringrazio molto per questo !! :happy:
  4. .
    Sei un mostro, basta çOç
  5. .
    Grazie, Stefanuccio per la segnalazione degli errori! Correggo appena posso!

    CITAZIONE
    sopperire è intransitivo ^^

    Già 6lf Volevo scrivere supplire

    Ste'... i punti esclamativi alla fine delle tue affermazioni fanno un po' paura 25kol13jpg


    Una teoria sbagliata su Chev? Potresti anche spararla, tanto lo hanno fatto già tutti ahah xD Ovviamente non smentirei o darei conferma v.v
  6. .
    Nuovissimo lavoro appena sfornato per il compleanno di un bambino, amico di mio fratello Elia.
    Colorato con le matite acquerellabili


  7. .
    Hola chica! Benvenuta tra noi (: A me il nome Elisa piace tantissimo, è classico e delicato :miniheart: e poi non ce ne sono tantissime in giro (il che è un gran vantaggio!). Io sono Sara (:
    CITAZIONE
    le saghe come il signore degli anelli non mi piacciono per nulla (insulti a breve tra 3...2...1...) -

    SJASFKHSDGHEFSJKDNVEOUIGRA Parolacce Come si fa a non amare il Signore degli Anelli?! :caffè: Eretica :caffè:
    La Mari ha avuto una reazione più... pacifica ahahahha

    CITAZIONE
    Il mio sogno è quello di fare la Criminologa. Per intenderci, colei che studia il comportamento umano dei criminali, uno psicologo criminale: purtroppo in Italia questo lavoro è pressochè sconosciuto e non esiste quasi, ci sono psicologi che lavorano nei carceri, tribunali, ma il criminologo vero non penso esista: questo mi fa capire che ahime, se voglio seguire il mio compito, devo andarmene all'Estero. L'italia non mi piace come organizzazione, però posso dire che come patrimonio culturale è molto bella.

    Vai in Scozia! Lì l'uni è gratuita e di sicuro c'è quello che vuoi fare ;) Anche se, se hai diciotto anni, o sei in quarta o sei in quinta e se sei in quinta è troppo tardi per fare domanda... però volendo una soluzione secondo me si trova! ;)
    CITAZIONE
    Kill Bill, The Help

    :miniheart:
    CITAZIONE
    Never Let me Go

    No, adesso tu mi spieghi come si fa ad amare 'sto film. Cioè. No. Tutti stra fissati (anche su tumblr)... io lo guardo con tante great expectations... arriva la fine e penso "Cos'è 'sta roba?" (per non dire altro ahaha)... cioè.. boh... attori fighi... ma trama del cavolo... boh magari l'ho visto male io (cioè... nel senso... ok boh)... dimmi tu!!
    (quanti boh ahaha)
    CITAZIONE
    Harry Potter è il mio mondo. E' tutto: la mia infanzia, la mia adolescenza e il mio presente.

    :miniheart: :miniheart: :miniheart: :miniheart: :miniheart: :miniheart:
    CITAZIONE
    Dovete sapere che ogni volta che torno a casa con dei libri, mia madre mi guarda in cagnesco AHAHAH secondo me un giorno mi butterà di casa, ci spendo troppi soldi D: E per farvi capire come si presenta mia madre in libreria vi allego questa foto:

    Pensa che mia madre è esattamente come me (e te) e quando andiamo in libreria ci passiamo delle ore e vogliamo comprare tutto... Casa nostra è un libro unico ahaha Ma ti dico... è peggio così perché non riesci più a fermarti! Adesso che vivo in Francia (ancora per poco!) quando vado in libreria e spendo metà (o tutto) il mio miserissimo stipendio in libri e lo dico a mia mamma lei mi fa: "Che libri hai preso? Nooo stra bello!! Perché non capisco il francese??!" ed io "Mamma... il mio stipendio.. perchééé" e lei "Ma hai fatto bene!! Devi comprarne di più perché in Italia quei libri non ci sono" T_T Se almeno mi sgridasse magari riuscirei a frenarmi un po'... invece no, mi supporta accidenti D: eh va be' sono povera ma felice :D
  8. .
    Bene, ciao a tutti! Io sono Elisa, ho diciotto anni e frequento - ahimè - il Liceo Scientifico. Non amo particolarmente il mio nome, chiamatemi Ells. O come vi pare.
    Vi scrivo da Torino, una città grigia, piovosa, ma che sa essere allegra nella sua semplicità e grandezza e io l'amo. Anche se, amo Londra più di ogni altra cosa e dopo averla visitata niente di impedirà di andarci a vivere se ne avrò l'occasione.
    Sono fissata con tutto ciò che è macabro, horror, splatter, soprannaturale, e gran parte del fantasy - anche se, le saghe come il signore degli anelli o Eragon non mi piacciono per nulla (insulti a breve tra 3...2...1...) -
    Il mio sogno è quello di fare la Criminologa. Per intenderci, colei che studia il comportamento umano dei criminali, uno psicologo criminale: purtroppo in Italia questo lavoro è pressochè sconosciuto e non esiste quasi, ci sono psicologi che lavorano nei carceri, tribunali, ma il criminologo vero non penso esista: questo mi fa capire che ahime, se voglio seguire il mio compito, devo andarmene all'Estero. L'italia non mi piace come organizzazione, però posso dire che come patrimonio culturale è molto bella.
    Sono innamorata persa di due registi: Tim Burton e Quentin Tarantino. Sono nomi che spero abbiate sentito se no correte a cercare e_e ahah! Ho una cotta spasmodica per Ian Somerhalder, Jhonny Depp e molti altri attori.
    Amo il cinema in ogni sua sfaccettatura, il genere drammatico mi fa impazzire, così come l'horror, l'azione o il thriller. Farei volentieri una lista dei film che amo, ma sono troppi, perciò mi limito a scrivere quelli che mi vengono in mente sperando di non dimenticare qualcosa di troppo importante:
    Tutti i film di Tim Burton - si, proprio TUTTI - Kill Bill, Django, Fight Club, V per Vendetta, School of Rock, One Day, The Help, Never Let me Go, Il cigno nero, Inception, 28 giorni dopo, 28 settimane dopo, la città verrà distrutta all'alba, The Zodiac, Profumo...
    Boh.
    Leggo ogni genere di libro, me li divoro tutti *_* e per farvi capire che leggo mi limito a citarvi qualche autore: Giulia Carcasi, Ken Follet, Chuck Palahniuk, Dan Brown, Zafòn, David Grossman, Nakabov, McGrath, Orwell, Laurell K. Hamilton e ovviamente J.K Rowling, non chè mia Dea assoluta. Harry Potter è il mio mondo. E' tutto: la mia infanzia, la mia adolescenza e il mio presente.
    Amo i Muse, Linkin Park, Metric, Green day, Coldplay, Depeche mode, Guns, Maroon 5, A7X, Massive Attack, Pink Floyd, Sum 41, P!nk, Queen, the fray, Blink 182, Infected Mushrooms, Subsonica, Lana Del Rey, lFlorence + The Machine.
    ... Amo la musica in ogni sua sfaccettatura.
    Sono fissata con i vampiri e tutte le cose che tendono al macabro forse l'ho già detto (?) ma per vampiri non intendo quelli sbrillucicosi di twilight. Attualmente seguo: The vampire diaries (ma sono indietro, questa stagione non mi piace granchè), Teen Wolf (che invece sto apprezzando un sacco), Criminal Minds, The Originals, Supernatural (son rimasta indietro D:), The 100, Hannibal.
    Non potete capire la mia CONTENTEZZA, quando per i miei diciotto mi è stata regalato un buono di 50 euro da spendere in libreria *-* amore totale. Dovete sapere che ogni volta che torno a casa con dei libri, mia madre mi guarda in cagnesco AHAHAH secondo me un giorno mi butterà di casa, ci spendo troppi soldi D: E per farvi capire come si presenta mia madre in libreria vi allego questa foto:

    Ultimamente ho letto una nuova saga poco famosa in Italia, si chiama Chi è Mara Dyer, devo leggere il seguito, e aspetto l'uscita del terzo >< ve lo consiglio!
    Beh, spero di essere la benvenuta!


    edit: mi ero già presentata ma poi avevo lasciato perchè sono stupida, ecco.LOL
  9. .

    Helias



    _autore: Martj
    _genere: giallo/thriller/drammatico
    _rating:
    _tipologia:
    _breve descrizione: Helias è un ragazzo deviato, che soffre di disturbo ossessivo-compulsivo.
    Mi definiscono uno psicotico assassino che si abbandona a esplosioni di furia incontrollata, senza alcun rimorso di coscienza. La mia personalità è estremamente instabile e fidarsi di me può essere letale: qualunque cosa succeda, cercherò sempre di preservare me stesso. Non ho rispetto per la vita altrui, godo enormemente nel commettere omicidi e non so cosa sia la pietà. La normale facoltà di provare compassione è stata estirpata, vittima di una lenta, precisa volontà. Sto semplicemente imitando la realtà, non sono altro che la grottesca caricatura di un essere umano. Ho nelle vene un male terribile, da cui è impossibile guarire. Una malattia che ha iniziato a manifestarsi in me fin dai primi anni d'età, dapprima in modo quasi impercettibile, poi con la fatalità di una condanna: la follia.
    _note: In realtà, questo è un pezzo di una storia di un mio personaggio per un gdr, ma sono così affezionata a lui (per quanto si possa essere affezionati a uno psicotico assassino) che mi piacerebbe scriverci una storia a capitoli, perché no :miniheart: questo, comunque, è solo uno dei tanti pezzi che ho scritto su di lui e che mi piace particolarmente. Volevo farvelo leggere per avere vostri consigli, vostre impressioni, quello che volete lol poi in futuro, chissà, finirò davvero per scriverci una storia :uff:
    !IMPORTANTE! il tutto è ambientato nel medioevo




    Era davvero una bizzarra sensazione, quella che si avvertiva ponendo fine alla vita di un essere umano. L'adrenalina lasciava spazio alla confusione e all'ebbrezza, per poi far sprofondare l'animo dell'assassino nella disperazione e nel lacerante senso di colpa. Tutto ciò, comunque, non accadeva al giovane Helias. La misera zecca si era evoluta, e ormai non si accontentava più di qualche piccolo animaletto a cui succhiare il sangue per trarne nutrimento e vita. Per sopravvivere, ormai, Helias aveva bisogno di qualcos'altro.
    Il giorno calò silenzioso. Una pace primordiale travolse gli spiriti stanchi e grigi, dipingendo il mondo intero di un colore tenero e opaco. Le misere anime trovavano finalmente la serenità tanto agognata, e tutto riposava. Il crepuscolo inondava le strade del mondo con la propria grigia consistenza, lasciando della giornata appena trascorsa nient'altro che fumo, vapore. Eppure vi era qualcuno incapace di trovare anche un solo istante di riposo. Il giovane Helias aveva compiuto sedici anni quello stesso giorno, e l'idea di una sua partenza dalla casa paterna iniziava a delinearsi all'orizzonte: prima o poi sarebbe stato costretto a lasciare la fortezza nella quale era cresciuto, nella quale aveva mosso i primi passi da essere umano. Dunque si limitava ad osservare il crepuscolo dalla finestra della sua camera, consapevole che forse quella sarebbe stata l'ultima volta in cui i suoi occhi color indaco avrebbero incrociato il labile azzurro del cielo morente.
    Alle sue orecchie giungevano strane voci, strani urli. Una massa di gridi discordi gli vorticava nella mente sgombra di pensieri, mentre una strana sensazione di appagamento lo travolgeva. L'intimo Crepuscolo, la tetra Notte... simboleggiavano per lui le stancati e solenni ore della propria vita. Ed era proprio in quel momento del giorno che la sua voce oscura si ridestava, esigendo un pagamento di sangue: il misero Helias ubbidiva. Partiva per la sua caccia, lasciando le accoglienti stanze paterne senza farsi notare, e svanendo come un'ombra nel lutto della Notte.
    Giungeva in strada con il fiato pesante e si sentiva come frastornato, ubriaco di quell'adrenalina che gli pulsava in ogni piccola particella del corpo gracile e grottesco. Era in quei momenti che gli era chiaro che senza il dolce e inebriante profumo del sangue la sua vita non avrebbe avuto alcun senso. Doveva conoscerlo alla perfezione, doveva imprimere quell'aroma scarlatto nella sua mente per poterlo esplorare e vivere a fondo.
    E proprio mentre la sua mente veniva inondata dal caos, la vide.
    Una ragazza, di spalle, camminava con passi lenti e aggraziati per le strade affollate della città plumbea con la testa chinata, come in segno di rispetto e sottomissione. Teneva i lunghi capelli biondi avvolti in un'acconciatura modesta, e il suo esile corpo era avvolto da tessuti umili e affatto vistosi. La seguì, agile e silenzioso, pregustando il sapore della sua pelle, e il delicato profumo del suo sangue. Doveva possederlo, doveva viverlo e inebriarsene. Lui stesso era nato nel sangue, e nel sangue avrebbe annegato la sua misera e innaturale esistenza.
    Quando poco a poco la folla svanì e i due ragazzi si trovarono da soli, il giovane Helias capì che il momento era arrivato. La fanciulla non si era accorta della sua presenza malevola, né si era voltata per accertarsi di non essere seguita. Era come paralizzata, immobile per via di quella sensazione di gelo che l'aveva travolta. Sentiva una presenza osservarla, trafiggerla, ma non aveva il coraggio di voltarsi e scoprirlo.
    Quando poi Helias fu abbastanza vicino, la ragazza si girò di scatto. Inorridì alla vista del ragazzo, il cui viso era deformato da una smorfia di sadico divertimento. Non ebbe il tempo di gridare, né di emettere anche il più piccolo, impercettibile sospiro, poiché Helias le fu subito addosso. Le strinse il collo con violenza, socchiudendo gli occhi e lasciando che la fresca brezza gli scompigliasse i capelli. Non la guardò negli occhi mentre la uccideva, come molti potrebbero erroneamente pensare: Helias non era affatto interessato ad osservare la luce vitale che abbandonava lo sguardo vitreo e terrorizzato delle sue vittime. Semplicemente si beava di quel momento, tenendo gli occhi socchiusi e ascoltando la voce del proprio spirito. Non notò le esili macchioline brune spruzzate qua e là sul viso della ragazza, né si accorse che portava degli orecchini d'argento ai lobi. Non vide i suoi occhi color nocciola osservare il vuoto, né le sue labbra sottili e rosee contrarsi in una smorfia di dolore e paura: tutto ciò che vedeva altro non era che il buio più totale, il silenzio più assoluto.
    E quando il corpo della fanciulla smise di agitarsi e divincolarsi, Helias sospirò, sollevato. Lasciò che il cadavere scivolasse via dalle sue braccia, dopodiché osservò come incantato un rivolo di sangue denso che le rigava il volto livido.
    Si sentiva sfinito, confuso e stranamente consapevole che nulla al mondo, quella notte, potesse essere più bello di quel piccolo rivolo di liquido purpureo. Al contrario, era convinto che non esistesse nulla al mondo capace di eguagliare simile perfezione e magnificenza.
    Fece ritorno a casa propria correndo come un forsennato, inciampando più volte e rischiando di travolgere gli abitanti della città, muti di fronte a tanta dimostrazione di scelleratezza. “Questi ragazzi, così irrispettosi...”
    In vita sua non aveva mai compreso con esattezza cosa fosse la felicità, ma quella notte qualcosa gli suggeriva di averla finalmente trovata. Per tutta la sua vita aveva conosciuto solo brevi istanti di grossolana e stupida allegria, ben lontani da ciò che provava in quel momento tanto sublime. Sentiva di essere rinato dalle proprie ceneri, di aver finalmente abbandonato il suo nascondiglio tra le rocce per esplorare il mondo in tutta la sua molteplicità. Quella notte si addormentò con il sorriso sulle labbra e il sapore dolce del miele in bocca. Ripensò all'anziana donna che lo aveva cresciuto, ai bambini che non osavano avvicinarsi a lui, al sovrano che lo aveva salvato, alla donna dai capelli scarlatti che tormentava le sue notti, ai suoi fratellastri, al cavallo argenteo di suo padre adottivo, al ragazzino che aveva ucciso a otto anni.
    Analizzò i brandelli e le rovine dei suoi ricordi come in trance, dopodiché le palpebre pesanti si socchiusero. Sentì l'aroma del legno marcio, della polvere, del sudore, dell'inchiostro, della pergamena, delle stalle, del sangue, dei fiori variopinti, del formaggio, del pesce marcio del mercato della città. Nella sua mente vi era un tale tripudio di ricordi, di sensazioni e di profumi che quasi non riuscì ad addormentarsi. Ma, dopo pochi secondi, la piccola zecca sprofondò in un sonno senza sogni, sereno come mai lo era stato in vita sua.
    Tutto ciò accadeva solo quando il plumbeo Crepuscolo avvolgeva il mondo, e quando la lugubre Notte prendeva il posto del giorno, durante il quale l'animo di Helias era sopito.
  10. .
    Capisco quello che hai scritto e credo, quindi, che si sia creato un malinteso bello grosso, sicuramente generato dal fatto che abbiamo "trattato" di temi così importanti e generali in un contesto che, sicuramente, non ne favorisce il pieno sviluppo. Ammetto che anche io, per come ho scritto, mi sono esposta al fraintendimento.
    Il punto che volevo fare, prendendo l'esempio della politica, era che IO non potrei mai fare la politica per timore, appunto, che la mia morale mi impedisse si fare scelte eticamente corrette per tutti: quello che voglio dire è che io non posso e non sono in grado, per come sono fatta, di rischiare di assumermi responsabilità che potrebbero andare al di là di quelle che riguardano la mia persona, direttamente. L'esempio del voto sull'aborto era improprio perché questa non è una cosa che può essere messa ai "voti" perché, come dici tu, si deve preservare la libertà di scelta di ogni individuo, nella sua diversità di prospettiva. Quello che volevo spiegare (e che ho fatto evidentemente malissimo) è che se -per assurdo- una decisione del genere gravasse sulle mie spalle e dovrei mettere una firma per approvare l'aborto, io NON POTREI metterla, anche se so che è sbagliato dal punto di vista più generale, perché vivo in maniera troppo profonda la mia fede, per adottare un punto di vista distaccato. Quando tocca direttamente a me dire di sì o dire di no, io sono sola con la mia coscienza, che è sola davanti a Dio.
    Adesso, al di là di tutto questo, il discorso che ho impostato è finito per diventare un trip mentale perché esprime essenzialmente un paradosso che riguarda l'adeguata suddivisione di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, della responsabilità personale, tutte cose, che in determinati contesti (l'esempio era quello politico) mi paralizzano nel formarmi "opinioni" che possano essere trasformate in atti legittimamente, perché legittimo -come appunto fai notare tu- non è. Dico questo perché il discorso partiva tutto dalla necessità di "prendere posizioni" e avere "opinioni" e non fare gli ignavi: era il discorso che stavo facendo con Sara e che hai citato. Ci sono questioni in cui io mi sento di dover "sospendere il giudizio" per forza di cose, non perché io non abbia la mia idea ma perché mi rendo conto che è personale ed individualistica e non mi sento così saggia e lungimirante da saper fare la scelta giusta per preservare la libertà di tutti.
    CITAZIONE
    Il rischio è che altre religioni, con morali ancor meno democratiche di quella cristiana, ragionino su argomenti simili ai tuoi per imporre norme e precetti assurdi e autoritari. Ed è un rischio molto, molto attuale.
    Definire il pluralismo ed il relativismo etico "un'ammucchiata" è un'offesa a chi è morto nei secoli per difendere le libertà contro ogni assolutismo (religioso o politico).

    Credimi, non sono assolutamente contro a quello che dici perché a me per prima conviene che nessuno mi venga ad imporre un modo non mio di vedere le cose, tanto meno mi costringa ad agire contro i miei ideali.
    Quando ho parlato di "ammucchiata" non lo facevo in riferimento al pluralismo e relativismo... stavo parlando sempre a partire da un punto di vista personale e interno; immagina che ognuno di noi sia una bolla dentro una sfera che è il mondo e la società: Nella sfera, dove ci sono tutte le bolle, è necessario che viga pluralismo e relativismo per preservare ciascuna delle bolle. Ma all'interno della bolla ognuno ha la propria concezione del mondo e la mia, adesso, agisce in un senso, come dicevo, che coincide con quello religioso. All'interno della mia bolla non posso fare un'ammucchiata di idee e punti di vista diversi ammettendoli o adottandoli tutti per il semplice fatto che si tratta di idee che vivono anche nelle bolle altrui. Io opero una selezione per le cose che cadono dentro la mia bolla e, rispettando ciò in cui credono gli altri, non è però necessario che io capisca e le accetti come reali se alla fine non ci credo. Porto un esempio: se uno mi dice di credere ai fantasmi, la mia reazione istintiva sarebbe di riderne e di sminuire quello che dice; se però ci penso attentamente, mettendomi nei suoi panni, e sostituissi la mia visione della realtà con la sua e mi accorgessi che per lui "i fantasmi" sono reali come per me lo è Dio, non posso più riderne: non lo capisco e di sicuro non comincio a credere ai fantasmi a mia volta, però ammetto che quel tizio può pure credere a Babbo Natale e io devo rispettarlo. Il mio sforzo di "relativismo" consiste nell'azione di "mettermi nei panni dell'altro" momentaneamente, ma poi vince sempre il mio individualismo (come è per tutti) perché la visione dell'altro non sostituisce le mie idee.
    Dunque come fare a prendere decisioni in un macro-contesto? Non lo so perché NON sono fatta per la politica. Oppure non lo so perché non l'ho ancora capito. Oppure ancora, e credo che il punto sia proprio questo, mi sto facendo solo un trip mentale e tutte queste parole sono fondamentalmente superflue.
    Io spero di essermi spiegata un poco meglio, anche se non so, perché nonostante l'ampia spiegazione, c'è sempre da contare che tutti questi discorsi presuppongano che io sia moralmente irreprensibile e fermamente ligia alle mie idee mentre mi pare scontato che, mentre cerco di inseguire un certo ideale, mi scontro con le mie contraddizioni di individuo ed essere umano con cui tutti dobbiamo fare i conti. Senza nemmeno contare che mentre oggi dico A, domani potrei sempre dire B...

    Stefano, lo ripeto per sicurezza, ma non sono arrabbiata e adesso non ci sono rimasta nemmeno male per il commento perché ho capito che c'è stato un errore di comunicazione fondamentalmente: infatti per me non c'entrava niente che non ti fosse piaciuta la OS; ciò che necessitava di ulteriori spiegazioni erano il resto dei discorsi.

    Edited by Ryo13 - 12/5/2014, 19:02
  11. .

    Il Cafè di Elisabethtown
    Un racconto di J. Moore


    CartinaRonco-Laghi_zpse1ba89d8


    Autore: Sara (félicie), ma che dico? Io sono solo un umile mezzo. È Joe Moore che scrive!
    Genere: Stabilire un genere ad Eli è piuttosto difficile, poiché è un romanzo che abbraccia svariati temi. In generale direi: drammatico, introspettivo, angst, romantico (sì, con i miei limiti, ovviamente!), teoricamente in alcuni punti comico, ma dato che è ancora in fase di produzione non saprei confermarlo.
    Rating: io dico verde, anche se ogni tanto c'è qualche parolaccia. Poi vedremo, magari esce qualcosa di giallo! O di rosso! Chi lo sa?
    Tipologia: infinita storia a capitoli.
    Breve descrizione: Joe Moore è un ragazzo di diciotto anni, nato a Londra in una famiglia italo-inglese. Dopo la rottura con il fidanzato, sua madre Emma decide di trasferirsi in Italia, in un paesino di nome Roncobello, ai confini delle montagne della bergamasca (E QUI VEDRETE IL MIO PATRIOTTISMO BUAHAHAHAHHA). Il suo progetto è quello di aprire un Cafè (tavola calda), ma così facendo sradica Joe dalla sua movimentata vita londinese, per portarlo in un paesino sperduto tra le montagne...
    Note: Questo non è un racconto nuovo, Beablu potrà confermarvelo. Santa donna, me lo legge dalla prima versione, ovvero quella del 2009! Ho cominciato Eli (ecco, da notare che ha un soprannome ahah) durante le vacanze tra la prima e la seconda superiore. Ero una bambina idiota e la mia intenzione era quella di scrivere un romanzo su un gruppo di ragazzi che, facendo amicizia, avrebbero formato una band musicale. AHAH che scema che ero :') Il titolo era Elizabethtown's Cafè, era scritta in prima persona (ora solo la prefazione è in prima persona) ed era ambientata in Australia. Ah, la mia piccola Eli! L'ho scritta per anni, correggendola e ricorreggendola all'infinito, perché, a mano a mano che crescevo, trovavo sempre più errori (sia nello stile sia nella trama). Anche se non so se di errori si può parlare: ero io che crescevo, io che cambiavo e diventavo più matura.
    Ho cominciato a pensare di ambientarla da un'altra parte, di cambiare la storia (italianizzando i personaggi, ma mantenendoli). I luoghi sono quelli della bergamasca (:miniheart:) e sono veramente bellissimi (click, click, click, click, ok la smetto... mi sento un'attira-turisti ahaha). Ed ora eccomi qui, cinque anni, 60 pagine, 9 capitoli e 42908 caratteri dopo, a riscrivere la storia che ha accompagnato tutta la mia adolescenza, con il mio Joe, con il quale sono cresciuta.

    AVVERTENZE: La storia potrebbe cambiare in qualsiasi momento, l'uscita dei capitoli non sarà regolare, anzi, sarò peggio della Rita con Violet, continuerò a ricorreggere i vecchi capitoli, ad eliminare parti e ad aggiungerne altre! Per ulteriori informazioni siete pregati di rivolgervi a Beablu, la più esperta in questo campo!




    “Colonizziamo noi stessi, lavoriamo e muoviamoci
    con i piedi ben giù, nel fango e nella mota delle opinioni,
    dei pregiudizi, delle tradizioni, degli inganni e delle apparenze […],
    finché non arriveremo a un fondo solido e alla viva roccia,
    che potremo chiamare realtà.”

    H. D. Thoreau, da Walden, ovvero vita nei boschi.





    Prefazione

    Una parte di me si è sempre sentita italiana; e non tanto per la mozzarella o la pizza, o per la cura dell’igiene intima (oddio, anche per questo!), piuttosto per quella creatività ed entusiasmo caratteristici dell’italiano tipo, quell’apertura, la giovialità, l’accoglienza ed il calore che ho sempre trovato solo nella gente della nostra penisola. Passare lì le vacanze era come tornare a casa dopo un lungo viaggio, ed anche se la mia vita era a Londra, anche se in Inghilterra ci ero nato e cresciuto, c’era nel mio animo questo senso di appartenenza all’Italia che non potevo né spiegare con chiarezza né tanto meno sopprimere.
    La mia famiglia era per metà italiana, da parte di mia nonna Amaranta Moore (nata Vespucci) e per metà inglese, da parte di nonno Parcifal Moore. Sia mia madre Emma sia sua sorella Rose nacquero a Londra ed erano perfettamente bilingue, così come me. Non c’è un granché da dire sulla storia di famiglia, semplicemente un giorno il nonno e la nonna si incontrarono in una bella città di nome Bergamo, luogo d’origine di Amaranta, si innamorarono e si sposarono. Nacque zia Rose e, dieci anni dopo, Emma. Trascorsero i primi diciotto anni di matrimonio in Italia (durante le vacanze andavano in Inghilterra; fu proprio nella prima estate dopo essersi sposati che nacque zia Rose) e poi si trasferirono a Londra, dove il nonno aprì una fabbrica di caramelle. Emma frequentò le scuole inglesi, zia Rose il college e poi… poi venni io.
    Io, il figlio nato fuori dal matrimonio, l’incidente di percorso, l’errore più grande che una coppia di sedici anni ha il terrore di commettere… ebbene, mia madre ed il suo ragazzo quest’errore lo commisero, solo che Emma ebbe il coraggio di prendersi le sue responsabilità, mentre il suo fidanzatino scappò a gambe levate. Anche qui, non c’è molto da aggiungere. Le cose sono andate così ed al passato non si può porre rimedio: come dice zia Rose, ciò che è fatto è fatto, è inutile piangerci sopra. Emma prese la sua scelta ed io venni al mondo.
    Era vero che non avevo un padre, però avevo ben quattro genitori: i nonni, mia madre e zia Rose. Quest’ultima fu la persona che più di tutti ebbe influenza sulla mia crescita psicologica. Al contrario di mia madre, Rose era un’adulta, severa, responsabile, intransigente, estremamente colta ed intelligente, brillante. Quando poi i nonni tornarono in Italia, lei divenne a tutti gli effetti la mia figura di riferimento, molto più che Emma. Non ce l’ho con mia madre, so com’è fatta e le voglio bene per come è. Quando nacqui lei era ancora una bambina e non me la sono mai sentita di colpevolizzarla per questo; e poi, alla fin fine, io sono cresciuto bene lo stesso.
    Come dicevo, zia Rose era una donna molto colta. Aveva frequentato le scuole in Italia, che si sa, sono avanti anni luce rispetto a quelle inglesi. Studiò al liceo classico Paolo Sarpi di Bergamo, il migliore ai tempi. Aveva poi proseguito gli studi in Inghilterra, al college, dove si laureò in marketing. Per tutta la mia infanzia continuò a farmi leggere libri ed a ripetermi che “niente è più importante della conoscenza”. Alla fine, a forza di farmi una testa così, riuscì a trasmettermi la passione e da allora divenne, se possibile, ancora più dura. Poiché le scuole, come ho già detto, in Inghilterra fanno schifo, soprattutto le high schools, si pose come obiettivo di trasmettermi la sua istruzione, facendomi da insegnante e dandomi i suoi vecchi libri del liceo. Imparai così il latino, il greco, la storia dell’arte, la filosofia, la letteratura classica, italiana ed anche quella inglese. Non fu facile, soprattutto perché non era una scelta libera, però dopo un po’ di tempo, cominciai ad apprezzare la zia e le sue lezioni. La parte che preferivo erano i nostri dibattiti di fine capitolo o sui libri che mi dava da leggere. Mi piaceva discutere con lei, perché riuscivamo sempre a ricavarne una morale ed attualizzarla ai giorni nostri. La maggior parte del tempo, comunque, come un qualsiasi normale adolescente, avrei voluto lanciare i suoi stramaledetti libri giù dal balcone e non saperne più nulla del suo Tito Livio o Anassimandro —una volta lo feci, ma poi ricevetti uno di quei castighi colossali che mi fecero passare la voglia di ribellarmi.
    Nonostante ciò, ero un bambino normalissimo, assolutamente non un prodigio né più intelligente degli altri, con una sana vita sociale. Il mio migliore amico di sempre, Chris, era il mio inseparabile compagno di bravate dal lontano 1995, quando, all’età di due anni, i nostri genitori ci fecero conoscere. Eravamo vicini di casa ed il papà di Chris aveva lavorato svariate volte con zia Rose: facemmo le scuole insieme, dall’asilo all’high school, sempre a combinare guai, eravamo come fratelli… Chris passava le vacanze da noi in Italia e, sebbene avesse un accento tremendo, alla fine anche lui aveva imparato l’italiano. Era un appassionato di psicologia e si faceva prestare tutti i libri a riguardo da zia Rose, che non poteva che essere contenta di avere un quasi secondo allievo.
    Poi, un giorno, quando io avevo sedici anni, Rose si traferì in America, per ampliare il mercato dell’azienda di famiglia. Se avevo sperato di liberarmi per sempre delle lezioni supplementari? Ovviamente, ma invano! L’assenza della zia si sentiva a malapena, perché passava ogni momento libero (che grazie al cielo non erano moltissimi!) su Skype, con il sottoscritto. Due anni di mail con assegnati i compiti, temi da scrivere su Word, interrogazioni al telefono… un incubo. Eppure, la mia vita da adolescente scorreva liscia come l’olio. L’assenza di Rose aveva portato moltissimi benefici, primo tra tutti una libertà praticamente totale. Emma non era di certo la tipa da impedirmi di uscire e sì, lo ammetto, ne approfittai, come avrebbe fatto un qualsiasi ragazzo della mia età. Londra, poi, non era di certo una città noiosa! Al contrario, era molto aperta, instancabile, multiculturale… caratteristiche che ho sempre amato e che porterò sempre con me. È vero che da una parte mi sento italiano, ma dall’altra sono cento per cento inglese. Alcuni esempi? Il contegno, la sobrietà, saper mantenere le distanze (adoravo il calore dell’Italia, ma io personalmente espansivo non lo ero mai stato)… Insomma, la mia vita procedeva, tutto sommato, piuttosto bene ed ero soddisfatto di ciò che avevo. Avevo raggiunto una certa stabilità, una sorta di equilibrio. Ero sereno. E di certo non mi sarei mai aspettato che tutto ciò che avevo costruito con fatica si sgretolasse davanti ai miei occhi senza che potessi fare nulla per impedirlo. Eppure fu proprio quello che successe un bel giorno di metà Maggio, mentre fuori, il caldo ed il bel tempo si facevano beffe di me. Il giorno in cui persi tutto. Il giorno in cui dovetti dire addio a tutto ciò per cui avevo lavorato…
    Il mio nome è Joe Moore e qui inizia la mia storia.

  12. .

    - Per motivi personali ho deciso di togliere al momento la storia. Se il forum tornerà attivo la riproporrò volentieri. -



    Edited by Shion* - 25/9/2015, 10:03
  13. .
    Pagina di diario (suppongo).

    Sono tornata a leggere questa storia che ha compiuto già due anni e sono rimasta attonita: attonita e commossa. Ho potuto vedere che, anche a distanza di tempo, questa storia porta un pezzo della mia anima sebbene così tante cose siano cambiate... così tante prospettive...
    Questa shot porta impressa su di sé la traccia della mia fuga nell'illusione, dove pensavo di potermi proteggere da tutto quello che mi faceva male nel mondo reale. Credevo veramente che si potesse accettare anche un'illusione, purché questa rendesse effettivamente felici, ma adesso capisco quanto mi sbagliassi u.u
    La parte romantica di me farà sempre il tifo per Mary e Michael, non potrò mai pentirmi di questo svolgimento e di questo finale che ho dato alla storia. Eppure, vedendo il cambiamento che ho attraversato, non posso che essere felice di avere avuto l'occasione di ricomporre la mia anima in modo che non mi servirà più un Michael (né vi andrò alla ricerca) ma, a partire da adesso, potrò rivolgere mente e cuore all'unica vera realtà di TUTTO, che è Gesù.
    Tu, Signore, sei entrato in maniera tangibile, vera, percepibile e persino dimostrabile nella mia vita e l'hai cambiata, stravolgendola, rendendola più vera e autentica. Continuo a sentire ogni giorno il tuo amore, sento crescere ogni giorno il mio amore per Te. Non esiste nulla di più reale, nulla capace di lasciare una traccia così evidente nel mondo e nelle persone! Noi poveri ciechi, crediamo che basti vedere per credere, ma non capiamo che la vera fede viene quando ti rincorriamo nell'invisibile e a partire da esso, fino a trovarti come presenza viva dentro di noi e tutto attorno.

    Ti amo, Gesù.
    Questa è l'unica cosa vera: sei Tu :miniheart:
  14. .
    Eccomi di nuovo con qualche vecchio disegno fatto con Art Rage

    Ho sempre adorato il n° 60 tumblr_inline_mm2wbaeqQM1qz4rgp

    .058
    Artnelprato_zps22224748
    .059
    Artdispalle_zpsca94aef8
    .060
    Artpineta_zpsf2783851
    .061
    Artpiccolopaesaggiodiluna_zpsd9e86247
    .062
    Artprateria_zps34024147
  15. .
    CITAZIONE
    È interessante quello che hai detto; però non sono d'accordo, ricordo che quando leggevo i fantasy capitava che il protagonista descrivesse oggetti inesistenti, ma comuni nel suo luogo e tempo, senza far risultare le sue descrizioni come artificiose o poco spontanee. Credo siano scelte legate a chi scrive una storia (come, appunto, nel tuo caso), poiché resta comunque un'opzione valida e attuabile per chi sappia scrivere bene e (mi duole ammetterlo e farti questo complimento che potrebbe farti montare la testa) tu sai scrivere piuttosto bene, con un po' di pratica non avresti problemi. Però sei anche antipatica :nu:

    Grazie per il complimento forzato dvJ8B ma non c'è pericolo che mi monti la testa - ci sono cose che mi faranno sentire per tutta la vita insicura.

    CITAZIONE
    È interessante quello che hai detto; però non sono d'accordo, ricordo che quando leggevo i fantasy capitava che il protagonista descrivesse oggetti inesistenti, ma comuni nel suo luogo e tempo, senza far risultare le sue descrizioni come artificiose o poco spontanee.

    No, in effetti hai ragione. Un pretesto per giustificare una descrizione, anche dettagliata, lo si trova sempre tumblr_m8lz9gUnvD1qb1380 Credo che la mia riluttanza derivi dalla mia quasi nulla esperienza di "armi" e questo genere qua. Se una cosa non la conosco e non la posso immaginare plausibilmente mi secca scriverne: temerei sempre di fare qualche gaffe, attribuendo funzioni alle cose che non stanno né in cielo né in terra. Anche con Violet, nel capitolo 13, quando ho dovuto concentrarmi sulla scelta di spada e pugnale per Chevalier, o ancora prima, per le battaglie dell'arena, non è stata una cosa semplice: ho fatto le ricerche che ho potuto sui vari tipi di armi che esistono e sulle loro caratteristiche. Sì, va bene che guardo film e leggo a mia volta libri, a poi trovarmi a scrivere di certe cose è come se scordassi pure quel minimo che so in teoria ahahah xD
    I poteri sono un caso a parte: lì posso sbizzarrirmi quanto voglio -senza preoccuparmi se non che siano almeno cose coerenti tra loro- e partono flash mentali che mi portano a creare persino speculazioni filosofiche sopra ad essi. Insomma... funziona a modo mio gif
552 replies since 3/2/2013
.
Top
Top