Gehenna.

angst|rosso

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    Gehenna.


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    _autore: SybilByOscar/Divine Insanity
    _genere: angst
    _rating: rosso
    _tipologia: one shot
    _breve descrizione: Nella valle dell'Hinnom i re di Giuda Acaz e Manasse avrebbero praticato il culto del dio Moloch, al quale, dopo essere stati sgozzati, venivano bruciati in olocausto i bambini[2]. (2 Cronache 28,1-3; 33,1-6; Geremia 7,31-32; 32,35). Il re Giosia volle poi sopprimere sul suo territorio ogni tipo di devozione non diretta a JHWH. Per impedire che in futuro si continuassero pratiche simili, fece profanare il luogo in cui si praticava il culto idolatrico e ne fece più propriamente una discarica di immondizie e cadaveri a cui non veniva concessa la normale sepoltura, dove il tutto veniva bruciato da un fuoco continuo. La Geenna (o Gehenna o Gaénna) è una valletta scavata dal fiume Hinnom sul lato sud del monte Sion. Il nome deriva dall'ebraico gē-hinnom che significa, appunto, "valle dell'Hinnom".[1] Sion è un rilievo montuoso sul quale è stata fondata la città di Gerusalemme ad opera del popolo dei Gebusei. Il re Davide la conquistò e ne fece la sua capitale. Attualmente è tutta edificata ed è un quartiere di Gerusalemme tra i più poveri, mentre l'Hinnom è un torrentello a carattere non permanente.. Dio avrebbe infatti decretato per bocca del profeta Geremia che la valle di Hinnom doveva servire come luogo per eliminare in massa cadaveri e non per torturare vittime ancora in vita (Geremia 7,32-33; 19,2-11). Quanto dichiara la Bibbia a proposito della Geenna concorda in genere con l’idea tradizionale di fonte rabbinica e di altre fonti: la valle di Hinnom serviva come luogo adibito all’eliminazione dei rifiuti di Gerusalemme. Ad esempio in Matteo 5,30 gaénna ha il valore generico di “mucchio d’immondizie”. Qui Gehenna è vista come l'Inferno.
    _note: E' il capitolo conclusivo di una raccolta divisa in tre parti: è la conclusione della raccolta: Lucifer's chorale. Della quale fanno parte, la numero uno: Facing my demons, e la numero due: Lette from an orphan


    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia
    «Ma cosa è successo qui»
    «Nulla»
    «Ma che dici non può essere»
    «Cosa non può essere»
    «E’ tutto così silenzioso»
    «E’ notte»
    «In realtà è pomeriggio»
    «Come fai a saperlo non hai l’orologio»
    «Lo so e basta»
    «Non è una risposta»
    «La è accontentati»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce
    «D’accordo come vuoi mi accontento»
    «Ecco bravo»
    «Grazie»
    «Sei un bambino in gamba»
    «Me lo dicono tutti»
    «Ah sì»
    «Assolutamente»
    «E quanti anni hai?»
    «Non te lo dico»
    «Oramai stai con me da un po’ potresti anche presentarti»
    «Ti basti sapere che sono del posto»
    «Lo avevo intuito sai»
    «Non ti facevo così perspicace ragazzina»
    «Ti ringrazio»
    «Non c’è di che»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa
    «Ora dove siamo»
    «Sulla strada principale»
    «E ci sono solo queste poche case»
    «Il paese è tutto qui»
    «Non c’è bisogno di avere molti palazzi per fare un paese»
    «E’ solo molto strano»
    «Non così tanto»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente
    «Se lo dici tu»
    «Fidati di me»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene
    «Cosa ti succede»
    «Nulla»
    «Hai cambiato espressione ragazzino»
    «Lo so»
    «Come mai»
    «Quella è casa mia»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico
    «Finalmente ti sbilanci con qualcosa di tuo»
    «Ma non voglio tornare a casa»
    «Perché no»
    «Ho detto no»
    «Ma sei qui davanti»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico uccidendomi lentamente
    «Non voglio andare lì»
    «Dammi un motivo ragazzino»
    «C’è una donna lì»
    «E’ tua mamma»
    «No»
    «E cosa ci fa in casa tua»
    «Non lo so»
    «Non lo sai»
    «No non lo so»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico uccidendomi lentamente senza sosta inesorabile dolore fitte a tempie che più non dolgono mentre lui cammina proteso in avanti impaurito ed indifeso verso l’uscio
    «E ora dove vai»
    «Guarda è lì fuori»
    «Chi»
    «La donna»
    «Dove»
    «Nel giardino»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico uccidendomi lentamente senza sosta inesorabile dolore fitte a tempie che più non dolgono mentre lui cammina proteso in avanti impaurito ed indifeso verso l’uscio divorato dal torpore di un pomeriggio qualunque oltre i confini di una casa troppo distante per essere raggiunta e poi un grido strozzato da zampilli di sangue inesperto
    «Guarda cosa ha fatto»
    «Chi»
    «La donna»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico uccidendomi lentamente senza sosta inesorabile dolore fitte a tempie che più non dolgono mentre lui cammina proteso in avanti impaurito ed indifeso verso l’uscio divorato dal torpore di un pomeriggio qualunque oltre i confini di una casa troppo distante per essere raggiunta e poi un grido strozzato da zampilli di sangue inesperto con la voglia di togliersi la vita in una giornata dove nulla è al suo posto e mai ci ritornerà sapiente corpo trapassato da una punta affilata che la vita ha strappato di petto senza ritegno o dignità
    «Ma cosa ha fatto»
    «Sì è tolta la vita»
    «Lo avevo intuito»
    «Ok»
    «Ma come si fa»
    «A fare cosa»
    «A togliersi la vita»
    «Perché dici così»
    «Non c’è dignità in tutto questo»
    «Ti sbagli»
    «Ah»
    «C’è dignità in tutto quello che l’uomo pensa in ogni sua parola in ogni sua azione c’è più dignità di qualunque altra cosa nell’universo anche qui mentre senti che la vita sta abbandonando il tuo corpo per mezzo della tua stessa mano c’è dignità nel rinnegare quella stessa vita per abbracciare la morte c’è dignità in questo mentre l’anima bacia un’altra anima bisognosa di ossigeno e ti sbagli a dire che non può succedere che niente di quello che hai visto o sentito può realmente accadere infatti succede succede spesso e c’è sempre dignità quando dietro trovi una persona e ci si vive con quella dignità e ci si muore tenendola per mano quella dignità che tanto disprezzi»
    «Ma tu non stai muovendo un dito»
    «Perché dovrei»
    «E’ morta»
    «Lo vedo»
    «E sei un bambino»
    «Lo so»
    «Non ti sfiora»
    «Mi tocca più di quanto tu non possa immaginare mi sfiora più di quanto stia sfiorando te in questo momento»
    «Vorrei svegliarmi»
    «Lo so»
    «Tutto gira e non posso aprire gli occhi»
    «Non voglio che tu li apra non ancora»
    «E’ un sogno»
    «Lo è»
    «Non lo voglio più»
    «Cosa»
    «Questo sogno questo incubo non lo voglio più»
    «Non lasciarlo andare via»
    «Il sogno»
    «Devi vedere»
    «Cosa»
    «Tutto questo»
    «Non c’è nulla da vedere»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico uccidendomi lentamente senza sosta inesorabile dolore fitte a tempie che più non dolgono mentre lui cammina proteso in avanti impaurito ed indifeso verso l’uscio divorato dal torpore di un pomeriggio qualunque oltre i confini di una casa troppo distante per essere raggiunta e poi un grido strozzato da zampilli di sangue inesperto con la voglia di togliersi la vita in una giornata dove nulla è al suo posto e mai ci ritornerà sapiente corpo trapassato da una punta affilata che la vita ha strappato di petto senza ritegno o dignità quando tutto perde consistenza e le cose scemano sotto i piedi e la terra trema fa male fa rumore la sua voce il suo alito caldo tra il calore delle zolle e il divario che si crea prepotente e violento
    «Ti sbagli»
    «Ah»
    «C’è tutto da vedere»
    «Che cosa»
    «Tutto questo»
    «Mi guardo intorno e non vedo niente»
    «Perché non vuoi vedere»
    «Ma manca poco»
    «Manca poco»
    «Sì pochissimo»
    «A cosa»
    «Alla nascita della città»
    «Quale città»
    «Gehenna»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico uccidendomi lentamente senza sosta inesorabile dolore fitte a tempie che più non dolgono mentre lui cammina proteso in avanti impaurito ed indifeso verso l’uscio divorato dal torpore di un pomeriggio qualunque oltre i confini di una casa troppo distante per essere raggiunta e poi un grido strozzato da zampilli di sangue inesperto con la voglia di togliersi la vita in una giornata dove nulla è al suo posto e mai ci ritornerà sapiente corpo trapassato da una punta affilata che la vita ha strappato di petto senza ritegno o dignità quando tutto perde consistenza e le cose scemano sotto i piedi e la terra trema fa male fa rumore la sua voce il suo alito caldo tra il calore delle zolle e il divario che si crea prepotente e violento afferrandomi per caviglie che non reggono più il peso di un corpo accaldato e sento le mani salde dita ancorate alle gambe che trascinano giù che spingono verso il basso obbligandomi a cedere ad inginocchiarmi al loro cospetto guardandolo osservando occhi di bambino che diventano sempre più grandi e la sua bocca da piccola a carnosa che si piega in un ghigno serafico quasi a voler comandare come se le redini del gioco fossero tenute dalle sue mani paffute essere moribondo per inganno
    «Gehenna»
    «Sì»
    «Cosa è Gehenna»
    «La mia città»
    «La tua città»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico uccidendomi lentamente senza sosta inesorabile dolore fitte a tempie che più non dolgono mentre lui cammina proteso in avanti impaurito ed indifeso verso l’uscio divorato dal torpore di un pomeriggio qualunque oltre i confini di una casa troppo distante per essere raggiunta e poi un grido strozzato da zampilli di sangue inesperto con la voglia di togliersi la vita in una giornata dove nulla è al suo posto e mai ci ritornerà sapiente corpo trapassato da una punta affilata che la vita ha strappato di petto senza ritegno o dignità quando tutto perde consistenza e le cose scemano sotto i piedi e la terra trema fa male fa rumore la sua voce il suo alito caldo tra il calore delle zolle e il divario che si crea prepotente e violento afferrandomi per caviglie che non reggono più il peso di un corpo accaldato e sento le mani salde dita ancorate alle gambe che trascinano giù che spingono verso il basso obbligandomi a cedere ad inginocchiarmi al loro cospetto guardandolo osservando occhi di bambino che diventano sempre più grandi e la sua bocca da piccola a carnosa che si piega in un ghigno serafico quasi a voler comandare come se le redini del gioco fossero tenute dalle sue mani paffute essere moribondo per inganno in un sottofondo d’organo ecclesiastica musica …
    «Sta nascendo»
    «E cosa vuoi»
    «Che tutti la vedano»
    «La vedranno»
    «Che tu la veda»
    «La sto guardando»
    «Guardala»
    «La guardo»
    «La mia città»
    «La tua città»
    «E non solo»
    «Cosa»
    «Non solo la mia città»
    … un lupo vestito da agnello
    «La mia città e la città di mio padre.»


     
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    Non credo d'aver capito tutto. Chi è il bambino? Ho un sospetto ma aspetto che me lo dica tu prima di fare la figura dello scemo v-v

    Comunque il racconto mi è piaciuto, è radicato in miti, tradizioni e leggende e saperlo aggiunge fascino alla storia. Poi questa parte è bellissima:

    CITAZIONE
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce

    :wub:

    Complimenti :)


    CITAZIONE
    «La è accontentati»

    Lo è* no?
     
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    Sono contenta che ti sia piaciuto! *-* anche perché, lo so che non sta bene dirlo, ma tra tutti i racconti che ho scritto, è il solo che mi piaccia davvero!
    Ora voglio saperlo u.u non si fanno mai figure brutte, per cui spara, vediamo se hai indovinato! Me curiosa!!!!

    Sì hai ragione, me pigna!!!
     
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    No, dillo tu e io poi ti dico se pensavo a quello oppure no, promesso v-v
     
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    Il bambino è Mephisto, il figlio del diavolo. E' chiaro che Mephisto può anche essere interpretato come il diavolo stesso, ma essendo libera interpretazione, lascio al lettore y.y
     
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    Più o meno ci avevo preso allora xD
     
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    cosa avevi pensato? XD
     
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    Unica e particolare come il resto che scrivi. Colpisce come semrpe questo tuo stile senza punteggiatura ♥
     
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    grazie tesora =* l'importante è che non stanchi! è.é altrimenti avrei fallito!!
     
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