Votes taken by nymphetamine †

  1. .

    The morning bliss




    _autore: SybilByOscar/Nox Arcana
    _genere: angst
    _rating: verde
    _tipologia: one shot
    _breve descrizione: //
    _note: //




    Ma torni indietro
    ad occhi chiusi
    sospettoso cercandomi
    costanza repentina
    che scompare e torna
    come un fantasma
    il tuo viso
    accanto al mio e non capisco
    cosa succede
    se dimentichi o ricordi
    se la mente cammina per quel sentiero
    che
    mano nella mano
    abbiamo intrapreso insieme
    quando nessuno ci guardava
    e a comando faceva muovere il mio corpo
    ma ho smesso di avere voce
    dal primo pianto all’ultimo
    senza più ricordarmi come si potesse piangere
    o come si potesse sorridere
    ho smesso
    di essere me
    ho dimesso le vesti
    trapunte di calore
    per l’aspetto freddo e distaccato
    distanza che tutti mantengono per la sicurezza della ragione
    che se ne va
    pur cercandoLa
    ragione e mente di qualcuno capace
    intento a studiarmi
    a cercare Me

    E percorri a ritroso senza che io capisca
    quel sentiero che hai lasciato
    distanziandoti per paura
    per orgoglio e puntiglio che non hai
    mai avuto
    con me
    lasciandoti andare
    con altri
    sbagliando per imparare ma senza risultato
    ho visto
    da lontano nel mio piccolo angolo
    creato con le mie mani per scavare in te
    tua perduta persona
    quando non ti accorgi che c’è altro
    dimestichezza sopita
    quando pensi troppo
    ora più vicini
    l’attenzione al mio sguardo
    all’orizzonte
    nebbioso dubbio
    che in te trapana con terrore silente
    sulle tempie e fa male
    durante la notte
    fa male nel sonno disturbato
    da me insicuro
    timido nel parlare senza mai dire una parola
    restio nel sorridere senza mai aver sorriso
    colpisci da te
    per te
    la mente
    separata dal corpo
    alla ricerca del cuore
    sconnessa al mondo la mente dispersa
    disperata mente
    ritrova quel punto
    di non ritorno
    in cui mi hai lasciato
    sorridendo
    e insegnando
    a me estraneo di me stesso
    a sorridere
    ma costringimi a parlare
    di nuovo
    e aiutami a piangere
    di singhiozzi silenziosi
    pur parlando
    ma parla a me
    dormiente
    quando dormi
    di come sono bello
    e di come riuscirai
    a portarmi con te
    instabile Cuore.


    Edited by *Ainsel - 12/11/2013, 16:31
  2. .
    Love and death embrace - HIM
  3. .
    Adam Lambert - Broken open
  4. .

    Insomnia.


    jj73



    _autore: SybilByOscar/Divine Insanity
    _genere: angst
    _rating: rosso
    _tipologia: one shot
    _breve descrizione: //
    _note: //


    «Ridicola
    semplicemente
    ridicola
    come puoi anche solo pensare che una storia del genere possa reggere ovunque nei racconti che lasci agli altri pensando che poi ti ascoltino
    ma ti sei visto allo specchio
    per Dio
    cosa credi di fare
    fai troppo rumore
    neppure ti ascolti mentre rivolti il tuo corpo pesante sotto le lenzuola
    ora accaldato ora freddoloso
    chiedendoti cosa ne sarà del tuo futuro
    squallore
    cosa devo vedere
    cosa sono costretta a vedere
    adesso
    che stringi gli occhi chiedendoti se riuscirai ad addormentarti
    mh di cosa hai paura sentiamo
    sono tutta orecchi
    di cosa hai paura
    del buio
    sei troppo grande sì per avere paura del buio
    allora
    cosa è che ti spaventa
    che ti terrorizza
    obbligandoti a nasconderti sotto il lenzuolo immaginando che sia una barriera protettiva
    mh
    cosa ti paralizza
    fammi indovinare
    ti prego
    ho voglia di giocare sì con te perché mi ispiri tanta fiducia da anni
    sì da anni ti guardo da anni sto seduta al tuo fianco domandandomi per quanto ancora tu potrai reggere
    sono ritmi pesanti quelli che conduci ogni giorno
    ma anche la notte
    certo la notte
    amore
    non mi deludi mai o quasi mai
    ora non voglio abbonarti
    meriti che non hai guadagnato del tutto
    e più ti guardo più mi rendo conto che sei ridicolo
    ad ogni modo non posso farci nulla
    mi sono innamorata di te tanti anni fa
    e non riesco proprio a tradirti come vorrei
    mi piacerebbe senza alcuna ombra di dubbio
    lasciarti
    concederti il privilegio di chiudere gli occhi come stai facendo adesso o meglio stai cercando di fare rintanandomi nell’angolo buio di un’altra stanza tra le pieghe di un’altra mente
    ma tu sei così silenzioso
    e ancora i tuoi pensieri sono i più rumorosi quando siedi sul materasso e questo si piega perché pesi troppo
    e sono chiassosi ancora i tuoi pensieri quando la nuca grava su un cuscino troppo morbido per reggerti alla perfezione
    e ci provi ostinato desiderio il tuo di addormentarti lasciando alle spalle una giornata piena di domande
    ma con nessuna risposta all’apice degli orari che tu stesso stabilisci per non morire
    ma sei già morto mentre strisci ed implori me di allentare la presa di cercare altrove il mio piacere ma non posso farlo
    e se anche potessi il richiamo della tua mente è più forte
    i tuoi spasmi sì guardati
    ora che da sinistra volti sul fianco destro accovacciato come un feto che ancora deve nascere domandando riposo per poco
    poco tempo senza pretese
    ma questa è una pretesa
    Iddio
    è la pretesa più grande che una persona possa anche solo umanamente immaginare
    discutiamone ragazzo
    parlane con me
    sii uomo
    mentre il tempo scorre e vola via ancora tra braccia e gambe che adesso non senti
    sì ti faccio paura
    ti spavento come nessuno ti ha mai spaventato prima hai paura a socchiudere quegli enormi occhi ecco cosa ti spaventa la verità quelle parole che nessuno dice pur di mentire al prossimo perché le bugie sono più facili della verità
    è più facile mentire che raccontare cose giuste per aprire gli occhi
    sì tieni aperto lo sguardo per me guardami mentre scivolo su di te ancorata per la lunghezze delle braccia
    non voglio farti male ma tu ecco poggia la schiena sul materasso bravo
    e solleva lo sguardo guardami spalanca gli occhi nonostante la stanchezza lucidi iridi che si scontrano con il nulla ma non sono il nulla aspetta lentamente si ferma il tutto attorno a te a noi nel silenzio di una notte come tutte le altre
    nessuna come la precedente
    nessuna come sarà la successiva
    e ne verranno altre in cui preghi silenziosamente bambino guardando in volto la stanchezza farsi largo tra le ossa nei muscoli scomposti di crampi indecenti
    e provi dolore adesso che le mani risalgono dai pieni alle ginocchia paralizzato torpore e risalgono ancora le dita polpastrelli accaldati sul bacino sterno bloccato respiro spezzato da ansiti di paura
    la sento la paura che risale dallo stomaco alla gola
    e sei lì pronto a parlare a dire di cose che non vanno dette senza voce
    rifletti
    abbandonati a me che ti percorro a ritroso sino a sfiorarti la bocca pelle contro pelle per farti compagnia io fedele amica»

    «Vattene»
    «Non vado via non posso farlo sei mio ogni centimetro del tuo corpo mi reclama come se non potessi stare senza te»
    «Vattene»
    «Non dormire no non chiudere gli occhi pensa pensa alla vita in una notte buia»
    «Vattene»
    «E non sarei nessuno se non ci fossi tu a cullare la mia notte la mia sera troppo lunga mentre di giorno scompaio lasciando stanchezza nel corpo nel tuo corpo che bramo per quelle ore di luce sognando di possederlo in quelle ore in cui il cielo si oscura e nessuno può vedere oltre la finestra»
    «Vattene»
    «E non sarei niente se non ci fossi tu mio guscio»
    «Vattene»
    «E non sarei nessuno e non sarei niente se non ci fossi tu mio guscio mio corpo»
    «Vattene»
    «E non sarei nessuno e non sarei niente se non ci fossi tu mio guscio mio corpo mia creatura»


    Insomnia.
  5. .
    Sono contenta che ti sia piaciuto! *-* anche perché, lo so che non sta bene dirlo, ma tra tutti i racconti che ho scritto, è il solo che mi piaccia davvero!
    Ora voglio saperlo u.u non si fanno mai figure brutte, per cui spara, vediamo se hai indovinato! Me curiosa!!!!

    Sì hai ragione, me pigna!!!
  6. .

    Gehenna.


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    _autore: SybilByOscar/Divine Insanity
    _genere: angst
    _rating: rosso
    _tipologia: one shot
    _breve descrizione: Nella valle dell'Hinnom i re di Giuda Acaz e Manasse avrebbero praticato il culto del dio Moloch, al quale, dopo essere stati sgozzati, venivano bruciati in olocausto i bambini[2]. (2 Cronache 28,1-3; 33,1-6; Geremia 7,31-32; 32,35). Il re Giosia volle poi sopprimere sul suo territorio ogni tipo di devozione non diretta a JHWH. Per impedire che in futuro si continuassero pratiche simili, fece profanare il luogo in cui si praticava il culto idolatrico e ne fece più propriamente una discarica di immondizie e cadaveri a cui non veniva concessa la normale sepoltura, dove il tutto veniva bruciato da un fuoco continuo. La Geenna (o Gehenna o Gaénna) è una valletta scavata dal fiume Hinnom sul lato sud del monte Sion. Il nome deriva dall'ebraico gē-hinnom che significa, appunto, "valle dell'Hinnom".[1] Sion è un rilievo montuoso sul quale è stata fondata la città di Gerusalemme ad opera del popolo dei Gebusei. Il re Davide la conquistò e ne fece la sua capitale. Attualmente è tutta edificata ed è un quartiere di Gerusalemme tra i più poveri, mentre l'Hinnom è un torrentello a carattere non permanente.. Dio avrebbe infatti decretato per bocca del profeta Geremia che la valle di Hinnom doveva servire come luogo per eliminare in massa cadaveri e non per torturare vittime ancora in vita (Geremia 7,32-33; 19,2-11). Quanto dichiara la Bibbia a proposito della Geenna concorda in genere con l’idea tradizionale di fonte rabbinica e di altre fonti: la valle di Hinnom serviva come luogo adibito all’eliminazione dei rifiuti di Gerusalemme. Ad esempio in Matteo 5,30 gaénna ha il valore generico di “mucchio d’immondizie”. Qui Gehenna è vista come l'Inferno.
    _note: E' il capitolo conclusivo di una raccolta divisa in tre parti: è la conclusione della raccolta: Lucifer's chorale. Della quale fanno parte, la numero uno: Facing my demons, e la numero due: Lette from an orphan


    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia
    «Ma cosa è successo qui»
    «Nulla»
    «Ma che dici non può essere»
    «Cosa non può essere»
    «E’ tutto così silenzioso»
    «E’ notte»
    «In realtà è pomeriggio»
    «Come fai a saperlo non hai l’orologio»
    «Lo so e basta»
    «Non è una risposta»
    «La è accontentati»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce
    «D’accordo come vuoi mi accontento»
    «Ecco bravo»
    «Grazie»
    «Sei un bambino in gamba»
    «Me lo dicono tutti»
    «Ah sì»
    «Assolutamente»
    «E quanti anni hai?»
    «Non te lo dico»
    «Oramai stai con me da un po’ potresti anche presentarti»
    «Ti basti sapere che sono del posto»
    «Lo avevo intuito sai»
    «Non ti facevo così perspicace ragazzina»
    «Ti ringrazio»
    «Non c’è di che»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa
    «Ora dove siamo»
    «Sulla strada principale»
    «E ci sono solo queste poche case»
    «Il paese è tutto qui»
    «Non c’è bisogno di avere molti palazzi per fare un paese»
    «E’ solo molto strano»
    «Non così tanto»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente
    «Se lo dici tu»
    «Fidati di me»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene
    «Cosa ti succede»
    «Nulla»
    «Hai cambiato espressione ragazzino»
    «Lo so»
    «Come mai»
    «Quella è casa mia»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico
    «Finalmente ti sbilanci con qualcosa di tuo»
    «Ma non voglio tornare a casa»
    «Perché no»
    «Ho detto no»
    «Ma sei qui davanti»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico uccidendomi lentamente
    «Non voglio andare lì»
    «Dammi un motivo ragazzino»
    «C’è una donna lì»
    «E’ tua mamma»
    «No»
    «E cosa ci fa in casa tua»
    «Non lo so»
    «Non lo sai»
    «No non lo so»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico uccidendomi lentamente senza sosta inesorabile dolore fitte a tempie che più non dolgono mentre lui cammina proteso in avanti impaurito ed indifeso verso l’uscio
    «E ora dove vai»
    «Guarda è lì fuori»
    «Chi»
    «La donna»
    «Dove»
    «Nel giardino»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico uccidendomi lentamente senza sosta inesorabile dolore fitte a tempie che più non dolgono mentre lui cammina proteso in avanti impaurito ed indifeso verso l’uscio divorato dal torpore di un pomeriggio qualunque oltre i confini di una casa troppo distante per essere raggiunta e poi un grido strozzato da zampilli di sangue inesperto
    «Guarda cosa ha fatto»
    «Chi»
    «La donna»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico uccidendomi lentamente senza sosta inesorabile dolore fitte a tempie che più non dolgono mentre lui cammina proteso in avanti impaurito ed indifeso verso l’uscio divorato dal torpore di un pomeriggio qualunque oltre i confini di una casa troppo distante per essere raggiunta e poi un grido strozzato da zampilli di sangue inesperto con la voglia di togliersi la vita in una giornata dove nulla è al suo posto e mai ci ritornerà sapiente corpo trapassato da una punta affilata che la vita ha strappato di petto senza ritegno o dignità
    «Ma cosa ha fatto»
    «Sì è tolta la vita»
    «Lo avevo intuito»
    «Ok»
    «Ma come si fa»
    «A fare cosa»
    «A togliersi la vita»
    «Perché dici così»
    «Non c’è dignità in tutto questo»
    «Ti sbagli»
    «Ah»
    «C’è dignità in tutto quello che l’uomo pensa in ogni sua parola in ogni sua azione c’è più dignità di qualunque altra cosa nell’universo anche qui mentre senti che la vita sta abbandonando il tuo corpo per mezzo della tua stessa mano c’è dignità nel rinnegare quella stessa vita per abbracciare la morte c’è dignità in questo mentre l’anima bacia un’altra anima bisognosa di ossigeno e ti sbagli a dire che non può succedere che niente di quello che hai visto o sentito può realmente accadere infatti succede succede spesso e c’è sempre dignità quando dietro trovi una persona e ci si vive con quella dignità e ci si muore tenendola per mano quella dignità che tanto disprezzi»
    «Ma tu non stai muovendo un dito»
    «Perché dovrei»
    «E’ morta»
    «Lo vedo»
    «E sei un bambino»
    «Lo so»
    «Non ti sfiora»
    «Mi tocca più di quanto tu non possa immaginare mi sfiora più di quanto stia sfiorando te in questo momento»
    «Vorrei svegliarmi»
    «Lo so»
    «Tutto gira e non posso aprire gli occhi»
    «Non voglio che tu li apra non ancora»
    «E’ un sogno»
    «Lo è»
    «Non lo voglio più»
    «Cosa»
    «Questo sogno questo incubo non lo voglio più»
    «Non lasciarlo andare via»
    «Il sogno»
    «Devi vedere»
    «Cosa»
    «Tutto questo»
    «Non c’è nulla da vedere»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico uccidendomi lentamente senza sosta inesorabile dolore fitte a tempie che più non dolgono mentre lui cammina proteso in avanti impaurito ed indifeso verso l’uscio divorato dal torpore di un pomeriggio qualunque oltre i confini di una casa troppo distante per essere raggiunta e poi un grido strozzato da zampilli di sangue inesperto con la voglia di togliersi la vita in una giornata dove nulla è al suo posto e mai ci ritornerà sapiente corpo trapassato da una punta affilata che la vita ha strappato di petto senza ritegno o dignità quando tutto perde consistenza e le cose scemano sotto i piedi e la terra trema fa male fa rumore la sua voce il suo alito caldo tra il calore delle zolle e il divario che si crea prepotente e violento
    «Ti sbagli»
    «Ah»
    «C’è tutto da vedere»
    «Che cosa»
    «Tutto questo»
    «Mi guardo intorno e non vedo niente»
    «Perché non vuoi vedere»
    «Ma manca poco»
    «Manca poco»
    «Sì pochissimo»
    «A cosa»
    «Alla nascita della città»
    «Quale città»
    «Gehenna»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico uccidendomi lentamente senza sosta inesorabile dolore fitte a tempie che più non dolgono mentre lui cammina proteso in avanti impaurito ed indifeso verso l’uscio divorato dal torpore di un pomeriggio qualunque oltre i confini di una casa troppo distante per essere raggiunta e poi un grido strozzato da zampilli di sangue inesperto con la voglia di togliersi la vita in una giornata dove nulla è al suo posto e mai ci ritornerà sapiente corpo trapassato da una punta affilata che la vita ha strappato di petto senza ritegno o dignità quando tutto perde consistenza e le cose scemano sotto i piedi e la terra trema fa male fa rumore la sua voce il suo alito caldo tra il calore delle zolle e il divario che si crea prepotente e violento afferrandomi per caviglie che non reggono più il peso di un corpo accaldato e sento le mani salde dita ancorate alle gambe che trascinano giù che spingono verso il basso obbligandomi a cedere ad inginocchiarmi al loro cospetto guardandolo osservando occhi di bambino che diventano sempre più grandi e la sua bocca da piccola a carnosa che si piega in un ghigno serafico quasi a voler comandare come se le redini del gioco fossero tenute dalle sue mani paffute essere moribondo per inganno
    «Gehenna»
    «Sì»
    «Cosa è Gehenna»
    «La mia città»
    «La tua città»
    Passa e scorre scorre e passa il tempo scivolando via da quadranti inesistenti di orologi bloccati senza che alcuno si ricordi di farli partire come partita è l’ora in cui tutti dormono e nessuno si sveglia cercando risposte a domande che non hanno voce e circolo in tondo guardando cosa c’è oltre la strada immobile su me stessa stringendo palpebre pesanti desiderio nascosto di correre via lontano da un luogo così grigio così scuro agli occhi di una me impaziente di andare via oltre i confini di un paese che non mi appartiene voltandomi di scatto al suono di quelle parole invece che fanno eco in tutta la testa bucandomi come fossero martello pneumatico uccidendomi lentamente senza sosta inesorabile dolore fitte a tempie che più non dolgono mentre lui cammina proteso in avanti impaurito ed indifeso verso l’uscio divorato dal torpore di un pomeriggio qualunque oltre i confini di una casa troppo distante per essere raggiunta e poi un grido strozzato da zampilli di sangue inesperto con la voglia di togliersi la vita in una giornata dove nulla è al suo posto e mai ci ritornerà sapiente corpo trapassato da una punta affilata che la vita ha strappato di petto senza ritegno o dignità quando tutto perde consistenza e le cose scemano sotto i piedi e la terra trema fa male fa rumore la sua voce il suo alito caldo tra il calore delle zolle e il divario che si crea prepotente e violento afferrandomi per caviglie che non reggono più il peso di un corpo accaldato e sento le mani salde dita ancorate alle gambe che trascinano giù che spingono verso il basso obbligandomi a cedere ad inginocchiarmi al loro cospetto guardandolo osservando occhi di bambino che diventano sempre più grandi e la sua bocca da piccola a carnosa che si piega in un ghigno serafico quasi a voler comandare come se le redini del gioco fossero tenute dalle sue mani paffute essere moribondo per inganno in un sottofondo d’organo ecclesiastica musica …
    «Sta nascendo»
    «E cosa vuoi»
    «Che tutti la vedano»
    «La vedranno»
    «Che tu la veda»
    «La sto guardando»
    «Guardala»
    «La guardo»
    «La mia città»
    «La tua città»
    «E non solo»
    «Cosa»
    «Non solo la mia città»
    … un lupo vestito da agnello
    «La mia città e la città di mio padre.»


  7. .
    Ci sono anche io! =) e al momento devo dire che il libro mi piace molto, assai scorrevole e cattura l'attenzione del lettore!
  8. .
    Mr nobody
  9. .

    Letter from an orphan.


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    _autore: SybilByOscar/Divine Insanity
    _genere: angst
    _rating: rosso
    _tipologia: one shot
    _breve descrizione: C' sempre un momento nella vita di un uomo in cui egli abbia il desiderio di sviscerare ogni suo sordido desiderio. Ogni suo pensiero viene alla luce senza filtri, come se fosse giusto così. Forse lo è, forse no. Ma i rimpianti, i rimorsi che non dovrebbero mai esserci ci sono, per aver vissuto una vita fatta di sogni e paure. Una vita come nessuno vorrebbe vivere.
    _note:


    Rabbia rabbia che sale e scende fottuta rabbia viscerale nausea conati di vomito bastarda rabbia che morde forte con denti affilati famelica fame di uno stomaco stanco in peristalsi continua per la rabbia rabbia che scende e sale divorando disarmante ogni cellula del corpo mentre questo si accascia sul pavimento freddo lo senti il gelo che cala e percorre a ritroso un percorso basso non molto alto lo senti il desiderio di rivalsa che non se ne va non si stacca e si incarna invece sottopelle delirante il suo pensiero lo senti tendimi la mano Dio posso vederti sfocato ma presente ti vedo dietro occhi stanchi scomposte ciglia fronte corrucciata per la fioca vista Dio la stanchezza avanza esula dal resto del mondo ma tu non parli perché non parli non dici una parola mutismo forzato obbligato alla lontananza quando guardi verso me superandomi e vai oltre ti vedo scruti

    qualcosa

    o

    qualcuno

    Dio sì quel qualcuno è dietro un corpo fiacco – il mio – e ride sento risa ilari e non sei tu e non sono io – risata sorniona – perpetua musica di sottofondo in abusi di pazienza ma non voglio girarmi il capo duole bloccato da spalle doloranti per il peso di brutti pensieri li senti urlano cielo urlano a gran voce nella testa impedendo movimenti ardui e pacati per cancellare loro inutili e pressanti pensieri le senti le voci quelle voci vengono da una sola persona alle mie spalle il vigilante donna minuta di un fisico esile ferma nella posizione sita sul piedistallo della presunzione guardala la presunzione in corpo di ragazza mentre perdo quota inesorabilmente verso il basso mi chino ai vostri piedi nel mezzo dell’impotenza per qualcosa che non ho e scivolano via gli anni cielo anni passati a crogiolarmi nello studio di vite diverse imparando quanto lezioni di vita non possono insegnare

    «e manca questo»

    dici subito ti ascolto

    «manca questo»

    nell’esistenza odierna

    «consapevolezza di essere speciali»
    sottolinei perché sei tu speciale e pregna di odio mi volto studiando il viso di chi non si muove e parla senza fiato parla e insegna spiega in silenzio di qualcosa che non si conosce eppure guarda me ora in piedi barcollante quando mi avvicino severa nell’espressione tirata nel volto a pochi passi da lei sfilo pacata e decisa brividi lungo la schiena braccia e mani impercettibili formicolanti prima di sparire e si annulla tutto il baratro di una vita costruita su misura senza te per un istante ma il desiderio aumenta a dismisura aumenta e il suo cranio si apre senza che grida di dolore si innalzino soffocati come tappi a pressione sopraffina la sua mente e la calotta si sfalda si sfila perdendo gocce di un rosso porpora che cadono su guance perlate smagrite e batte quel cervello che non dovrebbe vivere di vita propria guardalo il suo cervello diviso in aree che agiscono per loro conto e le danno comandi sì comandi consoni a comportamenti impagabili ma viene con me tra mani congelate il cervello che prelevo da una cavità morta cancrena istantanea quando il cuore smette di far correre sangue e non vive più lei sbarazzina arrogante mentre scivola ai piedi mie calzature pregne di energia mancante – la sua – e studio quella parte anatomica la livello con i polpastrelli sorridendo sì mi vedi amore sorrido sorrido annientando ogni forma di umanità in me presente e non dovrei farlo taccio dovendo parlare sorrido e non dovrei farlo incapace di parlare circondata dal vuoto

    «salvati»

    dici a me di salvare un’anima morta crudele persona che spera e sogna mangiando merda ogni ora consapevole della solitudine e la merda tesoro è il cervello che si sta sciogliendo poltiglia tra le dita carnose unghie curate conficcate nella cultura avida di chi non ne ha più bisogno per scomparire inutile presenza nell’assenza amore di me e te ancora e la merda sale ricoprendomi depersonalizzando me immonda vita e la merda scende disumanizzandomi come diavolo innato percorrendo strade sterrate incurante dei bisogni e delle voglie e quella stessa deprivazione diviene necessità linfa che aiuta e sorregge quando ancore non ce ne sono più eppure divorando ciò che di quella ombra resta

    «ti sento come vivo ti sento come vita cuore che pulsa»


  10. .
    Amore folle. La mia preferita, a partire dal titolo. E' un nome che adoro alla follia!
  11. .
    Effetti collaterali
  12. .
    Ho difficoltà a commentare questi pezzi ... difficoltà non perché siano scritti male, ma difficoltà perché sono scritti troppo bene. Non usi periodi troppo lunghi, riesci ad esprimere in poche righe tutto quello che un sentimento può dire. Un sentimento come la tristezza può emozionare più di mille altre felicità.
    E dell'ultimo ..
    CITAZIONE
    E svanisce tutto, lentamente, risucchiato verso il basso da un'esperienza chiamata vita.

    Un incipit come questo in data 26 dicembre, è quanto dire.

    Applauso.
  13. .
    Ma che carina sei????? ç_ç° smack!!!

    Ti ringrazio davvero davvero. E come disse il professor Keating nell'Attimo Fuggente "Solo nei sogni l'uomo è davvero libero. E' da sempre così e così sarà per sempre" <3
  14. .
    Chuck Palahniuk - Invisible monsters

    CITAZIONE
    Shannon McFarland, si ritrova mutilata della mascella in seguito a una misteriosa fucilata. Il suo partner, il poliziotto Manus, la lascia per mettersi con la bambolona texana Evie. Allora Shannon, insieme alla Principessa Brandy Alexander, inizia un folle e picaresco viaggio, mossa dall'intento di vendicarsi.
  15. .
    <3 solo verità, lo sai!
80 replies since 12/4/2012
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